domenica 19 gennaio 2014

"Le mie esperienze spirituali..." di Marco Bracci



A parte tutte le idee e ragionamenti che possiamo fare, da bravi uomini (altrimenti non saremmo uomini), io parto da un presupposto che molti contesteranno: io credo in Dio.
Credere in Dio per me significa credere nella sacralità della Natura, dell’Uomo, dell’Universo..... perché Dio è, appunto, tutto questo, non un qualcosa o qualcuno seduto su un trono chissà dove e intento solo a mandar disgrazie o punizioni a questo o a quello o su questo o quel pianeta.

Quale Dio? Essendo nato in una nazione cattolica, ho fatto tutta la trafila dei sacramenti (mal ne colga a chi me li ha imposti, non dico ai miei ignari genitori, ma ai preti che sanno e non dicono) e dai quali ho comunque chiesto ufficialmente di cancellarmi, scoprendo che i i tanto caritatevoli preti, con la vocina così suadente, non mi hanno annullato i sacramenti., ma solo apposto una postilla a fianco del mio nome, nei registri, che io li ho rifiutati. Se fossi stato avvisato prima, avrei strappato le pagine quando me le hanno fatte vedere e invece son rimasto imbambolato.

Ma torniamo all’argomento. All’arrivo della fatidica maggiore età, ho pensato bene di non accontentarmi più dei bla bla bla da catechismo, delle messe e di tutto l’apparato ecclesiastico, con gli sgarri alle leggi dai preti in primis, che venivano spostati dalla mia diocesi ad un altra, causa eccessivi adulteri (spero non anche per pedofilia) e sono diventato, per così dire, ateo.

Ma il tarlo rodeva, perché non riuscivo ad accettare che fossimo nati per caso; il concetto di “caso” non mi convinceva, nonostante i filosofi greci.

Così ho trovato un giorno (molti giorni e anni dopo) un volantino che parlava di Cristianesimo e Reincarnazione, che nel frattempo era diventato un concetto che mi stava facendo riflettere molto.

Andai ad ascoltare e mi convinsi. Le parole udite erano quelle che cercavo da anni senza saperlo e mi vennero in mente le parole sentite alle messe “le mie pecore mi riconosceranno” e mi convinsi che quella era la mia strada e dopo 25 anni tuttora lo è. Sentire la voce del Padre o del Cristo (anche se tradotte in simultanea) è un’esperienza che non si dimentica e che ti entra nel cuore. Sentire l’autorevolezza e l’energia che scaturisce da esse, sentire che chi parla (il profeta) non ha mai un colpo di tosse, mai un’esitazione, mai un “allora..., un dunque..., un cioè...” che interrompe il discorso, e se ne comincia un altro poi riprende da dove si era fermato con una continuità e fluidità “non umane”, mi fa credere e scrivere che questa è la vera e unica via.

Che tutte le altre sono delle “menar il can per l’aia” che portano solo ad annientarsi o a esaltare il proprio ego, il contrario del vero scopo delle nostre vite, che noi viviamo una dietro l’altra finché non l’avremo annientato, l’ego. Una via pratica, semplice, senza arzigogoli e giri di parole che si prestano solo a fraintendimenti; tutto è chiaro e limpido e semplice e, se sei pronto, lo accetti, senza mezzi termini. Anche se poi le persone fanno errori ed io stesso ne faccio, ma so perché ed eventualmente come fare a rimediare, se lo voglio.

Una delle regole che il Cristo ripete spesso è: “dovresti realizzare ciò che preghi” e allora penso a tutti quelli che vanno alle manifestazioni per la pace, per gli animali, ecc. e poi litigano col vicino o con chi è di un partito diverso, o si mettono nel piatto tutti i giorni carne di manzo o pesce ecc. perché non gli sfiora minimamente la mente che quello sia un animale, essendo degni di tale titolo solo il loro cane o il loro gatto.

Ma capisco che ognuno ha la sua strada e non puoi convincere che un certo colore è rosso e un altro verde se hai a che fare con un daltonico. E d’altra parte ci fu chi rinnegò Gesù pur avendolo conosciuto di persona, figuriamoci quando ne senti solo parlare e addirittura c’è chi dice che non è mai esistito. Siamo uomini, io per primo, ma su una cosa non ho dubbi: questa è la via. Spetta a me, e solo a me, seguirla come dovrei, e nessun altro può farlo al posto mio.
E’ detto: “se viaggi nella carreggiata di sinistra della strada, non è colpa degli altri se ti vengono addosso”. I preti e simili ci insegnano a credere che sia invece colpa degli altri, di Dio addirittura, se finiamo in ospedale e questa è la loro grande furbizia. Se poi si aggiungono le varie paure inculcate, tipo quella della dannazione eterna, e si creano dei diversivi come i partiti (tutti uguali dentro anche se si scannano fuori) il gioco è fatto.

A chi crederà che sono un esaltato, non gliene voglio, ma mi auguro che le mie parole possano servire di riflessione a chi è pronto, senza aver paura di rinnegare ciò in cui ha creduto per anni e decenni. L’Amore non misura il tempo ed accoglie ogni figliuol prodigo che ritorna, a braccia aperte.

Marco Bracci

1 commento:

  1. Queste belle parole trovano riscontro in un' opera della classicità: DELLA PIETA' di Teofrasto. Di recente pubblicata. Chi vuole informazioni in merito: giorgiovitali.vitali1@gmail.com

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