giovedì 30 maggio 2013

Gli "ismi" italici che tengono stretta la repubblica...

claudio_martinotti_doria
La repubblica italiana è basata su una democrazia rappresentativa estremamente viziata, in quanto divenuta nel tempo una oligarchia priva di ricambio e peggiorata ulteriormente per assenza di selezione qualitativa e formazione politico culturale interna ai partiti, per cui si sono favorite le clientele, familismo, particolarismo, nepotismo, arrivismo, settarismo, trasformismo, ecc. a scapito delle competenze, talenti e meriti. Gli "ismi" italici sono innumerevoli e tutti negativi, come in nessun altro paese al mondo ...
La ricerca del consenso elettorale anziché fondarsi sulla lungimiranza e le capacità progettuali e prospettiche e la comunicazione, ha preferito la scorciatoia delle assunzioni pubbliche e dell'occupazione di tutti gangli della vita pubblica e sociale e soprattutto economica del paese, creando una vastissima rete di complicità e consenso tramite posti di lavoro pubblici fittizi e rendite da posizione privilegiata e concessioni pubbliche all'imprenditoria collusa. Hanno praticamente attinto al denaro pubblico per garantirsi la rielezione e l'assegnazione di posti di potere.
Si è creata cioè una vera e propria casta di parassiti, prevalentemente yes man e quaquaraquà, che raramente sono consapevoli di esserlo (quantomeno non si colpevolizzano mai), in quanto la coscienza viene facilmente addomesticata autoconvincendosi di avere pieno diritto ai privilegi per meriti autoreferenziali ed egoici (una sorta di presunta investitura divina, per motivi che solo loro conoscono).
Non scordiamoci inoltre che il "tengo famiglia" è divenuto un mantra autogiustificativo diffuso ed ormai legittimato.
I partiti sono divenuti pertanto associazioni a delinquere e/o a scopo di business dispensatori di rendite pubbliche (prebende), degenerando nella partitocrazia, che non ha nulla a che vedere con la democrazia, ma ne abusa strumentalmente e mistificatoriamente.
Varie stime che stanno circolando da tempo riferiscono addirittura di mezzo milioni di italiani che vivono direttamente o indirettamente di politica (che nella vita non fanno altro e non sanno fare nulla), una cifra enorme, in quanto a questa andrebbero aggiunti milioni di dipendenti pubblici che dipendono anch'essi dalla politica e che sono sottoposti a impliciti ricatti occupazionali e quindi con scarsissimi o nulli spazi di manovra e di libertà.
Ma l'aspetto più grave non è che per mantenere questa enorme massa di parassiti e loroLa Castaaggregati passivi si spreca denaro pubblico direttamente canalizzato per le loro remunerazioni (che a livello dirigenziale sono le più alte al mondo, secondo il principio che più sei incapace è più sei fedele al partito e quindi vali), ma è il fatto che arrecano danni con il loro comportamento, le loro scelte o non scelte, la loro immoralità,, ignavia, servilismo, imperizia, ecc., per cui tra corruzione, collusione con le organizzazioni criminali, cortomiranza, monocultura della crescita oltranzista (leggasi soprattutto edilizia), controllo gestionale bancario, burocrazia e tassazione patologica, ecc., hanno sprecato la maggioranza delle risorse del paese ed ucciso progressivamente l'economia reale, quella fatta dalle PMI, artigiani, professionisti seri, la vera classe produttiva del paese, imponendo loro condizioni impossibili da sopportare ed estorcendo la stragrande maggioranza del frutto del loro lavoro, inducendoli alla disperazione, esasperazione, nichilismo ed anche oltre.
Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti e sarà sempre più evidente e grave. La distruzione del tessuto produttivo e della creatività imprenditoriale e delle potenzialità culturali che hanno reso il nostro paese celebre in tutti il mondo.Paradossalmente i nostri talenti artistici, scientifici e tecnologici, sono più apprezzati all'Estero che in Italia.
Il processo temo sia ormai irreversibile, perché per cambiare rotta non basterebbe neppure spazzare via l'intera oligarchia (e ci vorrebbe una moltitudine di miracoli) ma riformare radicalmente lo stato, ad esempio sul modello Svizzero cantonale. Ma la partitocrazia si opporrebbe ferocemente, schierandosi in modo compatto, perché un sistema confederale come quello svizzero minerebbe la loro continuità e contiguità al potere a vita, come dei signori feudali partitocratici che rifiutano la concessione di guarentigie.
Una simile situazione non può che indurre inarrestabili e sempre più inqualificabili degenerazioni politiche e comportamentali, della serie "non c'è limite al peggio", come negli ultimi anni e soprattutto mesi, abbiamo avuto ampio riscontro.
E' un paese con risorse culturali ed ambientali ed umane immense, ma purtroppo gestito da pessimi politici che ne inibiscono le potenzialità, schiacciando i talenti e minando ogni prospettiva evolutiva. Lo fanno per il semplice fatto che coloro che sono dotati di meriti farebbero ombra rivelando la mediocrità e stupidità di coloro che gestiscono il potere ad ogni livello, facendoli sentire inadeguati al ruolo. Questi sentendosi insidiati non fanno altro che eliminare il rischio facendo "tabula rasa", azzerando i finanziamenti alla ricerca e cultura, emarginando i "superdotati" intellettualmente ma anche solo normodotati e lobotomizzando la popolazione tramite il controllo mediatico dell'informazione e dell'intrattenimento.
Per una classe politica di tale profilo occorre che la popolazione sia ignorante e fiera di esserlo, ed in tal senso hanno agito in questi decenni con la complicità dei media.
Credo che l'unica arma di cui disponiamo per difenderci sia il linguaggio critico, per cui evitiamo le ipocrisie ed il "politicamente corretto", le piaggerie e la pusillanimità, ed esprimiamoci con chiarezza e se necessario con durezza, e soprattutto rendiamoci conto che se non puntiamo alla massima autonomia localistica con diretto e costante controllo di coloro che deleghiamo al potere, non ci sarà futuro, perché esauriranno ogni risorsa disponibile finché non rimarranno che macerie fisiche e mentali.
Se anche solo centomila persone ogni giorno nei forum e nei commenti o nei contatti sociali e politico istituzionali criticassero aspramente il comportamento politico (anziché lamentarsi inutilmente nei bar), forse nel giro di qualche mese potremmo indurre qualche cambiamento, e le stesse forze dell'ordine che sono costretti a proteggerli, inizierebbero a manifestare una certa intolleranza verso di loro … La Libertà e la Dignità va conquistata, non la regala nessuno, occorre pertanto prendere posizione esponendosi personalmente, correndo qualche rischio, fornendo in tal modo con la coerenza del proprio comportamento un modello di riferimento per altri, per scuoterli dalla loro indifferenza e rassegnazione.
Buona fortuna a tutti.
Claudio Martinotti Doria - (Il corriere di Alessandria)
www.cavalieredimonferrato.it

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