martedì 8 ottobre 2013

DOL - Democrazia Obbligatoria Liberista = dittatura


Liberismo democratico - Risultati evidenti....

Più volte ho scritto che questa democrazia come naturale evoluzione del liberalismo è un giocattolo nato scientificamente guasto. Molti si avventurano nel declinare questa parola con altre al fine di fargli avere un senso compiuto, ed il problema sta proprio li, se è vero che la parola rappresenta l'idea che costruisce il mondo.

Una parola che continua ad avere bisogno sempre di un'altra per avere senso compiuto vuol dire che già nasce incompleta e decadente. La democrazia sostanzialmente è molto giovane come concetto politico rispetto ad imperi millenari che esercitavano molti più diritti di quanto ne pretende di esercitare al democrazia. 

Ciclicamente infatti qualche intellettuale parla di "democrazia malata", il problema è che non è mai stata sana, infatti il divario tra "democrazia ideale" e "democrazia reale" sarà sempre incolmabile, perché utopico è il concetto di uguaglianza che sottende. 

L'errore voluto sopratutto da chi impone la "democrazia obbligatoria", anche con le bombe è quello di sottintendere dei significati che tali non sono. Si fa passare come sinonimo di "Democrazia", il concetto di libertà, di benessere, di ricchezza ecc di fatto la "democrazia malata" va in contrasto con se stessa in quanto in nome di una uguaglianza e del suffragio universale di fatto restituisce solo la "potenziale" ricchezza che tutti "potrebbero" avere contro i ricchi che invece godono da sempre del diritto di ricchezza. Un errore voluto nel gioco delle parole è anche quello di far passare il lavoro come ricchezza, sbagliato il lavoro è solo una funzione per creare e spostare ricchezza. Se i lavoratori del mondo cominciassero a pretendere la proprietà della ricchezza  prodotta (partenariato) e non solo il lavoro come dignità finirebbe anche questa demagogia tutta "democratica". 

Ogni tanto si ritorna sulla "macchina democratica" per tentare di capire dove è l'errore per poi metterci dei pezzi aggiuntivi per vedere se funzione meglio. Si è passati da democrazia "cristiana" "sociale"  "atea", a democrazia "proletaria" a "socialdemocrazia", e chi più ne ha più ne metta. In questi tempi va di moda "diretta" naturalmente per differenziarsi dal quella "parlamentare" o dir si voglia "rappresentativa", continuando a perseverare nell'errore che il problema non è nella parola che ci aggiungi prima o dopo ma proprio nella parola stessa della "democrazia" (ma ci vorranno credo almeno altri due secoli per capire che questa democrazia  è stata un oppio per i popoli). 

Non volendo ricordare due casi storici in cui la democrazia diretta ha prodotto in un caso la morte di Socrate e nell'altro la condanna di Gesù e la liberazione di Barabba, già il Bobbio ne evidenziava i limiti, allorquando quella rappresentativa si allontanava dal sentire del popolo per servire le plutocrazia ma come esercitarla? In due casi limitati: nelle "assemblee cittadine" (rigorosamente di numero contenuto, che poi avrebbero comunque concluso e risolto in un rappresentante "esecutore" privo di iniziativa) oppure con gli strumenti del referendum propositivi/abrogativi (ma chi formula i quesiti? e con quale manipolazione e potere nell'uso della comunicazione e delle parole? e la Corte costituzionale che può delegittimare il tutto!!). 

Ancora una volta una strada senza uscita. Per quanto anche io sia caduto in questa trappola di tentare di aggiustare una macchina nata appositamente per funzionare male, aggiungendo a "democrazia" il termine "monetaria", trovo che la soluzione sia di uscire proprio da questa illusione per poter ragionare su una "nuova forma di potere" e di "organizzazione della società" (non erano poi tanto male le città stato), come l'antropocrazia, o il cerchio, ma se la "democrazia diretta" già prevede degli sconvolgimenti che rasentano l'utopia come la responsabilizzazione e la partecipazione di tutti (con la perentoria asserzione che chi è assente è colpevole) delle persone figuriamoci l'ipotesi di istruire una nuova architettura di governo che metta in costituzione che la "democrazia è il male assoluto", in quanto in nome è per conto di un intero popolo, bombarda, uccide, condanna ingiustamente, espropria, picchia, riduce in povertà ecc (forse per diluire la colpa) almeno in dittatura tutto ciò è colpa di uno o pochi e non vengono esercitate orrori ed oscenità a nome anche della collettività democratica. 

In ultimo la "democrazia diretta" che tanto sembra voler saltare una intera filiera di mediazioni credendo di responsabilizzare l'individuo di fatto incita indirettamente a non fidarsi più l'uno dell'altro, la distruzione della fiducia sociale, delle reazioni sociali, tipico impianto neoliberista che impone egoismo, egotismo, oltre che una insicurezza di fondo in quanto io devo decidere tutto da solo (anche se non ne ho le competenze) perché non mi fido più di nessuno. 

A mio avviso questo tipo di ideologia "partecipazione diretta) (ammesso che la democrazia si possa sanare ma lo escludo a priori) è una delle peggiori che il neoliberismo ha infiltrato come cavallo di troia nelle menti emozionali della gente programmati da una tv che usa il neuromarketing che continua a far credere che tutti sono protagonisti, con la condizione subdola di accettare il sistema per essere accettati dal sistema. Tutti si devono sentire all'altezza ed in prima linea, tutti devono essere protagonisti, salvo poi aumentare nella realtà  quella vera in dismisura, Nikname, vigliacchi, codardi, paurosi di varia natura. 

Nessun popolo sarà mai maturo per potere esercitare una pur minima democrazia, non a caso questa viene imposta con la forza anche a chi non la vuole. 

Le plutocrazie sanno perfettamente come manipolare il consenso per ottenere le maggioranze utili ad esercitare i loro interessi e allora se "democrazia diretta" deve esserci questa deve partire solo ed esclusivamente nel "diritto diretto" alla partecipazione da reddito monetario della nazione a sovranità monetaria, diversamente tutte le altre democrazia sono solo  favole più o meno belle da raccontare nelle scuole elementari.


Giuseppe Turrisi Salvatore

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