lunedì 7 marzo 2016

Obamacare e guerre per procura (con in palio un posto al consiglio di sicurezza dell'ONU)




La sorte degli USA e dell’ Obamacare è appesa al risultato della strategia da applicare in Libia. Se prevale il sistema di delegare la guerra agli alleati teleguidandola ( Leading from behind), il nuovo modello di Difesa USA reggerà e ci saranno i fondi per la riforma sanitaria voluta da Obama. Altrimenti, tornerà il modello militare precedente ( 130.000 uomini in più per intervenire direttamente) e addio alle spese sanitarie gratuite per i meno abbienti e al voto democratico nel sud di colore.

Per l’Italia, la posta in gioco è il reingresso nel Consiglio di sicurezza dell’ONU a breve scadenza dall’ultimo turno, ma potrebbe essere una ripresa delle passate ambizioni di Francesco Paolo Fulci di occupare un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza penalizzando le speranze tedesche in materia.


ALGERIA
Ieri a Tindouf (sud  Algeria,al confine col Marocco) il segretario Generale delle Nazioni Unite BAN KI MOON in visita ai campi Sahraoui della Missione MINURSO, è stato bersagliato da una sassaiola dei sahraoui filo algerini stufi di essere presi per i fondelli. Per l’apostolo della pace è  una prima mondiale. E’ partito in elicottero.  I tentativi tedeschi di mediazione  tra Marocco e Algeria sono falliti.
Il fuoco in Marocco è ormai acceso e abbiamo assistito in diretta al ritrovamento di un armamentario terroristico all’aeroporto di Parigi  destinato all’ambasciata USA a Tunisi, per non capire che sono imminenti sviluppi  in quell’area.


TUNISIA
La Tunisia , lo ha detto la Reuter di oggi, è in dirittura di arrivo per ottenere un prestito dell’FMI ( Fondo Monetario Internazionale) di 2,8 miliardi di dollari  con motivazioni approssimative tipo “riforma economica”.
Senza quei fondi il paese che ha avuto il Nobel per la pace si troverebbe immerso nella semi guerra civile che dilaga “a macchia d’olio.e di leopardo” un po dovunque. Non è possibile far vivere decentemente un paese  privo di lavoro e i reduci di Siria hanno ormai l’abitudine alla guerra.  Per dare sette miliardi alla Grecia ci hanno fatto sudare sangue.


LIBIA
In Libia, a seguito dell’intervento di mediazione delle Nazioni Unite dove c’erano ben due governi ( uno a Tripoli e uno a Tobruch) adesso ne abbiamo un terzo a Baida promosso dai paesi occidentali e il generale Khalifa Haidar punta a un facile successo al seguito delle truppe occidentali. ( vedi appresso), restaurare la monarchia e ancorarsi all’Inghilterra.
 
Va capito cosa succede davvero attorno alla vicenda libica:
 
GLI USA
1)Gli USA , più in dettaglio Barak Obama, ha bisogno di consegnare alla storia la sua Presidenza. Per ora ha perso la guerra in Afganistan e sta perdendo quella in Siria. Se non dimostra la vitalità del suo nuovo modello di Difesa ( 120.000 effettivi in meno , truppe più specializzate per interventi lampo e coinvolgimento degli alleati per “boots on the ground”) , non salterebbe solo la  strategia militare  di Obama , ma anche l’Obamacare che sta ancora decollando ( e mano a mano che lo applicano gli strati più poveri cominciano ad apprezzarlo). Degli otto anni di Presidenza non resterebbero che lo scandalo dei reduci, le riduzioni di bilancio alla Difesa e il suo Premio Nobel.
Un intervento in Libia invece consentirebbe la ripetizione del ” leading from Behind”, l’impiego di un corpo di spedizione alleato  ( per l’Italia si parla di cinquemila uomini), una vittoria militare che duri quanto basta  per uscirne bene e un aumento delle commesse militari all’industria USA  da parte degli alleati. NON ESISTONO ALTRE RAGIONI PER INTERVENIRE MILITARMENTE IN LIBIA E NESSUNO LE HA FORNITE. La vicinanza delle coste privilegerebbe semmai la Tunisia, non la Libia e sarebbe una scusa valida per noi, non per i franco inglesi.
Le possibilità di capire la situazione Libica sono nulle ( e la figuraccia dei tre governi l’ha dimostrato) un nostro arrivo ci imporrebbe di versare 3,8 miliardi al mese per mantenere il paese e dare il visto di ingresso al mezzo milione di libici amici che si allontanerebbero dal paese in guerra aperta.
 
