giovedì 11 novembre 2010

Yogi Ramsurat Kumar: "Life... is just a passing show...!"




Viviamo in un castello di carte, dentro uno spettacolo passeggero, questa la sensazione percepita visitando un santo conosciuto in India: Yogi Ramsurat Kumar. Molti andavano da lui a chiedere miracoli e favori, una vincita alla lotteria, un posto al sole, qualche lucroso affare…

E lui “boyant” e con galanteria prometteva tutto a tutti. Non che volesse imbrogliarli, per carità, era solo giocosità, buona volontà e benevolenza. Perché non incoraggiare la gente a vivere felice, aspettando il meglio, invece di preoccuparsi costantemente del futuro?

Questo atteggiamento “ottimistico” -simpaticamente espresso- aveva procurato a quel santo un buon numero di “devoti” e fatalità volle che mi trovassi anch’io nel mucchio (almeno in visita).

Dovete sapere che la montagna Arunachala (Tiruvannamalai), che si trova in Tamil Nadu, è considerata sacra, in quanto manifestazione del potere divino che in un lontano passato si dice fosse apparso come colonna di fuoco senza inizio né fine, il residuo di quella colonna è il monte solitario Arunachala. Alle sue pendici vissero tanti saggi, fra cui uno molto apprezzato in India ed altrove, Ramana Maharshi, ma non solo lui… contemporaneamente a Ramana, prima e dopo di lui, altri saggi e santi vissero ad Arunachala e probabilmente continueranno a viverci (anche vista la fama che la collina ha mantenuto nei secoli). Uno di questi santi è stato lo Yogi Ramsurat Kumar (un discepolo di Papa Ramdas) ed è esattamente di lui che vorrei parlarvi… Quello che segue è il racconto del nostro incontro.

Yogi Ramsurat Kumar, simpatico santo, bizzarro e benefattore.

“Passing show” (spettacolo passeggero) questa scritta campeggiava sul grande cartellone pubblicitario sulla via di Tiruvannamalai, vi era dipinto un soggetto demodé, Gastone il viveur, con il cilindro in testa, lo smoking ed una sciarpa al collo, gli occhi cerchiati per i troppi vizi e le notti in bianco, e nella mano un lungo bocchino con una sigaretta il cui fumo si allargava in volute nebbiose sino a coprire tutta la superficie del quadro….

Passing Show era la marca di sigarette preferite da Yogi Ramsurat Kumar, il santo “strano” che viveva nei pressi del grande tempio di Arunachaleswara. Malgrado il caldo soffocante indossava vari capi di vestiario, uno sull’altro, completi di jilet, turbante e scialle.

L’ingresso della sua casa era riconoscibile per via di un grosso cancello di ferro che dava su un atrio ombroso con due sedili in cemento ai lati, davanti c’era una rampa di scale che conduceva ad una porta interna in legno, quand’era aperta da essa filtrava un po’ di luce (evidentemente dava su un vestibolo aperto). Chiamai forte dal cancello e dopo qualche tempo venne ad aprirmi lo Yogi in persona, era ammiccante ed aveva l’aria simpatica ed un po’ bizzarra, mi fece entrare e richiuse il cancello dietro di me. Era già un buon segno infatti alcuni amici mi avevano detto di come a volte scacciasse subito chi non gli stava simpatico.

Naturalmente portavo con me, in regalo, un pacchetto di Passing Show ed una scatoletta di fiammiferi. Egli accettò l’offerta e si accoccolò sui gradini invitandomi a sedere nell’atrio, di fronte a lui. Parlava un inglese fluente non facevo fatica a seguirlo, aveva un’aria unconcernd, nessuna affettazione, parlammo del più e del meno, tutto era informale quasi banale, mio figlio Felix -che era lì con me- si mise a salire e scendere dalle scale dov’era seduto lo Yogi, dimostrando tutta la vitalità di un bimbo di quattro anni che gioca senza remore. Non provavo alcun imbarazzo, e non avevo domande specifiche da fare ma egualmente il santo, come se volesse impartirmi una benedizione, mi disse “se qualche volta tu fossi in difficoltà ripeti Yogi Ramsurat Kumar e sarai soddisfatto”, me lo ripeté un paio di volte sillabando il suo nome ed accertandosi che lo sapessi pronunciare correttamente, era talmente tutto semplice che quasi non mi accorsi che nel frattempo l’atrio si stava riempiendo di visitatori, stavano seduti ai lati con aria ossequiosa, poi cominciarono a parlare con lo Yogi in tamil ma a qual punto persi ogni interesse a seguire i discorsi che non capivo e restai tranquillamente ad osservare lo spettacolo. Pareva che ognuno avesse dei favori da chiedere e questo mi fu confermato poi da un “devoto” acculturato che parlava inglese il quale mi spiegò quante “grazie” lo Yogi aveva fatto a lui stesso ed altri.

Non mi interessava la lunga lista di miracoli ma ascoltavo con sussiego e dentro di me sorridevo come se quella non fosse la cosa importante ma solo uno “spettacolo passeggero”… Quasi a riprova di ciò lo Yogi si mise a fumare, sigarette e bidies in continuazione, per fortuna non c’erano incensi accesi altrimenti la stanza sarebbe stata completamente affumicata. Mi ricordai del cartellone che avevo notato all’andata e mi parve di carpire una specie di cenno sornione negli occhi del santo, ricollegavo le due scene: quella del cartellone e questa davanti a me.

Alla fine, non so nemmeno come, l’incontro terminò e mi ritrovai fuori, era già buio, ci fermammo a prendere un tiffin (spuntino) con mio figlio e poi ci avviammo tranquillamente a piedi verso il Ramana Ashramam vicino al quale avevamo una stanza. Dentro di me mi interrogavo: “Ma in fondo cosa voglio dalla vita? Cosa vuole questo Yogi Ramsurat Kumar? Qual è la differenza fra noi? Lui ed io siamo sicuramente la stessa cosa nello spirito, quindi cosa potrei chiedergli?” Così riflettendo sentii dentro di me emergere uno stato di totale soddisfazione e leggerezza, no non c’era alcuna differenza fra noi, è vero….

Paolo D’Arpini

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