venerdì 31 luglio 2015

Schaueble e l'eurotassa che piace ai burocrati



E così Schaueble non ha finito di fare danni. Bisogna dirlo. Quando Kohl decise di liquidarlo, licenziandolo dagli incarichi di partito, poco prima del congresso, aveva visto bene e giusto. Il tedesco dalla faccia a forma di testa di vipera, per un po’ fu messo da parte. Kohl aveva sempre guardato lontano. Il guardare lontano non poteva significare avere vicino un tale personaggio.

Kohl, che ne aveva previste tante, non riuscì a prevedere che quelle curiosa forma di finanziamento ai partiti tanto cara ai politici italiani, in Germania non avrebbe potuto funzionare. Così, i finanziamenti in nero, sottobanco, da parte di persone facoltose o aziende interessate, lo travolsero. La Germania, all’epoca, era ancora un Paese serio, con una guida illuminata e lungimirante, quale era stato Kohl per ben sedici anni. Kohl fu travolto dallo scandalo.

La testa di vipera, come succede appunto alle vipere quando le si bastona sulla testa, ma si fa l’errore di non ucciderle, era andato a nascondersi. E, appena il vecchio amico fu fatto fuori, riemerse. La vipera è molto cocciuta, anche scaltra. Sa nascondersi perfettamente fra gli anfratti, prediligendo i posti umidi e cercando riparo dal sole. È in grado di sopravvivere a lungo senza mangiare. Il suo veleno, come è noto, può essere mortale, se non adeguatamente fronteggiato.

La vipera trovò il suo ambiente ideale nell’entourage della Angela Merkel. Proveniente dalla DDR, dalla ex Germania comunista (Voi ve la immaginate, vero, la Germania Comunista? che ambientino vero?), la Angelona, divenuta federale, non trovò nessuno meglio del trombatissimo Wolfgang per farne il proprio braccio destro.

Nacque un delizioso connubio politico. Oggi lo ritroviamo sul palcoscenico tedesco ed europeo.

L’ineffabile Schaueble, dopo avere contribuito non poco alla confusione totale sul caso della Grecia, preannunciando la linea dura, poi la linea molto dura, poi quella morbida, poi sposando la tesi possibilista della Merkel, ma facendo contemporaneamente un applauditissimo discorso in Parlamento per “l’uscita temporanea dall’euro per 5 anni della Grecia” (una genialata che pochi avrebbero avuto il coraggio di proporre), l’ineffabile, dicevo, oggi propone l’Eurotassa.

Eh sì, signori. Qui o si integra o si muore. O l’Europa fa veramente l’integrazione fiscale, o dove andremo a finire? Quindi l’eurotassa è “il primo passo” (immaginiamoci i successivi) per una reale integrazione europea.
Potremmo dire, aggiungiamo noi, che mancava l’eurotassa per integrarci veramente. Sì, mancava. Quando gli italiani cominceranno a pagarla, si sentiranno sicuramente più integrati. Più amici di Schauble. Pazienza, hai la testa che sembra quella di una vipera, ma sei un caro amico, in fondo. Sei tedesco, quindi europeo.

È inutile dire quello che è seguito in Italia, paese che dalla cosiddetta integrazione europea ha avuto, nella sostanza, solo danni (e parliamoci chiaro una volta per tutte), salvo il fatto, non trascurabile certamente, di avere partecipato ad un processo che ha eliminato il ricorso alle armi per la risoluzione dei conflitti in seno all’Europa.

In Italia, per chi non lo avesse notato, il sottosegretario alle Finanze, Morando, ha aderito subito al progetto Schaueble.

La sinistra italiana è sempre stata europeista. Sempre. Quando si è trattato di applicare tasse pro Europa e farsi del male con l’Europa, dal grande Padre di tutti i progetti europei Romano Prodi in poi, fino alle trombette e ai tromboni che si sono succeduti, che non nomino perché basta il primo, il più illuminato, appunto Lui, l’Italia, e la sinistra italiana cosiddetta progressista, è sempre stata in prima linea. Vogliamo più tasse: nel Paese meno federale al mondo, gli italiani pagano la tassa comunale, qualche tassa che riescono a pagare alle province, le tasse regionali e quelle nazionali. E può mancare la tassa europea? E a quando la tassa continentale o quella mondiale?

Morando, abbiamo un’idea per Lei: la tassa rionale. Anche condominale, che però sarebbe incostituzionale perché discriminerebbe dai processi di integrazione chi vive nelle villette. Ok, vada per la tassa rionale: su, si faccia avanti, che aspetta? Schauble è tedesco, lui pensa in grande, pensa alla tassa Europea. Lei è italiano, siamo un popolo un po’ provinciale: noi vogliamo la tassa di quartiere! Se ne faccia promotore, avrà senz’altro un ruolo nella storia della integrazione del popolo italiano a questa grande Europa.

Ero nello studio di un apprezzato notaio svizzero, un paio di settimane fa. C’era un gruppo di imprenditori, svizzeri, che parlavano dell’Europa, facendosi delle gran risate. Una volta, questo, mi succedeva con l’Italia, e me ne dispiaceva. Ora la dimensione è diversa. Ora è l’Europa a suscitare le più grasse risate al resto del mondo.

Credetemi: alle volte basta mettere il naso un po’ fuori di casa, per capire meglio le cose. Fatelo, fatelo più spesso. Vedrete un sacco di cose che a prima vista sembrano non esserci, o essere diverse. Vedrete che persone che ridono, a crepapelle, di cose di cui noi parliamo sul serio. E allora vi verrà qualche dubbio.

Sappiate che fra non molto l’Europa obbligherà l’Italia, la patria del parmigiano, e non solo, ovviamente, a consentire di produrre il formaggio con il latte in polvere. Così capirete meglio quanto è buono il formaggio svizzero e che grasse risate si stanno facendo là. Avanti con l’integrazione, mi raccomando.

 
Maurizio Monti

TRADERS’ Magazine Italia

giovedì 30 luglio 2015

Il mito della democrazia ed il coraggio della libertà



La revisione storica
Armato di una semplice teoria economica e politica, nel mio libro[2] presento una ricostruzione revisionista della storia moderna occidentale: dell'emergere dagli ordini feudali [che erano entità non statali] degli Stati monarchici assoluti e della trasformazione del mondo occidentale, cominciata con la rivoluzione francese e completata con la fine della prima guerra mondiale, che ha visto il passaggio degli Stati monarchici a quelli democratici e l'assurgere degli Stati Uniti al ruolo “di impero universale”. Gli scrittori neo-conservatori, come Francis Fukuyama, hanno interpretato questa evoluzione come un progresso della civiltà e hanno proclamato la “fine della storia” che sarebbe arrivata con il trionfo della democrazia occidentale e la globalizzazione ([quest’ultima necessaria] per rendere il mondo sicuro per la [realizzazione della] democrazia). La mia interpretazione teorica è invece completamente diversa. Essa comporta la distruzione di tre miti storici.

