venerdì 29 novembre 2013

La "vulgata olocaustica" e la ricerca storica sugli olocausti




 ....la "vulgata olocaustica" si basa, innanzi tutto, sulla cifra mitico-cabalistica dei "sei milioni" - e sull'incredibile sottovalutazione (per usare un eufemismo) dei crimini mostruosi degli alleati... e in ogni caso il Male è sempre in progress... è effettivamente pVogVessista

La possibilità di criticare e demistificare la storia scritta dai vincitori, così come, più in generale, l'esercizio di un'autentica libertà di pensiero e di espressione, sono valori fondamentali – essenziali, d'altronde, all'accertamento stesso della verità – che è necessario affermare e difendere sempre e comunque. Il problema non è tanto – e ancor meno solo – l'origine o la collocazione politica di quelli che su più punti mettono in discussione la storia ufficiale delle persecuzioni naziste, bensì se quest'opera di revisione, anche radicale – anche inverosimile sino alla follia –, sia possibile oppure no nell'ambito delle società cosiddette democratiche. 


Le false testimonianze (o rese sotto tortura), le ricostruzioni posticce e tutti i lati oscuri, i documenti mancanti, le inadempienze, le esagerazioni, gli errori, le varie falle relative alla versione sancita dalla sentenza di Norimberga, esigevano che storici onesti e preparati rivedessero in seguito, criticamente, tale versione. Ciò non è stato consentito e continua a non esserlo, PER LEGGE. 

E tuttavia, qualche acquisizione nuova e diversa, soprattutto riguardo al numero delle vittime, è comunque alla fine passata tra gli addetti di parte "sterminazionista", proprio in conseguenza del lavoro, criticabile e non condivisibile quanto si vuole ma con cui pur sempre è stato necessario confrontarsi, dei loro demonizzati e perseguitatissimi avversari. 

Nel Museo di Auschwitz, all'indomani di Norimberga, fu affissa una targa che parlava di 4.000.000 di decessi per quel medesimo lager (il numero di 6.000.000, oltre a tutto di soli ebrei, deriva appunto da quella prima valutazione esorbitante: 4.000.000 – i due terzi – ad Auschwitz, 2.000.000 negli altri cinque campi in Polonia e sul fronte russo). 

Oggi, la cifra che da non molto lì si può leggere è di 1.500.000, senza che una simile notizia sia mai stata veramente resa pubblica. E quest'ultima è ancora, con ogni probabilità – per fortuna degli ebrei e dell'uomo in generale –, sbagliata in (grande) eccesso. 

Nessuno ha mai messo in dubbio l'esistenza dei forni crematori. Di essi, semmai, è stata contestata, in base a osservazioni di ordine fisico-chimico e macabri calcoli, la capacità di "smaltimento" della massa di cadaveri. Anche in questo caso bisogna notare che il più serio studioso, relativamente a queste tematiche, dello schieramento "ortodosso", Claude Pressac, ha in certo qual modo fatto suoi e approfondito alcuni dei rilievi critici dei revisionisti. Ne Le macchine dello sterminio. Auschwitz 1941-1945 (p. 173) egli è giunto a ipotizzare, proprio in base a considerazioni analoghe alle loro, un numero complessivo di 711.000 - 631.000 vittime per il lager di Auschwitz, beninteso, però, riconfermando come reali la volontà e l'attuazione del massacro da parte del Terzo Reich. 

Recentemente su questa stessa strada si è spinto ancora più in là Fritjof Meyer, ex-caporedattore di "Der Spiegel" (Amburgo), anch'egli appartenente al campo degli "sterminazionisti", che è giunto a proporre la cifra di 510.000 morti, di cui "solo" 356.000 gassati (cfr. "Osteuropa. Zeitschrift für Gegenwartsfragen des Ostens", Nr. 5, Mai 2002, pp. 631-641). 

Nella condanna-persecuzione del revisionismo olocaustico sono presenti e operanti meccanismi irrazionali e religiosi (da Sacra Inquisizione), prima ancora (e invece) che ragioni e princìpi di ordine metodologico e scientifico.
Così si prescinde di solito dalla valutazione oggettiva delle ricerche e dei relativi risultati dell'avversario, destituendolo, per statuto, di ogni possibile serietà, buona fede e umanità. Chi osi toccare con mani sacrileghe il sancta sanctorum, chi pretenda entrare da solo e coi propri occhi nel tabernacolo dell'orrore è arruolato ipso facto nelle schiere dei nazisti eterni, maledetti e dei folli. E', insieme, un demente e un nemico da ardere. L'oscena patente di "democrazia", di "giustizia", di "progresso" che i vincitori da allora si arrogano ha la sua base, a contrario, nella mostrificazione e demonizzazione ontologica dei loro avversari sconfitti. 

