sabato 30 settembre 2017

Il ruolo della "persona" nella spiritualità laica e nell'ecologia profonda


Caro Paolo D’Arpini, mi ha fatto piacere leggere  in un tuo articolo *  un riferimento preciso al valore della persona “in quanto depositaria della prima scintilla di Coscienza dalla quale tutto deriva”. Evidentemente nell’ambito della  Spiritualità Laica  e dell'Ecologia Profonda” ci sono varie posizioni al riguardo. Per esempio, alcuni esponenti dell’Associazione Eco-filosofica di Treviso sostengono che il concetto di persona conduce inevitabilmente all’antropocentrismo e che quindi deve essere combattuto.
Personalmente sono per una via mediana implicante la discriminazione: ci sono interpretazioni dei termini “persona” ed “antropocentrismo” che trovo deleteri, poiché pretendono di conferire agli uomini il diritto di sfruttare la Natura vivente quasi fosse un oggetto disanimato radicalmente distinto da sé. Se invece si pensa che la persona umana rappresenta il momento eminentemente coscienziale della Natura, fungendo da trait d’union tra il sensibile e il sovrasensibile, allora si possono comprendere espressioni quali “Custode, Amico dell’Esistenza” e non possono non apparirci in tutta la loro evidenza la sua grande responsabilità, unita alla sua spontanea devozione per la Madre dalla quale proviene e attraverso la quale deve necessariamente passare-ritornare per accedere a superiori stati dell’Essere.
Scrive il celebre pensatore Henry Corbin: “Mancando la persona, assente ciò che ne rende possibile la preminenza, ci troviamo di fronte al nichilismo agnostico: non c’è più nessuno; l’uomo è scomparso”. Si tratta di un argomento importante che non può essere esaurito in poche righe, bensì solo accennato. Per chi volesse approfondirlo, rimando ad un mio recente scritto “In difesa della Persona” comparso nella rivista di studi metafisici ed umanistici Atrium di Trento.
Ho apprezzato altresì i tuoi chiarimenti sulla “spiritualità laica”. Non posso che essere d’accordo con te laddove scrivi: “Lo spirito è libero e non è descrivibile od etichettabile, come potrebbe esserlo la mente od il corpo. Ed inoltre la spiritualità laica non è certo una nuova filosofia, assolutamente no! Semplicemente è un modo di esprimere qualcosa che c’era già, nella via personalizzata di ognuno del ritorno a casa”. Bisogna però tener presente che nella sua libertà lo Spirito può anche calarsi in modi o forme descrivibili; diversamente non sarebbe libero.
Per chi aspira a lasciarsi guidare dallo Spirito, ne deriva pertanto una capacità di guardare a tutti gli approcci al divino con comprensione ed accettazione, purché nessuno tra loro pretenda di detenere l’unica chiave di accesso al Vero in sé. In quest’ultimo caso, infatti, una credenza, una scuola, ecc., smettono di valere quale supporto legittimo e spesso benefico per diventare fonte di danno per sé e per tutti. Il mondo in cui viviamo è il risultato di un simile errore perpetrato soprattutto dalle tre principali religioni monoteistiche, le quali hanno un volto salvifico, che le radica nell’Originario atemporale, e un volto imprigionante.
Credere che certe cause non sfocino inevitabilmente nei corrispondenti effetti è come pretendere che un treno lanciato a folle corsa lungo un erto pendio, tagliato da un baratro, possa fermarsi.
Estendendo la metafora alla situazione politica attuale, mi appaiono perciò futili tutte le attività che si svolgono all’interno del treno (manutenzione, cambi del macchinista e del personale, lotte per privilegi o vendette, ecc.); la cosa fondamentale è trovare il modo di scendere dal treno prima che sia troppo tardi, indi risalire la china e imparare a guardare sé stessi, il mondo-universo, l’immanenza e la trascendenza con altri occhi (o forse, meglio, con quel Terzo che ci siamo dimenticati di avere).
Subramanyam

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venerdì 29 settembre 2017

L'io del Buddha e l'io del principiante


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Esiste forse qualcuno che può dire di essere venuto al mondo per sua precisa volontà? Oppure qualcuno che può decidere di non morire mai? Chi potrebbe mai rispondere affermativamente a queste domande? Ciò può farci capire come il nostro dominio sulle cose è assai limitato, almeno per quanto riguarda l’influenza sulla nostra esistenza personale. Dobbiamo per forza ammettere che la volontà del nostro ‘Io’ è soltanto temporanea ed essa, il più delle volte, deve sottostare ad una Volontà ben più alta. Questa Volontà non è, attenzione, la volontà di Qualcun altro, come potrebbero far credere i dogmi di qualche religione. Molto più realisticamente, Essa è la Volontà di un Potere più alto dell’Io che, però, risiede sempre in noi stessi ed in tutte le cose esistenti. 

Sia l’Io che la Volontà Superiore non sono affatto disgiunti perché, nella nostra persona, l’Io e l’Altro Potere non potrebbero esistere separatamente. Siccome la mente umana ha bisogno di dare un nome a tutto, allora a questo Potere sono stati dati vari nomi: Dio, Natura, Forza Vitale, Spirito Assoluto, Realtà Suprema,ecc. In realtà, quella Volontà Superiore risiede nella nostra mente, anzi "E’" la nostra vera MENTE, nella sua espressione più pura e assoluta. E’ soltanto perché non la comprendiamo, che cadiamo nell’errata convinzione che la nostra mente sia l’Io, e che l’Io possa manovrare le cose a suo piacimento. 

A causa di questa errata convinzione, l’Io si adopera freneticamente proprio per manipolare tutte le cose che lo riguardano. E’ come quel gioco di cui parlavamo l’altro giorno, in cui i bambini si assumono per burla identità fasulle, però credendoci fino alla fine del loro gioco. Grazie a questo ignoto potere, noi utilizziamo le facoltà della mente per crearci un’ identità personale ed in essa identificarci, aderendovi poi completa-mente. 

Se riuscissimo a comprendere una volta per tutte che non è stata la nostra volontà personale a farci nascere, così come non potrà impedire la nostra morte, allora finalmente potremo capire che noi siamo l’incarnazione di una Volontà che non può essere di certo l’attuale "Io".

Tutto ciò è possibile arrivare a comprenderlo per mezzo della meditazione di autoconsapevolezza, in quanto con un’adeguata pratica, potremo arrivare a conoscere la nostra mente e tutti i suoi più profondi recessi. 

La peculiarità e lo scopo della meditazione Ch’an è di far emergere dal profondo quel “Qualcosa”, che non può essere visto quando siamo inconsapevoli e offuscati dal condiziona-mento egoico. Questo “Qualcosa”, conosciuto proprio sviluppando ed applicando la Consapevolezza, altro non è che la nostra vera Identità Reale, Perenne ed Immortale. In questo momento, presente ed eterno, chi è l’Essere che risiede dentro la nostra carne ed il nostro corpo? 

