sabato 11 marzo 2017

La moneta prostituita e ...la Verità incontestabile sul debito pubblico, sul signoraggio bancario e sulla moneta circolante…


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Apologo
Moneta prostituita e Salva Europa – Scrive Caterina: “E’ una giornata uggiosa in una piccola cittadina, piove e le strade sono deserte. I tempi sono grami, tutti hanno debiti e vivono spartanamente. Un giorno arriva un turista tedesco e si ferma in un piccolo alberghetto. Dice al proprietario che vorrebbe vedere le camere e che forse si ferma per il pernottamento e mette sul bancone della ricezione una banconota da 100 euro come cauzione. Il proprietario gli consegna alcune chiavi per la visione delle camere. Quando il turista sale le scale, l’albergatore prende la banconota, corre dal suo vicino, il macellaio, e salda i suoi debiti. Il macellaio prende i 100 euro e corre dal contadino per pagare il suo debito. Il contadino prende i 100 euro e corre a pagare la fattura presso la Cooperativa agricola. Qui il responsabile prende i 100 euro e corre alla bettola e paga la fattura delle sue consumazioni. L’oste consegna la banconota ad una prostituta seduta al bancone del bar e salda così il suo debito per le prestazioni ricevute a credito. La prostituta corre con i 100 euro all’albergo e salda il conto per l’affitto della camera per lavorare. L’albergatore rimette i 100 euro sul bancone della ricezione. In quel momento il turista scende le scale, riprende i suoi soldi e se ne va dicendo che non gli piacciono le camere e lascia la città. Nessuno ha prodotto qualcosa. Nessuno ha guadagnato qualcosa. Tutti hanno liquidato i propri debiti e guardano al futuro con maggiore ottimismo. Ecco, ora sapete con chiarezza come funziona il pacchetto di salvataggio UE! ERA GIA’ SCRITTO!”
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Caterina, con l’apologo sopra riportato, ha – senza volerlo e saperlo – sintetizzato un intero trattato di “movimento della moneta” che il sistema bancario applica da secoli, in nome della “dottrina del liberismo”, e, in applicazione del quale, nel XX secolo George Soros, ebreo esule/profugo dall’Ungheria, si arricchì personalmente, con speculazioni poi condivise anche con altolocati “personaggi italiani”, nel 1992, quando … sparirono 57.000 miliardi di lire dalle casse della Repubblica Italiana, senza che un magistrato aprisse indagini. Criterio che è “pratica corrente delle banche”.
L’ho spiegato più volte, sia insegnando negli anni ’90 col Maestro di diritto Giacinto Auriti nella università di Teramo/Atri, sia proponendo il criterio in diversi saggi e libri. Ma NESSUNO ha mai preso sul serio quel tipo di attività , mentre la stampa – adusa ad essere serva delle banche – mi addebitava “allucinazioni” ed incompetenza in merito.
Chiarisco. Chi effettua un versamento in banca, ha contestuale “scrittura” dell’importo nel conto corrente a lui intestato, ma pone anche lo stesso importo nel “deposito” della banca, la quale lo vanta come tale ed in pratica, disponendone per un istante o per il lasso di tempo nel quale la somma giacerà depositata, lo userà per sue convenienze. Queste sono sia il prestito di denaro a terzi che lo chiedessero alla banca, sia la corresponsione di somme a chi ottenesse un mutuo, sia la mera disponibilità a favore del dirigente della stessa banca (o del suo vero proprietario, o presidente, o amministratore unico) il quale usa quello ammontare – unito ad altri – per fare acquisti vantaggiosi alla banca (per esempio, un grattacielo a Pechino, una banca minore in Malesia o in Basilicata, o un supermercato a Trento) e, per norma e consuetudine, a se stesso, nella “percentuale di sua spettanza”. Operazione che impegna il denaro del versante (signor X che ha versato mille euro il 10 gennaio 2012) insieme con altro denaro giacente nei depositi della banca in questione per un lasso di tempo fissato da chi effettua la mega operazione ipotizzata.
Ma che il signor X può amministrare a piacimento con prelievi di tutta la somma o parte di essa anche il giorno 11 successivo, o poche ore dopo il versamento di partenza.Caterina ha dimostrato che i 100 euro dell’apologo compiono un percorso velocissimo, tanto che il primo avventore dell’albergo, al momento di definire la stanza da abitare desiste dall’impegno, rientra in possesso dei 100 euro e prosegue il suo cammino, ignaro di ciò che, mediante il suo deposito fiduciario di qualche minuto, si è attuato e sistemato.
