sabato 1 luglio 2017

Israele e la terza guerra mondiale... la colpa è sempre del gas... (Tamar e Leviathan)



sion uber alles

Cypriot press ha scritto la scorsa settimana di una grande esercitazione militare israeliana-cipriota.

Il video israeliano (qui sotto) mostra una operazione di Commando di Brigata israeliano impegnato in una routine militare di aggressione sui monti  Trodos di Cipro:https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=uvQJfqnPuME

Che cosa è successo? Com’è che i ciprioti – conosciuti per sostenere la causa palestinese – sono diventati una provincia dell’impero israeliano?

La risposta è: Un accordo sul gasdotto Israele-Europa.

All’inizio di aprile abbiamo saputo qualcosa di una proposta per un pipeline sottomarino di 2.000 chilometri che collega i campi di gas situati in mare aperto tra Gaza e Cipro con la Grecia e forse con l’Italia.

L’accordo sul pipeline tra Israele, Italia, Cipro e Grecia lascia fuori sia i turchi che i palestinesi. Mentre Gaza sta affrontando una crisi energetica critica con l’elettricità che viene erogata meno di tre ore al giorno; Israele mira ad accaparrarsi miliardi di dollari con una importante riserva di gas naturale, situata al largo di Gaza e ben all’interno delle acque territoriali palestinesi (supponendo che tale termine esista).


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Yuval Steinitz, Ministro per l’energia di Israele, ha salutato il progetto del pipeline dicendo che dovrebbe essere in funzione nel 2025 come “l’inizio di una meravigliosa amicizia tra quattro paesi mediterranei”. Naturalmente non tutte le nazioni mediterranee collegate sono entrate nell’accordo. Possiamo prevedere che questa sia la ricetta per un disastro: la pipeline e le installazioni per il gas sono solo i primi obiettivi. La regione è volatile. Cipro sta mettendo a rischio la propria sovranità. Potrebbe, in breve tempo, Dio non voglia, diventare il campo di battaglia per spietati operatori globali.

La leadership di Cipro si rende conto di dover diventare una provincia di Israele se vuole disporre di un gasdotto che spedisca il gas naturale palestinese. E come viene mostrato nel video, Cipro ora gode della protezione del suo fratello maggiore israelita. L’esercitazione militare congiunta israeliano-cipriota è stato effettuata per mandare un messaggio alla Turchia e ad altri giocatori della regione: qualsiasi tentativo di interferire con il loro progetto di rubarsi il gas, dovrà prima confrontarsi  con la brutalità militare israeliana.

 
Gilad Atzmon

 
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Fonte  originaria : http://www.thetruthseeker.co.uk

Link: http://www.gilad.co.uk/writings/2017/6/19/jerusalem-nicosia-and-ww3

Fonte secondaria:   comedonchisciotte.org e autore della traduzione Bosque Primario



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Articolo collegato:

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Già nel 2010 avevamo annunciato la strategia israeliana (e le vere ragioni dell’attacco contro la Siria) adesso confermata dalla carneficina contro la Palestina, con il recondito scopo di togliere di mezzo ogni concorrente ed appropriarsi del gas e del petrolio scoperti nelle acque del Mediterraneo orientale (da Egitto a Gaza sino a Grecia e Turchia, passando per Libano e Siria)
Facciamo un passo indietro….
Mediterraneo del sud est. Nel cui sottosuolo si celano ricchezze ancora sconosciute (a noi, ma conosciute a chi sa e vuole appropriarsene per intero..). È ormai chiaro che un giacimento di petrolio e di gas si trova nelle acque del Levante mediterraneo, ed è costituito da più sacche che coprono l’est mediterraneo dal delta del Nilo alla Grecia. Questa scoperta, se ben utilizzata, promette a Israele l’indipendenza energetica per i prossimi cento anni e sta facendo da detonatore a una serie di conflitti che prima affioravano periodicamente e che adesso aumentano di intensità e fino a rendersi permanenti. Ad una situazione politica complicatissima da tre quarti di secolo,dalla nascita di Israele per intenderci, la sorte è andata a versarci sopra una quantità immane di petrolio e gas.
Esiste una Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul diritto del mare che stabilisce i criteri di attribuzione delle risorse sottomarine , ma sia Israele che gli Stati Uniti rifiutarono a suo tempo di firmarlo. Il giacimento si trova nel mare condiviso da Grecia, Turchia, Cipro, Israele, Siria e Libano (a non voler conteggiare la Palestina che con la sua striscia di Gaza può avanzare anch’essa dei diritti).
Cambia completamente la situazione geopolitica del Golfo Persico e del Mediterraneo. I gasdotti e gli oleodotti Nabucco e Southstream, si rivelano investimenti rischiosi dal punto di vista del profitto. La Russia dovrà in futuro puntare più sul mercato asiatico (India e Cina) per i suoi idrocarburi che sull’Europa mediterranea (come si è visto chiaramente dai fatti susseguenti la crisi Ucraina).
Israele che è lo scopritore dei due primi giacimenti TAMAR (2009) e LEVIATHAN (2010) avanza pretese egemoniche sul tutto, ma anche gli altri stati adiacenti sostengono che il mare sul giacimento è anche loro.
Conviene comunque affidarsi a una cronistoria.
Tutto comincia nel 2009 con la scoperta di un giacimento, chiamato poi TAMAR (dattero in arabo e in yiddish) da parte della Noble Energy, partner texano di Israele nella ricerca sottomarina. Il ritrovamento è situato a circa 80 Km a ovest di Haifa. Coi suoi 238 miliardi di metri cubi di gas naturale di eccellente qualità, TAMAR cambio la prospettiva energetica di Israele che fino a quel momento aveva una striminzita previsione di riserve a tre anni più un rifornimento infido dal gasdotto (40% del fabbisogno) egiziano che l’autorità egiziana del Petrolio ha appena disdettato accusando i contraenti di corruzione e di ribasso anomalo dei prezzi. La scoperta – sempre della Noble Energy – l’anno successivo del nuovo giacimento LEVIATHAN che ha ridotto TAMAR a una pozzanghera, ha complicato enormemente il problema, prima solo Israelo-libanese, coinvolgendo tutti i paesi affacciati sul mediterraneo orientale: Egitto, Palestina, Siria, Grecia, Turchia e perfino Puglia e Sicilia.
A questo punto entra in ballo l’USGS (United States Geological Survey) che presenta le sue stime su LEVIATHAN. ”Le risorse petrolifere e di gas del Bacino del Levante sono stimate a 1,68 miliardi di barili e 3450 miliardi di metri cubi di gas. Inoltre, sulla base di studi e perforazioni, l’USGS ha stimato ”le riserve non ancora scoperte del Bacino del Nilo in termini di petrolio e di gas, a 1,76 miliardi di barili e a 6850 miliardi di metri cubi di gas naturale”. Il totale delle riserve del mediterraneo orientale assommerebbe a 9700 miliardi di metri cubi di gas e a 3,4 miliardi di barili (calcoli per difetto).
Ora, in chiave geopolitica, si potrebbe cercare di “supporre” come mai certe cose stanno avvenendo nelle nazioni prospicienti il mediterraneo orientale… Altro detto famoso di un latinista dei tempi recenti è “..a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Allora vediamo che l’Egitto è sotto giunta militare, la Palestina è praticamente cancellata, il Libano diviso e minacciato, la Siria aggredita da bande terroristiche (ben pagate da chi sappiamo), Cipro messa a tacere per i debiti, La Grecia svenduta ed in ginocchio, l’Italia commissariata e sotto ricatto…. Dei paesi che si affacciano sul giacimento di gas resta in piedi la Turchia, fedele alleata USA-israeliana nonché zona di confine con la Russia (quindi da tener buona).
Ovviamente su tutti impera l’accaparratore supremo: Israele!
Paolo D’Arpini
Immagine correlata
Fonte: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2014/07/25/tamar-e-leviathan-i-latini-si-chiedevano-cui-prodest-e-gaza-significa-gas/


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Commento di Paolo Sensini: "La guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq di Saddam Hussein, nel 2003, ha avuto effetti incalcolabili su tutta l'area mediorientale: la vittoria della maggioranza sciita contro la minoranza sunnita e la crescente influenza dell’Iran sul Paese. L’involontario successo iraniano ha allertato tutti i sunniti della regione e ha provocato in Iraq una guerra civile che è ben lungi dall'essere terminata. Adesso per ridimensionare il peso degli sciiti nell'area, di cui fa parte a pieno titolo anche la milizia libanese di Hezbollah, stanno organizzando un attacco a vasto raggio guidato da Arabia Saudita e Israele. Non gli è bastato infiammare tutta la regione con le Primavere arabe e la guerra in Siria che si trascina dal 2011. No, ora gli strateghi da tavolino vogliono incendiare nuovamente il Vicino e Medio Oriente allargando a dismisura le proporzioni del conflitto. Ma a forza di giocare col fuoco c'è il rischio di rimanere bruciati. E questa volta è un rischio molto concreto."

1 commento:

  1. Scrive Jure a commento dell'articolo:
    "Ben argomentato. Ma forse non esaustivo.  Sembra che ai sionisti 'dal Nilo all'Eufrate' non basti più. Se è vero che hanno messo gli occhi e i soldi sulla Grecia.  (anche qui: brava Merkel! Complimenti! Ma .. per chi lavori?). Se non ricordo male un paio d'anni fa si parlava della scoperta di nuovi giacimenti importanti 'al largo di Cipro', Nordovest e Sudovest, su cui stavano convergendo gli interessi di Eni e compagnie cinesi, assieme ai ciprioti. E non va dimenticato l'interesse dei cinesi per il Pireo (come pure per altri porti hub mediterranei, soprattutto adriatici). Nel bel mezzo delle trattative, con delegazione governativa italiana presente al Cairo, è stato massacrato (mossad-crato) Regeni.  In questi due anni l'UE a guida Berlino-Junker-Parigi si è comprata la Grecia, ha fatto fuori Italia e Cina dai giacimenti ciprioti ed egiziani, e dato in pasto il tutto ad Israele.  Sui vetri delle sedi PD, CGIL, Pacifisti vari c'è ancora il cartello giallo sbiadito 'verità per Regeni'. Per loro fortuna le loro truppe non sanno quel che tale verità potrebbe svelare..."

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