Che cos’è questa “mente”, questo spazio vuoto che si trasforma, si compone e diventa ciò che immagina? Chi sono Io? Chi siete voi, adesso qui davanti ai miei occhi? Tutto ciò ci ricorda la frase Cristiana: -‘Dio creò l’Uomo a Sua immagine e somiglianza…’- Volendo, possiamo anche invertire la frase: - ‘L’Uomo fece Dio a Sua immagine e somiglianza’ … - Il risultato è identico, l’ambivalenza dialettica ci porta fuori ma la sintesi ci mostra l’identicità della proposizione e ci aiuta a capire. Perciò, rimaniamo saldi su questa sintesi e non sulle parole! Come ormai ben sappiamo la mente è un contenitore, ma è anche il Creatore dei suoi stessi contenuti. Basandoci su dei paragoni, nella nostra capacità intuitiva esiste la possibilità di concepire la Mente Assoluta. 

Per esempio, l’Oceano nel suo insieme è composto di miriadi di gocce d’acqua; ogni goccia è della stessa natura dell’intero Oceano; in ciascuna goccia vi è la stessa composizione chimica di tutta l’acqua che, prima o poi, arriverà all’Oceano. Le gocce sono destinate ad esistere ed a sparire; a causa del vento sono trasformate in vapore acqueo e trasportate sotto forma di nuvole fino ad essere di nuovo ricomposte in gocce di pioggia che, cadendo ed ingrossando i fiumi, tornano alla loro naturale origine: l’Oceano.

Similmente è l’esistenza individuale degli esseri viventi. La Mente Assoluta è l’Oceano, totalmente indifferente al destino delle singole gocce, menti individuali composte di Io-pensieri. Questa Mente-Oceano ha il potere di contenere tutto ciò che è, con tutte le esistenze relative. Il Potere di questa Mente Assoluta è di generare e contenere in Sé la totalità delle menti-gocce esistenti ed anche di quelle non ancora esistenti, cioè che si formeranno. Non solo, Essa contiene in Sé anche la materia chimica inerte ed insensibile che è una trasformazione grossolana dell’energia mentale. 

Ad esempio, il cibo non ha un’anima senziente però, entrando nel corpo di un individuo ne alimenta anche lo spirito e la mente.

Questo scenario che si ripete eternamente lascia la Mente Assoluta del tutto indifferente a ciò che accade nel particolare, cioè nelle miriadi di menti relative ed individuali. Questo ripetitivo ciclo di apparizioni e sparizioni delle menti individuali, persiste proprio per il Potere della Mente Assoluta che non può interrompere il meccanismo fintanto che le stesse menti relative non riconoscano la loro Identità Reale. 

In ogni caso, essendovi una mutua compenetrazione tra Assoluto e relativo, non sussiste alcun disturbo tra le due Realtà. Il relativo vive la sua vita con l’individualità misurata nel tempo e nello spazio, confrontandosi con la dualità e l’alterità. Al contrario, l’Assoluto resta totalmente imperturbato dall’attività delle microscopiche menti-Io, le quali si muovono in uno Spazio che non aumenta né perde alcun frammento della sua Totalità.

Questo sarà possibile comprenderlo intuitivamente soltanto quando, grazie alla Meditazione, la nostra mente umana saprà aprirsi alla Saggezza-Prajna che può sondare l’Assoluto. Questa Intuizione Profonda è il solo canale con cui l’Assoluto permette alla mente relativa la conoscenza di Sé, ed è la nostra sola possibilità di liquefarci nella stessa Mente Assoluta, pur restando nella relatività della vita ordinaria. Così un essere umano può aprire la sua mente alla Buddhità pur restando un normale essere pensante. Per questo si dice che non vi è nessuna differenza sostanziale tra i Buddha Illuminati e gli esseri cosiddetti ordinari. Proprio perché l’essere ordinario, quando ha ben compreso e realizzato questo, è immediatamente un Buddha mentre, se ne è ignorante o non lo comprende, allora non sa di esserlo, e ciò lo costringe all’ordinarietà della persona comune.

Aliberth  (al secolo Alberto Mengoni)

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giovedì 28 settembre 2017

NRO - Preti, mullah e rabbini al lavoro per costituire una nuova/vecchia fanta-religione mondiale


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"Buone notizie dal vaticano", è il titolo di un racconto breve di fantascienza in cui si immagina l’elezione del primo papa “bionico”, anzi un vero e proprio robot.  Questo nuovo papa, secondo l'autore,  sarebbe stato il garante di una nuova dottrina sincretica, un vero papa "giusto", poiché essendo una “macchina” poteva assicurare la necessaria equanimità religiosa.


Verso la fusione della triade e nascita della nuova fanta-religione sincretica "sion-muslim-cristica"

Certo che alla fantascienza religiosa ci stiamo sempre più avvicinando, in questi ultimi anni la storia dei papi si è arricchita di un papa dimissionario, che peccava di credibilità, e di un papa bis che invece rafforza la “fede” con messaggi eclatanti. Tanto eclatanti che i “fedeli” spesso restano a bocca aperta come pesci fuor d’acqua.

L’ultimo annuncio è quello  relativo alla ritrovata fratellanza con i padri israeliti  nonché  all'accettazione teologica della dottrina del cugino Maometto.

Ma forse non è fuori luogo l'amore di Bergoglio per i "mori", infatti lo stesso Bergoglio, viene definito “papa nero”  in quanto appartenente all’ordine dei gesuiti,  il  cui  superiore generale, per il colore della tonaca che indossa e in quanto eletto a vita, è proprio come il pontefice di Roma.

Alcuni osservatori ritengono  che le  "aperture" dottrinali  di Francesco sottintendano  la formazione di una nuova forma di religiosità... che molto si discosta dalla tradizionale fede cattolica, fino al punto di spingersi verso quella fantascientifica  "chiesa universale sincretica" che unisca giudei, musulmani e cristiani, un "New Religious Order" in sintonia col NWO.

Ma  se ciò dovesse avvenire sarebbe  necessario che papa Francesco si spogliasse delle vesti di papa…. adattandosi ad una posizione secondaria, se non terziaria….

Questo significa che la chiesa cattolica dovrebbe rinunciare ad ogni supremazia gerarchica,  ad ogni struttura organizzata in veste economica e statale, ad ogni imposizione teologica e dottrinale, lasciando tale gestione ai "fratelli maggiori", i veri eredi del credo biblico, insediati saldamente a Gerusalemme.