Il primo mito
Il primo e più fondamentale mito [da sfatare legato alla democrazia] è che l'emergere da un ordine precedente (il periodo feudale) degli Stati sia stata la causa del progresso economico e civile che ne è seguito. La teoria ci induce invece a ritenere che tale progresso ci sarebbe comunque stato nonostante, e non a causa, la formazione degli Stati.
Lo Stato può essere definito convenzionalmente come: un’agenzia che esercita un monopolio territoriale, imposto con la forza, sia sulla decisione finale da prendersi in caso di controversie (giurisdizione) sia sulla tassazione[3]. Per definizione quindi, ogni Stato, a prescindere dalla sua particolare costituzione è economicamente ed eticamente inadeguato. [Perché è inadeguato?] Ogni monopolio è un “male” dal punto di vista del consumatore. Intendiamo per monopolio la mancanza di libero accesso ad una particolare linea di produzione: solo un’agenzia A può produrre il servizio od il prodotto X.[4]
Ogni monopolio è “maligno” per i consumatori perché, essendo protetto dall'ingresso di altre agenzie nella propria linea di produzione, il prezzo dei suoi prodotti sarà più alto e la loro qualità inferiore di quanto potrebbe invece essere in caso di libero accesso da parte di altre agenzie [cioè essendo il mercato aperto alla competizione di altre agenzie che operassero nella stessa linea di produzione]. Ovviamente il fatto che proprio il potere supremo di prendere decisioni sia esercitato in regime di monopolio è particolarmente “maligno”. Al contrario di altri monopoli che producono beni di qualità inferiore [e prezzo superiore rispetto a un regime di competizione], un monopolio giudiziario oltre a produrre servizi di qualità inferiore produce dei veri e propri “misfatti”, perché un tale monopolista è giudice supremo di ogni conflitto e quindi anche di quelli che lo riguardano direttamente. Di conseguenza, invece di tendere a prevenire e risolvere conflitti, un giudice supremo monopolista sarà portato naturalmente a causare e provocare conflitti da comporre a proprio vantaggio.[5]
Non solo nessuno, potendo evitarlo, accetterebbe un tale monopolio nella fornitura di servizi giudiziari, ma [non accetterebbe] nemmeno il fatto che sia il giudice monopolista a determinare unilateralmente il prezzo dei propri “servizi”. È facilmente prevedibile, che un tale monopolista userebbe sempre più risorse (proventi della tassazione) per produrre sempre meno beni e perpetrare sempre più misfatti. Questa situazione non è la ricetta per la protezione dei cittadini ma per la loro oppressione e sfruttamento. Il risultato del costituirsi di uno Stato, quindi, non è la pacifica cooperazione [economica tra i cittadini] e l'ordine sociale, ma il conflitto, la provocazione, l'aggressione, l'oppressione e l'impoverimento in altre parole la de-civilizzazione (imbarbarimento). Questo, soprattutto, è quello che ci ha mostrato la storia degli Stati. Essa è infatti, in primo luogo, la storia di milioni di vittime innocenti del potere statale[6].

Il secondo mito
Il secondo mito riguarda la transizione dalle monarchie assolute agli Stati democratici. Non solo i neo-conservatori interpretano questo sviluppo come progresso, ma c'è un accordo pressoché universale sul fatto che la democrazia rappresenta un progresso nei confronti della monarchia e che sia la causa dello sviluppo morale ed economico recente. Questa interpretazione è particolarmente curiosa alla luce del fatto che la democrazia è stata invece la fonte di tutte le forme di socialismo:[7] del socialismo democratico europeo, del liberalismo e del neo-conservatorismo americano così come del socialismo internazionalista, quello sovietico, del fascismo italiano e del nazionalsocialismo in Germania. Ma più importante è il fatto che la teoria contraddice questa interpretazione: sia la monarchia, sia la democrazia sono inadeguate in quanto Stati, ma la democrazia è peggiore della monarchia.
Dal punto di vista teorico, la transizione dalla monarchia alla democrazia riguarda né più né meno il fatto che un “proprietario” monopolista ereditario, il principe o il re, sia sostituito da un “curatore” monopolista temporaneo e intercambiabile, il presidente, il primo ministro, e i membri del Parlamento. Sia i re sia i presidenti democratici produrranno dei misfatti[8], ma un re, poiché “possiede” il monopolio e può venderlo o tramandarlo ai propri eredi, si curerà degli effetti delle proprie azioni sul valore di questo suo capitale. In quanto proprietario del capitale sul “suo” territorio[9], il re sarà relativamente orientato al futuro. Per conservare e migliorare il valore della sua proprietà, egli lo sfrutterà moderatamente e in maniera calcolata. Al contrario, un curatore democratico temporaneo e intercambiabile non “possiede” il paese ma, per il tempo che rimane in carica, gli è consentito di usarlo a proprio beneficio. Questo non solo non elimina lo sfruttamento, anzi lo rende di corte vedute (orientato al presente) e non calcolato [(sfrenato)], cioè condotto senza alcun riguardo per il valore futuro del capitale presente nel paese.[10]
Neppure il libero accesso [da parte di tutti i cittadini] a qualsiasi carica dello Stato è un vantaggio della democrazia (rispetto ad un regime monarchico, in cui l'accesso al potere è regolato discrezionalmente dal sovrano). Al contrario, è solo la competizione nella produzione di merci e servizi che è buona cosa mentre la competizione nella produzione dei misfatti non è affatto cosa buona. I re, che giungono alla loro carica in funzione della loro nascita, possono essere o dei dilettanti incapaci di fare danni o invece degli uomini decenti (mentre se sono dei pazzi, di essi ci si prenderà cura rapidamente e se necessario verranno eliminati proprio dei parenti più stretti, preoccupati del futuro della dinastia). Questo [processo di salita al potere] è in un acuto contrasto con [quanto avviene per] la selezione dei governanti democratici per mezzo delle elezioni popolari che rende praticamente impossibile, per una persona incapace o decente, di arrivare al vertice dello Stato. Presidenti e primi ministri raggiungono le loro posizioni come risultato della loro efficienza in quanto demagoghi moralmente privi di inibizioni. Pertanto la democrazia fa si che virtualmente solo persone pericolose giungeranno ai vertici del governo.
In particolare la democrazia può essere vista come un mezzo per promuovere nella società un aumento del tasso di preferenza temporale ([un maggior] orientamento al presente) ovvero condurre ad una maggiore una “infantilizzazione”[11] della società stessa. Un [ulteriore] risultato della democrazia è il continuo aumento delle tasse, della circolazione di denaro cartaceo [(al posto di denaro merce, come oro e argento]), dell'inflazione di denaro cartaceo, un infinito flusso di nuova legislazione e un debito “pubblico” continuamente crescente. Così la democrazia conduce alla riduzione dei risparmi, all'aumento dell'incertezza legale, al relativismo morale, all'illegalità e al crimine. Inoltre, la democrazia è uno strumento di confisca e redistribuzione della ricchezza e del reddito.[12] Essa conduce al prelievo, per mezzo della legge, della proprietà di alcuni, coloro i quali hanno [gli abbienti], e alla distribuzione di quanto preso loro ad altri, quelli che non hanno [i non abbienti][13]. E poiché è presumibile che sia qualcosa che ha valore ciò che è ridistribuito, si tratta di qualcosa che coloro i quali “hanno”, hanno troppo e coloro i quali “non hanno”, hanno poco. Tale redistribuzione fa sì che l'incentivo a produrre qualcosa di valore sia sistematicamente ridotto.[14] In altre parole, la proporzione delle persone dai comportamenti, dalla forma e dall'apparenza poco corretta aumenterà e la vita sociale diventerà sempre meno piacevole.
Infine, per ultimo ma non ultimo, l’avvento della democrazia ha causato un radicale cambiamento nella condotta delle guerre. Poiché è possibile esternalizzare i costi della propria aggressione nei confronti di altri (attraverso il ricorso alla tassazione) sia i re che i presidenti saranno più che “normalmente” aggressivi e guerrafondai.[15] Comunque, il motivo che ha un re per dichiarare una guerra è tipicamente una disputa di proprietà o ereditaria. L'obiettivo di questa guerra monarchica è tangibile e di carattere territoriale: guadagnare il controllo su un territorio e sui suoi abitanti. Per conseguire questo obiettivo è nell’interesse del re distinguere fra i combattenti (i suoi nemici e interessanti dell'attacco) e i non-combattenti e le loro proprietà (affinché vengano tenute fuori della guerra e non vengano danneggiate [visto che in caso di vittoria entreranno a fare parte del patrimonio reale e sarà necessario spendere soldi per ricostruirle]). La democrazia ha invece trasformato le guerre limitate dei sovrani in guerre totali. La ragione della guerra [da territoriale] è diventata ideologica: [con l’avvento della democrazia si fa una guerra per] la democrazia, la libertà, la civilizzazione, l'umanità. Gli obiettivi sono adesso intangibili ed elusivi: la conversione ideologica degli sconfitti, preceduta dalla loro resa incondizionata (la quale, poiché non si può mai essere certi della sincerità di una conversione, può richiedere mezzi come l’omicidio di massa di civili). E la distinzione tra i combattenti e i non-combattenti diventa sempre più sfumata e, alla fine, scompare e il coinvolgimento popolare nella guerra di massa, la leva universale obbligatoria e le adunanze oceaniche, così come i “danni collaterali” diventano parte integrante della strategia di guerra.

