martedì 31 gennaio 2017

Predazione continua – Gli organi dei giovani (poveri) fanno gola ai vecchi (ricchi)

* MINORI IN PASTO AGLI ADULTI, ELUSIVI STATO – ISTITUZIONI – CHIESA
Ida Magli, la grande antropologa, nel suo ultimo formidabile libro afferma: «I bambini sono oggi al centro del mercato degli organi [...] Il numero di bambini che “scompaiono” nel mondo è spaventoso: otto milioni in un anno, ossia quasi 22.000 al giorno [...] La grande maggioranza, sulla quale vige un silenzio assoluto, finisce nel mercato degli organi». «Tutte le denunce sul rapimento e la scomparsa dei bambini che si sono susseguite negli ultimi anni, da parte soprattutto delle suore missionarie in Africa, sono cadute nel vuoto. Quando queste povere suore disperate si sono decise a rivolgersi al giornale ufficiale del Papa, “L’Osservatore Romano”, e hanno fatto l’orribile rivelazione che in Mozambico i bambini ricoverati nei loro collegi vengono rapiti e i corpicini espiantati si ritrovano nei cassonetti della spazzatura, nessuno ha risposto. Gli ultimi Papi, da Wojtyła a Ratzinger a Bergoglio, non hanno mai alluso a questo terribile dramma, né l’hanno mai condannato. Hanno predicato contro ogni peccato e crimine possibile, ma mai contro questo».
«Il mercato degli organi e quello dei trapianti sono oggi uno degli affari più lucrosi a livello mondiale».(IDA MAGLI, I figli dell’uomo-Duemila anni di mito dell’infanzia, Rizzoli-Bur Saggi 2015, pp.71-84 28 Febbraio 2016)
L’Agenzia Europol e ACAT Italia denunciano “Almeno 10.000 migranti minorenni scomparsi dopo il
loro arrivo in Europa. Il giornalista Gianni Lannes ne denuncia 12.000.
L’agenzia d’intelligence europea precisa in Italia ne sono scomparsi 5.000, mentre il Ministero ne denuncia oltre 6.000. Bande di trafficanti di schiavi e trafficanti d’organi umani sono in azione. 15 Gennaio 2017 –

103^ Giornata mondiale del migrante e del rifugiato Il Presidente della Repubblica Mattarella parla fumosamente di “realtà che interroga le coscienze di ciascuno e l’intera società”. Fa pigliar aria alla lingua. Non si è mai pronunciato contro l’espianto/omicidio dei minori in balia degli adulti anche nell’infame legalità. Il Ministro dell’Interno, Alfano, incapace contro l’infrastruttura criminale non fa sgambetti ai trapiantisti. Mai una parola di condanna per gli espianti legali subiti dai minori.
Francesco Bergoglio dalla finestra vaticana: “Questi nostri piccoli fratelli, specialmente se non accompagnati, sono esposti a tanti pericoli. E vi dico, eh, sono tanti”. Ma non ha ancora il coraggio di menzionare quali sono: espianto d’organi e mercato della prostituzione. Il suo appello è un generico invito a proteggere i minori migranti. Non ha mai condannato l’espianto legale sui minori. Il Garante dell’Infanzia, del passato e del presente, pur enunciando di agire “nell’esclusivo interesse dei minori” non ha mai pronunciato parole di condanna verso l’uso e l’abuso dei minori espiantati a cuore battente. Lascia che i genitori li donino su pressione dei trapiantisti. 

Telefono Azzurro dichiara il principio che il minore sia considerato a pieno titolo “cittadino soggetto di diritto”, ma tace, come molti altri, sulla propaganda menzognera nelle scuole ed i video-spot per indurre i minori alla donazione… Le autorità parlano bene ma razzolano male. Le parole al vento equivalgono all’indifferenza e al silenzio e aprono la strada alla complicità con l’infrastruttura criminale sia legale che illegale.
STOP AGLI ESPIANTI SUI MINORI
Nerina Negrello Presidente
Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente
24121 BERGAMO Pass. Canonici Lateranensi, 22
Tel. 035-219255 – Telefax 035-235660
lega.nazionale@antipredazione.org
www.antipredazione.org

lunedì 30 gennaio 2017

Il rottamatore ritorna? - Crollo dell'economia reale e le tasse ed i prelievi forzosi di cui renzi va fiero...


All’assemblea degli amministratori locali PD, renzie che già si ripropone come presidente del consiglio, rivendica un “grande primato” al suo Governo dei 1000 giorni: “Abbiamo recuperato oltre 33 miliardi di euro di evasione fiscale tra il 2015 e il 2016, nessuno è mai riuscito a fare una cosa del genere prima di noi!”: che tradotto significa aver dato il colpo di grazia ad almeno due generazioni di persone e compromesso quel poco di tessuto produttivo sano che ancora riusciva a sopravvivere. Anche considerando che il frutto delle tassazioni forzose, di cui renzie va fiero, è servito a salvare le banche, a comprare nuove armi ed a pagare le prebende milionarie dei suoi scherani.
Egli, non pago delle macerie lasciate dietro di lui nei suoi 1000 giorni di dittatura, ha aggiunto, con un ghigno che metteva bene in evidenza i canini: “In futuro faremo ancora meglio!” 
Poveri noi. Sembra così difficile capire che occorre semplicemente lasciare gli individui liberi di agire, di INTRAPRENDERE, scambiare, commerciare, creare, progettare, ecc., senza parassiti (burocrati e politici) tra le palle che succhiano il sangue prima ancora che si produca e fluisca. Meno politica, meno burocrazia, meno tasse, meno caste, mano vincoli, meno leggi, meno tutto ciò che riduce la libertà. Solo la libertà consente agli individui ed alle comunità di raggiungere un equilibrio armonico e di ridistribuzione delle risorse e della ricchezza prodotta e disponibile, senza autoritarismi e prevaricazioni legittimate, senza monopoli ed oligopoli, senza clientele e conventicole, senza massonerie e servizi deviati, senza partitocrazie e collusioni mafiose…
Renzie, “forte” del 40% di cittadini abbacinati, che hanno votato sì alle “sue” riforme al referendum, già si sente con la vittoria in tasca. Infatti con le modifiche apportate all’Italicum ottenendo il 40% dei voti lui avrebbe la maggioranza assoluta. Il rischio per l’Italia è veramente grave… Od il popolo italiano prende le distanze dal rottamatore, che ha procurato solo guai allo stato e le cui leggi varate dal suo governo sono state comunque in buona parte bocciate, oppure la sua minaccia “In futuro faremo ancora meglio!” rischia di portare l’Italia al definitivo crollo. Ora il renzie spinge per andare immediatamente alle elezioni, sicuro di vincerle con il “suo” 40%, ma stavolta sono d’accordo con Dalema, occorre prima indire un’assemplea del PD e nominare un nuovo segretario, prima che sia troppo tardi…
Paolo D’Arpini
European Consumers Tuscia