Ebbene forse è esattamente quello che avrebbe voluto fare un tal messia Gesù se non fosse stato mal interpretato da un certo Saulo di Tarso...

Ed i laici, in tale marasma, che fine faranno?

Paolo D'Arpini

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Comitato per la Spiritualità Laica
Via  Mazzini, 27 – Treia (Mc)
Tel. 0733 216293 - email: spiritolaico@gmail.com


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mercoledì 27 settembre 2017

Karma e illuminazione nel senso buddista


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“E' possibile essere felici senza essere “qualcuno”? Che valore viene attribuito, dal Buddhismo, al ruolo sociale e all'azione? I paradossi di una filosofia in cui la felicità è praticabile nell'assenza di "identità"…


Il passato che non passa

La parola Karma, ormai entrata nel nostro lin­guaggio comune, viene per lo più associata alla parola "reincarnazione", ovvero al concetto di viaggio dell'a­nima attraverso vite diverse. Tuttavia il termine Karma, nelle filosofie orientali e in quella buddhista in partico­lare, ha un'accezione ben più complessa: esprime l'idea che ciò che siamo in questo momento è una somma esponenziale di tutti i momenti di esistenza del nostro passato, anche antecedenti alla nostra venuta in questo mondo. Una lettura estremamente rigorosa della legge di causa ed effetto, quindi. 


Trasportata sul piano indivi­duale, questa legge fa sì che una continuità progressiva di tendenze, pensieri, azioni e volizioni produca poi una condizione di "status quo" riconoscibile come l'attuale stato di esistenza della persona. Il fatto che ognuno di noi si trovi in una determinata sfera sociale, culturale, politica e lavorativa o addirittura in una precisa condi­zione psicofisica sarebbe quindi il frutto delle azioni svolte sia in questa che in altre vite precedenti, vissute magari sotto altre forme e con destini diversi. 

Già al momento della nascita, secondo la visione buddhista, ci sarebbero dei "contenuti" - memorie, desi­deri - che condizionano la persona nella quale l'anima si è "incarnata". Il ruolo che assumiamo, quindi, rap­presenta il coagulo di questi contenuti, ma diventa a sua volta "produttore" di contenuti che influiscono sulla nostra vita attuale e futura. E' possibile, cioè, che il livello in cui la nostra mente attualmente si trova possa condizionare quasi totalmente la nostra vita attuale, ma anche che a sua volta la mente possa essere condizio­nata dal ruolo che, di conseguenza, assumiamo. E’ anche possibile che lo stato di manifestazione attuale sia uno stato di attesa, una condizione di limbo, in cui la nostra potenzialità mentale, magari molto elevata, aspetti soltanto una situazione particolare, una fulminea maturazione di una causa pre-esistente, per far emer­gere, da uno stato, per così dire, ibernato o congelato, una straordinaria capacità di Autocoscienza.

Il potere dell'identificazione

La legge di causa ed effetto influisce anche sul rap­porto tra il ruolo nel quale siamo identificati e il nostro "sostrato" interiore. Quanto maggiore sarà l'identifica­zione nel ruolo, tanto meno saremo capaci di ricono­scere "ciò che siamo realmente". La nostra essenza uni­versale, chiusa in un involucro, non riuscirà a manifestarsi alla coscienza. Ciò che il Buddha chiama "ignoranza" è proprio questa forma di imprigionamento della coscienza nei contenuti mentali: saremmo tutti potenziali Buddha se non fossimo vittime di un primordiale errore (peccato originale?) che ci impedisce il riconoscimento della nostra vera natura. Attraverso l'esperienza nella vita in questo mondo si sono formati, nella nostra mente, dei parametri di appartenenza a questo o quel "normotipo". Noi ci vediamo e ci sentiamo come maschi o femmine, gio­vani od anziani, italiani o stranieri, maestri o discepoli, intelligenti o incapaci, ricchi o squattrinati, socialmente arrivati o ansiosi di arrivare. Insomma, nella nostra manifestazione socio-antropologica, ci autorappresen­tiamo attraverso delle categorie di appartenenza e ci identifichiamo in queste.

Nella visione buddhista dell'esistenza, al contrario, a queste categorie viene riconosciuto un valore mera­mente convenzionale o relativo dato che, dal punto di vista assoluto o ultimo, nessuna qualità risulta immuta­bile o permanente ed ogni cosa viene considerata solo in relazione al suo opposto. Il metodo buddhista, basato sull'attenta osservazione di ciò che nel mondo fenome­nico accade, conduce alla puntuale constatazione che, nel tempo, ogni cosa si trasforma nel suo opposto: il piacere nel dolore, il bene nel male, la gioventù in vec­chiaia. L'aspirazione allla evoluzione della coscienza porta naturalmente a non considerare come punto di riferimento il mondo delle forme in divenire. Di conse­guenza, più vi è crescita a livello interiore e più si perde interesse verso i ruoli sociali e una posizione di potere.

La libertà di non essere

Tutto ciò può essere esemplificato dalla proverbiale indifferenza dei "saggi" e degli "illuminati" nei riguardi del loro ceto di appartenenza. Lo stesso Buddha, che al suo tempo era conosciuto col nome di Siddharta Gotama. era figlio di un re ma non ci pensò due volte a gettare le sue vesti di principe. Quando poi, dopo il suo lungo training di purificazione, Siddharta Gotama arrivò a concepire la sua natura ultima e diventò il Buddha (l’Illuminato), non alimentò nessun rimpianto verso il luccichìo della reggia patema e visse come un asceta e monaco vagabondo insieme ad altri "miserabili" com­pagni. 


Anche nella tradizione cristiana, San Francesco è un altro esempio radicale e addirittura "scandaloso" di questa indifferenza. Ma ci sono stati pure casi di uomini di umili condizioni che, seppur trovandosi fortuitamente ad occupare posti di estremo prestigio, non si sono lasciati sedurre dal fascino del potere. Famosa è, nel Buddhismo Zen, la figura di Hui Neng, cuoco analfa­beta, che vivendo serenamente come un "buddha in incognito" viene scelto dal Quinto Patriarca come suo successore, senza che ciò muti il suo atteggiamento umile e compassionevole.

Tuttavia è pur vero che, anche volendo abbandonare ogni "gloria mondana", si può incappare nella più insidiosa ricerca di "gloria spi­rituale". Potere spirituale e potere temporale hanno camminato per secoli di pari passo. Essere in un posto di comando e per lo più avere il prestigio di rappresen­tare dio in terra è stato (e forse è ancora) il sogno ambi­zioso di molti uomini di religione, sia in Oriente che in Occidente. Vi è poi un'altra forma più sottile e più occulta di "scalata spirituale", quella che spinge molti individui, in cerca di una identità valorizzata, a gettarsi con fanatico fervore nelle vie spirituali per poter dichiarare un'appartenenza a qualcosa (un gruppo, un'idea), per lo più, un quaJcosa di "molto elevato". Questa adesione dell’ immaginario alle "cose spiri­tuali" è una forma di identificazione che non facilita affatto l'incontro e il senso di unione con l'altro.

