lunedì 14 novembre 2016

L'Europa che scompare ed il conflitto che si avvicina


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L’Europa in questi ultimi anni, dall’invenzione dell’Euro ai primi massicci sbarchi di profughi provenienti dalla Siria e dall’Iraq, ha dimostrato che il sogno dei padri dell’UE è fallito. Prima con l’euro ogni Paese ha fatto i propri interessi nazionalistici, in barba agli accordi precedenti, poi con l’invasione dei migranti si è letteralmente divisa, costruendo barriere e muri contro la valanga africana e mediorientale. Sta di fatto che esposto a questo evento epocale rimangono l’Italia e la Grecia. Tutto questo per  quei milioni di rifugiati che dagli ultimi 10 anni sono arrivati in Europa.

E’ chiaro che anche l’Italia comincia ad adottare metodologie di discernimento tra chi deve essere accolto perché rifugiato politico che fugge da guerre e persecuzione, da migranti economici che cercano di “sbarcare il lunario” qui da noi e, quindi, da rimpatriare nei loro Paesi d’origine.

Fin qui la questione è ancora gestibile, ma questo non durerà molto perché tra breve ai rifugiati politici si dovranno accogliere anche i rifugiati del clima. E qui nascono i veri dolori! L’ONU, La FAO e in particolare il prestigioso Word Watch Istituti non hanno dubbi: < Il fenomeno dei cambiamenti climatici sta creando sul pianeta aree in via di desertificazione ed aree sempre di più alluvionate. Da ciò è previsto che tra non molto inizieranno biblici esodi di popolazioni che dovranno fuggire da terre aride o sommerse verso Paesi, vedi l’Europa, ancora vivibili > In tutto questo si parla dai 250 ai 300 milioni di persone disperate verso soprattutto l’Europa.

A quel punto cosa fare? Non si parla di un fenomeno di esodi di intere nazioni che avverrà chissà quando, ma di un fenomeno che già si sta manifestando. Tutta l’area orientale dell’Africa, vedi in particolare il Corno D’Africa, è vittima di una siccità senza precedenti e così la mitica Mesopotamia ( Gli esperti dicono che la guerra civile in Siria sia partita da una estrema siccità che ha portato milioni di abitanti dei villaggi a scappare dalle campagne aride verso le grandi città siriane e da li fomentare la rivolta verso il regime)

L’International Organization for Migration (IOM), in previsione di questo paventato esodo climatico ha invitato l’ONU a riconoscere lo status di rifugiato climatico, al pari di quello attuale politico. Questo perché al momento chi fugge da terre ormai improduttive non viene accettato e rispedito indietro. Va bene, capiamo la questione morale, ma come possiamo immaginare che l’Europa possa riuscire ad ospitare una così massa di gente? Vediamo in questi giorni cosa accade per poche migliaia di rifugiati che chiedono asilo in Europa, molte nazioni cominciano a chiudersi a riccio e a minacciare di uscire fuori dagli accordi di Schengen.

A tal proposito uno studio della Cia “Global Water Security” di un paio di anni fa ha previsto che un tale evento di esodi di massa potrebbero innescare drammatiche guerre anche tra i Paesi europei al momento in pace. Sempre questo studio ha segnalato che per motivi climatici e, quindi, legati soprattutto alla penuria di acqua individuato le aree del pianeta a rischio guerre per l’acqua dal dopoguerra ad oggi ci sono state già 111 conflitti da imputare a cause naturali, di cui 79 tuttora in corso.

Recentemente a Roma nel convegno “La sfida del clima per la sicurezza e la pace” , organizzato alla Camera dei Deputati dall’Inter-gruppo bicamerale per il clima Globe Italia è stato detto che “Il cambiamento climatico è difatti un fattore che aumenta la minaccia in situazioni già delicate ed inasprisce la gravità delle guerre”.

Ma allora cosa fare? Certamente non stare fermi a guardare inermi agli eventi che possono tra non molto coinvolgerci drammaticamente, ma intervenire da subito. E allora ci si riunisca e si analizzino i problemi più urgenti dove poi poter intervenire per evitare la fuga di intere popolazioni verso l’Europa. Che in questo momento di transizione sia proprio l’Italia a prendere l’iniziativa.


A.K. Notiziario N. 46

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