domenica 29 gennaio 2017

L'ultimo imperatore... e la "discesa" di sion in terra


Giuliano - L'ultimo grande imperatore romano

Giuliano Imperatore:  “Ma che fin dal principio dio si prese cura dei soli Giudei e che essi sono il suo possesso esclusivo, lo hanno detto chiaramente non solo Mosè e Gesù, ma anche Paolo. Eppure in Paolo questa affermazione desta meraviglia. Egli invero, a seconda dei momenti, cambia le sue opinioni su dio, così come i polipi cambiano a contatto con le rocce. Alcune volte afferma che soltanto i Giudei sono la proprietà di dio, altre volte invece, quando cerca di convincere i Greci a divenire suoi adepti, dice: «Che forse è solo dio dei Giudei, ma non anche delle genti? Sì, anche delle genti». Sarebbe bene allora chiedere a Paolo perché, se non era solo il dio dei Giudei, ma anche delle genti, ha mandato ai Giudei ricchezza di dono profetico, Mosè, l’unzione, i profeti, la legge, i prodigi e le meraviglie dei loro favolosi racconti. E li senti gridare: «l’uomo ha mangiato il pane degli angeli». 


Infine ha inviato ad essi anche Gesù e a noi né profeti, né crisma, né maestro, né un essere venuto ad annunziare quello che, se pur tardivo, doveva essere il suo amore anche per noi. Ma ha invece permesso per decine di migliaia e, se voi volete, per migliaia di anni, che gli uomini da oriente ad occidente, dal pieno nord a sud, servissero, come voi dite, gli idoli in così grande ignoranza, eccetto una piccola stirpe che andò ad abitare da meno di duemila anni in una sola parte della Palestina. Se infatti è dio di tutti noi ed è anche demiurgo di tutto, perché dunque ci ha trascurato?... 

Dovremo darvi ascolto perché voi o uno della vostra razza ha immaginato il dio dell’universo avendone solo una vaga nozione? Non sono forse questi segni di limitatezza: «dio geloso» (per quali motivi è geloso?) e «dio che fa scontare ai figli le colpe dei padri»? […] “ «Come è possibile che abbia cancellato la colpa il Verbo di dio, che ha spinto molti ad uccidere il padre, molti altri i figli, essendo gli uomini costretti a difendere le tradizioni avite e a rispettare la religione tramandata nel tempo, o ad abbracciare questa novità». … 

Gesù che è venuto a cancellare la colpa, si è scoperto che l’ha moltiplicata.” 

GIULIANO IMPERATORE (331 - 363), “Contra galilaeos”, introduzione, testo critico e trad. a cura di Emanuela Masaracchia, Edizioni dell’Ateneo, Roma, 1990, Fr. 20, pp. 254 – 255, Fr. 107, p.



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The founding narrative of the modern State of Israel was born from the words of Moses in the Old Testament, that God granted the land of Israel to the Jewish people and that it was to be theirs for all time.


Then, there was the story of the Diaspora – that after Jewish uprisings against the Romans in the First and Second centuries A.D., the Jews were exiled from the land of Israel and dispersed throughout the Western world. They often were isolated from European populations, suffered persecution, and ultimately were marked for extermination in the Nazi Holocaust.


Finally after centuries of praying for a return to Israel, the Jews achieved this goal by defeating the Arab armies in Palestine and establishing Israel in 1948. This narrative – spanning more than three millennia – is the singular, elemental and sustaining claim of the State of Israel as a Jewish nation.


But a new book by Israeli scholar Shlomo Sand challenges this narrative, claiming that – beyond the religious question of whether God really spoke to Moses – the Roman-era Diaspora did not happen at all or at least not as commonly understood.


In When and How Was the Jewish People Invented?, Dr. Sand, an expert on European history at the University of Tel Aviv, says the Diaspora was largely a myth – that the Jews were never exiled en masse from the Holy Land and that many European Jewish populations converted to the faith centuries later.


Thus, Sand argues, many of today’s Israelis who emigrated from Europe after World War II have little or no genealogical connection to the land. According to Sand’s historical analysis, they are descendents of European converts, principally from the Kingdom of the Khazars in eastern Russia, who embraced Judaism in the Eighth Century, A.D.


The descendants of the Khazars then were driven from their native lands by invasion and conquest and – through migration – created the Jewish populations of Eastern Europe, Sands writes. Similarly, he argues that the Jews of Spain came from the conversion of Berber tribes from northern Africa that later migrated into Europe.


The Zionist Narrative

Sand, himself a European Jew born in 1946 to Holocaust survivors in Austria, argues that until little more than a century ago, Jews thought of themselves as Jews because they shared a common religion, not because they possessed a direct lineage to the ancient tribes of Israel.


However, at the turn of the 20th Century, Sand asserts, Zionist Jews began assembling a national history to justify creation of a Jewish state by inventing the idea that Jews existed as a people separate from their religion and that they had primogeniture over the territory that had become known as Palestine.


The Zionists also invented the idea that Jews living in exile were obligated to return to the Promised Land, a concept that had been foreign to Judaism, Sand states.


Like almost everything in the Middle East, this new scholarship is fraught with powerful religious, historical and political implications. If Sand’s thesis is correct, it would suggest that many of the Palestinian Arabs have a far more substantial claim to the lands of Israel than do many European Jews who arrived there asserting a God-given claim.


Indeed, Sand theorizes that many Jews, who remained in Judea after Roman legions crushed the last uprising in 136 A.D., eventually converted to Christianity or Islam, meaning that the Palestinians who have been crowded into Gaza or concentrated in the West Bank might be direct descendants of Jews from the Roman era.


