mercoledì 20 agosto 2014

Uccellacci di malaugurio... ovvero Matteo Renzi e i Gufi



     
E’ nota l’avversione di Matteo Renzi per la specie Gufi. Meno
noto è che l’astuto boy-scout ha cercato di neutralizzare l’influenza
esercitata dagli odiati volatili sulla pubblica opinione e di
acquistarne il favore convincendoli con subdoli stratagemmi della
possibilità di riacquistare un presunto potere regale sottratto loro
dagli dei nella notte dei tempi, e di creare nello spazio aereo che è
il loro regno una potente città fortificata, dal fantasioso nome di
“Nubicuculia”, sospesa  tra il mondo degli uomini e quello degli dei,
dalla quale poter dominare sugli uni e sugli altri.

Questi alcuni significativi momenti, fortunosamente intercettati, dei
primi approcci con un autorevole rappresentante dei rapaci, e della
trattativa successivamente intercorsa.



[*Libero saccheggio da Aristofane, Gli Uccelli, 414 a.C.]     (trad.
Alessandro Grilli)



Renzi

Per Eracle, e questa che bestia è? E quel piumaggio? Apollo,
proteggimi tu, che becco spaventoso!

Gufo

Mi prendi in giro per il mio piumaggio e per il becco? Non mi sai dire
niente di più gentile? Eppure anch’io, o straniero, ero un uomo. Ma
dimmi un po’, tu chi sei? E qual bisogno ti ha spinto da queste parti?
Perché volevi incontrarmi?

R.

Io? Sono un mortale. Volevo incontrarti, primo perché una volta eri un
uomo come noi; ed eri pieno di debiti come noi; e ti piaceva non
pagarli, proprio come a noi; poi, perché ti sei trasformato in uccello
e ormai ragioni in tutto e per tutto come un uomo e come un uccello
insieme; e poi,  perché vedo un grande progetto per la stirpe degli
uccelli, che vi darà il potere, se date retta a me. Potreste fondare
una città nell’aria, cioè nello spazio degli uccelli, che sta a mezza
strada fra il cielo e la terra; vi basta insediarvi in questo posto e
fortificarlo: si chiamerà “Stato degli uccelli”,  e da lì voi
comanderete gli uomini e gli dei: comanderete gli uomini come le
cavallette, e gli dei li sfinirete per fame.

G.

Evviva! Per la terra, per tutte le tagliole, le ragne e le reti! Non
avevo mai sentito un’idea carina come questa; sì sì, voglio fondarla,
questa città, se anche gli altri uccelli sono d’accordo.

Venite tutti qui, stirpi degli uccelli dal collo flessuoso! E’ giunto
un giovane sagace e pieno di idee nuove e capace di opere nuove, un
sottile ragionatore! Venite tutti qua a sentire! E’ una volpe
sveltissima, uno che escogita, azzecca e che sistema, un fior di
parlatore!

R.

(Per Apollo, che massa d’uccelli s’è radunata, da far paura! Ma… non
ce l’avranno mica con me? Ahimè, mettila come ti pare, ma questi
spalancano il becco e guardano proprio verso di me!)

G.

L’uomo è creatura infida sempre e comunque, per natura: ma vi dico che
dalla terra degli uomini è venuto qui un giovane, e ci porta il
cespite di un’impresa formidabile! Sarà anche nemico per natura, ma è
venuto qua per insegnarvi qualcosa di utile. Ma parla tu stesso,
avanti, sei venuto qui per convincerci di un tuo progetto: coraggio,
parla! Un discorso collettivo, sicuro, giusto, utile e dilettevole.

R.

Ebbene… ehm… sì, ecco: sono a tal punto addolorato per voi che un
tempo eravate re…

G.

Noi? Re? E di che? Questo proprio non lo sapevo, per Zeus!

R.

….E’ perché siete ignoranti e non avete studiato Esopo, che nelle sue
favole dice che l’allodola è l’uccello che esisteva prima di tutti in
assoluto: e se sono venuti al mondo prima della terra e prima degli
dei, non sono loro i sovrani di diritto, in quanto più vecchi? E’
chiaro da molti indizi che un tempo non erano gli dei ma gli uccelli,
a regnare sugli uomini: ad esempio potrei cominciare dal gallo, che è
stato il primo sovrano e tiranno di tutti i Persiani, ecco perché
ancora adesso è l’unico uccello che incede come il Gran Re, con la
cresta tutta dritta. E all’epoca era così potente che ancora adesso
per effetto della sua potenza di prima, basta che canti la mattina e
tutti saltano in piedi per andare a lavorare: fabbri, vasai,
conciapelli, calzolai, bagnini, e pure chi vende granaglie, tornisce
lire o aggiusta scudi. Si mettono le scarpe e via, che è ancora notte.
Dopo di che fu il nibbio a prendere il comando e a regnare sui Greci.
Poi fu il cuculo a regnare sull’Egitto e  su tutta la Fenicia. E ogni
volta che faceva cucù, tutti i Fenici nei campi mietevano fave e
piselli. Avevano allora un potere tale che, anche se regnava un
qualche Agamennone o Menelao, un uccello gli si metteva sullo scettro
per avere anche lui la sua parte delle regalìe. Ma la prova decisiva è
che Zeus, che regna in questo momento, tiene sempre un’aquila sulla
testa, anche se è lui il re; e sua figlia una civetta; e Apollo, come
un attendente, un falco. E poi una volta nessun uomo giurava per gli
dei, ma tutti per gli uccelli.

