martedì 6 febbraio 2018

Marche in subbuglio - Macerata o Macellata? - Andiamo alla scoperta di chi ciurla nel manico...

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Macerata è una delle città più significative – storicamente e artisticamente - del Centroitalia e delle Marche. Agli smemorati dell’eterno presente senza capo né coda, fuscelli al vento strappati dalle loro radici che non diventeranno mai né roseti, né querce, ricordo che a Macerata, strappata allo Stato della Chiesa, Giuseppe Garibaldi formò la Legione Maceratese. Legione che a Roma, in difesa della Repubblica Romana contro papalini e francesi, il 30 aprile 1849, conseguì la grande vittoria di Porta San Pancrazio. Luogo suggestivo sul Gianicolo, cui vale la pena fare una passeggiata e dedicarci un pensiero, per sapere da dove veniamo, chi siamo e dove vorremmo andare, a dispetto del ferro da stiro che qualche manovratore va passando sul chi siamo nostro e dell’umanità.

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Di Macerata tutti parlano e straparlano oggi come si trattasse del Bronx, o dell’Alabama del Ku Klux Klan. Ci si sono buttati a pesce tutti i fakenewisti di sistema e di regime e l’arte degenerata della distrazione di massa, del depistaggio, è stata elevata alla settima potenza. Tra ragazza bianca maciullata, umani neri falciati da fucilatore bianco, Hitler ante portas, la sagra degli stereotipi funzionali ai propri fini ha investito, a partire dalla bella, solida, tranquilla città, un’Italia che deve restare in stato perpetuo di arruffamento a base di paura e sospetto...  Almeno fino alle elezioni, dove dovrà vincere chi ha depistato, truffato, mentito, ma schiamazzato di più: migranti tutti squartatori e stupratori, migranti tutti bianche colombe in fuga da sterminatori, donne tutte a rischio di molestie dal taglio a pezzi al pizzicotto al gluteo, odio che imperversa su social da controllare, disciplinare, stroncare, fascisti che ormai incombono peggio che il 28 ottobre 1922, marcia su Roma (a proposito e per inciso, un omaggio alle 123 donne, professioniste di spettacolo, arti e lettere, che, in sintonia con la Deneuve e la Bardot, con il loro appello a un approccio meno manipolatorio alla questione delle molestie alle donne, hanno elevato ragione ed equilibrio al di sopra della canea scatenata da chi punta a dividere, contrapporre, frantumare, in termini di generalizzazione e sollecitando rivalse da frustrazioni, arrivismi, istinti ricattatori, mai diretti contro il manovratore alla guida del mezzo).

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Il disadattato di Macerata, morfizzato in comandante della X Mas, che fa riemergere senza macchia dalla loro sozza fanghiglia di falsari, corrotti e frodatori. tutti i cicisbei politici del padronato euro-italiota, che permette di riqualificare eccelsi salvatori della democrazia e dell’immacolata informazione i più accaniti spargitori di odio, calunnie, fango (pensate alla fomentazione delle guerre e del conflitto inter-genere e intergenerazionale), fattucchiere e ciarlatani assisi sugli stalli dell’Ordine dei Giornalisti, della Federazione della Stampa, dei vari Articolo 21, tutti coloro che fino a ieri e ancora stamattina, e ancora domani, ci hanno stretto al collo il guinzaglio di un tecno-bio-fascismo 2.0, a tutto emisfero. 

Altro che rigurgiti del ventennio, pompati e agitati per confondere le acque limacciose della morta gora nella quale ci tengono immersi fino al collo, lasciandoci fuori solo gli occhi puntati sui loro schermi, sfiatatoi di menzogne e volgarità e credere che quello sia il mondo.

Fulvio Grimaldi 

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Stralcio di un articolo tratto da www.fulviogrimaldicontroblog.info

3 commenti:

  1. Commento di Fernando Pallocchini: "Commento di Fernando Pallocchini: “Macerata non è una città violenta, né violenti sono i suoi abitanti. I recenti fatti di cronaca hanno avuto per protagonisti un ragazza di Roma, un nigeriano e un tolentinate. Macerata è stata solo il teatro degli avvenimenti. I maceratesi sono rimasti sconvolti e addolorati  per Pamela e sono rimasti calmi ad aspettare la fine della sparatoria, preoccupati per la sorte dei loro figli chiusi nelle scuole, ancorché allibiti per quanto stava accadendo nella civile Macerata. Quello che è accaduto a Macerata sarebbe potuto accadere in qualsiasi altra città d’Italia, nazione che sta diventando una polveriera a causa di una immigrazione imposta e fuori controllo...” Continua: http://www.larucola.org/2018/02/04/macerata-non-e-una-citta-violenta-ne-violenti-sono-i-suoi-abitanti/

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  2. Macerata. Arci contro Arci. Anpi contro Anpi –

    Scrive HuffPost: “Nell'Arci e nell'Anpi scoppia la rivolta contro la scelta delle presidenze nazionali di adeguarsi all'appello del sindaco di Macerata, Romano Carancini, ad annullare la manifestazione anti-razzista di sabato. Oltre 50 circoli dell'Arci scrivono alla presidenza nazionale: "Disobbediamo. Scenderemo in piazza il 10 febbraio al fianco delle realtà che costruiscono presidi di democrazia sostanziale". Nella storia dell'Arci è il primo caso di 'insubordinazione' dei circoli locali rispetto alle direttive nazionali. Ma il caso Macerata ha riportato in ebollizione tutte i nodi mai sciolti a sinistra, tra i partiti e nelle associazioni, tra i centri sociali e i sindacati. L'omicidio di Pamela e la sparatoria di Traini contro i migranti sono diventati casi nazionali che, a un mese dalle elezioni politiche, regolano i conti in tutto un centrosinistra che fa fatica a esistere e nel mondo dell'associazionismo fiaccato da anni di sconfitte...”

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  3. Scrive A.P. a commento dell'articolo:

    “...con tutto quello che è successo e sta succedendo mi dispiace per Macerata che resta sempre una grande città culturale, dato che hanno lo Sferisterio e la più antica università europea di Giurisprudenza, sempre un centro tranquillo rispetto alle altre provincie, sta pagando in questi giorni un prezzo alto e non merita essere infangata ne dai guelfi e neppure dai ghibellini con le loro ipocrite sfilate in nome di una libertà ormai ridotta a fantoccio in mezzo alle piazze. Cosa ignobilissima è l'opinione pubblica, quella infarcita di faciloneria e pressappochismo , che punta il dito contro gli spacciatori stranieri ma tiene ancora il tappo agli occhi per non vedere quella lunga e triste striscia bianca farinata richiesta sempre più e ormai da lungo tempo da facoltosa clientela italiana, la quale resta la prima molla economica e lavorativa per quei farabutti e disgraziati mercenari d'oltremare...”

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