mercoledì 18 novembre 2015

Riuscirà l'umanità a sopravvivere a cambiamenti climatici ed all'inquinamento?


E’ ormai assodato che il clima sia definitivamente cambiato ovunque sulla Terra ed anche in Italia. Non è più il caso scanzonato di esclamare:” Lo sappiamo, lo sappiamo, le stagioni son cambiate!”, risposta ironica questa che andava in auge fino a poco tempo fa in risposta alle affermazioni dei climatologi. Oggi, senza più quello stupido sorrisino che ci stampavamo sulla faccia, dobbiamo invece riconoscere che le stagioni sono realmente cambiate e che il clima non è più quello del secolo scorso. Passando dal sorrisino idiota alla presa di coscienza reale, dobbiamo invece cercare di capire di più quello che sta accadendo sul clima del nostro pianeta e valutare se tutto ciò potrà avere delle ricadute negative sull’ambiente, sulla società, sull’economia globale, sugli equilibri geopolitici planetari e su noi stessi.

Fatta questa premessa, dopo un attimo di riflessione sulla situazione, dovremmo chiederci: < ma siamo pronti ad affrontare questo cambiamento? >

Dalle pagine di questo nostro modesto notiziario da oltre dieci anni presentiamo scenari meteo-climatici particolari, informiamo il pubblico sui rischi dettati dai cambiamenti climatici non solo nell’ambiente naturale, ma in agricoltura, nel comparto del turismo, nella sanità e nella sicurezza individuale. Diamo anche, come in questo caso, risposte scientifiche e consigli individuali, ma a poco servono se poi ognuno di noi continua a fare spallucce.

L’IPCC ( The Intergovernmental Panel on Climate Change ) nel 1994 indicò le tre fasi necessarie all’umanità per cercare di contrastare l’aumento dei gas serra in atmosfera e di conseguenza l’eccessivo riscaldamento di tutta la biosfera. Queste le fasi: informazione, mitigazione e adattamento. La prima, l’informazione, aveva lo scopo di far comprendere al pubblico mondiale, attraverso tutti i canali d’informazione possibili, la situazione climatica in atto. Questo compito possiamo dire che è stato svolto egregiamente, ormai tutti, dai più piccoli ai più vecchi, sanno cosa vuol dire riscaldamento globale e cambiamenti climatici. Il secondo step, quello della mitigazione, invece è miseramente fallito. Dal protocollo di Kyoto alla viglia del nuovo accordo sul clima di Parigi, a parte varie iniziative blande o inconcludenti, la mitigazione climatica non si è potuta realizzare, l’aumento dei gas serra, in particolare la CO2 è passata dai 280 ppm dell’inizio del secolo scorso ai 420 ppm di oggi. I mari si sono riscaldati oltre ogni aspettativa e sono cresciuti dall’inizio del 1900 di circa 20 cm, i ghiacciai del pianeta di sono ridotti di ¼, ridotte le foreste pluviali, scomparse definitivamente specie vegetali e animali, ecc. ecc. - Resta ora l’ultimo step, quello dell’adattamento: Adattamento ai cambiamenti climatici. Visto che le lobby dei combustibili fossili hanno vinto, visto che l’espansione demografica continua a divorare il verde del pianeta e visto che l’inquinamento dei suoli e del mare non si arresta più, allora non ci resta che prepararci alle inevitabili conseguenze.

A dicembre prossimo i potenti della Terra a Parigi ci indicheranno cosa dovremmo fare e come prepararci quando avremo raggiunto i + 2 gradi centigradi di temperatura sul pianeta. Sempre loro, molti dei quali complici di questa catastrofica situazione, ci imporranno norme e leggi capaci di modificare anche i nostri comportamenti più usuali.

Ma intanto noi, senza aspettare i diktat dei potenti e le decisioni dei governi e dei nostri comuni, dovremmo fare una breve analisi sul nostro piccolo mondo e capire se dobbiamo iniziare a cambiare qualcosa nei nostri programmi anche esistenziali. Capire anche semplici cose, come ad esempio se nel luogo in cui viviamo siamo sicuri da eventi meteo estremi, se il nostro tenore di vita verrà cambiato, se le nostre attività lavorative subiranno qualche modifica, ecc.

In tutto questo, senza troppo agitarci, dovremmo cominciare a farci alcune semplici domande, ad esempio: Siamo lontani da fiumi e coste marine al punto da uscire indenni da alluvioni, da grandi e inaspettate mareggiate, da cicloni, ecc.? La nostra casa è forte al punto da resistere a venti da tornado, a chicchi di grandine giganteschi? E’ lontana da boschi che potrebbero prendere fuoco? La nostra attività commerciale è indenne da eventuali e drastici cambiamenti climatici, oppure è adeguata a tali eventi? Il diploma o la laurea che vogliamo prendere sono in linea con gli eventuali stravolgimenti economici, sociali e produttivi che potrebbero verificarsi a causa dei cambiamenti climatici? Oppure gli studi che stiamo per intraprendere vanno proprio nella direzione di avere un vantaggio da questo scenario? Se siamo agricoltori, ciò che produciamo nei campi potrebbe risentire dei cambiamenti climatici e se si che tipo di coltura alternativa dobbiamo avviare?

Questi sono solo alcuni interrogativi che dovremmo valutare, ma ce ne sono altri che ognuno di noi  troverà analizzando meglio la situazione fin qui prospettata. Importante comunque non aspettare ad agire quando sarà troppo tardi e poi doverci pentire di non aver fatto nulla preventivamente per difendere la nostra vita, quella dei nostri cari e le nostre cose.

Riflettiamoci un po’ di più e togliamoci definitivamente dalla faccia quel sorrisetto un po’ idiota che sta a dire: “ ……. le solite stupidaggini dei soliti ambientalisti!”

Luciana D’Avanzo  (A.K.)

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