mercoledì 11 giugno 2014

Venezuela - La CIA agisce nell'ombra



Obama dopo la figuraccia incassata in Ucraina dove continua
testardamente a mietere decine di vittime per mano delle forze armate
di Kiev, ha deciso di inasprire l’azione per la destabilizzazione del
governo Maduro in Venezuela. Dalle rivelazioni di un ex agente segreto
disertore della CIA si evince che i servizi segreti di Washington
stanno portando avanti operazioni segrete sia interne al territorio
venezuelano che esterne, nei Paesi prossimi a Caracas.
L’operazione Genesis a lungo termine si servirebbe di studenti
ambiziosi inviati a studiare con un trattamento All Inclusive nelle
università statunitensi e in Europa, mentre a breve termine utilizza
agenti CIA e terroristi assoldati tra i cartelli della droga
sudamericani per sobillare rivolte ed effettuare attentati.
Il tutto con il supporto dei media in mano alla CIA e l’aiuto
fondamentale del social network Facebook, tanto da definirlo strumento
insostituibile.senza il quale le operazioni dei servizi segreti
sarebbero molto più difficili.

Gli USA: una storia ininterrotta di aggressioni.


di Franco Fracassi


(informarexresistere.fr) – «Si chiama progetto Genesis. A molti

ragazzi vengono pagati gli studi, perfino in prestigiose università
statunitensi. È facile agganciare gli studenti. Molti sono convinti
che le università del Venezuela non gli potranno dare un futuro.
Mentre la Cia, o il suo paravento, sì. Poi ci sono gli inviti ai
convegni all’estero, ai congressi. L’Agenzia cerca persone da
includere nel programma Genesis che siano giovani, con buona capacità
di leadership e ambiziose. La Fondazione Genesis per la libertà porta
avanti apparentemente un discorso rivoluzionario. Mentre, in realtà,
lo scopo è quello di confondere la gente, in modo che non si accorga
che invece di servire la causa della sinistra sta in realtà servendo
quella della destra. Lo stesso è stato fatto in Libia, in Siria e in
Ucraina. Ce l’hanno fatta con Milosevic in Jugoslavia perché era il
prototipo del cattivo. Stesso discorso con Yanukovich in Ucraina: un
presidente corrotto, per nulla amato dalla popolazione. Portare a
termine rivoluzioni in questi contesti è più facile. In Venezuela è
diverso. Come è diverso a Cuba. Chavez e Fidel non sono Milosevich e
Yanukovich, come non lo sono le loro strutture di potere».

Il Venezuela come la Serbia, la Libia, la Siria o l’Ucraina. Benvenuti

nella più grande e potente multinazionale del pianeta, quella che
organizza rivoluzioni. O meglio, quella che rovescia governi non in
linea con il capitalismo globale, non in linea con la politica di
Washington. Il cubano Raul Capote è stato per oltre vent’anni agente
della Cia in America Latina. Poi si è accorto che le cose che faceva
«erano sbagliate», e ha disertato. Oggi vive a Cuba e ha deciso di
raccontare la verità su quanto sta avvenendo in Venezuela.

«Che cosa hanno iniziato a fare in Venezuela? Hanno spedito studenti

in Serbia, finanziati dall’International Republican Institute (Iri),
dall’UsAid o dall’Albert Einstein Institute. Si tratta di un lavoro a
lungo termine. Quindi, i primi studenti sono partiti per la Serbia
molti anni fa. E lì sono stati presi in “cura” da Canvas».

Capote come il più famoso premio Pulitzer Truman. «Non usano mai i

loro veri nomi e le loro vere identità. Di me, per esempio, la Cia
aveva deciso che sarei stato uno scrittore. I miei funzionari
referenti a Langley erano Renée Greenwald e Mark Waterhein, capo del
Progetto Cuba, della Fondazione per lo sviluppo panamericano.
Waterhein metteva in piedi finte onlus che avrebbero dovuto aiutare
bambini disagiati o promuovere lo studio tra i giovani. Anche perché
la Cia è maestra del controllo dei social network. Senza Facebook per
loro sarebbe tutto più complicato. Poi ci sono i media. La Cnn in
particolare. Il canale in spagnolo è una stampella essenziale per le
operazioni Cia in America Latina. Del resto la Time Warner è di
proprietà della General Electric. La stessa azienda che produce aerei
da guerra e armi di ogni tipo».

L’ex agente della Cia Raul Capote.


L’ex agente conosce bene la realtà del Venezuela. Anche perché conosce

bene la donna che conduce il gioco: «Kelly Keiderling. È lei la
responsabile della guerra contro Maduro in Venezuela. Lei è
incredibilmente aggressiva nella manipolazione delle informazioni. Ho
lavorato con lei in passato. È estremamente professionale e non lascia
nulla al caso. È stata lei a decidere di lavorare non solo a Caracas,
ma anche in tante altre città. Kelly Keiderling è stata espulsa dal
Venezuela. Da allora non sono più in contatto con lei. Kelly è
profondamente convinta di essere nel giusto e nell’importanza del suo
lavoro. Lei è una rappresentante incondizionata del capitalismo. Lei è
il capitalismo».

