sabato 27 gennaio 2018

Avanti miei prodi! Le fake news sono il pane del sistema disinformatico


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Dalla megaproduzione di fake news sulle farlocche ingerenze di Putin, affidata all’Intelligence, ormai centro di potere svincolato da ogni ordinamento istituzionale, ai grandi media, cane posto a guardia degli interessi dell’élite (non per nulla recentemente esaltati dal lavoro del fiduciario numero 1 a Hollywood, Spielberg), il salto alle modalità con cui i regimi Usa storicamente e infallibilmente si interessano della politiche ed elezioni altrui è stato automatico. E dovuto. 

Per cui nell’intervista, in calce segnalata *,  nessuno si sorprenderà dell’accenno a un elenco di ingerenze statunitensi negli affari degli altri paesi del mondo che, per assicurarsi esiti politici, economici, elettorali in sintonia con gli obiettivi di dominio dei due gemelli-canaglia, Usa e Israele, si dota di varie opzioni. Si va dallo strangolamento mediante sanzioni, alla rieducazione con la maieutica delle bombe, dal finanziamento ai partiti graditi alle rivoluzioni colorate e ai colpi di Stato, fino all’incistamento di terroristi fascisti (Piazza Fontana e segg.) o jihadisti, finti o veri, (Charlie Hebdo, mercatino berlinese). Alla luce della sovranità con tanta dignità difesa dai nostri governanti, da noi basta e avanza un’ indicazione dell’ambasciatore Usa o, addirittura, il fischio di un qualche sozzone burocrate che fa il commissario UE.

Quanto alle Fake News, commissionate dagli illimitati poteri dell’1% ricco come conditio sine qua non per mantenersi al comando, essendone titolari la quasi totalità dei mezzi d’informazione in Occidente, giocoforza questi devono addebitare notizie false, imbrogli, inganni, truffe, raggiri, fregature, ai quattro gatti che all’elettrochock della menzogna lobotomizzante oppongono il modello di chi volò sul nido del cuculo, memorabile film ci avvertì di come si rischia di andare a finire. 

Del resto, chi campa di cospirazioni e complotti, e tale pratica incombe a quelli che in pochi devono governare nel proprio interesse contro quello dei tanti, i suoi stratagemmi li deve attribuire a chi i complotti prova a svelarli. Un apparato senza uguali per pervasività e impunità riesce tranquillamente a dinamitare piano dopo piano tre enormi grattacieli, tra i più controllati del mondo, poi spedisce missili travestiti da Boeing a fargli punture di spillo simultaneamente all’innesco a distanza delle cariche.. Poi dà dei dietrologi, maniaci dei complotti a chi si meraviglia come quattro sfigati arabi, incapaci di volare perfino in parapendio, abbiano potuto, con un po’ di kerosene, dar fuoco e incenerire quelle torri, una addirittura senza averla neanche colpita.


Quella volta l’hanno fatto troppo grossa per cui ha iniziato a germogliare tutta una scuola di “complottisti” che è andata a spulciare tra le gigantesche falle ricorrenti immancabilmente nelle vulgate ufficiali di ogni attentato. Srotola il filo del cappuccio di ogni terrorista e vai a finire sistematicamente su gomitoli che stanno a Washington, Tel Aviv e nelle dependances europee.  

Stralcio di un intervento di Fulvio Grimaldi  - www.fulviogrimaldicontroblog.info:

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