mercoledì 24 ottobre 2012

Meteorologia e geofisica come armi per la guerra ambientale in atto – Gordon J.F. MacDonald: “A meno che non venga la pace..”


Il castello del mago - Dipinto di Franco Farina


La guerra ambientale e meteorologica è già cominciata…. Se ne parla in una conferenza a FIRENZE il 27 ottobre 2012 con il Generale Fabio Mini.
Nel 1966, il professor Gordon J.F. MacDonald, allora direttore associato dell’Istituto di Geofisica e Fisica Planetaria della University of California di Los Angeles aveva scritto il libro “Unless Peace Comes” (“A meno che non venga la pace”).
Lo specialista in strategie di guerra ne intitolava un capitolo con una domanda piuttosto inquietante: “COME DISTRUGGERE L’AMBIENTE? ”. Scriveva MacDonald: “Tra i futuri mezzi per conseguire gli obiettivi nazionali con la forza, una possibilità dipende dalla capacità dell’uomo di controllare e manipolare l’ambiente del suo pianeta. Una volta ottenuta, questo potere sull’ambiente fornirà all’uomo una nuova forza in grado di fare danni grandi e indiscriminati. La nostra comprensione attuale del cambiamento ambientale intenzionale rende difficile immaginare un mondo in cui si svolgerà la guerra geofisica.“
Secondo MacDonald le armi geofisiche potevano diventare parte dell’armamento di ogni nazione e rivelarsi particolarmente adatte per guerre sotto copertura o segrete. Parlava di scioglimento o destabilizzazione delle calotte polari, tecniche di impoverimento dell’ozono, ingegnerizzazione dei terremoti, controllo delle onde oceaniche e manipolazione delle onde cerebrali attraverso l’azione sui campi energetici del pianeta.
Il ruolo che rivestiva il prof. Mac Donald era tutt’altro che insignificante: nel 1966 era consigliere del Presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson ed in seguito diverrà membro del consiglio per il controllo tecnologico sugli armamenti.

Nel 2007 sarà il generale Fabio Mini ad affrontare apertamente la questione delle guerre del futuro e dell’ obiettivo del controllo ambientale. Lo farà in un articolo pubblicato su LIMES. Scriveva qualche anno fa il generale Mini: “La guerra ambientale, in qualunque forma, è proibita dalle leggi internazionali. Le Nazioni Unite fin dal 1977 hanno approvato la convenzione contro le modifiche ambientali, il che rende ingiustificabile qualsiasi guerra proprio per i suoi effetti sull’ambiente, ma come succede a molte convenzioni, quella del 1977 è stata ignorata ed i militari hanno anzi accelerato la ricerca e l’applicazione delle tecniche di modificazione del tempo e del clima, facendole passare alla clandestinità. Se prima di quella data, l’uso delle devastazioni ambientali era chiaro e se le modifiche ambientali anche gravissime erano codificate e persino elevate al rango di sviluppo strategico o di progresso tecnologico, oggi non si sa più dove si diriga la ricerca e come si orientino le nuove armi”.
Ma cosa hanno a che fare queste autorevoli considerazioni sulla possibilità di usare l’ambiente come arma col dibattito sull’importanza della lotta al riscaldamento globale che investe l’opinione pubblica da almeno due decenni?
Tutti ci stiamo rendendo conto della grave incidenza degli eventi atmosferici e dei mutamenti climatici, ma è la CO2 il vero responsabile di questi cambiamenti, o le responsabilità di questa situazione vanno ricercate in altri ambiti ?
Ed ancora, la questione del riscaldamento globale non si sta trasformando in un cavallo di Troia per introdurre una militarizzazione forzata dell’ambiente attraverso tecnologie di intervento sull’atmosfera e sull’ambiente?
A seguito di questi eventi atmosferici e climatici infatti, i governi ed gli esperti stanno spingendo affincheé la lotta ai cambiamenti climatici diventi materia di sicurezza e quindi ambito gestito dai militari.
I passaggi in questa direzione sono già avvenuti, e sono in via di perfezionamento. La militarizzazione completa del pianeta con la scusa di dover debellare il più grande pericolo che l’umanità dovrà affrontare, il “Global Warming Antropico”, è già in atto.
La pressione sull’opinione pubblica viene attuata con ogni mezzo. Il mondo si muove verso una militarizzazione non solo dello spazio, ma di ogni ambito instaurando un sistema di sorveglianza elettronica globale.
Di questo si parlerà in una conferenza dal titolo “LA GUERRA AMBIENTALE E’ IN ATTO: dalle mistificazioni sul Global Warming alle modificazioni globali della Geoingegneria” che si svolgerà il 27 ottobre 2012 alle ore 15.00 a Firenze presso la Sala Vanni di piazza del Carmine, a cui parteciperanno come relatori il già citato generale Fabio Mini, il biologo Enzo Pennetta e il giornalista Antonio Mazzeo.
Enzo Pennetta esaminerà la controversa questione del riscaldamento globale e i suoi risvolti. Il generale Mini parlerà di “guerra ambientale”, mentre Antonio Mazzeo, affronterà il tema riportando l’esperienza del Comitato NoMUOS, che da anni si batte contro l’installazione del MUOS a Niscemi. Definito l’occhio del Pentagono in Sicilia il MUOS, un potente sistema di antenne e radar, è ritenuto dagli Stati Uniti un elemento fondamentale del sistema globale per la gestione delle guerre future e il controllo del pianeta. Tre punti di vista, tre approfondimenti per aprire un dibattito su un tema cruciale per il nostro presente e futuro.
La conferenza è stata voluta fortemente da un gruppo di cittadini da qualche anno impegnati nella questione. L’intento è aprire una seria discussione su scenari tanto preoccupanti quanto concreti. Gli strumenti della guerra climatica sono in grado di destabilizzare il suolo e le correnti atmosferiche, e di conseguenza l’ambiente in cui viviamo, le nostre economie e dunque le nostre vite.
Maria Heibel
Info sull’incontro: www.nogeoingegneria.com

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