Despite the political implications of Sand’s book, it has not faced what might be expected: a withering assault from right-wing Israelis. The criticism has focused mostly on Sand’s credentials as an expert on European history, not ancient Middle Eastern history, a point that Sand readily acknowledges.


One critic, Israel Bartal, dean of humanities at the Hebrew University, attacked Sand’s credentials and called Sand’s thesis “baseless,” but disagreed mostly over Sand’s assertion that the Diaspora story was created as an intentional myth by Zionists seeking to fabricate a direct genealogical connection between many of the world’s Jews and Israel.


“Although the myth of an exile from the Jewish homeland (Palestine) does exist in popular Israeli culture, it is negligible in serious Jewish historical discussions,” Bartal wrote in the newspaper Haaretz. “Important groups in the Jewish national movement expressed reservations regarding this myth or denied it completely. …


"The kind of political intervention Sand is talking about, namely, a deliberate program designed to make Israelis forget the true biological origins of the Jews of Poland and Russia or a directive for the promotion of the story of the Jews' exile from their homeland is pure fantasy."


In other words, Bartal, like some other critics, is not so much disputing Sand’s historical claims about the Diaspora or the origins of Eastern European Jews, as he is contesting Sand’s notion that Zionists concocted a false history for a cynical political purpose.


But there can be no doubt that the story of the Diaspora has played a key role in the founding of Israel and that the appeal of this powerful narrative has helped the Jewish state generate sympathy around the world, especially in the United States.


"After being forcibly exiled from their land, the people remained faithful to it throughout their Dispersion and never ceased to pray and hope for their return to it and for the restoration in it of their political freedom," reads the preamble to the Israeli Declaration of Independence.


Reality from Mythology


In January 2009, as the Israeli army bombarded Palestinians in Gaza in retaliation for rockets fired into southern Israel, the world got an ugly glimpse of what can result when historical myths are allowed to drive wedges between people who otherwise might have a great deal in common.


After the conflict ended – with some 1,400 Palestinians dead, including many children and other non-combatants – the Israeli government investigated alleged war crimes by its army and heard testimony from Israeli troops that extremist Rabbis had proclaimed the invasion a holy war.


The troops said the Rabbis brought them booklets and articles declaring: “We are the Jewish people. We came to this land by a miracle. God brought us back to this land, and now we need to fight to expel the non-Jews who are interfering with our conquest of this holy land.”


In his book – and in an interview with Haaretz about his book – Sand challenged this core myth. In the interview, he said:


"I started looking in research studies about the exile from the land - a constitutive event in Jewish history, almost like the Holocaust. But to my astonishment I discovered that it has no literature. The reason is that no one exiled the people of the country.


“The Romans did not exile peoples and they could not have done so even if they had wanted to. They did not have trains and trucks to deport entire populations. That kind of logistics did not exist until the 20th Century. From this, in effect, the whole book was born: in the realization that Judaic society was not dispersed and was not exiled."


The True Descendants


Asked if he was saying that the true descendants of the inhabitants of the Kingdom of Judah are the Palestinians, Sand responded:


"No population remains pure over a period of thousands of years. But the chances that the Palestinians are descendants of the ancient Judaic people are much greater than the chances that you or I are its descendents.


“The first Zionists, up until the Arab Revolt [1936-1939], knew that there had been no exiling, and that the Palestinians were descended from the inhabitants of the land. They knew that farmers don't leave until they are expelled.


“Even Yitzhak Ben-Zvi, the second president of the State of Israel, wrote in 1929 that, 'the vast majority of the peasant farmers do not have their origins in the Arab conquerors, but rather, before then, in the Jewish farmers who were numerous and a majority in the building of the land.'"


Sand argues further that the Jewish people never existed as a “nation race” but were rather an ethnic mix of disparate peoples who adopted the Jewish religion over a great period of time. Sand dismisses the Zionist argument that the Jews were an isolated and seminal ethnic group that was targeted for dispersal by the Romans.


Although ruthless in putting down challenges to their rule, the Romans allowed subjects in their occupied territories a great many freedoms, including freedom to practice religion, freedom of speech, and freedom of assembly.


Thousands of Jews served in the Roman legions, and there was a sizable Jewish community in Rome itself. Three Jewish descendants of Herod the Great, the Jewish Emperor of Jerusalem, served in the Roman Senate.


Jewish dietary laws were respected under Roman law, as well as the right not to work on the Sabbath. Jewish slaves – 1,000 carried to Italy by Emperor Titus after crushing the first Jewish rebellion in 70 A.D. – were bought and set free by Jewish families already long settled into Roman society.


After the final Jewish rebellion, the Bar Kokhba revolt of 132-136 A.D., historians say the Romans placed restrictions on Jews entering Jerusalem, which caused other areas, such as Galilee in northern Palestine, to become centers of Jewish learning. But there is little or no evidence of a mass forced relocation.


Sand says the Diaspora was originally a Christian myth that depicted the event as divine punishment imposed on the Jews for having rejected the Christian gospel.


Genetic Evidence


There has been no serious rebuttal to Sand’s book, which has been a bestseller in Israel and Europe – and which is expected to be released in the United States within the year. But there were earlier genetic studies attempting to demonstrate an unbroken line of descent among Ashkenazi Jews in Europe from the Hebrew tribes of Israel.


In a genetic study published by the United States National Academy of Sciences, the Y chromosomes of Ashkenazi, Roman, North African, Kurdish, Near Eastern, Yemenite, and Ethiopian Jews were compared with 16 non-Jewish groups from similar geographic locations. It found that despite long-term residence in different countries and isolation from one another, most Jewish populations were not significantly different from one another at the genetic level.


Although the study also demonstrated that 20 percent of the Ashkenazim carry Eastern European gene markers consistent with the Khazars, the results seemed to show that the Ashkenazim were descended from a common Mid-Eastern population and suggested that most Jewish communities have remained relatively isolated from neighboring non-Jewish communities during and after the Diaspora.


However, a monumental genetic study entitled, “The Journey of Man,” undertaken in 2002 by Dr. Spencer Wells, a geneticist from Stanford University, demonstrated that virtually all Europeans males carry the same genetic markers found within the male population of the Middle East on the Y chromosomes.


That is simply because the migration of human beings began in Africa and coursed its way through the Middle East and onward, stretching over many thousands of years. In short, we are all pretty much the same.


