venerdì 10 febbraio 2017

Siria - Donald Trump, Amnesty e i molti volti russi...


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Siria. A cosa serve la tromba di Amnesty? Cosa deve coprire, compensare, da cosa deve sviare?

1) Il succedersi, dopo il trionfo di Damasco che ha capovolto l’intera vicenda, di vittorie dell’esercito siriano, con i suoi alleati hezbollah, iraniani e russi, ora alle porte di Idlib e Al Bab, grandi e strategici centri nel nord-ovest, e in avvicinamento a Palmyra e Deir Ezzor, che promettono di essere liberate. Dopodichè ai terroristi di ogni denominazione, compresi quelli curdi e turchi, non resta che il deserto a est e la cosiddetta “safe zone” al confine turco. 

2) La violazione degli accordi di pace di Minsk e il rinnovato assalto degli ucronazisti alle repubbliche liberate del Donbas, con relativi eccidi di civili nei centri abitati, lanciato per incastrare Trump in una situazione di non ritorno. Su questa strategia viaggiano uniti i neocon, McCain, Soros e Amnesty. 

3) il criminale disastro dell’incursione diretta USA in Yemen, prima operazione bellica del neopresidente “distensivo”, culminato nella la strage di una trentina di civili tra cui almeno 9 bambini e i contemporanei successi dei patrioti Huthi che, non sopraffatti dopo due anni di bombe, jihadisti e blocco alimentare, con missili hanno colpito la base militare accanto a Riad e la nave ammiraglia saudita nel Mar Rosso.

4) Il tentativo degli ultrà di Netaniahu, analogo a quello dei loro camerati di Kiev, di mettere Trump davanti al fatto compiuto, aumentando ed accelerando a livelli parossistici lo spezzettamento della Cisgiordania con l’incistamento su terre private palestinesi, garantite dagli accordi di Oslo, di migliaia di nuove abitazioni, anche in Gerusalemme Est e con nuove colonie, tutte da affidare a 4000 nuove SA di Lieberman che ossessivamente ripete il dogma divino:”Tutta questa terra è nostra perché ci è stata data da dio”. E mentre quanto la criminalità sionista e internazionale ha lasciato ai palestinesi si sbriciola e scompare, Mahmud Abbas, e i suoi soci in raccolta di briciole, promette di mantenere la “sicurezza congiunta” con la Gestapo israeliana. E la lobby, cosa fa la lobby? Quella che anatemizza i muri e perora l’accoglienza di tutti i “rifugiati”, fossero anche milioni, per la gloria del “multiculturalismo” e del “meticciato”? Nella sua Terra Promessa proclama lo stato etnico dei soli ebrei ed erige muri di 8 metri sia contro gli autoctoni, sia contro i “rifugiati” dal Sinai.

5) Last but not least, le atrocità inventate dai facilitatori imperialisti di Amnesty servono a coprire le voci soffocate provenienti da temerarie Ong dei diritti umani (tipo B’Tselem, Addameer, Defence for Children International) e da giornali come Haaretz della stessa Israele, sulle torture istituzionali, vere e provate, che da decenni subiscono, insieme ai padri, i figli minorenni del popolo derubato. E qui, invece, si tratta di soggetti con facce, corpi, nomi e date dei quali a una magistratura non dissimile da quella di Roma sono stati esibite la prove dei metodi di interrogatorio: bastonate sugli organi sensibili, corpi con piedi e polsi ammanettati piegati sullo schienale della sedia o costretti in piedi al muro per ore, privazione del sonno, violenze sessuali, minacce di morte ai famigliari, strangolamenti, isolamento perpetuo. Oggi 6000 palestinesi sono chiusi in carcere, di cui 200 bambini e 25 donne (per le quali nessuna marcia mondiale delle donne). Il 20% degli abitanti dei territori occupati sono passati per il carcere. 207 ne sono usciti morti. Questo in aggiunta all’aberrazione giuridica che è la detenzione amministrativa, in Irlanda del Nord detta Campi d’Internamento. Vi finiscono circa un migliaio di palestinesi, anche minori ogni anno, sena imputazione, difesa, processo, sentenza. 

Piedi russi in tutte le staffe?
Mi rimane da dire di un tormentoso dubbio che alita sul mio sostegno alla Russia e a Putin per la favolosa svolta storica che ha imposto in Medioriente e nel mondo. Su Al Bab stanno convergendo, in evidente gara di chi arriva primo, siriani lealisti e turchi accompagnati da “ribelli” siriani filoturchi (un animale nuovo, probabilmente virtuale, un ircocervo come i siriani che i curdi dicono inseriti nelle loro “Syrian Democratic Forces”). I primi per restituire alla patria il maltolto da Isis e Al Qaida (rinominata Al Nusra e Fateh Al Sham), i secondi per impedire ai cantoni curdi di congiungersi e per consolidare la striscia occupata detta “zona di sicurezza” turca che probabilmente pensano di annettere definitivamente. E i russi? Operano verso Al Bab insieme agli alleati siriani tradizionali in vista del recupero di territori sottratti. E operano con i nuovi alleati turchi nelle incursioni su Al Bab? Stupefacente? Contradditorio? E se un Sukhoi in compagnia degli F15 turchi incontra un Sukhoi affiancato da Mig siriani? Non solo, hanno proposto a Damasco una nuova Costituzione Federale, con dentro una “entità” curda per i cazzi suoi. Proposta ovviamente respinta al mittente con un buon grado di mimetizzata indignazione. Aleggia sulla Siria lo spettro della spartizione programmata dai suoi nemici storici. E la Russia che fa, asseconda?


Captatio benevolentiae nei confronti di chi? Di Trump che promette dialogo ed equilibrio, forse ferma Kiev, ma minaccia morte e distruzione a Tehran? Dei curdi da sottrarre al mercenariato Usa? Di Erdogan che ha appena siglato l’accordo per il Turkish Stream con tubo sottomarino che si divarica poi per portare gas nella Tracia turca e inoltrarlo agli europei? Aspettiamoci una chiarificazione rassicurante. Siamo fiduciosi.

Fulvio Grimaldi

Turkish Stream

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