Il terzo mito
Infine, il terzo mito infranto è la convinzione che non esistano alternative alle democrazie sociali occidentali, all'americana. Di nuovo, la teoria dimostra il contrario. Prima di tutto, questa convinzione è falsa perché le moderne social-democrazie non costituiscono un sistema economico stabile e sono destinate a collassare sotto il proprio peso parassitario,[16] in maniera del tutto simile all'implosione del socialismo sovietico di due decenni orsono. Ma cosa ancora più importante è che una stabile alternativa alla democrazia esiste. Il termine che propongo per quest’alternativa è: “ordine naturale”.
In un ordine naturale ogni risorsa scarsa, inclusa tutta la terra, è posseduta privatamente, ogni impresa è finanziata da clienti paganti volontariamente oppure da donatori privati e l'ingresso in qualsiasi linea di produzione, inclusa quella della protezione della proprietà, dell'arbitraggio dei conflitti e della difesa, è libero.
Se lo Stato disarma i propri cittadini per potere essere capace di derubarli più facilmente, rendendoli più vulnerabili ad attacchi criminali terroristici, l’ordine naturale, al contrario, è caratterizzato da una cittadinanza armata. Quest’ultima caratteristica è, infatti, favorita dalle compagnie di assicurazione, le quali svolgono un ruolo importante in quanto fornitori di sicurezza e protezione in un regime di ordine naturale. Gli assicuratori incoraggeranno i loro clienti a detenere armi, offrendo loro il pagamento di premi bassi se essi sono armati e ben addestrati all'uso delle armi. Per loro natura, le assicurazioni sono agenzie difensive. Siccome solo i danni accidentali e non ha auto-inflitti, causati o provocati sono assicurabili, gli aggressori e i provocatori si vedranno negare la copertura assicurativa e rimarranno pertanto più deboli [di fronte ad aggressioni da parte di terzi][17]. Poiché gli assicuratori devono indennizzare i propri clienti in caso di conflitto, devono preoccuparsi continuamente della prevenzione delle aggressioni criminali, del recupero della refurtiva e della cattura dei responsabili dei danni causati[18].
Inoltre la relazione tra assicuratori e clienti è di tipo contrattuale. Le regole del gioco sono mutuamente accettate e definite. Un assicuratore non può “legiferare” o, in maniera unilaterale, cambiare i termini del contratto. In particolare se un assicuratore vuole attrarre una clientela pagante[19] deve tenere conto, nei propri contratti, della possibilità di conflitto non solo tra i propri clienti ma specialmente con i clienti di altre assicurazioni. L'unica possibilità per un assicuratore in grado di coprire in maniera soddisfacente questo ultimo caso è di essere legato contrattualmente a un arbitro terzo. Comunque non basterà un qualsiasi arbitro perché gli assicuratori in conflitto tra loro devono concordare sull'arbitro o l'agenzia di arbitraggio da scegliere e, per essere accettabile agli assicurati, un arbitro deve offrire un prodotto (una procedura legale e un giudizio effettivo) che dia luogo al consenso morale più ampio possibile tra gli assicuratori e i clienti. Così, contrariamente alle condizioni statuali, un ordine naturale è caratterizzato da una legge stabile e prevedibile e da una migliorata armonia legale.
Inoltre, le compagnie di assicurazione promuovono lo sviluppo di un ulteriore elemento di sicurezza. Gli Stati non solo hanno disarmato i loro cittadini portandogli via le armi, ma le democrazie in particolare hanno  privato i propri cittadini del diritto all'esclusione promuovendo invece, attraverso politiche di non discriminazione, di azioni positive, e multiculturali un’integrazione forzata.[20] In un ordine naturale il diritto all'esclusione inerente alla stessa idea di proprietà privata è invece restituito ai legittimi proprietari.
Così per ridurre i costi di produzione della sicurezza e migliorarne la qualità, un ordine naturale si caratterizza per un aumento di discriminazione, di segregazione, di separazione spaziale, di mono-culturalismo (omogeneità culturale), di esclusività e di esclusione. In aggiunta dove gli Stati hanno indebolito le istituzioni sociali di intermediazione (i nuclei familiari, le chiese, di accordi tra gruppi, le comunità locali, i circoli) e i livelli di autorità ad essi associati per incrementare il loro potere nei confronti di individui sempre più isolati e uguali l'un l'altro, un ordine naturale è distintamente non ugualitario: elitista, gerarchico, proprietario, patriarcale e autoritario e la sua stabilità dipende essenzialmente sull'esistenza di una aristocrazia naturale conscia di sé stessa e volontariamente riconosciuta [dagli altri cittadini].