Obsessive Delusion


Despite the lack of conclusive scientific or historical evidence, the Diaspora narrative proved to be a compelling story, much like the Biblical rendition of the Exodus from Egypt, which historians and archeologists also have questioned in recent years.


It is certainly true that all nations use myths and legend for sustenance; some tales are based on fact, others are convenient self-serving contrivances.


However, when myth and legend argue for excess, when they demand a racial, ethnic or religious purity to the exclusion of others – so that some prophecy can be fulfilled or some national goal achieved – reason and justice can give way to extremism and cruelty.


The motive for creating the state of Israel was to provide respite for the Jews of Europe after World War II, but that worthy cause has now been contorted into an obsessive delusion about an Israeli right to mistreat and persecute Palestinians.


When right-wing Israeli Rabbis speak of driving non-Jews out of the land that God supposedly gave to the Israelites and their descendants, these Rabbis may be speaking with full faith, but faith is by definition an unshakable belief in something that taken by itself cannot be proven.


This faith – or delusion – also is drawing in the rest of the world. The bloody war in Iraq is an appendage to the Israeli-Palestinian conflict, as is the dangerous rise of Islamic fundamentalism across the region.


There is also now the irony that modern Israel was established by Jews of European origin, many of whom may be ethnically unconnected to Palestine.


Another cruel aspect of this irony is that the descendants of the ancient Israelites may include many Palestinians, who are genetically indistinct from the Sephardic Jews who were, like the Palestinians, original and indigenous inhabitants of this ancient land.


Yasir Arafat told me quite often that the Israelis are really cousins of the Palestinians. He may have been wrong; they are more likely brothers and sisters.

Morgan Strong *

* Morgan Strong is a former professor of Middle Eastern history, and was an advisor to CBS News “60 Minutes” on the Middle East.


Source: http://www.middle-east-
online.com/english/?id=31461

sabato 28 gennaio 2017

La "memoria" di un solo olocausto non basta...


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Il giorno della memoria,  che da anni ricorre il  27 gennaio, tutte le tv, su tutti i canali, intensificano i programmi a tema per ricordare la shoa, la guerra che ha liberato il mondo dall’antisemitismo, il processo di Norimberga e tutto quanto serva a rilanciare nella pubblica opinione il ricordo di quanto il popolo ebreo ha dovuto soffrire per le persecuzioni da parte dei “Goym” , i non prediletti da dio…

L’enfasi ci pare particolarmente roboante ed insistente, forse per far dimenticare al mondo il disgustoso e barbaro sterminio subito dai Palestinesi di Gaza per mano dell’esercito Israeliano (il terzo più potente esercito del mondo contro civili indifesi..!)

Innanzitutto vogliamo fare presente che se si parla di olocausti e di stragi, è riduttivo, inumano, ingiusto e razzistico parlare solamente della shoa e dimenticare tutti gli altri innumerevoli olocausti succedutisi nel mondo in tempi abbastanza recenti da non essere parte della storia dimenticata:

OLOCAUSTI

1.    Eretici, infedeli, streghe e protestanti torturati ed uccisi a milioni in tutto il mondo dalla Santa Inquisizione
2.    Stermini di intere Città Musulmane compiuti dai Crociati che passarono a fil di spada uomini, donne e bambini nel nome del “Dio lo vuole”
3.    La strage degli Ugonotti in Francia, voluta da Maria De Medici
4.    Il genocidio dei Valdesi
5.    La strage dei Puritani in Inghilterra
6.    Il genocidio degli Indios in America Latina da parte dei Conquistadores Spagnoli
7.    Il Genocidio del popolo autoctono Guanche compiuto dagli Spagnoli nelle isole Canarie nel 1470/80
8.    Il Genocidio dei Pellerossa ( 10.000.000) da parte degli Yankee in America
9.    Il Genocidio dei Kurdi in Turchia
10. Il Genocidio dei Kulaki e di altre etnie in URSS da parte dei Comunisti
11. Cinquanta milioni di morti nei Campi di concentramento di Stalin in URSS
12. Il Genocidio degli ebrei in Germania
13. Le stragi dei 300.000 fascisti o presunti tali dal 1945 al 1947 in Italia da parte dei partigiani comunisti
14. Il Genocidio di tre milioni di civili Tedeschi uccisi dall’armata rossa nell’avanzata in Germania nel 1945
15. Il Genocidio di un milione e mezzo di soldati Tedeschi, la maggior parte tra i 16 ed i 18 anni, lasciati morire di stenti e di malattie nei campi di concentramento alleati in Germania
16. Lo sterminio di quattro milioni di morti civili sotto i bombardamenti TERRORISTICI Alleati nella seconda guerra mondiale (Milano, Torino, Bologna, Dresda, Lipsia, Amburgo, Colonia, Berlino, Hiroshima, Nagasaki, Tokyo, ecc. ecc. ecc. ecc.)
17. Il Genocidio di 350.000 Polacchi in Polonia ( le fosse di Katin) da parte dei Comunisti Russi
18. Lo sterminio di TUTTI i possibili oppositori politici in TUTTI quei Paesi che, dopo il 1945, caddero sotto il dominio dell’URSS  (Ungheria, Bulgaria, Cecoslovacchia, Romania, Albania) e di Tito in Jugoslavia
19. Il Genocidio di milioni di Cinesi “Non allineati” compiuto dai comunisti di Mao Tse Tung.
20. Il Genocidio degli Italiani d’Istria infoibati e massacrati dai comunisti di Tito con la complicità del P.C.I. Italiano che aveva posto i partigiani “Garibaldini” del settore orientale sotto il comando del IX° Corpus di Tito.
21.  Il Genocidio dei Tutsi da parte degli Utu in Uganda
22. Il Genocidio di metà del popolo Cambogiano (3.000.000 di morti) da parte del comunista Pol Pot
23. La strage  da parte dell’Armata Rossa in Afganistan
24. Le stragi di Tall el Zatar, Sabra, Chatila, Jenin, Cana, ecc. ad opera di Israele o dei suoi alleati
25. La strage di Kurdi operata da Saddam Hussein con i gas forniti dagli USA
26. La strage dei Palestinesi civili a Gaza compiuta dall’esercito israeliano tra dicembre 2009 e gennaio 2009.
27.  i quattordici milioni di africani prelevati dalla loro terre e resi schiavi dagli americani per essere utilizzati come animali da lavoro. A questi si aggiungono le vittime dell’Apartheid in Sud Africa.
28.   i sette milioni di morti in Ucraina dal 1935 al 1937 a seguito delle carestie provocate intenzionalmente dal regime stalinista in quello che era considerato il granaio d’Europa;
29.  i desaparecidos, vittime della repressione anticomunista dei regimi filoamericani in Argentina e Cile e le migliaia di scomparsi per mano dei regimi golpisti in Grecia e Turchia negli anni ‘70;
30.  i massacri in Ruanda, Etiopia, Congo e nel resto dell’Africa centrale per motivi tribali. In quei Paesi, una volta autosufficienti, manca il cibo, ma non le armi fornite a piene mani dagli occidentali che condizionano e sostengono i peggiori regimi dittatoriali per controllare i ricchi giacimenti minerali;
31.   le vittime della persecuzione anticristiana nel Darfur e nei paesi islamici. In Sudan i cristiani uccisi dalla bande schiaviste ammontano ad oltre due milioni.
E l’elenco continua …..

