giovedì 6 marzo 2014

"Tasse sessuali" - Il governo, di larghe intese, renzie, ci riprova....


Dipinto di Franco Farina

Notizia di agenzia – "Presentato in Senato il ddl che regolarizza il «sex work» in Italia: Partita Iva, patentino, certificati medici e perfino il permesso del comune a esercitare in casa… è arrivata ieri la proposta di legge per regolarizzare la prostituzione in Italia. Il ddl, firmato dalla senatrice del Pd Maria Spilabotte e sostenuto anche da Alessandra Mussolini di Forza Italia prevede l’introduzione di quelli che vengono definiti «diritti e doveri per i sex worker», i lavoratori del sesso.”
Comprendo la “concretezza” della proposta bibartisan di Alessandra Mussolini (Forza Italia) e Maria Spilabotte (Partito Democratico) per la prostituzione legalizzata. Ma mi puzza di accatto, è la solita proposta a sfondo economico: “per battere la crisi, tassiamo le lucciole”. Che sarebbe come dire: “pecunia non olet”… Quindi in tempi di necessità meglio approfittare della corruzione e della prostituzione imperante, a tutti i livelli, in Italia, legalizzandola e tassandola. Ciò senza differenziazione fra maschi e femmine, tutti potranno prostituirsi “purché di sana e robusta costituzione e purché si muniscano di partita IVA e paghino la tangente allo stato”.
Il mio cuore trema di fronte alla vilificazione dell’amore implicita nella sconcia proposta.
La piaga della prostituzione è un segnale del malessere di questa nostra società e voler guadagnare sulla “malattia” è disumano e dimostra uno spirito debole.
Ammettere che il marcio possa divenire una fonte di reddito…? No, no! Lo stato dovrebbe invece disporre delle strategie per eliminare questo martirio della prostituzione e non “tassarne” i guadagni indebiti. Perciò ritengo le avances delle due parlamentari libertarie indegne di “elette” in Parlamento per lavorare al bene pubblico.
Pensare che il rapporto fra esseri umani possa essere risolto in termini di “prestazioni” è avvilente. La necessità di prostituirsi è una diretta conseguenza della mancanza di ecologia sociale nella nostra società consumista.
Forse il meretricio ha origine in conseguenza e da quando è stato istituito il matrimonio monogamo (e reso obbligatorio), altrimenti questa pratica non avrebbe senso in una società spiritualmente ed ecologicamente integra in cui l’amore e la sessualità possano essere vissuti in forme sane e libere e collettive.
Ad esempio se si sente la necessità della promiscuità amorosa si potrebbe compartecipare ad una “famiglia allargata”, ed esperimenti in tal senso sono stati tentati in diverse comunità. Non ha senso accondiscendere alla pratica prostitutiva solo perché si sente il bisogno di promiscuità sessuale, sarebbe invece sufficiente superare il matrimonio monogamo e accettare che vari tipi di legame possano manifestarsi nelle maglie della società. Saranno chiamati forse “harem” -sia al maschile che al femminile od al pansessuale- non fa nulla.
Ovviamente chi non desiderasse un rapporto promiscuo potrà sempre scegliere di unirsi in “rapporti preferenziali monogami”, l’importante è che l’amore prevalga e non lo scambio in denaro.
Infatti posso comprendere che si possa ricevere un compenso per un lavoro di qualsiasi genere, materiale, intellettuale, scientifico, etc. ma un rapporto “intimo” non può -secondo me- essere equiparato ad un “lavoro”, esso è solo una espressione dell’emozione umana di scorgere nell’altro se stesso, amandolo, e quindi non può rientrare nell’ambito delle “prestazioni”…. E poi cos’è questa mania di anglicizzare tutto? Come se “sex worker” fosse meno avvilente di puttana (o culattone).
Ma, vivendo nella società malsana in cui viviamo, sembra che la soluzione per sanare il deficit nazionale riposi nell’accettazione del deficit morale!
Paolo D’Arpini, presidente Circolo Vegetariano VV.TT.
Referente P.R. European Consumers Tuscia

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