Strategia
Come può ordine naturale emergere dalla democrazia? Nel mio libro, chiarisco il ruolo delle idee, degli intellettuali, delle elite e della pubblica opinione nella legittimazione e delegittimazione del potere statale. Un ruolo importante ha la secessione e la proliferazione di entità politiche indipendenti verso la realizzazione di un ordine naturale e il come fare a privatizzare la proprietà “pubblica” e quella “socialista”.[21]

INTERVENTO CHE IL PROFESSOR HANS HERMANN HOPPE HA FATTO DURANTE IL CONVEGNO TENUTOSI ALL'UNIVERSITA' DI PADOVA. GRAZIE A MAURIZIO BALESTRIERI PER LA TRADUZIONE.


[1] Hans Hermann Hoppe. Traduzione di Maurizio Balestrieri, 18 ottobre 2009. La traduzione del testo originale in lingua inglese, che si trova a questo indirizzo web: http://j.mp/3ywD1B, è completa ad eccezione dei primi due e dell’ultimo paragrafo.
[2] “Democrazia: il dio che ha fallito”, H. H. Hoppe, Liberilibri, 2006. http://j.mp/In9nm (NdT).
[3] Nessun altro oltre lo stato può imporre tasse sul territorio in cui lo stato è presente. Basti pensare alla lotta contro il pizzo.
[4] Nel campo della telefonia in Italia fino agli anni ’80,  la SIP era il monopolista delle telecomunicazioni perché non era possibile, per legge, per nessuna altra azienda occuparsi di telecomunicazioni. E così era anche con l’ENEL nel settore della produzione e distribuzione di energia elettrica. (NdT)
[5] Ad esempio, alzerà l’aliquota IVA e se qualcuno tenterà di opporsi attraverso il sistema legale verranno poste in essere delle norme apposite per impedire che ci possano essere ricorsi in materia tributaria o sugli espropri. (NdT)
[6] Le vittime dei conflitti del XX° secolo scatenati dagli stati (prima e seconda guerra mondiale e conflitti regionali). (NdT)
[7] E’ chiaro il disprezzo per l’autore dell’ideologia socialista, ovvero una ideologia che nega il valore fondamentale della proprietà privata.
[8] Agendo entrambi in regime di monopolio. (NdT)
[9] Le terre, le strade, i palazzi, i paesaggi, ecc.
[10] La differenza è la stessa che esiste tra la cura con la quale il proprietario di un appartamento tratta gli infissi, le porte, i pavimenti, i bagni e di come li tratta un inquilino che abiterà un appartamento non suo per un periodo di tempo limitato. Se devo costruire, ad esempio, una strada per avere il consenso della popolazione locale, non mi interessa se quella strada distrugge il paesaggio e l’economia di una vallata che attraversa perché danneggia il turismo di quel luogo, perché questo danno si manifesterà nel lungo periodo e nel lungo periodo non sarò più al mio posto e non sarò nemmeno chiamato a rispondere dei danni che ho creato.  (NdT)
[11] Basti pensare ai “bamboccioni”, che stanno a casa con babbo e mamma fino a 35 anni, o alle persone che spendono tutto quello che hanno senza risparmiare per la vecchiaia, che acquistano a credito spendendo di più di quello che hanno perché attratti dal luccichio dei gadget e della moda. (NdT)
[12] Riduzione dei risparmi: se c’è inflazione è preferibile spendere i propri risparmi materializzandoli in beni tangibili anziché farseli erodere progressivamente ed irrimediabilmente dall’inflazione; incertezza legale, relativismo morale ed illegalità: il continuo ed inarrestabile flusso di nuove leggi e regolamenti non fa altro che creare confusione e nella notte scura tutte le vacche sembrano nere, ovvero non si sa più dove stia il male ed il bene perché qualunque cosa si faccia c’è una legge od una norma amministrativa che si infrange; crimine: il fatto che i cittadini sono privati delle armi fa si che le armi le abbiano solo i delinquenti. (NdT)
[13] Basti pensare alle imposte progressive sul reddito. (NdT)
[14] Se mi prendono forzatamente quello che ho per darlo ad altri che hanno meno perché hanno lavorato meno di me o hanno risparmiato meno di me, che incentivo ho io a comportarmi correttamente, a risparmiare e a produrre di più se poi verrò espropriato dei miei guadagni?  (NdT)
[15] Rispetto a coloro i quali devono pagare di tasca propria le attività belliche, anziche farle pagare al contribuente. (NdT)
[16] Esistono delle ragioni teoriche del perché questo avverrà e sono legate alla impossibilità, in assenza di un sistema di prezzi originatisi dal libero scambio, di valutare quale azione o scelta economica sia da fare o meno. (NdT)
[17] Non potranno sottoscrivere dei contratti di protezione a loro favore perché si tratta di persone che causano guai con il loro comportamento provocatorio, rimanendo quindi non protetti da attacchi portati loro da terzi ancora più aggressivi di loro o dal personale di sicurezza delle assicurazioni deputato alla cattura di persone che hanno causato danni a terzi. (NdT)
[18] Perché li rimborsino o siano messi ai lavori forzati per ripagare la vittima. (NdT)
[19] La clientela qui paga volontariamente il servizio di protezione offerto e non forzosamente (tassazione), come avviene per i servizi di protezione erogati dallo stato. (NdT)
[20] Qui il concetto è quello della forzata integrazione, anziché quella che avviene per libera scelta quando, ad esempio, si chiama dalle Filippine una collaboratrice domestica offrendole contrattualmente un alloggio e uno stipendio. (NdT)
[21] Tutto questo è spiegato estesamente nel libro. (NdT)



mercoledì 29 luglio 2015

IRPEF - Riforme "albertine" riesumate dal governo renzie



Stando a quanto si evince dalla stampa, la sostanza della proposta di Renzi in tema fiscale sarebbe la riduzione ad un massimo di 3 del numero delle aliquote Irpef (per il calcolo della l’imposizione fiscale).

La proposta di Renzi di riforma fiscale riducendo a 3 aliquote Irpef l’imposizione sui redditi che, per alcune categorie sociali, non sono quelli effettivi ma largamente inferiori, è andare incontro alla Flat Tax proposta da Salvini e Berlusconi, ma già in vigore, di fatto, fin dai tempi dell’articolo 25 del vecchio statuto albertino del 1848 e in violazione dell’articolo 53 della Costituzione della Repubblica italiana!

Anche gli 80 euro per i pensionati, l’abolizione dell’IRAP che copre per l’85% la spesa per il servizio sanitario nazionale e la TASI, comportano un aumento del debito pubblico e non saranno 10/15 miliardi annui di tagli alla spesa a coprire questo disavanzo! Occorre andare ancora in deficit, Merkel e soci  permettendo, ma questa politica è la strada che ci porta dritti dritti al DEFAULT!!