Ora, checché dica la bibbia sulla predilezione divina del popolo ebraico e sulla sacralità dei giudei, noi che siamo laici non possiamo avallare simili discriminanti fandonie ed accreditare una così razzistica ed inumana visione della vita e dell’umanità e rigettiamo con forza il concetto che l’unico olocausto che vale la pena di ricordare sia quello del popolo ebraico che è invece, se mai, solamente una delle manifestazioni della barbarie dell’uomo contro l’uomo, barbarie che si estrinseca nel modo peggiore e più sadico quando è sorretta da ideologie religiose o politiche.

Ricordare nella giornata della memoria solamente la persecuzione contro gli ebrei significa implicitamente privare del loro valore e del loro significato tutti gli altri olocausti ai quali l’umanità ha sottoposto l’umanità e significa, in ultima analisi dividere l’umanità in uomini di serie A e uomini di serie B.

Significa porre gli ebrei al di sopra di tutti gli altri esseri umani secondo i dettami della bibbia “ .. voi siete il mio popolo prediletto ed a voi darò il dominio su tutte le nazioni..” e significa affermare un principio arrogante e razzista inaccettabile!

Se poi si considera l’operato dello stato di Israele, specie negli ultimi anni, con gli inaccettabili, barbari e razzisti massacri di Gaza, non si può non essere d’accordo con il governo Spagnolo che, proprio per questo motivo, ha cancellato in Spagna “la giornata della memoria

Se proprio si vuole una giornata della memoria, che essa sia a memoria di TUTTE le stragi e le barbarie, senza distinzione di razza, di religione e di parte politica.

Forse allora sarebbe una cosa credibile.
Così com’è oggi, certamente non lo è!

Alessandro Mezzano

venerdì 27 gennaio 2017

Il miraggio della "spiritualità" commerciale - L'illuminazione "prematura" e la meditazione come "affare"



Negli ultimi 40 anni, l’Occidente è stato invaso da una marea di informazioni spirituali che ormai riempiono le pagine dei quotidiani, gli spettacoli televisivi e le riviste patinate a larga tiratura. La "spiritualità" è diventata non solo popolare, ma anche un grande affare. La New Age è un’industria multimiliardaria, e alcuni dei più famosi guru e maestri spirituali sono tra gli uomini più ricchi degli Stati Uniti.

Il ricercatore contemporaneo, durante il suo cammino spirituale, cade facilmente vittima di un numero enorme di miraggi, che occorre sapere riconoscere e affrontare. Scoprire le illusioni che abbiamo sul cammino spirituale può essere scoraggiante, se non addirittura deprimente, ma rende possibili realizzazioni spirituali che prima ci erano precluse.

Le motivazioni della ricerca dell’illuminazione

Molte persone hanno un’opinione errata sulle motivazioni per le quali hanno cominciato il cammino spirituale. È molto raro che un ricercatore voglia davvero “realizzare Dio” o “servire l’umanità”. La maggior parte delle persone non sa cosa sia la vita spirituale, per non parlare di cosa cercano in essa. Quando uno studente chiese al maestro zen Suzuki Roshi cosa fosse l’illuminazione, egli rispose: “Perché lo vuoi sapere? Magari non ti piacerebbe”.

Spesso un ricercatore spirituale impiega molti anni per rendersi conto di aver cominciato il cammino spirituale per ragioni che ignora totalmente, e che sono molto meno nobili e romantiche di quello che la sua immaginazione romantica pensava. Scoprire la falsità delle proprie motivazioni può essere molto spiacevole e deprimente, e per questo la maggior parte delle persone preferisce nasconderle nell’inconscio. Si continua tranquillamente a credere di voler solo essere “liberi”, “liberati” e “in armonia con tutta la vita”. Ma mettere a nudo la falsità delle motivazioni è un passo prezioso e necessario nel cammino spirituale. Le ragioni più frequenti che portano a scegliere il cammino spirituale sono:

La libertà dal dolore

La maggior parte delle persone comincia il cammino spirituale perché vuole essere libera dal dolore. “Uno dei maggiori fraintendimenti della gente è quello secondo cui il cammino spirituale è una vacanza”, ha detto il maestro tibetano Chögyam Trungpa Rinpoche. Le persone immaginano che il cammino spirituale darà loro la pace mentale, la trascendenza dei problemi, la libertà dalle perversioni psicologiche e la vita eterna. Si crede erroneamente che, meditando abbastanza, facendo un numero sufficiente di posizioni yoga o leggendo una discreta quantità di libri sulla spiritualità, si conseguirà la beatitudine eterna.

“Troppo spesso i neofiti si illudono che la pratica spirituale sia appagante”, dice lo studioso e l’insegnante di yoga Georg Feuerstein; “Si aspettano di diventare felici e di trovare la risposta alle più importanti domande esistenziali, grazie al loro sforzo o a quello dell’insegnante”. Feuerstein fa riferimento a una concezione che ha le sue radici in un fraintendimento di base e nella negazione della condizione umana: una concezione alimentata dalla palude della New Age e della letteratura pseudo-spirituale che invade il mercato confermando le fantasie dei suoi lettori. Anche se è vero che esistono carrettate di tecniche metafisiche che gonfiano l’ego e creano stati temporanei di estasi e beatitudine, questi ultimi non durano mai, e in ultima analisi hanno poco o nulla a che vedere con la vera spiritualità.

