domenica 17 agosto 2014

Priverno - La politica non è la guerra!



LA POLITICA NON è UNA GUERRA, DOVE GENERALONI (ricordo le vignette: GUERRE PACIOCCONE del Travaso...) che spesso perdono le battaglie, hanno a disposizione masse di individui terrorizzati più dalle fucilazioni per diserzione o tradimento che dal fuoco nemico.

IN POLITICA LA SCELTA è SEMPRE INDIVIDUALE. Potrà essere condizionata, anzi, E' SEMPRE CONDIZIONATA, ma alla fine l'azione è del singolo. Esempio:  le notevoli DENUNCE confezionate da Orazio vedono Immancabilmente numero 2 denuncianti. Raramente 3, e qui i rischi sono minimi. Immaginiamoci l'adesione alla proposta di un assalto alle stanze del potere. [ Potrei citare molte mie esperienze pregresse, ma lo farò a suo tempo.] Organizzare è difficile ed inutile. Le cose vanno da sole al momento buono, e, giustamente il putto (o puttano, o FIGLIO DI ZEBEDEO) irride ai pseudocontestatori che lo pseudocontestano. E qui, a commento, ci vorrebbe la celebre strofa del grande poema LA SECCHIA RAPITA del bolognese Tassoni. 

In assenza di tale strofa per difficoltà di reperimento, occorre rivolgersi ai DETTI MEMORABILI raccolti a suo tempo da Valerio Massimo. 

Dopo la presa di Priverno e l'uccisione di quelli che avevano spinto la città a ribellarsi, il Senato, al colmo dell'indignazione, discuteva di ciò che si doveva fare dei sopravvissuti. In tale situazione la salvezza di costoro rimaneva incerta, perché in quel momento essa dipendeva da un nemico vincitore e irritato. 

Benché essi comprendessero che la loro unica possibilità di salvezza consisteva nel SUPPLICARE, pure NON potevano dimenticare che nelle loro vene scorreva sangue di gente libera e italica. Al loro Capo venne chiesto in Senato quale pena egli riteneva meritassero. Egli rispose:  "Quale la meritano coloro che si stimano DEGNI della LIBERTà". (Evidentemente non c'era ancora stato il paio di millenni con l'educazione alle genuflessioni, al chiedere perdono, all'odorare incenso ed altre profumazioni di vario genere e origine, alle confessioni dei peccati, allo strascicarsi ginocchioni per una raccomandazione per l'aldilà....).

Con quelle parole era come se avessero ripreso le armi e gli animi dei Senatori ne furono esasperati. ma il Console Plauzio, favorevole alla causa di Priverno, fornì il modo di far rientrare tale spavalda risposta.  Chiedendo quale pace i Romani potevano aspettarsi se si accordava loro l'impunità.

E questi, con estrema sicurezza rispose: se sarà una buona pace durerà eterna, se cattiva non durerà per nulla!  QUESTA FRASE VALSE AI VINTI NON SOLO IL PERDONO MA ANCHE IL DIRITTO E I BENEFICI DELLA CITTADINANZA ROMANA.

Fin qui Valerio Massimo; ma Noi aggiungiamo che per l'uomo vile non c'è prospettiva di dignità che conti. E' vile e basta. Deve essere trattato a bastonate. Disgraziatamente OGGI IL BASTONE ce l'hanno LORSIGNORI e fanno benissimo a bastonare. E ZITTI! 

Giorgio Vitali


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