mercoledì 10 dicembre 2014

USA - All'armi, all'armi.. all'armi siam fascisti!

Usa chiamata alle armi



La Camera dei rappresentanti degli Stati uniti d’America ha adottato 
quasi all’unanimità (411 voti contro 10) la Risoluzione 758, che 
«condanna con forza le azioni della Federazione Russa, sotto il 
presidente Vladimir Putin, per aver attuato una politica di aggressione 
mirante al dominio politico ed economico di paesi vicini», in 
particolare l’Ucraina che «la Federazione Russa ha sottoposto a una 
campagna di aggressione politica, economica e militare allo scopo di 
stabilire il suo dominio sul paese e cancellare la sua indipendenza».


In tal modo la risoluzione cancella tutta la storia della 
penetrazione Usa/Nato in Ucraina, fino al putsch di piazza Maidan 
organizzato per suscitare la reazione dei russi di Ucraina e della 
Federazione Russa, riportando l’Europa a una nuova guerra fredda.


La risoluzione chiama quindi il Presidente a fornire al governo 
ucraino armi, addestramento e intelligence, e contemporaneamente a 
rivedere «lo stato di prontezza delle forze armate Usa e Nato».


Accusando la Russia di violare il Trattato Inf, che nel 1991 ha 
eliminato in Europa i missili nucleari a gittata intermedia lanciati da 
terra (tra cui quelli Usa schierati a Comiso), la risoluzione sollecita 
il Presidente a «rivedere l’utilità del Trattato Inf per gli interessi 
degli Stati uniti» con la possibilità di «ritirarsi dal Trattato» (non a 
caso nel momento in cui gli Usa ammodernano le armi nucleari che 
mantengono in Europa, Italia compresa).


La risoluzione sollecita inoltre il Presidente a verificare se 
ciascun alleato è in grado di contribuire all’«autodifesa collettiva in 
base all’articolo 5 del Trattato nord-atlantico». Tale articolo, che 
obbliga tutti i membri dell’Alleanza a intervenire se uno di loro è 
attaccato, viene esteso di fatto oggi anche all’Ucraina, pur non essendo 
ancora ufficialmente membro della Nato.


Gli alleati vengono direttamente sollecitati, nella risoluzione, a 
«fornire la loro piena quota di risorse necessarie alla difesa 
collettiva», cioè ad accrescere la spesa militare in base all’impegno 
preso di portarla come minimo al 2% del pil. Il che implica per l’Italia 
un aumento dagli attuali 52 milioni di euro al giorno, secondo i dati 
ufficiali della Nato (72 secondo il Sipri), a oltre 100 milioni di euro 
al giorno.


Sul piano economico, per «ridurre la capacità della Russia di usare 
le forniture energetiche quale mezzo di pressione», la risoluzione 
chiama l’Unione europea a «sostenere le iniziative di diversificazione 
energetica» intraprese dagli Usa, in particolare «l’aumento delle 
esportazioni di gas naturale e altri tipi di energia dagli Stati uniti» 
verso la Ue, l’Ucraina e altri paesi europei. In altre parole, chiama la 
Ue a rinunciare all’importazione di gas russo (e per questo gli Usa 
hanno affossato il gasdotto South Stream) per importare quello 
liquefatto (tra l’altro molto più caro) fornito dalle multinazionali 
statunitensi.


La risoluzione infine  chiama il Presidente a sviluppare una 
strategia per «produrre e diffondere informazioni in lingua russa in 
paesi con significativi settori di popolazione che parlano russo», 
massimizzando l’uso delle emitenti «Voce dell’America» e «Radio Europa 
Libera/Radio Libertà» attraverso «partnership pubblico-private» con 
media nazionali. Rilanciando così in Europa l’isterismo propagandistico 
della guerra fredda.


Questo, in sintesi, il contenuto della Risoluzione 758 che, dopo che 
sarà stata approvata anche dal Senato,  diverrà una vera e propria legge 
per l’attuale e le future amministrazioni. E allo stesso tempo una 
dichiarazione ufficiale di guerra alla Russia che, attraverso la Nato, 
riporta l’Europa in prima linea di un nuovo pericoloso confronto militare.


Manlio Dinucci
(il manifesto, 9 dicembre 2014)

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