Ecco fino a che punto prima vi consideravano importanti e venerabili,
mentre adesso vi trattano come i figli della serva, vi catturano e vi
vendono dieci un soldo e una volta che vi hanno comprato vi fanno
arrosto e vi portano in tavola; e vi grattano sopra pure formaggio,
olio, silfio, aceto, poi anche un battuto dolce, bello unto, e ve lo
spargono sopra caldo caldo, come su carogne rinsecchite.

G.

Quante cose tremende, terribili, ci hai raccontato! Ma tu sei giunto a
salvarci, per fortuna e per volontà del cielo: ora vogliamo vivere
così, affidando a te noi stessi e i nostri pulcini. Ma dicci cosa
dobbiamo fare, per noi la vita non ha più senso se non recuperiamo ad
ogni costo la nostra dignità di re.

R.

Allora innanzi tutto i Gufi devono riunirsi in un’unica città, e poi
devono fortificare il cielo intero e tutta l’aria in mezzo con mattoni
cotti, come a Babilonia; poi si chiede a Zeus di restituire il potere;
se rifiuta e non viene subito a patti, gli si dichiara una guerra
sacra. Agli uomini dovete mandare questa ambasciata: d’ora in avanti i
sacrifici vanno fatti agli uccelli perché a regnare sono gli uccelli;
agli dei si potrà sacrificare solo dopo, inoltre a ciascun dio va
affiancato l’uccello che meglio gli si adatta.

G.

Ma come faremo a farli diventar ricchi? Sai bene che questa è la loro
grande passione!

R.

Loro vanno sempre in cerca di auspici: dunque gli uccelli gli faranno
trovare le miniere, e diranno agli indovini quali spedizioni
renderanno bene, ecc. E se gli affari andranno bene, essi si
sentiranno anche in salute, e gli uccelli gli allungheranno la vita
anche di trecento anni!

G.

Per la miseria, eri il più odioso dei bellimbusti, ma adesso sei
diventato quello a noi più caro! Nessuno ormai ci impedirà di tener
dietro alla tua idea! Le cose più importanti gli uomini le devono
tutte a noi uccelli; un auspicio, un uccello augurale è la prima cosa
che andate a cercare per qualsiasi progetto, che si tratti di un
viaggio d’affari, d’un acquisto di beni, d’un matrimonio. Insomma, se
ci considerate degli dei potrete contare su di noi, vi staremo vicini
e vi daremo ricchezza e salute, pace e abbondanza, allegria e
gioventù, danze, feste e latte di gallina. Vi sfiniremo a forza di
regali, a tal punto vi faremo ricchi, tutti quanti.

Ma prima di  tutto bisognerà dare alla città un bel nome che sappia di
nuvole e di spazi celesti, una roba bella gonfia. Che ne dite di
Nubicuculia? Sì, magnifico, ho trovato proprio un nome bello e grande.
Sarà un lavoro splendido e imponente, il muro sarà così grosso che ci
potrà passare anche Prossenide di Sparalagrossa con due carri tirati
da cavalli come quello di Troia! E lo faranno gli uccelli, tutto da
soli! E se Zeus ci darà fastidio, chiamerò le aquile flammigere e gli
ridurrò in cenere la casa!

E a te, Matteo, tutti i popoli rendano onore e ti incoronino per la
tua sapienza, per aver fondato nell’aria questa gloriosissima città!
Alata stirpe degli uccelli, tre volte beata, prospera in tutto,
accogli il tiranno nella sua casa felice. Eccolo che avanza. Mai
stella lucente brillò tanto nella sua corsa dorata, né mai splendore
raggiante del sole altrettanto rifulse. Un profumo indicibile si
spande in alto nel cielo, brezze leggere muovono il fumo che si leva
dagli incensi. Schieratevi in fila, fate spazio! Volate intorno al
fortunato e portategli fortuna. Grandi sorti davvero arridono alla
stirpe degli uccelli per mezzo di quest’uomo: suo è il tuono che
scuote la terra, le saette infuocate di Zeus, il lampo terribile della
folgore. Venite dunque alla festa! Alalà, urrà, peana! Vittoria!Evviva
il vincitore, dio supremo!

Sara Di Giuseppe -
  faxivostri.wordpress.com    

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