L’ambizione spirituale: la volontà di potenza e di controllo

Chi immaginerebbe mai che la presunta vita spirituale – fatta di meditazione e preghiera, dissolvimento estatico in Dio e umiltà davanti alla verità – possa essere un’altra via per cercare il potere e il successo, o una maschera che cela sensi di inadeguatezza? Per molti è proprio così. La realtà è che la ricerca dell’illuminazione nasconde spesso la ricerca del potere, della gloria, del prestigio o di qualche altra forma di successo mondano.

Se un individuo ha come scopo nella vita quello di diventare “qualcuno”, di essere una persona importante (il direttore generale, la star dello sport, la donna manager, la stella del cinema), e poi comincia un cammino spirituale, è più che probabile che la ricerca del potere e della gloria continuerà nel campo spirituale. È così che funziona l’ambizione. Un individuo ambizioso non lo è soltanto in un contesto, ma in tutta la vita, inclusa quella spirituale.

Gli uomini faranno praticamente di tutto per evitare di affrontare la propria debolezza umana; cioè, faranno qualsiasi cosa pur di non affrontare se stessi. La gente pensa che l’«illuminazione» sia uno stato di onnipotenza in cui non solo si sarà in grado di dominare gli altri, ma si terranno sotto controllo le proprie debolezze e difetti umani. Quello che i testi antichi descrivono come lo stato di “conoscenza perfetta” viene interpretato in base all’ideale di perfezione di ognuno, nel quale non c’è posto per la fragilità umana.

L’illuminazione può sicuramente creare dei poteri o una capacità di controllo illusori, o limitati, ma lo sviluppo spirituale va molto al di là del potere e del controllo terreni. Raramente, se non mai, i veri insegnanti spirituali e le persone dalla comprensione profonda parlano della propria vita in termini di controllo di sé o degli altri. Sanno che la vita è piena di imprevisti, e che un’eventuale influenza sulla vita di altre persone in realtà non dipende da loro. Inoltre, riconoscono che il peso di quella responsabilità è tanto grande da far diminuire qualsiasi sensazione di potere personale.

La paura della morte

La gente cerca l’illuminazione perché non vuole morire. Nelle traduzioni dei testi spirituali, l’illuminazione è sinonimo di “immortalità”, “trascendenza” e “stato eterno”. Sono espressioni molto suggestive per chi ha paura della morte, ma se si comprende il contesto in cui furono create, è chiaro che non si fa riferimento all’immortalità dell’ego o del corpo fisico. Tuttavia, gli esseri umani, alla ricerca disperata di una via per evitare la supposta sofferenza della morte, scelgono certi aspetti degli insegnamenti, evitandone altri. Giungono a pensare che l’illuminazione è il cammino verso la vita eterna dell’ego, che identificano come “se stessi”, e non della consapevolezza, che è sempre già eterna.

Quindi, se per caso ci illuminassimo, il nostro ego cesserebbe di esistere; ovvero, l’ego individuale che all’inizio si era messo alla ricerca dell’illuminazione per evitare la morte sarebbe già morto!

Anche se può essere difficile comprendere quanto siano false e inconsapevoli le motivazioni alla base di un cammino spirituale, gli sforzi fatti non sono inutili. Il grande pregio di qualsiasi autentico cammino spirituale (se percorso con l’assistenza di un maestro affidabile) è il fatto che prima o poi trasformerà l’individuo, a prescindere dalle motivazioni di quest’ultimo. Dio (o la Realtà) è sempre più forte dell’ego, e nel lungo termine (anche se può essere un termine veramente lungo) finirà con il prevalere. Il cammino e il maestro usano la debolezza e le ambizioni dell’individuo per creare delle lezioni che alla fine eroderanno quella stessa debolezza e quelle stesse ambizioni, mostrandole per ciò che sono e portando lentamente allo scoperto la purezza che si trova al di là di esse.

Esperienza spirituale o illuminazione?

Un altro errore comune tra i ricercatori sul cammino spirituale è scambiare le esperienze mistiche per l’illuminazione. Quando qualcuno comincia un percorso spirituale, è verosimile che avrà esperienze di estasi, beatitudine, pace, fusione con tutta la vita e visioni. Uno degli errori più frequenti compiuti dai neofiti è credere che queste esperienze siano lo scopo del cammino. In realtà, in giro ci sono molti maestri, sinceri ma falsi, che insegnano sulla base di una o più di queste esperienze.

Studiando le varie tradizioni esoteriche e occulte, l’assurdità di queste pretese diventa ovvia, perché comprenderemo subito come sia sufficiente la tecnica giusta (il digiuno, la visualizzazione, il “mind-control” e così via) per provocare tali esperienze. Anche se queste ultime possono essere fonte di ispirazione ed elevazione, e possono addirittura essere il catalizzatore che ci porta sul cammino spirituale, è chiaro che la spiritualità non consiste in esse.

Coloro che conoscono l’autentica spiritualità non si lasciano impressionare nemmeno da una camminata sull’acqua. Sanno che lasciarsi incantare da questi spettacoli vuol dire allontanarsi dal vero cammino spirituale. Benché le esperienze psichiche come l’estasi, la beatitudine e la sensazione di fusione non siano nocive o pericolose, e alle volte possano anche essere utili, vanno analizzate con grande cura. Occorre mettere costantemente in dubbio le conclusioni cui si è tentati di giungere dopo tali esperienze. È troppo facile pensare di essere straordinari o importanti solo perché sono avvenute queste esperienze.

