mercoledì 14 novembre 2012

Torino, 16 novembre 2012 - Se la psichiatria uccide. Il caso di Francesco Mastrogiovanni




Venerdì 16 novembre 2012  si  tiene una  assemblea con Robertino Barbieri di Psychoattiva precede uno spezzone del video su agonia e morte di Francesco Mastrogiovanni alle ore 21 in corso Palermo 46 a Torino

Il caso. 

Il 31 luglio del 2009 Francesco Mastrogiovanni entra nell’'ospedale
psichiatrico di Vallo della Lucania. Gli è stato imposto un TSO –
trattamento sanitario obbligatorio.

Francesco fa il maestro, in quei giorni è in vacanza al mare. Lo accusano
falsamente di aver tamponato qualche auto e invece di una multa lo portano
in repartino.

Per eseguire il “ricovero” mandano decine di carabinieri armati di tutto
punto. Francesco ha su di se il marchio dell’anarchico pericoloso: nel
1972 venne ferito durante un aggressione fascista, che si concluse con la
morte dello squadrista Falvella, ucciso con il suo stesso coltello
dall'’anarchico Giovanni Marini, che intervenne per aiutare Francesco.
Nel 1999 venne arrestato perché protestava per una multa. Calci, pugni e
manganellate, poi un’accusa di resistenza e lesioni. Il carcere, una
condanna a tre anni, poi cancellata in appello.

Francesco era da anni nel mirino degli uomini in divisa, degli uomini al
servizio dello Stato. Lo sapeva e aveva paura. Quando lo hanno preso per
il TSO disse “se mi portano all’ospedale di Vallo non ne esco vivo”.
In un rapporto di polizia venne definito “incompatibile ai carabinieri”,
uno che canta “canzoni sovversive”. Basta per dichiararlo matto: il
sindaco firma senza esitare il TSO.

In ospedale viene sedato pesantemente e legato al letto: le mani in alto,
i piedi in basso. Crocefisso.

Viene lasciato lì senza cibo, senza acqua, senza “cure”. Griderà di
dolore, ma nessuno lo ascolterà: sanguina dalle profonde ferite ai polsi
inflitte dai legacci. Man mano la voce di Franco si farà più flebile,
nella sete di aria dell’agonia. Verrà liberato 92 ore dopo, quando era
morto da quasi sei.

I suoi parenti non potranno vederlo né avere sue notizie. Solo la loro
caparbietà a non credere alle bugie dei medici ha fatto sì che questo
crimine non passasse sotto silenzio.
L'’agonia di Francesco viene ripresa dagli occhi impietosi ed indifferenti
di una telecamera. Mai tanto impietosi e indifferenti come quelli dei
“medici” e “infermieri”. Mai chiusi come quelli dell’infermiera che
asciuga il suo sangue, senza badare all'’uomo che agonizza inchiodato al
letto.

Al processo il Pubblico Ministero, lo stesso che aveva chiesto il carcere
per Francesco, investendolo con accuse infondate, fa il processo alla
vittima, minimizzando le responsabilità dei carcerieri.

Nel procedimento di primo grado, che si è concluso a fine ottobre, i
medici sono stati condannati, gli infermieri assolti. Non siamo
giustizialisti: le sentenze che privano della libertà qualcuno non ci
fanno gioire.

La giustizia che vogliamo è quella che elimina le sbarre e i legacci, che
chiude con gli orrori della psichiatria, in un mondo senza carabinieri.
Sì, perché anche noi, come l’anarchico Mastrogiovanni, maestro elementare
assassinato dalla psichiatria e dalla forze dell’ordine, siamo,
inguaribilmente, “incompatibili con i carabinieri”.

Il caso di Francesco è la punta di un iceberg enorme, ma spesso invisibile.
A quarant'’anni dalla chiusura dei manicomi la psichiatria continua a
torturare e, qualche volta, anche a uccidere.
In parlamento da tempo c’è un progetto di legge per far riaprire le
prigioni per i “matti”, discariche sociali per contenere e reprimere gli
incompatibili.

Federazione Anarchica Torino
corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21
fai_to@inrete.it – 338 6594361

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