Concetto chiaro e veritiero. Nel giugno 1991 il professore Auriti lo espose, in chiave più scientifica, durante un convegno all’università di Teramo, ed il cardinale della chiesa di Roma Joseph Ratzinger, suggestionato ed affascinato, lucido nella sua ferrata scienza teologica, chiese allo stesso professore di ottenere maggiori spiegazioni e dettagli, che ricevette in 4 successivi, documentati, lunghi incontri (due a colazione), cui sarebbe seguito, sotto forma di intervista, un articolato servizio pubblicato dal quotidiano della Santa Sede “l’Osservatore Romano”, a cura di un giornalista che “assediò” il professore per otto giorni. Giacinto Auriti morì il 10 agosto 2006, e MAI il giornale suddetto pubblicò quel servizio. Ratzinger è diventato pontefice della chiesa di Roma, e come “sovrano” mai ha fatto cenno a ciò che apprese dal professore Auriti, sulla “natura della moneta, e la circolazione di essa”.
Certamente mancando al dovere sociale e pastorale che compete non solo ad un Capo di Stato ma anche ad un Capo di religione.George Soros, entrato in rapporti stretti e fiduciari con amici banchieri del suo giro di amicizie, poté godere di “lettere” surroganti vero denaro, con le quali effettuò acquisti vantaggiosi di beni materiali che aveva pre-fissato nella rivendita immediata a prezzo superiore a quello dell’acquisto. Operazione “allo scoperto” che normalmente è prerogativa degli agenti di borsa. Cioè : con lettere (veri pezzi di carta, autografati da un banchiere) acquistò immobili in paesi lontani, o partite di petrolio, o altri beni, dei quali preventivamente aveva organizzato la vendita a prezzo maggiore, e, sovente, appena dopo aver utilizzato quella lettera trasmessa via telex o via fax (oggi, con internet ed email, tutto è più rapido e fulmineo), ottenne il ritorno della stessa lettera, così che nell’arco di qualche ora la partita debitoria della banca di partenza tornò a pareggiarsi con risultato formale nullo.
L’alta finanza funziona in questo modo. E quando si sente strombazzare nei comunicati radio e tivù che la borsa ha “guadagnato” si deve automaticamente pensare a chi ha “perso”, giacché il maggior incasso di uno coincide con l’alleggerimento del portafoglio del secondo. E vice-versa.
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Per gli Stati il problema, oggi – e solo oggi, anche se il fenomeno è antico – è identico.Chi si trova al potere può effettuare operazioni monetarie di ogni genere di impegno. Sia con la “dotazione personale” (il presidente del consiglio dei ministri dispone di 10 milioni di euro l’anno, il presidente della repubblica di oltre tre milioni, tutti senza obbligo di “rendiconto”), sia con gli strumenti propri della funzione, il “premier” può decidere di acquistare 100 aerei da combattimento (operazione di molti miliardi di euro di costo), o di far edificare il ponte sullo stretto di Messina, o altra operazione “di pubblica utilità”, il costo della quale – oggi – è quasi sempre fuori del controllo (assai superficiale, e lento assai più del passo della tartaruga) della “Corte dei Conti”. Il Parlamento avalla senza discutere le decisioni. La somma pluriennale di tante attività (incluse le spese per la “sanità”, che nascondono soprattutto “spese pazze” incrementate anche dalla schizofrenica fissazione dei pazienti italiani ad abbondare con farmaci, visite ed analisi specialistiche) genera un vortice di “spese” che galleggiano tra enti (per esempio, la Cassa Depositi e Prestiti, che finanzia opere pubbliche con l’intermediazione di banche private, addette alla materiale erogazione del denaro necessario) e banche e banchette di ogni forma.Un esempio clamoroso riguarda la famigerata Equitalia s.p.a. che sarebbe addetta ad incassare somme per servizi un tempo erano remunerati con versamenti diretti all’ente pubblico fornitore.
La “nettezza urbana” in passato si compensava direttamente al Comune che la effettuava. Così i servizi idrici, ed altro.In tale oceano di “esattori e grassatori”, di spenditori ed intermediari, venne “logico e facile” ai governanti italiani far esplodere il mito del “debito pubblico”.
