giovedì 28 novembre 2013

Putin e Francesco - Mosse in casa cristiana per garantire la pace in Medio Oriente



Putin ha  incontrato il 26 novembre 2013 Papa Francesco e, che piaccia o meno, lo fa con i galloni del comandante in campo delle truppe cristiane, ruolo  in passato goffamente rivendicato da George Bush ai tempi della ingiustificata, fallimentare e controproducente “campagna irachena”.

Vladimir Putin invece viaggia nel solco della storia e della coerenza: nel 2012 durante un incontro al Patriarcato di Mosca promise che, se rieletto alla presidenza, una delle sue priorità sarebbe stata la difesa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente. Le orribili vicende siriane hanno dimostrato che ha mantenuto la parola.

Se non fosse per la Russia che ha evitato l'intervento internazionale contro Assad, l'Europa si sarebbe assurdamente schierata dalla parte dei terroristi di Al Qaeda e le ultime importanti presenze cristiane in Siria, Libano, Giordania e aree limitrofe si sarebbero ridotte a zero.

Una vittoria diplomatica per Putin ma anche per Papa Francesco che alla vigilia del G20 di settembre ebbe il coraggio di scrivere una lettera al presidente russo che, di fatto, lo investiva del ruolo di grande mediatore di una crisi che non pareva risolvibile.

D'altra parte, checchè ne dicano ignoranti e mistificatori, la Russia, dopo lo scisma e dopo la caduta dei patriarcati orientali e di Costantinopoli (1453) sotto il dominio islamico, ha raccolto il testimone (non a caso si parla di Mosca come Terza Roma) e ha sempre esercitato il ruolo che identità, storia e geografia le hanno assegnato: protettrice dei popoli slavi e di tutta la cristianità orientale, specie quella soggiogata agli islamici. 

Questo è anche il senso dell'appellativo “Zar di TUTTE le Russie” e questo spinse dapprima Nicola I alla campagna di liberazione di Moldavia e Valacchia che portò alla guerra di Crimea (con francesi, inglesi e piemontesi alleati ai turchi) e poi convinse lo Zar Alessandro II a correre in aiuto di bulgari e serbi costretti sotto il tallone del sultano col risultato straordinario di riuscire a riconquistare Costantinopoli che però, tramite il Congresso di Berlino del 1877, gli anglo-francesi riuscirono a riconsegnare agli islamici.

Certo con l'avvento del comunismo cambiò tutto e Stalin, non cogliendo la forza della spiritualità, chiese con ironia quante divisioni corazzate avesse il Papa; ma si è trattato di una breve parentesi in una storia millenaria e oggi la Russia identitaria di Putin agevola le relazioni tra la Santa Sede e il Patriarcato moscovita che, in materia di difesa dei cristiani perseguitati nei paesi musulmani, si è fatto sentire molto più spesso e in maniera molto più determinata del Vaticano.

Sta di fatto che durante l'ultimo forum tenutosi a Valdai Putin ha detto di ammirare l'autorevolezza del Pontefice e ha dichiarato: “Al di là delle divisioni di cui si parla tanto, tra noi c'è tanto in comune. Condividiamo radici e valori cristiani".
Una dichiarazione che nella UE sinistrata e filoislamica nessun capo di stato si azzarderebbe più a fare, ma Vladimir Putin battezzato di nascosto nella cattedrale di San Pietroburgo negli anni dello stalinismo, non ha paura e nel discorso sull'identità russa ha detto cose di tale rilevanza da porlo alla testa di un potenziale movimento identitario europeo di ispirazione cristiana.
“Lo Stato- ha detto- deve disporre di forza militare, tecnologica ed economica; ma la cosa che ne determinerà il successo è la qualità dei suoi cittadini: la loro forza spirituale e morale. È impossibile andare avanti senza auto-determinazione spirituale, culturale e nazionale.
Putin è poi entrato nel vivo: ”Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e finanche sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie con figli alle convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana e il “politicamente corretto” ha raggiunto tali eccessi, che ci sono persone che discutono seriamente di registrare partiti politici che promuovono la pedofilia.

In molti Paesi europei- ha aggiunto- la gente ha ritegno o ha paura di manifestare la propria religione. Le festività sono abolite o chiamate con altri nomi; la loro essenza religiosa viene nascosta e qualcuno sta aggressivamente tentando di imporre tali modelli in tutto il mondo. Io sono convinto che questo apre una strada diretta verso il degrado e il regresso, che sbocca in una profondissima crisi demografica e morale.
Senza i valori incorporati nel Cristianesimo e nelle altre religioni storiche, senza gli standard di moralità che hanno preso forma dai millenni, le persone perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Ebbene:noi riteniamo naturale e giusto difendere questi valori. Si devono rispettare i diritti di ogni minoranza di essere differente, ma i diritti della maggioranza non vanno posti in questione”.
Quale leader occidentale oggi avrebbe il coraggio di dire cose simili? Nessuno!
Non a caso dunque, nel momento topico, Francesco ha scritto a Putin e non a Obama o Letta, usando parole pregne di significato: “Signor Presidente- scrive il Papa- prego per un esito fruttuoso dei lavori del G20. Invoco abbondanti benedizioni sul Vertice di San Pietroburgo e su tutte le attività e gli impegni della Presidenza Russa del G20 nell’anno 2013. Nel chiederle di pregare per me, profitto dell’opportunità per esprimere, Signor Presidente, i miei più alti sentimenti di stima”.
Stima ben riposta e reciproca che, dopo l'incontro in Vaticano, porterà sicuramente ad uno storico incontro tra il Vescovo di Roma e il Patriarca Kirill.
Il Pontefice ha già incontrato il Metropolita Hilarion, “ministro degli esteri” del Patriarca e uomo di grande determinazione, capace di prese di posizione durissime contro gli islamisti siriani e i loro simpatizzanti occidentali. Uscendo dall'incontro Hilarion ha detto: “Insieme dobbiamo fermare i massacri dei cristiani là dove i gruppi radicali islamici li stanno sterminando”. Pochi giorni dopo il Papa, incontrando i rappresentanti del cattolicesimo orientale ha rilanciato che “non ci si può rassegnare a pensare un Medio Oriente senza cristiani” confermando così che l'incontro tra Francesco e Kirill è vicino. L'Europa identitaria e cristiana non può che gioirne.

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