L’ITALIA
1) L’Italia mira a non opporsi al disegno americano nella convinzione che il governo ne ricavi longevità, che aumenti il valore delle azioni ENI di prossima vendita per sopravvivere, di distrarre la pubblica opinione  dai guai di casa e di affermare l’immagine ” vincente” del presidente del Consiglio. Ideale per noi l’impiego di reparti speciali e basta, ma tutti sono in ansia per uno sforzo maggiore e i media premono in questo senso, senza però mettere in luce le problematiche esistenti che rischiano di farci vivere un altro 8 settembre contro un gruppuscolo di smandrappati.
2)Dal punto di vista burocratico interno, l’operazione sarebbe in mano alla signoraRoberta Pinotti, ai quattro capi di Stato Maggiore ( EI: Danilo Errico; MMGiuseppe De Giorgi; AM  Pasquale Preziosa; CC Tullio Del Sette)   complicati dall’intervento di un articolo di legge fatto ad personam ( 1 dicembre 2015 N 198, art 7 bis) che attribuisce all’intelligence la possibilità di utilizzo di corpi militari ( a immagine dell’intervento iniziale della CIA in Afganistan….) .
Il generale  Mario Arpino, una persona seria, ex capo dello SMD, ha specificato in una intervista che questo utilizzo da parte dell’ intelligence dello strumento militare deve intendersi “eccezionale , limitato e da approvare caso per caso”.
In realtà le legge potrebbe solo servire a far monitorare l’operazione all’ex capo della stazione CIA di Roma, assunto direttamente all’AISE  e di fatto vice capo del servizio.
3)Le gerarchie militari sono anche complicate dalla presenza del Capo di SM della Difesa ( Claudio Graziano, reduce dal comando in Libano) che tramite il COI ( comando operativo interforze) dovrebbe gestire la guerra ( legge N 25 del 18 febbraio 1997), ma di fatto si troverebbe a farlo  per il tramite di due organismi: lo Stato Maggiore Difesa e il COI , comandato questo dal generale Bertolini. Ecco un’altra duplicazione da chiarire.


SOVRAPPOSIZIONI
4)L”ambasciatore Giampiero Massolo ( DIS)  in veste di coordinatore  del tutto- in realtà un passacarte cui daranno la colpa di eventuali rovesci – e in competizione col capo dell’AISE  Alberto Manenti che è un ufficiale di amministrazione  con nessuna esperienza di operatività!   Tutti coordinati dal sottosegretario Marco Minniti, noto per aver concordato con gli USA il trasferimento delle competenze dei servizi segreti dai militari  – con esperienza secolare- ai civili e dopo aver tolto i più esperti e immesso oltre 400 finanzieri ” per la lotta antimafia”….
5) Basta vedere come sia stato trascurato l’inserimento nella linea di comando del capo dell’AISI ( il servizio interno antiterrorismo) per capire quanto la vicenda sia abborracciata e quanto a lor signori  importi il pericolo di attacchi terroristici alla cittadinanza.


Adesso si capisce forse meglio come mai il segretario Generale del Ministero degli Esteri Michele Valensise abbia annunziato  – con largo anticipo – le sue dimissioni  dall’incarico per ” intraprendere nuove esperienze professionali”.
6) La parte più grave del tutto è , con questa strategia italiana, il mancato interpello del Parlamento che non solo non verrà chiamato a deliberare sullo stato di Guerra come prescrive la Costituzione, ma del problema non sarà competente  nemmeno la Commissione Difesa di Camera e Senato, bensì ilCOPASIR ( comitato parlamentare di controllo sulle attività dei servizi segreti). Il COPASIR ha potere di essere informato dal DIS due volte l’anno, di sentire i dirigenti dei servizi , ma non controlla le spese delle FF.AA. non ha poteri di indirizzo sull’andamento di una eventuale guerra, non ha potestà legislativa e non conosce nulla della macchina militare.
7) In caso di morte o di invalidità degli appartenenti alle truppe destinate alla operazione, non potranno erogarsi  ai familiari le indennità previste per i caduti in guerra, perché non essendo stato deliberato lo stato di guerra, nulla sarà dovuto. Lo stesso accadde per la spedizione Angioni in Libano dove  ci fu un solo morto e qualche ferito, tra cui Bertolini.


UNICUIQUE SUUM
Per farla breve, questo Parlamento ha votato la fiducia al governo sulle “Unioni Civili”ovvero omosessuali, ma non è chiamato a deliberare un eventuale stato di guerra che rischiamo di avere a breve. Unica consolazione, la guerra scorsa siamo andati a combattere agli ordini di un maestro elementare, questa volta saremmo agli ordini di una insegnante di scuola media.  Il progresso è lento ma sicuro.

 Antonio de Martini

(Corriere della Collera)

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