martedì 18 agosto 2015

Inconscio, archetipi e psicologia - Excursus del viaggio all'interno della mente




Il concetto di inconscio, sprofondando nella storia dell’umanità , risulta talmente antico da attingere alla radice speculativa della superba filosofia greca. E in particolare, dal genio di Platone. Per poi risalire, nel corso del tempo, attraverso innumerevoli esempi. Uno tra i più brillanti s’incarna nel pensiero di Sant’ Agostino (354-430). Sant’Agostino offre una descrizione delle meccaniche psicologiche che in alcuni tratti, troveremmo non troppo dissimili da quelle tracciate nella modernità. (ad esempio la teoria sulla relativizzazione del tempo soggettivo e “reale”)
Ma senza ombra di dubbio fu Hume (1711-1776) filosofo teorico della mente, precursore della psicologia moderna che scrisse, da giovanissimo, il suo capolavoro: “Trattato sulla Natura Umana.” Hume distinse l’anima e i prodotti dell’anima e con loro… i fenomeni psichici!
Poi Kant (1724-1804) con il problema gnoseologico che iniziò speculando sull’attività percettiva dell’infanzia nel neonato, definendola come Kaos o Molteplice dell’Esperienza. Così come fu ancora una volta l’opera di Kant a stimolare, nei secoli successivi, le riflessione Junghiane (1875-1961) sull’inconscio collettivo.
Ma sarà un allievo di Kant, Johan Herbart a parlare di psicologia come scienza autonoma. E di attività Inconscia “tout court.”
Anche se il primo a farlo, trattando l’inconscio con raffinatezza ineguagliabile e genio precursore, anticipatore della futura indagine scientifica, rimane comunque il grande Leibniz. (1646-1716)
Leibniz è ancor oggi ricordato, nei corsi universitari che impartiscono l’insegnamento di psicopatologia e storia della psicologia quasi fosse un protopsicanalista. Questo per rendere il senso del grado di evoluzione ed altezza della sua indagine e della oculatezza delle sue osservazioni.
Nel frattempo, siamo ormai approdati all’800. Nel campo della neurologia si ottengono progressi straordinari, che comprendono l’aver capito cosa sia una cellula nervosa e cosa una sinapsi. Camillo Golgi studia al microscopio la morfologia della cellula nervosa cerebrale. Scherington scopre le sinapsi. Mentre Willelm Wundt integra le due indagini, e si laurea in Medicina e Filosofia, studiando contemporaneamente i meccanismi della fisiologia e indagando l’atto mentale dei processi fisiologici di base.
E poi tantissimi altri…. e ovviamente Shopenauer, cui Freud attinse generosamente, per non parlare di Nietzsche, seconda fonte d’ispirazione freudiana, proprio in ragione di quelle sue potenti intuizioni sull’”io”.
Ovviamente questa sbrigativa e piuttosto farraginosa sintesi a cavallo tra filosofia e medicina, rappresenta solo una modesta, frammentaria e al quanto lacunosa bozza di quello che è un discorso decisamente complesso, serio ed estremamente difficile. Che richiederebbe competenze, in assoluto più solide delle mie.
Aggiungiamo che la filosofia non fu l’unica ad occuparsi dello studio del profondo. Non stupirà che le analisi…. psicologiche di una precisione inquietante per rigore (vorrei dire….rigore scientifico)… si rivelino anche nell’arte e nella letteratura di shakespeare (1564-1616) In particolare nell’opera macbettiana. Tant’è che quest’ultima è stata messa in luce e ripresa, nella nostra modernità, da un ricercatore di genio quale è il sofisticato Melzer. (allievo della fondamentale Melanie Klaine) proprio per la stupefacente consapevolezza -di cui shackespeare diede incommensurabile prova- nel tracciare le dinamiche della psico-patologia dissociativa. Una descrizione talmente puntuale, direi da entomologo, dei mostri dell’inconscio, da essere in grado di seguirne l’escalation, passo dopo passo, con sicura pertinenza.
Le allucinazioni, gli sdoppiamenti, le fissazioni, fino al crollo strutturale dell’ossatura mentale nel suo complesso. Per concludere con la morte, in un voragine di follia. Il trionfo dell’inconscio patologizzato che s’insinua e sovverte l’ordine della coscienza, tradotto nell’arte.
Oltre ai filosofi e ai letterati (come non citare Novalis?), è evidente che grossomodo anche tutti gli psicologi, precedenti a Freud sondassero con viva curiosità, quella zona oscura della mente che, per vie enigmatiche, condiziona la coscienza e le scelte dell’uomo. … Ed è un’ovvia conseguenza che il dibattito sull’inconscio, che pervase tutto il rivoluzionario periodo ottocentesco -sia scientifico che filosofico- si imponesse anche al giovane Freud…. appena affacciatosi al panorama culturale della sua epoca.
Quindi l’inconscio si presentò come un’idea acquisita e contemporaneamente misteriosissima…. quando Freud fece la sua comparsa.
Lui la arricchirà d’innumerevoli scoperte. Alcune, attualmente superate, altre fondamentali. Ma in ogni caso, dedicandogli tutta la vita. E tra le tante rivelazioni… due in particolare riguardano basilarmente il suo enunciato.
La rimozione e la sessualità.
(La rimozione è un meccanismo primitivo di difesa che si può attivare in coincidenza all’evento traumatico. E’ Un comportamento inconsapevole, che nasconde, cancella, interdice , nega, vieta… dolore o colpe. Piuttosto bizzarro. Ti offro un esempio eccezionalmente violento: una madre che uccide un figlio può, pochi minuti dopo “dimenticare” l’atto omicida appena commesso e magari scatenarsi nella ricerca disperata quanto insensata e sincera di un assassino. Nella nostra realtà, fortunatamente poco eclatante, vediamo all’opera lo stesso impianto d’azione, l’attività della rimozione. Ad esempio nelle dimenticanze e negazioni di episodi sgradevoli o fantasie o desideri da noi percepiti come pericolosi e assolutamente inaccettabili)
Fu Freud, con la potenza eversiva e sgretolante delle sue intuizioni, che procurò uno scossone, non solo nel mondo scientifico ma anche nella classe borghese e nell’ipocrita perbenismo della società in cui viveva.
Un terremoto che si propagò a tutto il mondo. Forse per questa ragione… noi associamo ancora l’idea d’inconscio principalmente a lui, dimenticando, magari l’acuta intelligenza del raffinatissimo Libeniz e ancor più di quei remoti pensatori della Grecia antica cui Freud (e anche Jung) , attraverso il famoso complesso “edipico” (dall’opera di Sofocle), attinse ripetutamente, per sondare la parte più oscura e vitale della mente.

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