Inoltre restano intatte le disuguaglianze, le eccezioni, le norme speciali. Resta immutata la struttura del Sistema Fiscale, con la divergenza dei sistemi di determinazione del reddito per le diverse categorie di lavoratori per cui per alcuni (la cosa riguarda quasi sette milioni circa di italiani….) che godono di sistemi induttivi (ad esempio gli Studi di Settore o la Contabilità Semplificata) gli imponibili da sempre non sono quelli effettivi ma quelli calcolati attraverso metodologie statistiche in grado di fornire una misurazione meramente probabilistica e la colossale evasione fiscale sta li a dimostrarlo.

Restano senza risposte anche tutte le questioni inerenti la tassazione delle rendite da capitale e da canoni di affitto degli immobili rendite che continuano ad essere tassate al di fuori degli altri redditi o soggetti a cedolare secca. Resta altresì senza risposta il tema della tassazione delle aziende multinazionali che realizzano redditi ingentissimi ma che sfuggono tuttora al fisco nostro e di altri paesi (è fresco il caso della Spagna).

Il tutto, ancora una volta, ignorando il dettato della Costituzione che, con il suo Articolo 53, chiede ben altro:
la determinazione in modo analitico della Effettiva Capacità Contributiva per tutti (compresi i soggetti stranieri operanti a qualunque titolo nel territorio nazionale..)attraverso la deduzione delle spese (documentate) dai redditi globali e quindi la applicazione di aliquote progressivamente crescenti per la determinazione dell’imposta che i Costituenti definirono per la prima volta con il nome di “Concorso alle spese pubbliche”.

Quindi, anche solo da queste prime avvisaglie, ci sembra che “passata la festa, gabbato lo popolo…”.

La operazione “80 Euro in busta paga” (innegabilmente un toccasana per tantissime famiglie oneste che realmente ne avevano bisogno, un regalo indebito per i tanti che evadono o nascondono i propri redditi……..ma l’esperienza ci dice che anche questi 80 euro non hanno dato alcun effetto sulla ripresa dei consumi per il semplice motivo, non essendoci certezze per il futuro, sono finiti nel risparmio e quindi sono risultati improduttivi!) ha certamente pagato in termini elettorali.

Ma quanti sanno quanto ci è realmente costata sinora e quanto ancora ci costerà, in termini di tagli alla spesa sociale, in assenza di una riforma strutturale del sistema tributario che assicuri la redistribuzione del carico fiscale e, soprattutto, che definisca un modo unico di tassazione per tutti secondo il dettato costituzionale ?

Più leggiamo quello che Renzi cerca di fare – nel tentativo, forse, di recuperare altri compagni di viaggio dalla destra – più ci vengono dubbi e domande che vorremmo sottoporre certamente al governo Renzi (che, anche per i suoi compagni di partito, sembra sempre più impegnato in una deriva di stampo centro-destra) .

Perché ridursi a mettere una quantità fissa o comunque forfettaria di soldi in una busta paga (quasi a titolo di concessione o di contentino per il fatto che altri possono evadere quanto vogliono…) quando esiste in Costituzione il sistema per riequilibrare in modo equo e solidale il sistema di tassazione e tale da consentire a tutti ( e non solo a pochi eletti…) di recuperare non 30, non 80, ma fino a a 300 euro per mese, in modo perfettamente adattato alla Effettiva Capacità Contributiva, quindi senza sprechi e dispendiose regalie a pioggia ?

 Perché mantenere i sistemi forfettari e quelli induttivi per poi trovarsi costretti ad ammettere continue sconfitte in tema di lotta alla corruzione, alla evasione fiscale ed alla illegalità diffusa quando, collegato al dovere costituzionale del concorso alle spese pubbliche, esiste il diritto alla deduzione di tutte le spese necessarie per soddisfare i bisogni elementari del cittadino e del nucleo fiscalmente a carico, dato che “le spese di tutti concorrono alla formazione dei redditi di tutti” ??? .

Questo consentirebbe di determinare immediatamente la variazione di capacità contributiva di tutti. “…Non si può negare che il cittadino, PRIMA di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, DEVE soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere…” (On. Scoca, relatore a nome di tutti i partiti per l’articolo 53 Ass. Cost 23-Mag-1947)

    Perché continuare ad ignorare il precetto costituzionale secondo cui è obbligatorio consentire alle persone di rendere progressivo il proprio carico fiscale cumulativo formato da IRPEF, IVA ed ACCISE?

Perché ridurre le aliquote? In tal modo si rende iniqua quanto irregolare la applicazione del carico fiscale.  Invece le aliquote, applicate alla Effettiva Capacità Contributiva, andrebbero invece aumentate sino ad assumere un andamento di curva continua in cui effettivamente a ciascuna capacità contributiva spetti la propria aliquota
Quindi la prima cosa da fare è rendere obbligatorio il “diritto costituzionale alla deducibilità delle spese primarie e sociali personali dal reddito lordo globale personale comunque conseguito sia da capitale,da tutti i tipi di rendite e da lavoro”.

Roberto Torelli, ass.Articolo 53
http://www.articolo53.it

martedì 28 luglio 2015

Le pecche dell'euro-meccanismo - Occorre prestare maggiore attenzione al denaro



In Francia, dopo la rivoluzione, a un certo punto il governo si trovò nelle mani dei banchieri, esattamente tramite il debito. Più avanti, la Comune di Parigi fu distrutta con la complicità della
Banca Centrale, che finanziava le forze della reazione.


Questo ci dovrebbe dire che le forze sociali antagoniste, proiettate sui diritti civili e sui problemi del lavoro, troppo spesso dimenticano il potere bancario e finanziario che agisce dietro le quinte, negli uffici, in modo poco visibile, ma efficacissimo.


Marx, per la verità, ne aveva parlato, e non poco (pensiamo alle truffe monetarie di Luigi Filippo, da lui commentate, all'accusa di "grande usura" lanciata contro la Banca d'Inghilterra, alle analisi
sulla moneta....), ma la tradizione culturale della "sinistra" (quella cosa che al momento in Italia si è quasi estinta) la ha spesso sottovalutata.


Forse questo dipende dall'abitudine a guardare la contesa e la lotta sempre sul terreno immediato del lavoro produttivo, che è terreno necessario, ma evidentemente non basta.


In ogni caso, per quanto riguarda l'attuale euromeccanismo, bisogna ricordare che le unioni monetarie forzate non hanno mai retto alla prova del tempo, quindi c'è da aspettarsi che non reggerà nemmeno questa.


Certo, ci fosse stata più cultura politica sull'argomento, fin dall'inizio, si sarebbe potuto contrastare questa operazione fin dal suo nascere.


Siamo costretti invece a prendere lezioni da un democristiano, Antonino Galloni, che ha parlato chiaro fin dall'inizio.


Perché dopotutto se uno l'economia la conosce non può non accorgersi subito che certo squilibri presenteranno il conto.


A onor del vero, anche Bruno Amoroso, altro economista, ha sempre parlato chiaro sul disastro annunciato. Dopodichè, in Italia, è arrivato Bagnai.