Cioè le stesse potenze statali che avevano operato solo qualche anno prima la più gigantesca, mostruosamente pianificata e veloce eliminazione di massa della storia (gli stalinisti di Mosca: sette milioni circa di contadini dell’Ucraina e del Kuban per fame coatta nell'inverno-primavera-estate 1932-33 – cfr. http://www.infoukes.com/history/famine/), ovvero – solo a mo' di un altro dei tanti possibili esempi – la distruzione e l'impestamento radioattivo di città giapponesi attraverso l'uso della bomba atomica a guerra già vinta e contro inermi popolazioni civili (i capitalisti di Washington), evitarono il giudizio di qualunque tribunale riguardo ai LORO crimini pregressi, presenti e futuri PROPRIO in virtù dell'immagine infernale – termine di NON paragone – dei vinti. 

Quanto dunque questa stessa immagine, stampigliata fin dentro l'animo delle masse da una propaganda spettacolare ineguagliabile, corrisponda a completa verità o sia deformata e di comodo è di PRIMARIA importanza. 

E infatti i padroni multinazionali delle finanze e dei media – i padroni veri, il vero Big Brother – lo sanno bene; ed è per questo che non possono tollerare la minima incrinatura all'edificio-santuario dell'"Olocausto". La cifra di "sei milioni" di ebrei uccisi – magari perfino, a surplus orrorifico, la stragrande maggioranza attraverso le camere a gas – è una menzogna mitica che i sacerdoti e custodi dell'ortodossia sono i primi a (ri)conoscere, tra di loro, in quanto tale.  Naturalmente guardandosi bene dal comunicarlo al servitorame catodico, il cui compito, si sa, è quello di bere ogni giorno, senza tregua, la pozione e di ubbidire. 

Si è stabilita, sulle vicende della Seconda Guerra mondiale, una versione "canonica", che attribuiva allo sconfitto l'immagine stessa del male assoluto (ineguagliato e ineguagliabile – rivelandosi, in questo, essenziale il numero dei massacrati, perché è evidente che oltre una certa soglia la quantità si trasforma in "qualità"); e, insieme, sollevava i vincitori dalle loro proprie responsabilità. 

E' così che il sistema infernale e "apripista" dei gulag, o l’Holodomor, o le bombe terroristiche di Dresda, Hiroshima, Nagasaki, o tutti i Vietnam e le mostruosità successive dei "progressisti", o gli stessi continui crimini contro l'umanità, da cinquantaquattro anni, degli occupanti in Palestina, per giungere sino all'odierno impiego sistematico, genocidario ed ecocida dell'uranio impoverito e alle abiette torture di Abu Ghraib, in qualche modo sono risultati più "lievi" alla coscienza del mondo – non certo delle vittime. (…) "Sei milioni", l'orrore assoluto, che le centrali dello spettacolo insistono con incredibile malafede a insufflare nei crani delle masse, è una menzogna mitica, ma essenziale all'edificio di "autogiustificazione" – di alibi perpetuo – delle "democrazie" vincitrici, nonché dello Stato d'Israele, che anche sulla sua base ideologica si è fondato e si regge. 

Dal punto di vista quantitativo la strage (non solo) degli ebrei ad opera dei nazisti, poi religiosamente e artatamente nominata Olocausto (l'Unico, l'Incomparabile, l'Indicibile – una sorta di En Soft), per quanto spaventosa e ripugnante, quasi impallidisce se confrontata con altri orridi genocidi di più vaste proporzioni avvenuti nello stesso secolo, o, ancor più, con quelli precedenti a danno dei neri e dei nativi d'America. 

Con tutto ciò, rimane inoppugnabile che il regime nazista ha perpetrato a sua volta crimini tremendi e che, nello specifico, la responsabilità di tutta l'organizzazione mortifera (non solo) dei lager – nei quali i peggiori e più diretti aguzzini erano parte degli stessi internati, le varie gerarchie dei kapò –, appartiene comunque ai dirigenti nazisti stessi… Non però ai figli, e ai figli dei figli, e ai figli dei figli dei figli... come invece, sempre religiosamente, i sionisti pretenderebbero in eterno. (…) 

E comunque, SEMPRE, viva la liberà di pensiero, di ricerca e di espressione. Questa libertà deve valere PER TUTTI, nemici compresi, o NON VALE NULLA, e si riduce a pura ideologia, a proclama del Grande Fratello: la verità diventa un momento del falso, la menzogna un aspetto del vero. 

Joe Fallisi


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Non vivere su questa terra come un estraneo
o come un turista della natura.
Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre.
Credi al grano, alla terra, all'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri,
ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo.

Nazim Hikmet

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