Naturalmente il vero ricercatore spirituale conosce questa eventualità e parte del suo lavoro interiore consiste proprio nel sorvegliare tutte quelle tendenze che lo spingerebbero ad usare per scopi egoistici i poteri mentali acquistati attraverso le pratiche meditative.

La felicità senza desideri

La mente, come asserisce il Dalai Lama, è la "fonte di tutte le felicità, la creatrice di tutti i buoni propositi, oppure, se mal usata, la generatrice di tutte le disgrazie". Nell'ottica buddhista, il giudizio non è la somma facoltà, e la mente che lo produce non è il ‘principio ultimo’. Dietro alla mente esiste uno sguardo neutrale, privo di giudizio, che osserva l'incessante movimento del pensiero. La pratica spirituale consiste nel cercare di mettere a fuoco la realtà dal punto di vista di quello sguardo neutro.

In questo stato di pura attenzione, la stessa immagine che abbiamo di noi, cristallizzatasi negli anni attraverso una scansione abitudinaria di pensieri/azioni può mutare ai nostri occhi. La nostra persona, il ruolo che occupa nella società, possono assumere infine la proporzione di semplici accadimenti. La ricerca di identità sociale può estinguersi per lasciare spazio, a poco a poco, a una ricerca di Identità (o non-identità) Assoluta, al di là dei nomi e delle forme. Una volta cessata la corsa alla "gloria", al prestigio e all'attenzione degli altri, è possi­bile trovare una felicità senza desideri nella consapevo­lezza di essere non solo una persona, ma di essere con­temporaneamente la Vita di tuttigli uomini.

Al cuore della filosofia buddhista non c'è la pro­messa della visione di un Paradiso fantastico o della realizzazione dei propri "sogni". Al contrario, il mondo delle immagini (e quindi delle illusioni) deve svuotarsi, a poco a poco, per lasciare spazio ad una beatitudine spoglia di oggetti o contenuti. Per questo il Buddhismo, nel suo messaggio autentico, si diffonde tra gli "incre­duli". C'è infatti una incredulità costruttiva, che può assurgere a vera e propria pratica di vita: incredulità rispetto a valori come immagine, potere, prestigio; incredulità nella possibilità di poter contrastare questi valori con una ideologia.

In un'epoca di deserto idealistico, il Buddhismo è diventata una filosofia di azione per chi si sente stretto nel suo ruolo ed è consapevole di non poter risolvere questo senso di non-identità creandosi un'altra rappre­sentazione di sé e del mondo. Come sostiene Aurobindo, contem­poraneo filosofo indiano, l' "uomo ordinario" con la forza della pura motivazione può diventare consapevole della sua natura divina semplicemente non rivolgendo "attenzioni" al proprio ego, vorace e distruttore, ma praticando l'atten­zione per registrare e osservare i propri stati mentali.

Ciò implica un graduale cammino di liberazione dai rapporti di causa/effetto, ovvero dalla legge karmica. In questa ottica di liberazione, il pensare e l'agire nel mondo diventano necessari strumenti obbligatori. Infatti, se è vero, secondo la dottrina buddhista, che noi siamo il frutto di ciò che siamo stati, ciò non significa che non possiamo dare una direzione volontaria al nostro destino. Al con­trario, secondo questa visione, abbiamo la possibilità di annullare completamente il propagarsi delle cause delle vite precedenti e modificare la nostra condizione, colti­vando pensieri e azioni diverse, irradiando il nostro stato di libertà (dalle cause) nel mondo con azioni spas­sionate, senza tornaconto personale. Ed è così che l'in­differenza verso il proprio ruolo sociale si traduce, nell'adesione alla filosofia buddhista, in una pratica sociale disinteressata, attiva, intesa come "servizio" agli altri e alla Vita.

Alberto Mengoni  




(Dalla Rivista “OLIS”- Novembre 1994)



“Tutti gli uomini sono Buddha

tutti gli uomini hanno mille occhi singoli…

occhio vivido, occhio acuto, occhio intelligente,

occhio scrutatore, occhio presbite, occhio miope,

occhio astigmatico, occhio strabico, occhio del desiderio,

occhio stanco di guardare, occhio ipercritico, occhio superficiale,

occhio rapace, occhio supplice, occhio invidioso, occhio rabbioso,

occhio calmo, occhio profondamente pensoso, occhio indagatore,

occhio amoroso, occhio generoso, occhio benigno, occhio compassionevole,

solo occhi compassionevoli, in tutto fanno centotredici.

Chi osa guardare i mille occhi è preso dal capogiro e da vertigine

guardandone i 999 dolorosi come il fuoco, dolorosi come la montagna

proprio sopra l'altopiano, che bollendo troppo a lungo

fa aprire sulla fronte il primo dei mille occhi…

grande saggezza, grande stupidità, grande gioia

grande volta celeste,grande miseria.

Così disse in uno sguardo


(Tratto da: Wang Meng, Pensieri vaganti nel Tibet, Scheiwiller, Milano 1987)

martedì 26 settembre 2017

Italia al confessionale - "mea culpa mea culpa mea maxima culpa"


