sabato 10 dicembre 2016

Giochi elettorali in divenire : "La grande servitù contro la grande accozzaglia e il delitto perfetto" (il labirinto senza voto)


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*Renzi, Grillo e il delitto perfetto.* Che succede? Niente, le cosiddette
istituzioni frullano il vuoto e la cosa mirabile è che in questo nulla da
ascensore di Palazzo che conduce alla cantina degli orrori ci sono due
figure lontanissime tra loro ma con un unico destino: Renzi e Grillo, il
perdente e il vincente del referendum. I numi tutelari della Repubblica
stanno scavando per deviare il fiume della storia, pre-pensionare Matteo
(c’è sempre un’Ape per tutti, in Italia) e far deragliare la marcia di
Beppe verso il governo. Come si fa? Basta sospendere, congelare, rinviare,
modificare, emendare, eccepire, richiamare, auspicare, introdurre,
annotare, sospirare, consigliare, sussurrare, cospirare e infine, *dulcis
in fundo*, allontanare l’unica cosa che si dovrebbe fare subito: le
elezioni.


Le due vittime di questo spostamento dei binari verso il vuoto, Renzi e
Grillo, vengono trattate con i guanti bianchi e con il martello. Al ragazzo
vengono prospettati governicchi e papocchi, perfino il rivoltante governo
bis (che non ci sarà), un menu con qualche buona pietanza per gli ultimi
amici rimasti (gli altri sono già dietro l’angolo e con la boccetta di
arsenico in mano, vedere alla voce Franceschini), l’avvio di un percorso
che è un minuetto con un drappo nero, una calma passeggiata nel giardino
infestato dalle piante carnivore, insomma, un regolato, mesto, silente e
sinistro funerale che conduce verso la tomba politica. Al comico e ai suoi
teatranti non si parla e basta, perché occorre portare a termine il
suicidio della Repubblica, dunque bisogna scrivere una legge elettorale che
impedisca ai Cinque Stelle di vincere in maniera regolare, il voto.


<http://mailchef.4dem.it/tt.php?p=782bb791a0456f82c263c63f53a633c7/1b3n/1429/rs/gmx/diu/rs/rs//http%3A%2F%2Fwww.autogrill.com%2F>

*​*

*Accendete la luce, siamo al buio. *I quotidiani sono il tam tam della
foresta pietrificata. Il primo caffè se ne va con la lettura del Corriere
della Sera: “Mattarella, tre ipotesi per la crisi”. Meglio che a Monopoly.
Repubblica mette in pista l’all in sul tavolo verde del Quirinale:
“Quirinale, ipotesi Renzi bis”. Carlino-Nazione-Giorno vanno in
stereofonia: “Renzi si dimette e rilancia”. La Stampa tira fuori due
figurine dall’album della repubblica: “Padoan o Gentiloni per il
dopo-Renzi”. C’è sempre un dopo. Che dopo… Serve un caffè ar vetro per
tornare con un po’ di spirito sul gioco delle tre carte del Messaggero:
“Crisi, tre strade per il governo”. Sintesi di Libero: “Tutto fermo, devono
litigare”. La Verità bada al sodo: “Renzi a caccia di stipendio”. I
giornali di ispirazione cattolica sono quelli che con fede e saggezza
disegnano meglio la situazione. L’Avvenire mette nero su bianco il pensiero
della Curia: “Renzi lascia, crisi al buio”. Talmente al buio che sulla
prima pagina dell’Osservatore Romano di ieri pomeriggio non c’è alcuna
traccia della crisi politica italiana, ma il titolo d’apertura è un
presagio: “La virtù dei piccoli”. Nani senza ballerine.
 

*Il labirinto senza voto*. E’ un interessante quadretto, sembra una di
quelle visioni scartavetrate di George Grosz dove il potere ride
grassamente mentre alle sue spalle sferraglia il treno a vapore della
storia. Questo è il presunto delitto perfetto: disinnescare Renzi e isolare
Grillo. Gli unici due, se ci pensate, che credono al voto come possibilità
(giusta o sbagliata, ma libera) per il domani. Chiudere Renzi in un eterno
labirinto di se e ma, lasciare Grillo fuori dal castello, vicino al fossato
pieno d’acqua e con i coccodrilli. Il caso del segretario fiorentino è un
plot da Agatha Christie, quello del capo dei Cinque Stelle è un hard boiled
da Dashiel Hammett. L’esito finale è sanguinoso: impedire al popolo di
scegliere, cancellare anche l’ultima possibilità, quella di sbagliare in
piena libertà.