Questo, in verità, nacque con la seconda guerra mondiale, quando le truppe Alleate di invasione ed occupazione della penisola italiana fecero dilagare pezzi di carta di nessun valore che mostravano sulla faccia importi da una a 10.000 lire – chiamate AM-lire – almeno per 640 miliardi di lire italiane (gli “storici di regime” sostengono che l’importo complessivo fosse di circa 240 miliardi di lire, ma, in verità, gli Alleati iniziarono a stamparne per tonnellate di peso dal … 1942, assai prima del 10 luglio 1943, quando il primo fantaccino americano mise piede in Sicilia, accompagnato da galeotti di origine siciliana scarcerati dagli ergastoli statunitensi, per “facilitare” la campagna militare sull’isola e la successiva locale “amministrazione”). AM-lire, però, che vennero “mescolate” al circolante monetario di vero valore che sorreggeva l’altra parte della penisola italiana, governata dalla Repubblica Sociale Italiana, alleata del Reich Germanico, in continuità d’una guerra intrapresa a fianco di questo, contro gli Alleati.
Poi fu il momento dei “generosi aiuti del popolo americano”sotto la sigla del “piano Marshall”, che, però, per “mera ragione contabile”, furono “compensati con addebiti di 1.200 milioni di dollari americani” sottoscritti dai governi italiani del dopoguerra. La “carità” fu soprattutto “pelosa”, e pelante.Dal 1948 (anno nel quale, dal 22 maggio, l’Italia ottenne dai vincitori la guerra maggiore affrancamento imposto dallo A.M.G.O.T. – Allied Military Government Occupied Territories – mai dopo completato, in forza di clausole vessatorie ancor oggi vigenti, che giustificano in parte le 113 basi militari straniere giacenti sul suolo italiano, oltre molto altro, imposto e sottratto in 67 anni) la Repubblica Italiana è “costretta” ad un debito pubblico ufficiale che si incrementa sempre più in forza di impegni debitori sottoscritti da TUTTI i governanti italiani.
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I “rimedi” allo soluzione furono tirati fuori dal cilindro dei bankieri d’oltre confine e d’oltre oceano (comodamente dimoranti in paradisi fiscali) che, di recente, hanno paracadutato il Monti Mario a fingere di “risolvere” gli apparenti problemi finanziari italiani, mediante persuasiva attività verso i “sudditi”, opportunamente convinti – con martellante propaganda da radio, tivù e stampa, incalzati dai membri del parlamento, tutti supini agli ordini impartiti dall’estero – della personale “infedeltà contributiva fiscale”, dalla quale, però, sono totalmente esentate le “aziende bancarie” tutte, insieme con i “privilegi” inerenti chi il potere gestisce. Per questa – la infedeltà fiscale -, anzi, si impone alla stampa, ai giornalisti tutti, agli “esperti”, ai docenti di economia, che le banche siano “istituti bancari”.
Termine usurpato ed improprio, giacché nessuna banca – nemmeno quella che si indica “banca centrale”- ha forma e sostanza istituzionale (come i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Magistratura, l’esercito), ma, quella di società per azioni o di società di capitali a responsabilità limitata.
Basta avere un minimo di indipendenza mentale (e chi condivide lo spirito dell’apologo introduttivo lo ha di certo!) per capire che, in presenza di aziende bancarie che “non emettono scontrini fiscali e fatture” per i loro lucrosi introiti, e che redigono autonomamente i bilanci, certificati “in proprio” da “revisori dei conti” operanti solo per la forma, TUTTO il sistema bancario lucra su ciò che tutti i cittadini possiedono (essendo costretti ormai ad operare per ogni minimo acquisto ed attività mediante le banche).
E TUTTO IL SISTEMA BANCARIO detiene ingenti masse monetarie vere e liquide, delle quali tace l’entità, per compiacere i debiti formalmente contratti dai governanti falsari e felloni.
Si è costretti ad una considerazione elementare! Il signor Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat, attua riduzioni di personale e chiusure di stabilimenti in Italia, organizzando nel contempo investimenti oltre confine, così che attua scalata sua personale e del suo gruppo nella azienda americana Chrysler. Senza che alcun rilievo venga mosso dal governo nazionale italiano, dalla magistratura e dalla Guardia di Finanza questo signore trasferisce impunemente masse monetarie gigantesche oltre confine. E, nel contempo, lucra benefici anche personali da tali attività, mentre l’Italia intera ed i suoi cittadini sono avviliti da opposti provvedimenti restrittivi.
