venerdì 16 ottobre 2015

Erdogan al capolinea, prova a restare in gioco



Il Presidente Turco Erdogan, con il suo 'cerchio magico' di massoni, militari, banchieri, hanno in mente la ricostruzione dell'impero ottomano. Ogni loro accordo, tattica o scelta politica va visto in questa ottica.

Attraverso alcuni personaggi 'filo-occidentali' della leadership curda, Erdogan era riuscito, con la collaborazione della 'diplomazia' Nato/USA/Israele, a promettere ai curdi che, se si impegnavano nella lotta armata contro il Governo Siriano, una volta deposto Assad, sarebbe stata riconosciuta la loro indipendenza nazionale, assegnando loro un territorio che avrebbe compreso un pezzettino di Turchia e un po' di Siria e di Iraq.

I curdi abboccarono. Ma quando sembrava imminente l’inizio dei bombardamenti USA e relativo loro ingresso ‘ufficiale’ nella guerra alla Siria, e quindi non c’era più un vitale bisogno della lotta armata curda, la Turchia, al fine di ‘stracciare ‘ gli impegni con i curdi e di eliminare un ospite dal tavolo della programmata spartizione della Siria, si tolse la maschera e attaccò i territori occupati dai Curdi da Nord, mentre le bande dei terroristi dell'ISIS ( strana coincidenza ?) li attaccarono da Sud.
Questi 'tempi sbagliati' ( Russia e Cina bloccarono le decisioni USA assunte sotto la pressione della lobby sionista e delle multinazionali degli armamenti), sono costati ad Erdogan la rottura con i curdi, il loro avvicinarsi ad Assad, che li difese da ISIS e Turchia, nonchè l'accresciuta diffidenza da parte degli ambienti USA vicini al potentissimo CFR (https://www.google.be/webhp…), vedere anche articolohttp://www.iskrae.eu/?p=23268).

Una diffidenza già nata ai tempi della presentazione dell'oleodotto Russo -Turco-Italiano (alternativo a quello delle multinazionali, progettato da USA e Israele). Quell’accordo costò ai russi , l'avvio delle ostilità in Ucraina e la guerra finanziaria al prezzo del petrolio e al valore del rublo, all’Italia fu invece riservata una campagna mediatico-politica europea, che portò alla caduta dell’ “eretico” Berlusconi; mentre l'alleato Turco, decisivo per rovesciare Assad in Siria, fu 'avvertito', attraverso le attività politiche promosse dalle associazioni e ‘movimenti sorosiani’ che sfociarono nella rivolta di Piazza Taksim per il parco Gezi, e indotto a defilarsi dando concrete prove di ravvedimento. Una di queste prove fu quella di lasciare trucidare, da Israele, le persone che stavano raggiungendo Gaza sulla nave turca Mavi Marmara, a cui era stata invece garantita la protezione militare della Turchia. Ricordo che le autorità turco-cipriote non mi fecero partire da Larnaca, insieme ad altri parlamentari, personaggi della cultura e della politica europei che avrebbero dovuto raggiungere la Mavi Marmara in acque internazionali per poi entrare nel porto di Gaza, adducendo incredibili pretesti (ma ovviamente, sapevano già cosa si stava preparando e vollero evitare costi mediatici maggiori a quel voltafaccia).
Ora, con l’efficacissima presenza dell’aviazione russa e la portaerei cinese già al largo delle acque siriane, si è iniziata una terza fase nello scacchiere medio orientale.
Nella prima fase, la Siria avrebbe dovuto collassare, in pochi mesi o settimane, come la Libia, ma i veti di Russia e Cina all’ONU e la resistenza dell’esercito e delle milizie volontarie siriane, non consentirono ai mercenari ed ai terroristi provenienti da mezzo mondo (Italia compresa), reclutati, pagati, addestrati, armati ed inviati in Siria dalla Nato, dagli USA e dai Sauditi, di rovesciare il legittimo governo siriano.

Nella seconda fase, durata anni, il terrorismo e l’occupazione di parti del territorio siriano, si sono accompagnati ai tentativi di screditare Assad e creare dei ‘casus belli’ con false notizie, come quella sull’uso di gas asfissianti contro i civili ( abbiamo poi appreso che ciò era stato opera degli stessi mercenari e terroristi di Al Nussra, che collaboravano con le forze FSA ‘sedicente’ Esercito Siriano Libero, totalmente gestito da NATO/USA/ .
Questa terza fase che si apre ora, è frutto del fallimento delle due precedenti ed ha potuto basarsi sulla resistenza dei siriani, sull’ intervento al loro fianco degli Hezbollah, sull’eroica resistenza dei curdi a Kobane, e sul continuo accumularsi di prove sul ruolo della Nato/USA/Israele/ Arabia Saudita nel sostegno ai terroristi dello stato Islamico, nato con la benedizione dell’autorevole senatore americano John McCain, e che ha fatto emergere resistenze tra i loro alleati e all’interno degli stessi governi e partiti coinvolti in questa criminale collaborazione.
La politica estera Americana, dall’11 settembre in poi, che ha visto in Kissinger, Cheney, e nella famiglia Bush i cinici programmatori ed in Hillary Clinton e Obama i fedeli esecutori, è totalmente fallita, determinando enormi costi umani e finanziari ai popoli oppressi, ma anche agli stati oppressori, America compresa. Tutti, negli ambienti militari, economici e diplomatici, in primo luogo i manovratori della grande finanza, se ne rendono conto, e si consolidano due ipotesi di uscita. Una , francamente folle , è quella di rilanciare e allargare il conflitto portando USA e Israele in guerra aperta contro Russia e Cina, l’altra, che fa capo al CFR, è quella di uscirne con il minor danno politico possibile, e , con poca originalità, si pensa di fingere di essere stati ingannati e/o di non saper e ciò che stava realmente accadendo in Siria, individuando dei capri espiatori, per gli errori ed i crimini che sono stati commessi.

Ciò che è di fatto avvenuto , e che i media ci nascondono , è un colpo gigantesco ai sogni di un nuovo sultanato ottomano e di una Grande Israele, che con L'Arabia Saudita, dopo l’11 settembre, potessero spartirsi il medio e vicino oriente, per conto delle multinazionali e delle grandi banche .
Non è certo un caso se questa nuova situazione geopolitica ha prodotto la reazione delle forze di governo peggiori, sia in Turchia che in Israele. Le violenze militari e poliziesche contro i curdi , in Turchia, sono già giunte fino al massacro di Ankara, e quelle di Israele ad una criminale 'caccia al palestinese' in Cisgiordania, con già decine di morti (anche se quei bimbi non andranno sui tabloid e nelle TV), e al massiccio, criminale, lancio di missili sulla impotente Gaza, che Arabia Saudita e Turchia finanziano, ma non proteggono.

Tuttavia, Israele si sente protetto dalla lobby sionista delle banche e delle multinazionali e l’amministrazione Obama non ha certo la forza di rompere con loro, e nemmeno di irritarli, vista l’imminenza delle elezioni americane, con il ruolo decisivo dei loro finanziamenti e spazi mediatici; mentre l’Arabia Saudita sa di essere un ricchissimo protettorato delle multinazionali petrolifere e di detiene una delle maggiori riserve auree del mondo, quindi alle casse USA non conviene certo inimicarsela (inoltre entrambi mantengono un ruolo strategico di contenimento geopolitico, dei due paesi che sono ora i vincitori delle vicende bellico-terroristiche che hanno sconvolto l’area : Siria ed Iran); l’anello debole è quindi la Turchia, Erdogan l’ha capito e cerca disperatamente di non venire giubilato.

Fernando Rossi

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