giovedì 5 febbraio 2015

Blasfemia religiosa e satira - A vignetta si risponde con vignetta (ride ben chi ride ultimo)


È la seconda volta che il concorso viene indetto: era accaduto già nel
2006, su iniziativa del quotidiano iraniano “Hamshahri” che, dopo la
pubblicazione delle vignette su Maometto sul giornale danese “Jyllands
Posten”, aveva lanciato la prima edizione per denunciare il “doppio
standard” dell’Occidente sulla satira…


In risposta alle vignette su Maometto di «Charlie Hebdo», in Iran è
stato lanciato nei giorni scorsi un concorso internazionale di disegni
sulla negazione dell’Olocausto. In palio ci sono 12.000, 8.000 e 5.000
dollari per i primi tre classificati, secondo il Tehran Times . Gli
organizzatori dell’Istituto del Fumetto hanno spiegato che si tratta
di una «protesta» contro il giornale satirico francese.


È la seconda volta che il concorso viene indetto: era accaduto già nel
2006, su iniziativa del quotidiano iraniano Hamshahri — il più venduto
nel Paese — che, dopo la pubblicazione delle vignette su Maometto sul
giornale danese Jyllands Posten , aveva lanciato la prima edizione per
denunciare il «doppio standard» dell’Occidente sulla satira religiosa
e sulla libertà di espressione.


«Perché nei Paesi occidentali è accettabile disegnare qualsiasi
caricatura del Profeta Maometto, ma non è possibile sollevare dubbi o
domande sull’Olocausto?» aveva detto allora al giornale inglese
Observer Massoud Shojai Tabatabai, uno degli organizzatori.


Avevano partecipato 1.200 persone da tutto il mondo. Il primo premio
era andato a Abdellah Derkaoui, marocchino: aveva disegnato una gru
con la stella di Davide accanto ad un muro eretto intorno alla Cupola
della Roccia di Gerusalemme; sul muro appariva un’immagine del campo
di concentramento di Auschwitz. Un premio speciale era stato assegnato
a un italiano, Alessandro Gatto.

A fine gennaio, dopo la pubblicazione dell’ultimo numero di «Charlie
Hebdo», con Maometto in lacrime in copertina, migliaia di iraniani,
incoraggiati dai leader della preghiera del venerdì, hanno manifestato
in diverse città, gridando «morte alla Francia» (oltre che a Israele,
Usa, Gran Bretagna).

«L’attacco contro Charlie Hebdo era un pretesto per attaccare l’Islam,
ma fortunatamente ha unito i musulmani nella condanna di questa
dissacrazione del nostro Profeta», aveva detto Kazem Sadeghi, che
guida la preghiera in moschea nella capitale.

I leader iraniani hanno denunciato la strage del 7 gennaio nella
redazione del giornale parigino, ma hanno anche autorizzato le
proteste, inclusa quella davanti all’ambasciata francese di Teheran,
dove alcuni manifestanti hanno invocato l’espulsione dei diplomatici.
Anche al Fajr Film Festival, domenica scorsa, alcuni registi iraniani
hanno firmato una dichiarazione a favore della censura del settimanale
francese.


(Fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/vediamo-chi-ride-israele-risposta-vignette-maometto-93710.htm)

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