Ma, nel mondo, pure Krugmann, Stiglitz e Allais, che sono tre Nobel. Se i politici studiassero un po' di più, invece di pensare solo alle loro contese di potere, magari imparerebbero qualcosa di utile, risparmiando perlomeno alcuni dei disastri che producono.


Ma alle classi dirigenti perennemente corrotte è inutile chiedere che facciano onestamente il proprio mestiere, specialmente se il popolo continua a votarle.


Mi permetto di dire che un popolo che non ha avuto il coraggio di cancellare elettoralmente i partiti della guerra imperialista fin dall'inizio (1991, prima guerra del Golfo) è un popolo di imbecilli, privo di etica, oltre che di cervello.


Me ne dispiace, ma non posso pensare diversamente.

Un aspetto persino imbarazzante delle vicende storiche recenti è stato il modo con cui i sindacati, nel periodo di avvio dell'ipercapitalismo neoliberista, si sono lasciati imbrogliare sull'inflazione, che avrebbe diminuito il potere di acquisto dei lavoratori, lasciandosi indurre quindi alla deindicizzazione dei salari, senza nemmeno ricordarsi che fin dal primo dopoguerra l'indicizzazione salariale fu gradita sia ai sindacati che alla confindustria, poiché entrambi sapevano che essa eliminava il problema delle fluttuazioni da inflazione attesa (se uno sa che il proprio salario sarà automaticamente rivalutato secondo inflazione reale non ha motivo di pretendere preventivamente adeguamenti su proiezioni
attese, che sono incerti e fonti di squilibri).


Dalla deindicizzazione è scesa una autentica perdita di potere di acquisto, e la caduta della domanda ha innescato tutti i processi negativi che sappiamo, e che hanno riguardato l'intero occidente: l'economia basata sul debito, e i suoi catastrofici corollari conseguenti.

Sarvamangalam



............

Nota aggiunta:

Secondo la stampa, è uscita la registrazione dei colloqui nei quali Varoufakis discuteva la preparazione di moneta parallela che avrebbe condotto al Grexit in dracme. Se è autentica (se non lo è Iannis la sementirà, tanto essendo uscito dal governo non ha più interesse a fingere o simulare alcunchè), il fatto conferma quanto già appariva verosimile: Varoufakis era l'uomo che operava per far saltare il banco con l' euro per colpa altrui, tanto aveva a disposizione il piano alternativo.
Ma in politica contano i rapporti di forza, ed evidentemente la sua linea non è riuscita a diventare maggioritaria, costringendolo a rinunciare.
Pessimo, dunque, l'esito conclusivo, ma perlomeno qualcuno ci ha provato.
Ce n'est q'un debùt.
Anche perché i popoli dovranno ben rendersi conto, nelle loro scelte di appoggio politico, che i rapinatori Fmi se ne sono usciti dichiarando che ci vorranno dai 10 ai 20 anni prima di ritornare ai livelli occupazionali pre-crisi (per l'Italia, naturalmente, prospettano il massimo), quindi chi non voglia illudersi deve capire che bisogna assolutamente uscire dal diabolico meccanismo della moneta debito neoliberista, che questa crisi ha generato e continua a mantenere.
Senza recupero di sovranità monetaria non c'è uscita dalla crisi, c'è solo la rapina finanziaria parassitaria.
Auriti, Amoroso, Galloni, Bagnai, Krigman, Stiglitz, Allais hanno parlato chiaro.
Ed hanno ragione..

lunedì 27 luglio 2015

Camera - "Ohi quanto ci costò l'averti illuminato.."



Circa 10mila euro al giorno di energia elettrica: è una bolletta
davvero salata quella che l'amministrazione di Montecitorio paga
quotidianamente per illuminare e far funzionare i tre palazzi del
centro di Roma in cui sono suddivisi gli uffici e gli spazi della
Camera dei deputati. «Una spesa folle», sottolinea il questore della
Camera, Stefano Dambruoso, che in vista del voto
finale dell'Aula sul bilancio interno 2015 indica nell'efficientamento
energetico del Parlamento la sfida da vincere per migliorare i conti
anche sotto il profilo del risparmio energetico.


Con tecniche di risparmio energetico possibile ridurre la bolletta fino al 60%
Dambruoso, intervistato da Focus24, video del Sole 24 Ore, svela la
cifra pagata ogni giorno da Montecitorio e spiega che l'ufficio di
presidenza della Camera, nel quale ricopre l'incarico di questore, «si
sta impegnando per introdurre anche in questo Palazzo strumenti e
tecnicalità» che permetteranno a breve «di risparmiare più del 60% al
giorno di spesa per la somministrazione di energia». Già a regime il
passaggio a bando di gara di tutti i contratti di fornitura e
somministrazione di servizi, superando la prassi delle precedenti
gestioni politiche di Montecitorio che aveva permesso in molti casi
l'assegnazione a imprese e fornitori senza passare dalla gara
pubblica. «Una scelta», conclude Dambruoso, che con il tempo «porterà
ad una progressiva riduzione dei costi della somministrazione dei vari
servizi».


Dopo dieci anni il bilancio torna ad essere sotto il miliardo. La
spesa prevista per il 2015 si riduce di 50,5 milioni di euro rispetto
al 2014 (nella misura dunque del 4,87 per cento) e si attesta a 986,6
milioni di euro. L'ultimo anno in cui la spesa complessiva era stata
inferiore al miliardo era stato il 2005. La dotazione resta fissata
nella misura di 943,16 milioni di euro, oltre che per gli anni 2015 e
2016, anche per l'anno 2017, allo stesso livello del
2013, a sua volta inferiore di 50 milioni di euro rispetto al 2012.
Nel 2015 saranno restituiti al bilancio dello Stato 34,7 milioni di
euro, somma che si aggiunge ai 50 milioni l’anno do riduzione della
dotazione. Complessivamente nel triennio 2013- 2015 per il bilancio
dello Stato è stato registrato un minor onere per il funzionamento
della Camera di 223 milioni di euro.

Sereni (Pd): spese generali sotto il miliardo di euro
Dal possibile risparmio futuro ai risparmi attuali. Tra i risultati di
rilievo del bilancio interno 2015 della Camera su cui l’Aula si
esprimerà a breve, ricorda la vicepresidente Pd di Montecotorio Marina
Sereni, «c’è, per la prima volta da 10 anni a questa parte», il
contenimento delle spese generali sotto il miliardo». Parlando a
Focus24 Sereni ricorda poi che «oggi la Camera o nelle condizioni di
restituire al Tesoro la considerevole cifra di 34,7 milioni» della sua
dotazione ordinaria. Un risultato, prosegue, «ottenuto grazie ad una
pluralità di scelte che hanno riguardato il personale, le spese dei
parlamentari e degli organi, gli affitti, l'insieme degli acquisti di
beni e servizi».