È oramai dallo scorso autunno che il Venezuela è scosso da scioperi,

proteste di piazza e scontri armati tra le forze dell’ordine e
l’opposizione. Sono mesi che il presidente Nicolas Maduro sembra
sempre sul punto di soccombere, e con lui la rivoluzione bolivariana,
iniziata dal predecessore di Maduro, il defunto Hugo Chavez. Non è
ancora accaduto, però. Nonostante l’ostilità di parte della
popolazione, nonostante l’ostilità dell’Occidente, nonostante
l’ostilità dei media interni e internazionali.

È in atto è una ripetizione modernizzata dello scenario cileno.

Nell’estate del 1973 l’allora governo del socialista Salvador Allende
venne letteralmente fatto a pezzi da una vera e propria
insubordinazione di interi settori chiave dell’economia del Cile.
Tanto che quando l’11 settembre di quell’anno le forze armate
attuarono un colpo di Stato gran parte della popolazione accolse la
notizia con sollievo.

Finora in Venezuela la Cia ha provato di tutto: scarsità artificiale

dei generi di prima necessità, sabotaggio dei mezzi pubblici, attacchi
contro agenzie governative, e barricate sulle autostrade nelle strade
delle aree residenziali. Ovunque sulle città, come segnale di
allarmante instabilità, incombeva il fumo nero dei pneumatici in
fiamme (un’eco eloquente di Maidan a Kiev). Tutto ciò sincronizzato e
ben organizzato. Ma visto che non ha funzionato, il presidente
statunitense Barak Obama ha autorizzato (apertamente) «l’inasprimento
delle operazioni per influenzare il regime di Caracas».

Una studentessa protesta contro il presidente Nicolas Maduro. Sulla

guancia sinistra in bene evidenza un pugno stilizzato bianco. Quel
pugno è il simbolo distintivo della ong serba Canvas, dove vengono
addestrati gli studenti rivoluzionari di tutto il mondo. Lo stesso
pugno è stato esibito in tutte le rivoluzioni dal 2000 a oggi, da
Belgrado al Cairo, passando per Kiev e Teheran. Canvas è finanziata
dal Dipartimento di Stato Usa.

Anche perché è accaduto un fatto, che ha portato dalla parte di Maduro

molti suoi concittadini. Nella città di San Cristobal è stato
arrestato il cittadino statunitense T.M. Leininger. Aveva ferito
gravemente un venezuelano. Probabilmente si trattava di un agente dei
servizi segreti. Ma in questa vicenda questo particolare non ha avuto
importanza. Durante la perquisizione del suo appartamento è stato
trovato un nascondiglio con armi da fuoco: tre fucili (uno con un
mirino telescopico e un silenziatore), due pistole, una consistente
scorta di munizioni e diversi abiti mimetici. Una sorta di terrorista,
dunque. Inutile la campagna mediatica immediatamente lanciata dalla
Cia in difesa di Leininger. Ha fatto risultare l’agente ancora più
colpevole agli occhi dell’opinione pubblica.

Da quanto ha scritto il “Los Angeles Time”, la Cia ha inasprito ancora

di più la lotta. «Secondo fonti interne all’Agenzia, Langley recluta
terroristi da tutto il mondo per il Venezuela. C’è grande attività
nelle stazioni della Cia in Colombia, Honduras, Messico, Panama e
molti altri Paesi per il trasferimento “controllato” di combattenti
dei cartelli della droga in Venezuela». Nelle settimane più calde
della protesta, alcune delle barricate erano controllate da
narcotrafficanti colombiani ricercati dall’Interpol, le cui fotografie
sono state pubblicate sul web.

Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro.


Ha spiegato Capote: «Nella prima fase delle operazioni terroristiche

per rovesciare il regime, i mercenari della Cia hanno volutamente e
costantemente scelto le vittime su entrambi i lati della barricata
(proprio come a Kiev). La maggior parte delle vittime erano cittadini
comuni. Il loro obiettivo era esacerbare il confronto tra sostenitori
del governo e l’opposizione. Nella pratica dell’intelligence
statunitense, “le statistiche del massacro” sono un aspetto importante
della guerra di sabotaggio contro il Paese da destabilizzare. La Cia
pensa così: la tendenza all’aumento delle morti violente è la prova
del caos e dell’incapacità del governo venezuelano nel normalizzare la
situazione e tenere sotto controllo i criminali». In effetti, i
venezuelani si sono particolarmente indignati dell’uccisione di
artisti e stelle delle serie televisive.

Poi c’è stata la questione della tendopoli dell’opposizione a Caracas.

Anche qui come in Ucraina. «Secondo i piani della Cia doveva
trasformarsi nella Maidan venezuelana. A differenza di Yanukovich,
Maduro ha deciso di eliminare il problema alla radice facendo
smantellare le tende e il presidio. Durante l’operazione, nelle tende,
sono state scoperte grandi quantità di denaro, armi, bombe molotov e
droga», conclude Capote.


http://www.azionetradizionale.com/2014/06/09/la-cia-alla-conquista-di-caracas/

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