sabato 18 marzo 2017

"Chi di speranza vive disperato muore" - Tenersi pronti al peggio talvolta conviene....


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Chiunque sia minimamente appassionato di storia non può non rilevare quanto la situazione attuale non sia dissimile da quelle che hanno preceduto le due guerre mondiali che hanno devastato il mondo durante il secolo scorso. 

Con l’aggravante che ora la forza militare è enormemente superiore a quella di allora, così come la loro proiezione nel mondo, i tempi di risposta e le complicate relazioni di alleanza. I punti focali, cosiddetti “caldi” sono molteplici, almeno una mezza dozzina, non solo nel solito e sempre pericoloso “Medio Oriente”, ma anche nell’Estremo Oriente ed in Europa dell’Est, cioè a pochi chilometri da casa nostra. 

Impossibile non rilevare che la Diplomazia Internazionale sia sempre meno rilevante ed operativa, come se avesse quasi rinunciato al suo ruolo di mediazione e pacificazione, per dare maggiormente spazio all’azione militare, che inevitabilmente svolge il suo ruolo, almeno a livello di leadership, cioè nelle alte gerarchie, che devono pur giustificare in qualche modo i privilegi di cui godono e dare senso compiuto al loro ruolo, dimostrando di saper agire efficacemente quando occorre, cioè mostrando i “muscoli”. 

Cosa che per altro stanno facendo anche i politici che governano gli stati più importanti e dotati di eserciti ed armamenti in grado di rivaleggiare tra loro. Una sorta di patetico e tragico machismo, che forse nelle intenzioni vorrebbe solo limitarsi ad un colossale bluff, per indurre l’avversario a desistere ed autolimitarsi, inducendolo ad accettare compromessi che favoriscano gli interessi dei rivali, ma che non può assolutamente garantire che tale strategia possa funzionare ed impedire l’escalation fino a superare certi limiti.

Limiti superati i quali gli incidenti diventano molto probabili, e come ben sappiamo dalla storia, gli incidenti, che siano reali o false flag poco importa, il risultato non cambia, quando tali eventi avvengono, i processi bellici diventano irreversibili e si possono solo contare i danni e non si sa per quanto tempo di protrarranno.

Il rischio di questo gioco perverso, che i neocons americani alimentano consapevolmente e cinicamente ed in troppi si adeguano con diversi gradi di complicità (soprattutto i politici e burocrati occidentali europei, ormai vassalli privi di dignità ed autonomia), è che prima o poi sfoci in una guerra mondiale, che seppur si sforzino di “regionalizzare”, cioè di limitare e quindi non estendere geograficamente, facilmente potrebbe sfuggire loro di mano e deflagrare ben oltre le intenzioni iniziali.

L’alibi è sempre lo stesso, da tempo immemore, esercitare il diritto alla difesa, solo che le intenzioni sono ben altre, perlopiù offensive, ma con l’ipocrisia di voler attribuire sempre agli avversari la responsabilità di aver scatenato il conflitto. Siccome i partecipanti a questo gioco perverso sono troppo numerosi per poterli controllare tutti, prima o poi la tensione provocherà un incidente, è inevitabile.

A quel punto dovrebbe intervenire l’ONU per placare gli animi e risarcire i danni, in una sorta di immediato arbitrato, se non fosse che l’ONU è solo un carrozzone pubblico altamente remunerato e privo della benché minima efficienza ed influenza, per cui non ci sono paracaduti, non ci sono soluzioni.

Forse essere ottimisti in questi frangenti non è frutto di saggezza ma disinformazione, ma è anche difficile fare prevenzione ed agire socialmente con efficacia, possiamo solo cercare di ridurre quantomeno la disinformazione e demistificare la propaganda, di suscitare un legittimo sgomento nell’opinione pubblica, che possa in qualche modo destarsi dall’indifferenza e superficialità che gli fa sottovalutare il pericolo. Sono consapevole che è veramente poca cosa di fronte alle minacce che si stanno sempre più approssimando. 

Claudio Martinotti Doria

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