Puntare sulla specializzazione nelle funzioni proprie del Parlamento
Base dei risparmi realizzati dalla Camera, conclude Sereni, « c'è non
solo la sacrosanta esigenza di contenere i costi, alla luce di una
crisi economica e sociale che ha colpito tanti cittadini e che ha
richiesto sacrifici a tutti i comparti della spesa pubblica», ma anche
«la consapevolezza di dover rinnovare le modalità di funzionamento
della macchina amministrativa di Montecitorio». In che modo? la strada
intrapresa è quella della specializzazione sulle funzioni proprie del
Parlamento, «anche esternalizzando attività non essenziali,
utilizzando al meglio le nuove tecnologie e valorizzando le competenze
del personale».

domenica 26 luglio 2015

Pax Christi: "Renzi in Israele e Palestina. Non in nostro nome!"



“Perplessità, sconcerto e dissenso!!” è il minimo che possiamo dire dopo aver ascoltato i discorsi pronunciati dal nostro Presidente del Consiglio, a nostro nome, in Israele, esattamente ad un anno dal terribile massacro che nel luglio scorso ha sconvolto la Striscia di Gaza: più di 2.000 morti, tra cui almeno 400 bambini.

Vana è stata la ricerca di questi dati nei diversi interventi di Matteo Renzi.


E non ha fatto riferimento a nessuna delle questioni che da decenni impegnano le Nazioni Unite, dalle colonie all'occupazione militare, dall'assedio di Gaza alle violenze quotidiane che le agenzie dell'Onu monitoriano costantemente.

            Niente di tutto questo.

Con grande sconcerto l'abbiamo sentito ripetere solamente l'ossessivo slogan della “sicurezza d'Israele” senza alcun riferimento alla devastante distruzione di cui è responsabile quello Stato che, secondo Renzi, sarebbe “non solo il Paese delle radici di tutto il mondo” ma perfino “il Paese del nostro futuro”.

Ma forse gli italiani comprenderebbero meglio il perchè di questo squilibrato e astratto abbraccio allo Stato responsabile dell'attuale apartheid, se qualche media avesse rivelato che il nostro Paese è un grande fornitore di sistemi d’arma a Israele.

            “La continua costruzione di colonie da parte di Israele fa perdere speranza al popolo palestinese che attende la sua patria da circa 70 anni, ma le nostre mani sono tese per la pace verso i nostri vicini israeliani sulla base delle risoluzioni internazionali».

Questo l’appello del Presidente Abu Mazen. E Renzi? Muto e impassibile.

I commentatori non ricordano un Capo di Stato che negli ultimi anni si sia recato in Israele e Palestina senza far riferimento all'occupazione militare.

E stavolta davvero non in nostro nome, Renzi ha imitato l'impacciato panico che da qualche tempo sta facendo tremare le gambe a Netanyahu di fronte al successo del pacifico e nonviolento movimento di boicottaggio verso i beni illegalmente prodotti nelle colonie. Esattamente come il Primo ministro israeliano non perde l'occasione per denunciare allarmato il successo di questo pacifico strumento già sperimentato per abbattere l'apartheid sudafricano, così il nostro Primo ministro italiano ha tuonato contro il BDS con frasi sinceramnete poco sensate: “Chi pensa di boicottare Israele non si rende conto di boicottare se stesso, di tradire il proprio futuro”. E: “L'Italia sarà sempre in prima linea nel forum europeo e internazionale contro ogni forma di boicottaggio sterile e stupido”.

            “Auspichiamo che si diffonda il boicottaggio - si legge nell’Appello dei Capi delle chiese cristiane a Gerusalemme Kairos Palestina n.7 - che non ha affatto lo scopo della vendetta ma la fine del male esistente, la liberazione sia degli oppressori che delle vittime dell’ingiustizia. Il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) è un’azione seria per raggiungere la pace giusta e definitiva che porrà fine all’occupazione di Israele in Palestina”.

Noi di Pax Christi Italia, che esattamente un anno fa eravamo in Palestina e Israele per solidarietà verso i due milioni di palestinesi sotto attacco e per le vittime - per fortuna pochissime - anche da parte di Israele, vorremmo che il nostro Presidente del Consiglio con un po' di umiltà si interrogasse sulle aspirazioni di pace e giustizia di milioni di palestinesi e spiegasse in Parlamento come mai, nonostante la recente condanna da parte della Commissione ONU per possibili crimini di guerra a Gaza, l’Italia continui a inviare sistemi d’arma, come gli aerei M346, a Israele.

In netto contrasto con la legge 185/90, che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra o che violano i diritti umani.

Lo scorso mese di marzo anche il Presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Ricchiuti, è stato a Gaza. “Vedere con i propri occhi - ha dichiarato - ti cambia profondamente! Sembra che sotto quelle macerie sia stata seppellita anche la speranza. Ma non è così!”

Pax Christi International ha voluto festeggiare i suoi 70 anni di vita proprio a Betlemme, con un’Assemblea Internazionale lo scorso mese di maggio, come segno di vicinanza e condivisione. E in quell’occasione le autorità di frontiera israeliane non hanno permesso l’ingresso al Segretario Internazionale di Pax Chrsti, José Henríquez.

Continuiamo a credere nella costruzione di ponti e non muri, e tra pochi giorni un gruppo di Pax Christi partirà, come ogni anno, per la Palestina.

                             
 Pax Christi Italia




Contatti:

Segreteria Nazionale di Pax Christi:   055/2020375 info@paxchristi.it

Coordinatore Nazionale di Pax Christi:   d. Renato Sacco   348/3035658   drenato@tin

sabato 25 luglio 2015

Riassunto bellico - Grecia/Israele/Turchia/Nato/Isis/Usa/Sauditi... ed altri schifosi guerrafondai



Davvero la vergogna è grande sotto il sole. 

Un brevissimo riassunto:


- GRECIA. Il governo di Tsipras e Anel 
a) firma un trattato di cooperazione con Israele, 
b) è disponibile ad aprire una nuova base Nato; 
c) un video mostra il ministro panzone degli Esteri greco cantare We are the world we are the children al convegno Nato in Turchia, insieme all'omologo turco e alla Mogherini.


- TURCHIA. Erdogan si rifà una verginità anti-Isis? Solo per gli ingenui. Sergio Romano (meglio di certi commentatori di sinistra) ha detto chiaramente che la Turchia - Stato sunnita e fratellomusulmano, e membro della Nato - fa il doppio gioco e certamente 
a) fra Isis e Assad preferisce Isis e l'ha aiutato in tutti i modi; 
b) approfitta della "lotta all'Isis" per bombardare i curdi scomodi. Del resto parallelamente, pare che Iran e Russia stiano scaricando Assad (uno dei prezzi dell'accordo con Tehran?)

- ISRAELE, SAUDITI. In prima fila la prima nel soccorrere dalle alture del Golan i terroristi feriti. In prima fila i loro alleati sauditi nell'aver alimentato i mostri con guerre e soldi.


- USA. Ovviamente senza il beneplacito degli Usa i due "stati" precedenti non farebbero niente.


