sabato 7 dicembre 2013

Religione - Il condizionale tra fede e ragione...




Se il condizionale esiste vuol dire che serve anche ad esprimere una condizione spaziotemporale se non addirittura spirituale... anche Gesù in Luca  17, 5-10 lo usa e proprio in termini di fede..  

Ma se devo dire "si".. lo posso anche dire....(ma non cambia lo stato dell'anima) ciò solo al fine di smuovere le direttrici delle ricerche al fine di stimolare la giusta risposta.

Se ci si pone sempre le stesse domande anche la ricerca spirituale si atrofizza quindi è necessario riformulare sempre le domande per arrivare alla giusta riposta......................" se arriva"!

 Una delle cose peggiori  è proprio usare la razionalità o comunque categorie della filosofia  per dimostrare la fede...(vecchia storia anche in fidei et ratio)

Partendo da presunti "ordini naturali"  ma figli di una struttura logica di rappresentazione razionale che nulla hanno a che vedere con terremoti, valanghe maremoti eruzioni vulcaniche glaciazioni, specie che mangiano altre specie per sopravvivere ecc ecce  per poi (la semplifico)  arrivare all'accettazione di un impianto meramente "dottrinario" in cui la colpa è tutta  del "peccato originale"  commesso in un tempo ed uno spazio probabilmente tutto mitologico o quanto meno a noi conosciuto solo per un unica fonte e per cui il piano generale escatologico di riscatto passa per una serie di altri dogmi che in quanto tali nulla hanno a che vedere con la razionalità ma solamente con l'accettazione passiva di tutta la dottrina senza possibilità di discussione.

Dove è l'esatto confine tra ragione e fede, la stessa matematica (la figlia più eccelsa della ragione) alle sue origini parte da degli assunti che vanno accettati  "sine qua non" altrimenti cadrebbero tutte le formulazioni a valle... tipico da impianti dottrinari.. ma lontani da una ricerca dello spirito libero.

C'è una quantità di "APOTI" di cui la chiesa se ne deve fare una ragione, che non accettano nella ricerca dello spirito di stare su piani diversi rispetto alla Chiesa..che continua a parlare, per quanto rivisitato, ripulito, adeguato, abbellito, incartato profumato, un linguaggio "inquisitorio" verso gli "atei", gli agnostici o i semplici ricercatori di verità laici.....  della serie  è cosi e basta e se non credi vuol dire che non hai fede e se non hai fede è perché non l' accetti ( o simili frasi per quanto abbellite)....

Fin tanto che ci sarà questo tipo di evangelizzazione (anche se non espressamente dichiarato) in cui non emerga l'umiltà del portatore di verità, ma si ostentano dogmi a fronte di un dono che è tale solo se lo riconosci... la chiesa (come macchina gerarchica) non potrà che perdere "fedeli" di cui uno sono io..... e a nulla valgono le statistiche  di fedeli che crescono nelle zone in cui c'è fame nel mondo perché al di là di un piccolo reale fenomeno di avvicinamento allo spirito.. il resto è solo una esigenza di carattere (nel migliore dei casi) sociologico antropologico. Un po? come era credente l'italia affamata dei tempi passati fino agli anni 50/60....

Io credo sempre che il messaggio evangelico rimanga uno dei più grandi al mondo sebbene mischiato con altre fonti per esempio di tipo ellenico e poi contaminato da varie traduzioni dall'aramaico al greco al latino e poi all'Italiano  ma in ogni caso indiscutibilmente riconosciuto come messaggio universale.

La chiesa (sempre come gerarchia evangelizzatrice) dovrebbe resettare tutto l'impianto dogmatico.. tipica difesa o contrapposizione nei secoli usata (e per fortuna finita  nel senso che non si poteva andare avanti a dogmi)  per resettare i rigurgiti razionali delle varie epoche in cui si alternavano momenti di tipo illuministico a momenti di tipo spirituale.....


Probabilmente la chiesa dovrebbe smettere di pensare si avere solo pecore tra i suoi credenti (che ci sono) ma dovrebbe aprire un ipotetico settore di "ricerca" nel dominio dello spirito per dare riposte che non riducano tutto al peccato originale per spiegare il tutto..

La chiesa non lo ha fatto non lo fa (che almeno si sappia in maniera ufficiale) e forse non lo farà mai (al di la di alcuni sacerdoti pochissimi che invece in via del tutto personale si confrontano su questo piano) e quindi lasciano questo tipo di ricerca  a filosofi, occultisti, teologi laici, antropologi  chiaramente non amati dal sistema dogmatico dottrinario della chiesa gerarchica..

La famosa quanto introvabile circolare della chiesa sul cominciare a non usare più la "radice di Jesse"  il nome di YHWH risulta quanto mai emblematico su un travaglio che la chiesa sta facendo al suo interno (di pura natura razionale) al fine di mantenere l'impianto  che lega il nuovo testamento al vecchio testamento che parte proprio dal "peccato originale".(mi si conceda la battuta gli altri erano copie senza copyright).

Ma del resto a chi mastica un po' di esegesi biblica basta confrontare le tre edizioni CEI Gerusalemme e Edizioni san Paolo tra loro, oppure le stesse con le edizioni di dieci venti anni fa  si notano dei cambiamenti che denotano un travaglio di adeguarsi al linguaggio dei tempi....   tempi la scienza dello spirito "laica" ha fatto passi da gigante mentre la chiesa continua ancora a fare fronte con i dogmi.

Il giorno che la chiesa finalmente riconoscerà che il messaggio del nuovo testamento del Dio che porge l'altra guancia non ha nulla a che vedere con il Dio assassino del vecchio testamento, cadranno tutti i dogmi (o quasi tutti) e quindi anche quel legame "con il presunto generatore di disordine universale quale è il peccato originale" finalmente si staccheranno le due religioni (altro che fratelli maggiori, peccato che loro non dicano mai fratelli minori) e finalmente il messaggio evangelico potrà risorgere nei cuori non con l'imputazione psicologica della "colpa" del senso di colpa che si adotta con un popolo bambino, ma con la condizione a questo punto si razionale per cui se tutti moriamo a noi stessi per far sorgere il cristo interiore si realizza il messaggio dell'altro sono io. Si passa da una logica negativa (non fare all'altro....) ad una logica positiva di (ama l'altro perché l'altro sei tu) .

Giuseppe Turrisi

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