Il guru interiore e altre verità spirituali lapalissiane

Tra tutte le comuni verità lapalissiane, quella del guru interiore è una delle più ingannevoli. Anche se l’espressione “guru interiore” indica qualcosa che esiste davvero, molti di coloro che dicono di seguire il guru interiore in realtà non lo stanno facendo. Per udire e seguire l’impegnativa guida di un guru interiore è richiesta una grande maturità umana e spirituale, che si conquista con anni di pratica spirituale, e non leggendo un libro o ascoltando un combattente New Age che proclama il messaggio.
Il motivo principale per cui la gente si volge al guru interiore è la pigrizia e il disinteresse verso la trasformazione genuina. Il guru esteriore – il vero maestro spirituale – porterà in crisi l’ego e metterà a nudo tutto ciò che è falso, cosa impossibile al guru interiore. La vita interiore degli esseri umani consiste in una grande moltitudine di voci (molte delle quali decisamente nevrotiche) e l’ego è ben felice di dare a una di esse gli abiti del monaco, un tono di voce suadente e il titolo di “guru interiore”. Tali guru interiori, conosciuti anche come il “sé interiore”, il “vecchio saggio interiore” o il “profondo sé”, sono noti per permettere alle persone tutto ciò che vuole il loro ego (una vacanza dispendiosa, per esempio, una nuova Ferrari, la manipolazione degli altri “per il bene più elevato” ecc.), sempre in nome della vita spirituale. È molto più facile perdonare i nostri errori se siamo stati “guidati”, rinunciando quindi ad assumerci la responsabilità delle conseguenze. Se la guida dà risultati positivi, diventiamo degli eroi per aver ascoltato e seguito la voce; se le cose non funzionano, siamo semplicemente vittime dei desideri della voce interiore. In un modo o nell’altro, noi non siamo mai responsabili.

Molto simile alla voce interiore è il “seguire il proprio cuore”. È vero che alla fin fine dobbiamo seguire il nostro cuore e che quest’ultimo non mente, ma come facciamo a sapere quando lo stiamo ascoltando? Molte persone non hanno idea di cosa sia il loro cuore, non lo hanno mai percepito né udito parlare. La maggior parte dei messaggi che attribuiscono al cuore, in realtà, vengono dalla mente, che è capacissima di parlare con tono amorevole, delicato e anche “con il cuore in mano”.

Quando le persone ignorano la quantità di “voci interiori” esistenti in loro (inclusa la voce del proprio “cuore”) e non sanno nulla della tendenza dell’ego a corrompere ogni aspetto della personalità per sabotare la crescita spirituale, cadono facilmente vittima delle seduzioni del guru interiore. Alla fine, esse si defraudano di quella crescita e trasformazione che volevano trovare cominciando questo cammino.

Un’altra delle pericolose verità lapalissiane in voga tra i neofiti contemporanei è il ritornello “tutto è un’illusione” e i suoi derivati. Seguendo la logica della mente duale, se tutto è un’illusione, non importa fare del male agli altri o distruggere il nostro corpo con le droghe o l’alcol, perché il corpo non è reale. Se la vita non è altro che un sogno, perché non arraffiamo tutto ciò che possiamo, senza preoccuparci delle persone che calpesteremo nel fare questo e di coloro che diventeranno poveri a causa del nostro egoismo? Se tutto è uguale, non esiste male e bene, giusto e sbagliato: quindi, perché non barare, mentire e rubare?

Coloro che usano indiscriminatamente queste idee prese dalla “realtà assoluta” non capiscono che quest’ultima non nega in alcun modo la realtà relativa. La non-dualità non cancella la dualità. Chi comprende davvero il significato di espressioni come “il guru interiore”, “tutto è uno” e “il maestro è ovunque”, non si vanta mai di queste verità in reazione a una sfida alla sua psiche (al contrario di chi ne ha avuto solo un’intuizione profonda ma fugace). Al contrario, la bellezza della realtà che ha intravisto lo rende più umile, spingendolo a mettersi al servizio e a partecipare maggiormente al mondo in cui viviamo. Come ha detto un altro maestro zen: “Non puoi vivere a lungo nel mondo di Dio: non ci sono né ristoranti né toilette”.

Falsi maestri e falsi studenti

Infine, arriviamo all’argomento dei maestri e i loro discepoli. Che li si chiami guru, maestri, guide o amici spirituali, due cose apparentemente opposte si possono dire su di loro senza ombra di dubbio. Innanzitutto, per raggiungere le vette più alte del cammino spirituale è necessario un maestro; secondo, per ogni maestro autentico, esistono letteralmente migliaia di ciarlatani. Se pensiamo che chiunque sappia declamare eleganti verità spirituali, affermi di essere un “tulku” tibetano o ci prometta l’illuminazione in un week end sia un maestro autentico, stiamo gettando le basi per la nostra futura delusione. Inoltre, è probabile che in futuro dubiteremo di tutti gli insegnanti spirituali, quando in realtà è stata la nostra inadeguatezza di studenti a renderci incapaci di distinguere tra i veri maestri e i ciarlatani.

Il compianto santo indiano Swami Muktananda ha detto che il mercato dei falsi maestri è in crescita perché è in crescita il mercato dei falsi studenti. Arnaud Desjardins, maestro spirituale francese ed ex cineasta, sollecita i neofiti a chiedersi non se il loro maestro è autentico, bensì: “Sono un discepolo?”. Gli studenti spirituali disillusi passano la vita a puntare il dito contro i falsi maestri e a negare la necessità di un maestro vivente ed esteriore, ma la verità è che loro stessi non sono riusciti a essere quel tipo di studente necessario ad attirare un maestro autentico.

Il punto sta nell’essere implacabilmente onesti con se stessi sui motivi per i quali stiamo cercando un maestro, e cosa ci aspettiamo da lui. Se cominciamo la vita spirituale perché vogliamo trovare un nuovo partner sexy, forse non abbiamo affatto bisogno di un maestro. Se pratichiamo la meditazione perché vogliamo essere più sicuri di noi stessi e avere più potere personale, andrà bene qualsiasi insegnante carismatico. Ma se siamo sul cammino spirituale perché stiamo cercando di realizzare il nostro potenziale più elevato, avremo bisogno di un maestro autentico, e per trovarlo dobbiamo diventare discepoli autentici.

Talvolta, per imparare il discernimento e la discriminazione sul cammino spirituale, dobbiamo incontrare una serie di falsi insegnanti. Così impareremo a distinguere tra il falso e l’autentico. In ultima analisi, dobbiamo assumerci la responsabilità di essere finiti con degli insegnanti falsi, perché in noi c’era qualcosa che ci ha impedito di vedere con più chiarezza. Solo allora potremo proseguire sul cammino spirituale con più lucidità.

