sabato 19 gennaio 2013

Gli ebrei orientali ("ashkenaziti") non sono ebrei



Un mosaico genetico con decisivi apporti da antiche popolazioni
originarie del Caucaso, europee e mediorientali: è quanto risulta da
uno studio che ha ricostruito le origini degli ebrei dell'Europa
orientale, le cui ascendenze sono ancora oggetto di dibattito. La
ricerca - condotta da Eran Elhaik della Johns Hopkins University
Bloomberg School of Public Health, e pubblicata sulla rivista “Genome
Biology and Evolution” - permette di fare un significativo passo
avanti nella definizione della controversia fra le due ipotesi
attualmente in campo, portando dati a sostegno di quella che sostiene
un'ascendenza molto più complessa per gli ebrei dell'Europa orientale
rispetto a quelli dell'Europa centrale. (Proprio per questo motivo
l'autore evita espressamente il termine "ashkenaziti", con cui si è
soliti riferirsi agli ebrei dell'Europa centro-orientale come se
fossero un unico gruppo uniforme.)

Secondo la cosiddetta “ipotesi renana”, infatti, gli ebrei europei
discenderebbero da quelli che, nel VII secolo, lasciarono la Palestina
in seguito alla conquista musulmana, per trasferirsi in Europa, in
particolare nella Renania. Nel corso del XV secolo, circa 50.000 ebrei
lasciarono poi questa regione per spostarsi a est. L'ipotesi
alternativa è quella “cazara”, secondo la quale la fioritura
demografica degli ebrei dell'Europa dell'Est avrebbe ricevuto un
decisivo contributo dai Cazari, una confederazione di tribù di origine
turca, iraniana e mongola che vivevano in quella che oggi è la Russia
meridionale, e che fra il VII e il IX secolo si convertirono al
giudaismo. In seguito al crollo dell'impero cazaro, arrivato ad
estendersi dall'Ucraina fino al lago Aral, le popolazione cazare,
amalgamatesi anche con armeni e georgiani, a partire dal XIII secolo
si dispersero in tutta l'Europa orientale.

I principali flussi migratori che hanno dato origine alle popolazioni
di ebrei dell'Europa orientale. (Cortesia Eran Elhaik / Oxford
University Press)Per quanto l'ipotesi renana sia stata spesso
considerata la favorita, essa si scontra con una difficoltà: questo
gruppo fortemente endogamico sarebbe riuscito a prosperare al punto
tale da toccare, all'inizio del XX secolo, gli otto milioni di
persone: un'espansione demografica che lascia perplessi se si
considera il continuo succedersi di guerre, epidemie, persecuzioni e
difficoltà economiche a cui gli ebrei sono stati esposti in quei
secoli. Benché il genoma degli ebrei dell'Est europeo sia uno dei più
studiati, determinare il peso del contributo degli antichi cazari al
loro patrimonio genetico è stato ostacolato da un lato dalla scomparsa
dei Cazari come gruppo a se stante, e dall'altro da una carenza di
dati genetici relativi alle popolazioni del Caucaso che più
verosimilmente possono portarne ancora le tracce.La ricerca di Elhaik
ha cercato di porre rimedio a questa difficoltà definendo il genotipo
di 1287 soggetti appartenenti a 9 popolazioni ebraiche e 74 non
ebraiche, e controllando 531.315 polimorfismi a singolo nucleotide
(SNP). I risultati, analizzati con complesse procedure statistiche,
appaiono coerenti con l'ipotesi cazara, poiché mostrano una complessa
ascendenza multietnica, e in particolare una stretta relazione
genetica tra ebrei dell'Europa orientale e le popolazioni del
Caucaso.Elhaik sottolinea che questo genere di studi, oltre ad avere
un interesse storico, hanno anche un valore molto pratico: "Gli
epidemiologi che studiano malattie genetiche sono costantemente alle
prese con domande relative alle origini e all'eterogeneità delle
popolazioni. Spero che questo lavoro apra una nuova era negli studi
genetici, nella quale la stratificazione della popolazione possa
essere utilizza in modo più corretto".

Fonte originale: (http://gbe.oxfordjournals.org/content/5/1/61.full)

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