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La riprova è nella conoscenza della Storia.Dalla metà di settembre 1943 al 28 di aprile 1945 buona parte del territorio della penisola italiana fu governato dalla Repubblica Sociale Italiana (che i “falsari” della storia credono di dileggiare, indicandola erroneamente come “Repubblica di Salò”, per mezzo ministero di quello Stato istallato in quella cittadina in riva al lago di Garda). Quei governanti, sovrastati dalla guerra distruttrice, non sognarono mai di governare ed amministrare i cittadini vessandoli con imposizioni fiscali eccessive e straordinarie. Il Ministro delle Finanze designato dal Capo dello Stato (Stato che operava in vista di Assemblea Costituente, da convocarsi presto, a guerra finita, ma incardinato su 18 punti programmatici fissati a Verona durante il Congresso del Partito Fascista Repubblicano) fu il lucano professore dell’università di Napoli Domenico Pellegrini Giampietro, docente di economia politica e con esperienza di alcuni mesi del 1943 nella qualità di sottosegretario alle Finanze. Sistemati i problemi logistici per il trasferimento sia del Ministero che della Banca Centrale in zone lontane dal fronte bellico e dalla avanzante invasione militare nemica degli Alleati, il Ministro Pellegrini Giampietro fu costretto a commissariare la Banca d’Italia, in conseguenza dello abbandono del governatore Azzolini. Commissariando quel ruolo (incarico al napoletano avv. Orgera) il Ministro, mediante legittimo decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, abrogò tutti i ranghi direttivi della banca ed i criteri di “autonomia esterna” della stessa, ponendola a totale dipendenza dello Stato, con conferimento a favore della comunità nazionale sia della enorme massa di denaro liquido in essa giacente, sia della “riserva aurea” dalla banca custodita, che, per antica dicerìa, la banca considerava – come anche oggi accade – di proprio dominio e proprietà, mentre la riserva aurea era realmente di proprietà dello Stato e dei cittadini.
Con tale attività il nord dell’Italia ebbe bilancio ufficiale dello Stato attivo di 20,9 miliardi di lire. Attivo che, a guerra finita, controbilanciò la voragine passiva del “regno del Sud”, creata dalla inconsistenza di potere del regno stesso (esautorato dallo AMGOT citato) e dalla massa inflattiva di AM-lire diffusa dagli occupanti, poi trasformati in “liberatori”.
Certificazione della retta conduzione della cosa pubblica fu ratificata dal Presidente di una Commissione del Senato degli USA, sen. Winkersham, incaricato di esaminare la situazione generale dell’Europa alla fine del conflitto, che con nota diramata dalla stampa il 25 agosto 1945 confermò di aver trovato grande liquidità nelle riserve bancarie e dello Stato solo presso la Repubblica Sociale Italiana, e non negli altri Paesi.
I “falsificatori della Storia”, tacciono la reale portata civile e morale di questo Stato, limitandosi ad addebitare ad esso “torti e danni” subiti da una minoranza vessata, pur tacendo identici e maggiori torti e danni subiti da maggiori moltitudini, a causa di bombardamenti devastanti e distruttivi effettuati da chi, poi, diede da intendere di avere conferito “libertà” fittizia, per ammantare con essa un assoggettamento reale finanziario che , a cascata, comporta dopo 67 anni, un “debito fittizio” ed infinito a carico di 60 milioni di cittadini, liberi in apparenza.
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Morale che si ricava dall’apologo e da quanto esposto è che :
1 la circolazione monetaria NON ha bisogno di “condizionamenti e salassi” da parte della attività bancarie private tutte;
2 i “buchi di bilancio” si sanano con corretta sovrintendenza dello Stato, quando questo è gestito da UOMINI seri e corretti, MAI condizionati da passato di dipendenza da bankieri di sorta;
3 le esigenze dei cittadini TUTTI devono essere – nell’ambito di sano orientamento sovrinteso dallo Stato – assecondate, al fine di non avvilire l’esistenza di alcuno;
4 il bilancio statale in passivo è fomite di indebito arricchimento del sistema bancario tutto, che lucra ogni momento di quello godendo di “tangenti naturali”;
5 se uno Stato denuncia passivo di bilancio, questo deve essere DIMOSTRATO in ogni dettaglio ed in ogni momento, con indicazione chiara di OGNI CREDITORE, che documenti il suo ruolo in maniera legittima.
Antonio Pantano – Scuola di “Valori giuridici e monetari”

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