Un cammino confuso

Le splendide luci delle esperienze mistiche e dell’estasi segnano spesso l’inizio di un cammino spirituale, la cui fine promette di essere ugualmente soddisfacente. Nel mezzo, però, esso è confuso. È tale perché nulla è certo riguardo l’evoluzione spirituale. A un certo stadio, la visione mistica può costituire un’ispirazione fondamentale per il nostro progresso, mentre a un altro stadio la stessa visione può essere una scusa per affermare prematuramente di esserci illuminati. La nostra voce interiore può darci la guida necessaria o riempirci di bugie. Possiamo trovarci a disagio con il nostro maestro perché è un ciarlatano, oppure perché sta portando alla luce parti del nostro ego che preferiremmo evitare. In quest’ultimo caso, diciamo che il maestro è un ciarlatano, quando in realtà è la nostra falsità che è stata portata alla luce.
Il cammino spirituale è un processo di graduale disillusione nel quale tutte le nostre idee riguardo chi siamo, cos’è la vita, cos’è Dio, cos’è la Verità e cos’è lo stesso cammino spirituale vengono smontate e distrutte. È anche un cammino entusiasmante, perché questa opera di smantellamento alla fine ci lascerà con la nuda Verità, che è l’unica cosa che alla fine può soddisfarci.

Il cammino spirituale è vivo; muta e si evolve davanti ai nostri occhi. Poiché sul nostro progresso e le nostre conquiste spirituali non possiamo avere certezze, il nostro compito è affrontare totalmente e senza compromessi le sfide che si presentano di fronte a noi. Se le nostre motivazioni sono serie (non solo riguardo la nostra evoluzione spirituale, ma anche riguardo il nostro impegno verso una genuina cultura spirituale in occidente), non possiamo accontentarci di un falso, la spiritualità New Age (per quanto essa possa essere confortante). La spiritualità autentica ci sta aspettando.

Mariana Caplan *




* Counselor, antropologa culturale e autrice di un libro in cui mette in discussione molti aspetti della spiritualità occidentale. Esso, (Halfway up the Mountain: the Error of Premature Enlightenment), che secondo “Publishers Weekly” solleva molti dubbi sulle vere “motivazioni degli incantatori di serpenti dell’era moderna”, spinge i ricercatori spirituali a pagare il giusto prezzo per la dura strada verso l’illuminazione.

(Fonte: Centro Nirvana)

giovedì 26 gennaio 2017

Contrappasso - Per le religioni monolatriche è arrivato il momento di pagare il conto...



"Il karma è karma" si dice in India per significare che "chi la fa l'aspetti" ed oggi vediamo che le malefatte della chiesa tornano indietro e reclamano il pareggio dei conti. Causa ed effetto. 
Infine tutti i nodi vengono al pettine e la congrega vaticana ha sommato migliaia di nodi.  Non mi riferisco solo agli scandali recenti, come ad esempio la pedofilia o le speculazioni economiche, ma  alle innumerevoli colpe accumulate nei secoli: le finzioni dottrinali, la vendita delle indulgenze, la sperequazione fra maschi e femmine, la persecuzione di eretici e streghe, la prevaricazione e l’intimidazione delle masse succubi ed impaurite, le falsità storiche su innumerevoli fatti e persone, l'oscurantismo, le guerre sante, ecc.
Per la legge del contrappasso sembrerebbe che la religione cattolica, e di conseguenza quella cristiana, non abbia scampo e sia destinata semplicemente a scomparire in una nuvola fumosa di vergogna. Ma non è giusto dare tutte le colpe al cristianesimo. Le devianze sono iniziate ben prima della nascita di questa religione e sono pure continuate dopo di essa. 
La matrice monolatrica,  con l'idea di un dio "personale", è insita nell’ebraismo,  da questa "religione familiare"  sono poi sorti sia il cristianesimo che l’islamismo. Le colpe dei padri sono ricadute sui figli. Ed i figli si danno da fare a sgrullarsele di dosso utilizzando ogni mezzo: l'ateismo, il materialismo, il consumismo e persino  il fondamentalismo scientifico (vedi OGM, mutazioni climatiche, commercio di organi, etc). 
L'origine di tutti i mali -dicevamo- è nell'ebraismo ma strettamente parlando questo "credo" non è nemmeno una religione bensì una continuità fideistica basata sulla trasmissione genetica. Ebrei si nasce, non si diventa. Ed infatti nell’ebraismo i sacerdoti sono i primi ad avere l’obbligo di matrimonio e di prolificazione. Ovviamente anche i vari mullah musulmani pensano che la prolificazione sia un buon metodo di spargimento della loro fede: "l'arma per conquistare il mondo è il ventre delle nostre donne". Tra l'altro -al contrario degli ebrei -che diventano tali solo se nati da madre ebrea-  i figli di un musulmano, anche se illegittimi, sono musulmani per legge.   
Lo stesso tipo di "conversione" (sia utilizzando la paternità che la maternità)  avveniva ai primordi del cristianesimo, ma il sistema verticistico, inusuale in tutte le altre religioni (che non hanno un capo assoluto), e la necessità di mantenere la struttura piramidale e  tutti i suoi beni terreni, fece sì che diventasse conveniente istituire il matrimonio monogamico per i fedeli ed  il celibato per gli ecclesiastici. 
La faccenda  iniziò nel momento in cui  l’impero romano, per motivi squisitamente politici, stabilì l’unità religiosa sotto l’egida del cristianesimo,  e la regola di celibato al clero era un  modo per non disperdere le ricchezze che il papato andava ammassando. Il papato romano tra l’altro è anch’esso un’istituzione tardiva rispetto alla formazione del cristianesimo.  
In verità il papa di Roma sostituì l’imperatore di Roma e per garantire la continuità non dovevano esserci diatribe familiari interne, il papa veniva eletto in un contesto di celibi.  Questo sistema, ottimo dal punto di vista del mantenimento dell'Ente, è assolutamente deleterio invece per la conservazione dei valori umani. 
Conseguenza di questa regola “innaturale” è quel che oggi osserviamo in forma di pedofilia ed omofilia interna alla chiesa. I prelati mantengono una facciata di castità provvedendo a soddisfare le esigenze sessuali  con gli stessi adepti e componenti della chiesa (ed ogni giorno ne leggiamo le cronache su tutti i media). 
Ma il blocco forzoso  della struttura di potere è causa di degrado  per la religione, per ovvie ragioni (anche la mafia si basa sul “comandare meglio che fottere” ma non ha nulla di spirituale al suo interno)…
Paolo D’Arpini