giovedì 14 gennaio 2016

Antipredazione - "A volte le pistole aiutano a salvare una vita..."


      

 
George Pickering Jr. fu colpito da un ictus massivo nel gennaio scorso. I medici diagnosticarono che il 27enne era in 'morte cerebrale' e l'ospedale ordinò che si spegnesse il supporto di sostegno alla vita oppure si procedesse alla donazione d'organi. Ma il padre di George sentiva nelle viscere che suo figlio ce la poteva fare a dispetto della prognosi infausta: suo figlio aveva solo bisogno di un po' più di tempo.
I medici dissero alla famiglia che George non aveva nessuna speranza di riprendersi. Madre e fratello non si opposero al verdetto e l'ospedale notificò all'organizzazione dei trapianti che gli organi di George erano immediatamente disponibili.
Si stavano muovendo troppo in fretta: l'ospedale, le infermiere, i medici” disse il padre alle autorità, “Io sapevo che se avessi avuto tre o quattro ore quella notte, avrei saputo con certezza se George era 'morto cerebrale' o no. George Pickering Sr., padre, fece qualcosa di molto pericoloso, di illegale, che salvò la vita al figlio.
George Sr. entrò con una pistola nell'ospedale Tomball del Centro Medico Regionale di Houston (Texas), si barricò vicino a suo figlio e tenne a bada per tre ore sanitari e polizia, per dare a George Jr. più tempo di sostegno alla vita.
Quindi dopo tre ore, George Jr. sorprese tutti -eccetto suo padre- stringendo , a comando, la mano di suo padre tre volte
L'avvocato della famiglia raccontò alla radio che quando l'equipe dei medici entrò nella sala di rianimazione e videro che George non era 'morto cerebrale' in quanto muoveva gli occhi a comando erano completamente sbalorditi.
Dopo aver dimostrato che il figlio esprimeva segni di vita, e medici e personale sanitario li avevano verificati, George Sr. si arrese pacificamente.
Padre e figlio raccontarono i fatti alla CNN.
George Jr. si riprese completamente. Se lo vedeste ora è l'immagine della salute
Il padre fu arrestato, giudicato con l'aggravante di aggressione con arma letale e incarcerato. Trascorse quasi un anno in carcere per il suo crimine, ma contento.
Non fu rispettata la legge, ma fu contravvenuta per giuste ragioni”dichiara George Jr. al Daily Mail “Io sono ora qui per quello che fece mio padre. Fu per amore, fu per amore.”
(da LifeSiteNews)

Padre e figlio hanno passato il Natale 2015 finalmente insieme, fuori dal carcere e dall'ospedale, a celebrare la vita e la salute di George.
La Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi ritiene il comportamento di questo padre una legittima difesa di fronte ad un sistema ospedaliero autoritario che impone la cd. 'morte cerebrale' a cuore battente per ragioni utilitaristiche e di procacciamento d'organi per il business dei trapianti.
Il padre di George è stato condannato per aggressione con arma letale: quale condanna è stata data ai medici che lo avrebbero ucciso con l'espianto se il padre non li avesse minacciati? Quante altre “morti cerebrali” fasulle hanno portato all'espianto persone vive?
Purtroppo anche in Italia la 'morte cerebrale' è imposta con protocolli variabili ed interpretazione medica soggettiva, contro la volontà della persona e della famiglia. Dice la L. 578/93 art.2 c.6 “Ciascun singolo caso deve essere seguito dallo stesso collegio medico”, c.8 “ La partecipazione al collegio medico è obbligatoria” Il che implica che nessun controllo esterno può essere messo in atto da altro collegio medico contrario alla morte cerebrale. Hanno paura del confronto. Possiamo solo avvalerci del diritto di opposizione all'espianto con dichiarazione autografa (cioè scritta a mano dalla persona), meglio con la Carta-Vita da noi diffusa.
Nerina Negrello
Presidente
Lega Nazionale Contro
la Predazione di Organi
e la Morte a Cuore Battente

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