- NATO. Speriamo che anche i siciliani rendano vita impossibile a questi dinosauri, come hanno fatto i sardi.

Marinella Correggia



Post Scriptum. 
Nelle nostre riflessioni sulla Nato, a totale trazione Usa, andrebbe sempre sottolineato che gli Usa hanno fra le 700 e le 800 basi militari all'estero (la più grande mi pare nel fulgido Qatar), mentre la Russia fuori dall'ex Urss ne ha una: in Siria a Tartus.
800 contro 1: chi aggredisce?


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Articolo collegato:

Il governo turco sta  blaterando di lottare contro l' ISIS, ma al
contrario sta  arrestando chi lo cobatte : altri 300 intellettuali e
pacifisti  turchi arrestati, che andranno ad aggiugersi alle migliaia
di intellettali illegalmente imprigionati nel silenzio mondiale
totale.  Oggi come da anni ormai Erdogan e i suoi complici
guerrafondai, impediscono anche alle nuove generazioni di
intellettuali  turchi di testimoniare con le prove raccolte la
connivenza fra stato turco e gruppi paramilitari, fra cui anche l'Isis.

In territorio turco vengono addestrati per invadere la Siria per conto
della Nato, di Israele e dei paesi del Golfo.

Fingendo di cercare Isis  con l' odierna operazione militare di 5000
uomini,  Erdogan e i suoi complici nazionali e internazionali stanno
terrorizzando, reprimendo, censurando arrestando più del solito il
popolo turco : lo ha fatto pochi giorni fa con la strage a Soruc,
come suggerito dai media turchi stanchi di omertà notando particolari
direttive delle forze dell' ordine sia a Suruc che a Instambul, lo ha
fatto con  la repressione delle poderose manifestazioni di angoscia e
protesta che hanno riempito le strade turche, e lo fa con arresti di
massa dei testimoni e dei pacifisti perfino durante i funerali dei
ragazzi massacrati dalla bomba a  Soruc.  Anche oggi  24 luglio 2015
lo stato turco ha arrestato centinaia di persone e ha ucciso un' altra
intellettuale di sinistra, Gunay Ozarslan,  esecutandola  a casa sua
senza nemmeno l' ombra di un processo. I media di regime la infamano
pure accollandole ombre di responsabilità  nella strage di Soruc,
responsabilità che  il popolo turco invece reclama a gran voce di
cercare al Pentagono .

Manifestazioni di massa che invadono le città di tutta la Turchia ieri
come succede da anni contro la guerra e contro il terrorismo e che i
media internazionali oculatamente nascondono.
Anche per questo risulta sospetto e al quanto  predeterminato che l'
eco della strage di Suruc abbia raggiunto così velocemente il mondo
intero. Se il popolo turco avesse sempre questo potere il mondo
saprebbe anche tutto il resto, ma non lo sa.

La scorsa settimana Erdogan ha dichiarato di non voler permettere che
i curdi siriani raggiungano una propria autonomia territoriale, quando
invce il governo Assad ha dichiarato l' autonomia del Kurdistan
siriano già dal 2011.

I comunicati curdi di questi mesi svelano  come l' esercito turco si
sia affaccendato ad allargare e a rattoppare le strade che dalla
Turchia in zona curda conducono alla Siria: per far passare mezzi
militari ? Inoltre l' esercito non ha mai smesso di sorvolare con
aerei militari  il territorio curdo e non solo curdo turco.

Con gli ultimi agguati militari repressivi in questi giorni appare
chiaro che il governo turco sta  provocando pesantemente la comunità
curdo-turca. L' uccisione a freddo di Gunay Ozarslan lo dimostra.
Infamando la militante di sinistra vuole tacciare la  comunità
curdo-turca  come pericolosa,  ergendosi a paladino della difesa del
popolo turco. probabile che l' obiettivo sia quello di  minare il
piano di pace curdo e l' alleanza di governo a cui le parti politiche
turche devono convergere a breve.

Parti politiche turche in cui la comunità curda è compresa dato il
successo  ottenuto nelle recenti elezioni che hanno sfiduciato
Erdogan premiando invece la comunità curdo-turca .

Erdogan ha concesso  a Obama di usare la base Nato di Incirilk " per
bombardare ISIS " , gli aerei militari altrimenti sarebbero partiti
dalle basi del Golfo, spifferano i giornali.

Il mondo intero ormai sa che la caccia a Isis è solo un' invenzione, è
la copertura : si racconta di cacciare l' Isis ma vengono arresati i
pacifisti e denigrata la dissidenza !

Erdogan ha accettato inoltre la richiesta di Obama di costruire altri
450 km di muro al confine con la Siria che si aggiungono a quello già
costruito.
Ma se il popolo turco si è sempre opposto alla guerra contro la Siria
perchè costruire quel muro ? Perchè costruire quel muro se i
terroristi Isis vengono dal resto del mondo,  addestrati in Turchia e
Giordania, curati in Israele  ?

Il neoliberismo si rivela anche  in questi giorni, la putrefazione del
pensiero economico umano : nessuna condivisione politica decisionale
per nessuna condivisione di risorse in parti uguali fra le classi
sociali,  totale accumulazione  delle risorse nelle mani d pochii
capitalisti che si impadroniscono mafiosamente del potere sulla vita e
sulla morte di interi popoli .

Rapina di risorse, schiavitù , eliminazione culturale delle idee di
giustizia, condivisione umana, pace.

La dignità umana come bene di lusso. La guerra, lo sfruttamento, la
fame come regole.

Gunay Ozarslan probabilmente aveva la "colpa" di essere una delle voci
turche dell' idea di condivisione, dell' idea pregna di umanità e
giustizia come è l' idea comunista. Dell' idea di dignità umana.

Comunismo e dignità umana sono idee che il capitalismo sta
furiosamente facendo sparire dalla faccia della terra  in ogni modo,
infiltrandosi in tutte le agenzie  educative delle società ,
indebitando i popoli in maniera predeterminata, dolosa,  al fine di
ricattarli , derubarli , schiavizzarli  fino a servirsi delle loro
stesse forze militari per schiacciare violentemente la resistenza.
Terrorismo a scala  industriale : è questo il nuovo ordine mondiale,
follia allo stato puro,  niente a che fare con l' essere umano, un
ritorno alla legge della jungla,  senza jungla ma cemento.

I popoli devono trovare la maniera di comunicare direttamente per
starsi vicini in queste drammatiche fasi di violenza, che si potevano
e si possono evitare.

E' probabile che il governo Erdogan e i governi suoi complici stiano
provocando la sinistra turca e il popolo curdo affinchè riprendano a
difendere la propria sopravvivenza con le armi contro l' esercito
turco per avere la scusa di reprimere la dissidenza,  di bombardare il
Kurdistan, di invadere la Siria.

E' molto probabile che la strage di Soruc sia stata commessa in
funzione di questo obiettivo.

Il popolo turco non cadrà in questa trappola e troverà la soluzione.



Osservatorio contro la guerra,  24 luglio 2015