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Che la nostra Nazione si sia riempita di persone “importanti” non all’altezza del loro compito è purtroppo una constatazione che non può tacersi.
Anche nel Mondo ci sono molti inadeguati ed è motivo di tante crisi. Osserviamo un Macron, un Trump, una May per non parlare del pazzo in Corea del Nord per cui ci viene da dire: aridatece Eisenhower, Adenauer, de Gaulle, Pio XII ed anche Krusciov.
Ognuno di loro, nei primi anni del secondo dopoguerra collaborarono alla ripresa delle loro nazioni, quindi dell’intera umanità e ne preservarono, anche se a loro modo, la pace.
Oggi chi c’è?
In Italia, un intero governo non è all’altezza della grave situazione di crisi nella quale siamo e nella quale dovremo restarci per molto tempo.
Certo, nessuno pensi seriamente che un Ministro dell’Istruzione con la licenza media possa risollevare l’insegnamento, un Ministro guardasigilli, senza laurea con il solo merito essere stato dirigente locale del PCI a suon di fantomatiche riforme, possa dare almeno un sollievo alla crisi della giustizia e cosi anche un perito agrario, dirigente delle Coop, i problemi del lavoro, tralasciando un certo funzionarietto di partito dal nome Martina che sta affossando l’agricoltura con la prosopopea di risollevarla.
Di certo un’azzoppata Merkel, un trasformista Macron ed una disorientata Teresa May ed un ex primo ministro (parliamo Jean-Claude Juncker) di uno stato da operetta quale è il Lussemburgo che si connota come “paradiso fiscale” all’interno dell’Europa, potranno mai farci uscire dalle secche nella quale è incagliata la nave Europa.
Si sperava nel Papa Francesco, al secolo Jorge Bergoglio, ma anche qui ci si trova di fronte ad un personaggio inadeguato a ricoprire la carica di supremo capo spirituale della Chiesa Cattolica.
Che delusione!
In Vaticano, quindi, abbiamo una specie di Virginia Raggi come in Campidoglio!
Come quest’ultima, il parroco-vescovo chiamato in Vaticano a fungere da Papa, come una maledizione sulla città di Roma a destra e sinistra del Tevere, dimostra giorno per giorno la sua inadeguatezza a reggere la carica.
Il Bergoglio, anziché difendere la Chiesa, la sacralità dei sacramenti, la liturgia, ora per ora piccona lo splendido lavoro dei suoi predecessori, crea divisioni tra i cattolici ed i credenti e con atteggiamenti tutt’altro che diplomatici che qualunque capo di stato deve mantenere, volgarizza un’istituzione che regge da 2000 anni e che appunto regge per la sua tradizione e maestosità.
Altro che Pontefice massimo!
Al minimo del più modesto curato di campagna! Anzi, nemmeno questo straparlerebbe con vari giornalisti (anche notoriamente “mangia preti, vedi per Scalfari, la Bonino) ed accetterebbe di essere criticato proprio in materia di dottrina e morale cristiana.
Bergoglio ha ridicolizzato il sacramento del matrimonio, pone dubbi sulla presenza di Cristo nell’Eucarestia, ha consentito una riforma liturgica ad libitum di ogni diocesi (La Curia romana, per esempio, non controlla più la liturgia della Santa Messa nelle varie lingue).
Un Papa che parla solo di accoglienza migranti, ma dimentica di condannare l’aborto, l’eutanasia ed ogni altra pratica contraria al credo cattolico, non è tale. Così come non accetta una fraterna correzione che gli proviene da larghi importanti strati del mondo cattolico, facendo strame della Curia romana che da millenni regge la Chiesa e l’ha protetta dal maligno in ogni dove l’ha tentata di colpire, anzi è compiacente con l’islamismo e tiene feeling con il protestantesimo.
Speriamo che la profezia di Malachia non si avveri, ma segni pericolosi già si avvedono.
Domenica mi andrò a confessare per quello che ho oggi scritto sul Papa, ma, come si dice a Roma: “quanno ce vo’, ce vo’”.

Andrea Stefano Marini Balestra

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lunedì 25 settembre 2017

PD e M5S – Ci sono primarie e primarie… ma è sempre la solita sòla


Il sistema delle primarie non aiuta la democrazia, aiuta solo le lobbies e le mafie. L’ultima riprova l’abbiamo avuta con le primarie telematiche grilline in cui 31.000 persone, un terzo di quelle titolate al voto, hanno impalmato di maio come candidato alla presidenza del consiglio alle prossime elezioni politiche. Insomma una minoranza “oligarchica” ha deciso chi deve andare a comandare, se il m5s risultasse vincitore, cosa sempre più improbabile vista la delusione crescente da parte dei simpatizzanti.
Di maio è stato già paragonato a tsipras, la porta aperta alla usurocrazia mondialista. Soprattutto dopo essersi rimangiato tutte le precedenti dichiarazioni in merito alla posizione del movimento riguardo alla UE, alle banche, alla NATO, etc. “Chi dice di combattere la dittatura dall’interno è già complice”. Disse Salvador Allende.
Insomma di maio, prontamente unto dal grillo, si prefigura come un nuovo renzie, un bambinone nullafacente pescato dal cappello di chi veramente “conta”. Ed anche i 5 stelluti meno ingenui, quei due terzi che non hanno partecipato alle primarie telematiche, hanno già iniziato a capirlo e si interrogano con sconforto sul come l’illusione di un cambiamento in meglio stia trasformandosi in una ulteriore caduta nel peggio. Ma si sa che al peggio non c’è mai fine. Ed è diventato sempre più evidente negli ultimi anni, da quando cioè sono state stravolte le regole elettorali: prima la scomparsa del proporzionale, poi la scomparsa delle preferenze, poi l’istituzione del premio di maggioranza ed infine il sistema delle primarie. Le primarie, una scopiazzatura del sistema USA, furono iniziate dal pd, in forma aperta a tutti, e successivamente imitate dai 5 stelli in forma riservata ai titolati e notabili.
Ma, nello stesso PD, del rischio delle primarie aperte già nel 2013 ne parlò Ugo Sposetti: «Anche un delinquente. Anche un evasore fiscale, un truffatore, un violentatore di minorenni. Con queste regole può votare il primo che passa. Tutti possono votare: con due euro e con queste regole anche persone di questo tipo se lo possono permettere. Sono le regole che sono sbagliate. Un congresso, un confronto si deve avere con una base certa, definita tre mesi prima che inizi il congresso. Non puoi essere lì la mattina. È la degenerazione della politica italiana, la degenerazione degli apparati. Se ci fossero stati gli apparati, queste cose non sarebbero successe».
Purtroppo il male delle primarie aperte è anche maggiore di quanto previsto dal tesoriere liquidatore del compianto PCI, infatti abbiamo visto che renzie, un perfetto incapace scelto dalle banche, è potuto assurgere a capo del governo con le “preferenze” indicate ai gazebo, dove hanno votato extracomunitari pagati dalle lobbies, amici del berlusca, disgraziati del sottogoverno ed umanità varia da corte dei miracoli. I risultati li abbiamo visti… Mai la deblacle della democrazia e dei diritti fu più disastrosa da quando al timone del PD è stato posto il “rottamatore”.
Ora renzie ha perso molto smalto e il pd è in caduta libera, continuano a sostenerlo solo quelli che ci campano sopra e dentro. Da qui la necessità di un nuovo “change”. Et voilà, per abituare il popolo al potere dei pochi, ecco che arrivano le primarie del m5s che con soli 31.000 voti benedicono il prossimo incapace, ma ubbidiente ai dettami, al governo d’Italia.
Ma consoliamoci, potrebbe andare anche peggio, potrebbe ritornare in tolda il “caimano”. Per questo prevedo che il numero degli astensionisti alle prossime elezioni sarà in aumento vertiginoso.
Peccato, la democrazia è morta, a causa di una “mutazione” della democrazia. Siamo alla repubblica dei filosofi, descritta da Platone, in cui sbarazzarsi di ogni parvenza di volontà popolare.