*Gli elettori di Cinque Stelle e Lega*. Andrà così? E’ un piano che non sta
in piedi per un motivo talmente banale da non essere neppure preso in
considerazione: Renzi in questo momento si può forse (auto)eliminare, ma
Grillo no. I Cinque stelle hanno un alleato più forte di tutto, la storia.
Là fuori succedono cose che il grigiore del Quirinale e il pallore di
Montecitorio non possono né immaginare né fermare. Gli elettori dei
grillini, della Lega e della destra in disordine sparso si parlano, votano
i rispettivi candidati senza porsi nessuno steccato, si scambiano le
figurine Panini nelle amministrative, attendono di farlo alle elezioni
politiche, sono un paio di scene avanti nel film e la conclusione è già
scritta: Cinque stelle, Lega e Fratelli d’Italia sono destinati a trovare
una forma di collaborazione e alleanza per il futuro. Non conta cosa
pensino i loro leader, perché gli elettori questo scenario lo hanno già
realizzato e le cose sono decisamente più forti degli uomini singoli. E’
questo dettaglio a sfuggire alla corte del castello che progetta quello che
un attento lettore di List ha battezzato con sulfurea ironia “il
pentapartito 2.0”. V*aste programme*. Tornare al proporzionale per
depotenziare Grillo che mai e poi mai farà un’alleanza con qualcuno? Che
stupidaggine. E’ lo scenario migliore per Beppe e i suoi fratelli. Una
restaurazione da *ancien regime* da bombardare tutti i giorni con il napalm
fino all’inevitabile collasso e al voto tra le macerie. I Cinque stelle
arriveranno primi alle elezioni, daranno le carte, Lega e Fratelli d’Italia
entreranno nel governo pentastellato pur di liberarsi definitivamente
dell’ombra di Berlusconi. Non ci credete? La storia non si compie in un
giorno, *wait and see*. Diceva il comandante Mao: “Grande è la confusione
sotto il cielo, la situazione è eccellente”.


*La cassa.* Nel frattempo, succedono cose importanti alla cassa. Unicredit
presenterà il suo piano di ristrutturazione e rilancio il 13 dicembre e
oggi ha annunciato la cessione del 32,8 per cento del capitale di Bank
Pekao a Powszechny Zaklad Ubezpiecze e Polski Fundusz Rozwoju. Incasso per
Unicredit, 2,4 miliardi. Servono a migliorare i parametri di bilancio e
uscire dall’incertezza. Si vendono i pezzi buoni e si cerca una via per il
futuro. Il Monte dei Paschi fa l’unica mossa possibile in questo scenario:
chiede tempo alla Bce per portare a termine la ricapitalizzazione. La data
sul calendario a questo punto slitterebbe almeno fino a metà gennaio. Si
può fare? Le condizioni ci sono tutte: l’Italia è senza governo, gli
investitori – il fondo del Qatar e altri – vogliono garanzie e, in ogni
caso, se va male la soluzione privata serve quella pubblica (il piano B)
che deve essere elaborato da un governo in carica e non da un esecutivo che
sta facendo gli scatoloni. In queste condizioni, sarebbe saggio affidare il
timone di Palazzo Chigi a Pier Carlo Padoan, procedere nel programma di
cessione di Mps e le quattro banchette decotte e salvate l’anno scorso di
questi tempi, scrivere una legge elettorale e andare al voto *tout de suite*.
Questo sarebbe il modo giusto, si pensa naturalmente ad altro, a una lenta
agonia del sistema politico.


<http://mailchef.4dem.it/tt.php?p=05f07ae8e52b1a05ce1eff79879d1526/1b3n/1429/rs/gmx/diu/rs/rs//https%3A%2F%2Fad.doubleclick.net%2Fddm%2Fclk%2F302749984%3B129846106%3Bs>


*Draghi.* Si riunisce il board della Bce e tutti si attendono l’estensione
del Quantitative Easing. Serve? Senza, l’Italia fa la fine di un agnellino
nel forno. Una guida per sapere e per capire, sul Wall Street Journal
<http://mailchef.4dem.it/tt.php?p=c176b5d3b4de1578590c0d6f2f6f6ff5/1b3n/1429/rs/gmx/diu/rs/rs//http%3A%2F%2Fwww.wsj.com%2Farticles%2Ffive-questions-about-the-ecbs-meeting-1481176801>.


Un paio di numeri spiegano tutto:

La Banca centrale europea ha acquistato finora (dati aggiornati al 2
dicembre) oltre 200 miliardi di titoli pubblici italiani. I mercati non
hanno aggredito il debito sovrano solo perché c’è la Bce che compra. Smette
di comprare? Siamo finiti. Mario Draghi ha davanti uno scenario
completamente cambiato: l’arrivo di Trump ha invertito l’appetito degli
investitori che stanno comprando sul mercato azionario e disinvestendo dai
titoli pubblici, tanto che i rendimenti salgono nonostante il QE; il
referendum italiano ha aperto il tendone del circo elettorale d’Europa che
nel 2017 vedrà votare Francia e Germania con nessuna certezza sul risultato
finale. Azione attesa dai mercati? Un robusto allungamento del piano, da 6
a 12 mesi e importo mensile invariato a quota 80 miliardi.


*Wall Street.* Corre. Lasciate perdere lo storytelling su Trump, guardate
il mercato, la Borsa, cosa fa chi compra e chi vende. Queste sono le
chiusure degli indici americani ieri, record su record:


Serve altro? Ieri la borsa americana ha messo a segno una seduta
memorabile, la migliore dal 7 novembre, i titoli industriali volano, le
attese sul piano economico di Trump sono grandi. Wall Street non conta
niente? Il titolare di List tiene sempre bene a mente una frase di Gordon
Gekko: “Se stasera questo posto crollasse, il mondo resterebbe senza
governo”.
 
*8 dicembre.* Nel 1976 gli Eagles pubblicano Hotel California, uno degli
album musicali più venduti di sempre. Un capolavoro.

*“ You can check out any time you like but you can never leave”. *

Mario Sechi - Il Foglio

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