Paolo D’Arpini


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domenica 24 settembre 2017

Laicità e libertà spirituale

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Il significato stesso di “laicità” impedisce l’assunzione di un modello, di un pensiero definito e specifico. Ciò vale anche per la cosiddetta Spiritualità Naturale o Laica, che è sincretica nell’accettazione delle varie forme di pensiero ma non riveste i panni di alcune d’esse, si tiene in sospensione, in una condizione di trascendenza.

Ovviamente la laicità per essere genuina deve essere distaccata persino dal concetto stesso di “laicità” ovvero non deve considerare questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità.
Ciò è comprensibile se osserviamo i vari aspetti della spiritualità nel dominio dell’esperienza diretta e quindi dell’indescrivibilità del suo processo conoscitivo. In un certo senso la “laicità” è una forma di osservazione che denota assoluta libertà, una libertà che non può essere mai racchiusa in una descrizione. E d’altronde come potremmo mai descrivere il significato di “consapevolezza di Sé”?
Ma dal punto di vista dell’intelletto una certa “immagine” è possibile evocarla, in quanto il termine “Spiritualità Laica” rappresenta di per se stesso un concetto, un contenitore, in cui inserire tutte quelle forme “libere” di spiritualità sperimentate dall’uomo: taoismo, zen, non-dualismo…
Siamo coscienti di muoverci nell’ambito della concettualizzazione dobbiamo perciò far riferimento all’agente primo indicato con l’idea di spiritualità: l’Io.
Se partiamo dalla comprensione di ciò che viene osservato -esterno od interno- non possiamo far a meno di riscontrare che ogni “percezione” avviene per tramite della mente. La mente non può esser definita fisica, anche se utilizza la struttura psicosomatica come base esperenziale, la natura della mente è sottile, è lo stesso pensiero, ed ogni pensiero ha la sua radice nell’io. Quindi l’unica realtà soggettiva ed oggettiva attraverso la quale possiamo dire di essere presenti è questo io.
Chiamarlo “spirito” è un modo per distinguerlo dalla tendenza identificativa con il corpo, ed è un modo per ricordarci che la “coscienza” è la nostra vera natura. Quell’io – o spirito- che è la sola certezza che abbiamo, è l’unica cosa che vale la pena di conoscere e realizzare. Malgrado la capacità proiettiva della mente, capace di dividersi in varie forme, mai può scindersi quell’io radice da noi stessi. L’io è assoluto in ognuno.
Allora la spiritualità è il perseguire coscientemente la propria natura, il proprio io. Spiritualità laica è il riconoscere questo processo in qualsiasi forma si manifesti.
C’è equanimità e distacco, non proselitismo sul metodo praticato (appendice marginale della ricerca). Questa visione laica ha in sé una capacità sincretica ma anche la consapevolezza dell’insignificanza della specificità della forma in cui l’indagine si manifesta. Si comprende che ogni “modo” è solo un’espressione dello stesso processo in fasi diverse. Il percorso cambia con le necessità del momento e con le pulsioni individuali.
E’ la sincerità, onestà, perseveranza, che importano. Non ci sono pensieri, gesti, riti, dottrine da privilegiare. I flussi passano la sorgente è perenne. Sii ciò che sei, diceva un saggio dell’India, ed uno dell’occidente rispose: Conosci te stesso. In questo girotondo intorno al sé ogni strada è buona per stare in cerchio. Ma per andare al Centro..?
Occorre una conferma al nostro esistere? No di certo, perché lo sappiamo senza ombra di dubbio. Perciò questa coscienza-esistenza non può appartenere ad alcun credo, non è massonica, ebrea, cristiana, musulmana, è la vera ed unica “realtà” condivisa da ognuno. A che pro quindi cercare un riscontro – in forma di riflesso- se ci separa nello spirito? Le etichette sono inutili. E forse lo è anche questa della Spiritualità Laica, se non sottintendesse la futilità di ogni etichetta.
Paolo D’Arpini
D_Arpini

sabato 23 settembre 2017

USA in Siria - Volli, volli, fortissimamente volli (la guerra)


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L’aspetto principale della stagione politica che stiamo vivendo è costituito  dalla guerra. Gli Stati Uniti d’America sono strettamente coinvolti con il problema della guerra. Come sappiamo, le forze armate americane, che nessuno ha mai invitato ad intervenire in Siria, continuano ad attaccare le posizioni dell’esercito siriano. *
* Questo a tutto vantaggio  delle milizie dell’ISIS e di Al Nustra, per i quali gli americani svolgono di fatto un’attività di consulenza, oltre che di armamento, sebbene ufficialmente dicano di combatterli.
Ma  bombardare soldati siriani non significa soltanto dichiarare guerra alla Siria, ma anche alla Russia, impegnata al fianco di Assad. La misura è colma.*
*Certo i vertici americani hanno  dichiarato che si è trattato di un errore e hanno chiesto alla dirigenza russa di non lasciarsi prendere dall’emozione. Ma gli americani possono stare tranquilli, perché grazie alla moderna tecnologia tramite i satelliti è possibile seguire quanto accade sul terreno da un desktop. Tecnicamente non possono essersi semplicemente confusi. E cosa più importante: se ti avessero detto che si stavano preparando a bombardarti, e tu non hai detto niente, allora vuol dire che tu eri d’accordo?*
*E’ evidente che gli Stati Uniti si stanno preparando una guerra contro la Russia. *
*Tali incidenti di frontiera somigliano molto ad operazioni effettuate per sondare un’eventuale reazione. Che fa a questo punto Putin? Il Cremlino reagisce? Il punto di non ritorno non è ancora stato raggiunto, ma la reazione di Mosca non sta a dimostrare che tanti russi sono pronti ad uno scontro diretto, frontale, con la NATO e gli Stati Uniti? E’ questa la vera ragione per la quale è stato sferrato l’attacco contro l’esercito siriano.*
*Quindi la situazione, in questo momento, è molto, molto grave. Gli ideologi della NATO e i globalisti americani, ormai sull’orlo dell’abisso, hanno bisogno della guerra ora. Di una guerra contro di noi. Non tanto per conseguire la vittoria: ciò che interessa loro è lo stato di guerra in sé. Questo è l’unico modo attraverso il quale possono prolungare il loro dominio e spostare l’attenzione degli americani e del mondo intero dalla loro serie infinita di fallimenti e di crimini. Il gioco dei globalisti è stato ormai scoperto. Presto dovranno cedere il potere e comparire davanti al tribunale della storia. Solo una guerra può salvarli.*
*Ma che dire di noi? Noi (Russia-ndr) non vogliamo la guerra. Né oggi, né domani, né mai. Nella nostra storia noi non abbiamo mai desiderato la guerra. Ma abbiamo sempre combattuto e, in effetti, non abbiamo quasi mai perso. Certo abbiamo sopportato perdite terribili e sacrifici colossali, ma alla fine abbiamo vinto. E vogliamo continuare a vincere. Se non fosse stato così, oggi non saremmo una nazione così grande e libera dal controllo straniero. *
*Ma questa volta è necessario guadagnare tempo, il più possibile. Gli americani hanno sostanzialmente attaccato le nostre posizioni, come i georgiani a Tskhinvali nell’agosto del 2008. I Russi sono sotto il fuoco nemico e questo non può essere ignorato. La nostra reazione è stata estremamente cauta ed equilibrata. Abbiamo detto ciò che pensiamo di questo atto di aggressione americano, ma con termini molto posati. *
*La fatalità della situazione, però, sta nel fatto che se Washington decide di optare per la guerra in questo momento, noi non possiamo impedirlo. Se dovessero continuare a ripetersi episodi di aggressione noi saremo costretti ad accettare la sfida e a scendere in guerra, o ammettere consapevolmente la sconfitta. *
*Questa volta, l’esito finale della lotta per la pace, che è come sempre il nostro obiettivo ed interesse, non dipende da noi. Abbiamo davvero bisogno di mantenere la pace. Dopo, tutto sarà più semplice. Ma il colosso al collasso ci concederà questo tempo?*
*Dio non voglia che accada. Ma chi poteva pregare, ha pregato alla vigilia della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. In ogni caso il nostro obiettivo è sempre e solo la vittoria. La nostra vittoria. *
*Gli americani stanno bombardando i nostri ragazzi. La Terza Guerra Mondiale non è mai stata così vicina.*
Stralcio di un articolo di Alexander Dugin 
Fonte: Katehon

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venerdì 22 settembre 2017

Laicità e spiritualità aldilà di ogni credo e di ogni etichetta



Il significato stesso di "laicità" impedisce l'assunzione di un modello, di un pensiero  definito e specifico.  Ciò vale anche per la cosiddetta Spiritualità Naturale o Laica, che  è sincretica nell'accettazione delle varie forme di pensiero ma non riveste i panni di alcune d'esse, si tiene in sospensione, in uno condizione di trascendenza. 

Ovviamente la laicità per essere genuina deve essere distaccata persino dal concetto stesso di "laicità" ovvero non deve considerare questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità. 

Ciò è comprensibile se osserviamo i vari aspetti della spiritualità nel dominio dell'esperienza diretta e quindi dell'indescrivibilità del suo processo conoscitivo. In un certo senso la "laicità"  è una forma di osservazione  che  denota assoluta libertà, una libertà che non può essere mai racchiusa in una descrizione. E d'altronde  come potremmo mai descrivere il  significato di "consapevolezza di Sé"? 

Ma dal punto di vista dell'intelletto una certa "immagine" è possibile evocarla, in quanto  il termine  "Spiritualità Laica" rappresenta di per se stesso un concetto, un contenitore, in cui inserire tutte quelle forme "libere" di spiritualità sperimentate dall’uomo: taoismo, zen, non-dualismo... 

Siamo coscienti di muoverci nell'ambito della concettualizzazione dobbiamo perciò far riferimento all’agente primo indicato con l’idea di spiritualità: l'Io.  

Se partiamo dalla comprensione di ciò che viene osservato -esterno od interno- non possiamo far a meno di riscontrare che ogni “percezione” avviene per tramite della mente. La mente non può esser definita fisica, anche se utilizza la struttura psicosomatica come base esperenziale, la natura della mente è sottile, è lo stesso pensiero, ed ogni pensiero ha la sua radice nell’io. Quindi l’unica realtà soggettiva ed oggettiva attraverso la quale possiamo dire di essere presenti è questo io. 

Chiamarlo “spirito” è un modo per distinguerlo dalla tendenza  identificativa con il corpo, ed è un modo per ricordarci che la “coscienza” è la nostra vera natura. Quell’io – o spirito- che è la sola certezza che abbiamo, è l’unica cosa che vale la pena di conoscere e realizzare. Malgrado la capacità proiettiva della mente, capace di dividersi in varie forme, mai può scindersi quell’io radice da noi stessi. L’io è assoluto in ognuno. 

Allora la spiritualità è il perseguire coscientemente la propria natura, il proprio io. Spiritualità laica è il riconoscere questo processo in qualsiasi forma si manifesti. 

C’è equanimità e distacco, non proselitismo sul metodo praticato  (appendice marginale della ricerca). Questa visione laica ha in sé una capacità sincretica ma anche la consapevolezza dell’insignificanza della specificità della forma in cui l’indagine si manifesta. Si comprende che ogni “modo” è solo un’espressione dello stesso processo in fasi diverse. Il percorso cambia con le necessità del momento e con le pulsioni individuali. 

E’ la sincerità, onestà, perseveranza, che importano. Non ci sono pensieri, gesti, riti, dottrine da privilegiare. I flussi passano la sorgente è perenne. Sii ciò che sei, diceva un saggio dell’India, ed uno dell’occidente rispose: Conosci te stesso.  In questo girotondo intorno al sé ogni strada è buona per stare in cerchio. Ma per andare al Centro..? 

Occorre una conferma al nostro esistere? No di certo, perché lo sappiamo senza ombra di dubbio. Perciò questa coscienza-esistenza non può appartenere ad alcun credo, non è massonica, ebrea, cristiana, musulmana, è la vera ed unica “realtà” condivisa da ognuno. A che pro quindi cercare un riscontro - in forma di riflesso- se ci separa nello spirito? Le etichette sono inutili.  E forse lo è anche questa della Spiritualità Laica, se non sottintendesse la futilità di ogni etichetta. 

Paolo D'Arpini

mercoledì 20 settembre 2017

Satori - Il vuoto dell'io e la conoscenza di Sé...


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La Conoscenza del Sé, in termini zen definita "satori",  non è descrivibile a livello intellettuale, quindi tentare di darne qui una descrizione è azzardato e fuori luogo. Allo stesso tempo è importante fare chiarezza su questa "conoscenza" che non comparabile alla comprensione empirica, anche se non esclude questa comprensione (basata cioè sulla percezione sensoriale).

Possiamo dire che l'auto-conoscenza o satori non è una intuizione e nemmeno il risultato di un ragionamento religioso, non è una oggettivazione e nemmeno una trascendenza. Non è un senso di onnipresenza anche se l'unico agente presente è l'Io.


L'auto-conoscenza è lo stato "naturale" dell'intelligenza-coscienza in cui sia il soggetto che l'oggetto si fondono nell' "esperienza" di un continuum inscindibile,  in cui pur permanendo la consapevolezza questa non è suddivisa in opposti e diversità. Non è quindi una condizione di "vuoto", nel senso che solitamente noi diamo a questo termine in quanto "assenza",  però è effettivamente il vuoto dell'io  (ego) che tende a rapportarsi con le sue stesse proiezioni di "tu, egli,...", etc.

Questo Sé è la luce interiore che disperde le tenebre dell’ignoranza. Colui che conosce il Sé, quindi, non è una persona ma la pienezza dello stato indifferenziato della coscienza, in cui cessa ogni dualismo, ed in cui essa risiede pienamente nella propria natura.


Ciononostante finché la mente umana è preda dell’ignoranza e si identifica con uno specifico nome e forma  (la persona che  immaginiamo di essere) è necessario per noi compiere un processo di ricomposizione (che viene definito “yoga” o "pratica spirituale").  L’energia -o consapevolezza- che consente il risveglio  alla nostra vera natura viene chiamata “guru”  o "maestro" o "grazia" e può manifestarsi davanti a noi  in una forma  per compiere l’alchimia del riconoscimento di Sé, ma  questa non è propriamente separata o altra da noi, essa  è come un personaggio del nostro sogno che provvede a risvegliarci a noi stessi.


Facciamo l’esempio del sogno poiché è il più vicino alla similitudine della dimenticanza di noi stessi, in quanto pura coscienza.  Infatti quando noi sogniamo vediamo innumerevoli personaggi alcuni in antitesi con altri ma realmente essi sono tutti lo stesso sognatore. In questo  sogno -chiamato il divenire- compiamo un percorso nello spazio e nel tempo, un processo trasmutativo della coscienza individualizzata, che in altri termini potremmo anche definire trasmigrazione o metempsicosi.

Rifletteremo ora su questo processo, su questo continuo trasformarci in nuove forme e nomi, il samsara.
Il motore del samsara è il karma -o azione- ma  forse sarebbe meglio dire che è la propensione a compiere l’azione… Secondo la teoria della reincarnazione  il destino di questa vita  è la maturazione del karma più forte delle vite precedenti, con ciò non esaurendo la possibilità di future nascite con altri karma che abbisognano di una diversa condizione per potersi manifestare. Il modo per creare ulteriore karma viene individuato nell’atteggiamento con il quale viviamo la vita presente, ad esempio se  emettiamo pensieri di scontento od eccessivo attaccamento verso gli eventi vissuti.

In se stesso il destino della vita presente  non cambia sulla base degli sforzi da noi compiuti mentre lo stiamo vivendo, è come  un film che sta già nella pellicola,  quindi pensare di modificarne il  contenuto (una volta iniziata la proiezione) è irreale. Possiamo essere consapevoli ed accettare il film -come attenti testimoni- oppure arrabbiarci e commuoverci al suo scorrimento desiderando di modificarne gli eventi con la mente... e così si forma il nuovo karma…
Paolo D’Arpini

martedì 19 settembre 2017

Era il 20 settembre... ricordate?

Roma, 20 settembre 1870,  ricordate? Ricorre l’anniversario della presa di Roma, ovvero si festeggia la breccia di porta Pia attraverso la quale i “nostri” bersaglieri poterono penetrare in città. Il papa Pio IX aveva emesso una scomunica su chi avesse consentito l’accesso degli stranieri nella città eterna.. e siccome i militi piemontesi erano tutti ferventi cattolici e non si trovava nessuno disposto ad accollarsi la maledizione papale, l’ordine di aprire il fuoco e praticare la fessura fu impartito da un ufficiale ebreo, così le anime cristiane furono salve e il merito della presa di Roma restò ai giudei.

Questo fatto simbolico ancora “pesa” sull’unità d’Italia. Sono in molti a criticare quel 20 settembre 1870 che consegnò l’Italia intera ai Savoia. Una dinastia di poca qualità. Ma almeno, con la breccia di Porta Pia è finito questo strazio delle scomuniche papaline! Infatti il 20 settembre si celebra la caduta del potere temporale del papato (o meglio dire il suo ridimensionamento).

Accadde con l’entrata strombettante dei bersaglieri dalla breccia di Porta Pia. “Alla breccia di Porta Pia sono entrati i bersaglieri…” faceva il ritornello della canzoncina allegra che si cantava una volta nelle scuole il 20 settembre, ed io l’ho cantata. Oggi non si canta più comunque la data resta a segnare un momento cruciale della nostra storia patria e dell’affermazione (sia pur per un breve momento storico) dei valori della laicità dello stato: “..perché niun savio dell’avvenire – reo di verità discoperta – s’inginocchiasse a un prete..”. Diceva il poeta evidentemente riferendosi alla disavventura di Galileo Galilei, costretto a piegarsi dinnanzi al papa ed a rinnegare la verità dei fatti per salvarsi la pelle.

Parlando di eretici mi sovviene anche l’eretico per antonomasia, nato il 21 settembre del 1452, Gerolamo Savonarola il quale si scontrò con il papa Alessandro VI (il Borgia) e finì sul rogo… Per lui niente cerimonie di commemorazione anche se Gramsci così lo ricorda: “Chi lo ritiene uomo del medioevo non tiene conto della sua lotta al potere ecclesiastico che voleva rendere indipendente Firenze dal potere feudale della chiesa”.

La storia è solo un racconto. L’angolazione del giudizio sui fatti esaminati dipende solo dalla propensione emozionale a vedere le cose per come le sentiamo vere. Sappiamo però che la storia non è mai quella raccontata e nemmeno quella percepita con le budella.

La storia, anche nella migliore delle ipotesi, è un mosaico di piccoli particolari ed eventi disgiunti che solo all’analisi successiva appaiono consequenziali… ” è comunque fondamentale, assolutamente fondamentale, capire e conoscere i fatti. Non credo al relativismo, credo alla verità e la differenza di punti di vista, nella sua infinita varietà, può essere, tra l’altro, tra due errori, tra un errore ed una verità e tra due verità” (Luca Zolli)

Nella nostra vita abbiamo lo stimolo di rispondere adeguatamente alle occasioni più diverse che ci capitano e non possiamo dire che il filo conduttore sia la nostra volontà di ottenere i risultati che ci siamo prefissati… Succede quel che succede e poi noi esprimiamo il nostro parere: ho fatto questa cosa e mi piace, ho fatto quella cosa e non mi piace… In realtà nessuno fa nulla c’è solo un’intersecazione e commistione di forze diverse che agiscono attraverso di noi. Quel che resta sono i semplici fatti, non le ragioni o le intenzioni. Comunque tendiamo ad esaminare quei fatti con la nostra visione personale ed il nostro senso del giudizio.

La vita è tutta una meravigliosa sorpresa e voler stabilire il suo significato è semplice arroganza! Questa la mia opinione…

Paolo D’Arpini