sabato 20 aprile 2013

Palestina e le morti comode al sistema - Ma Vittorio Arrigoni e Juliano Mer Khamis non sono morti invano....





Cercare di spiegare, soprattutto di spiegarsi e dare un senso al non senso è in queste ore particolarmente difficile. L’assassinio di Vittorio ha un senso? Serve a spiegarlo chiedersi a chi giova un altro atto barbarico e insensato?


L’assassinio di Juliano Mer Khamis avvenuto il 4 aprile u.s. nel campo profughi di Jenin e quello di Vittorio Arrigoni a Gaza sono inseriti nella medesima logica e da entrambi viene un segnale allarmante: il tentativo di ingabbiare la società palestinese all’interno di una visione del mondo nazionalistica-religiosa che pretende di risolvere il dramma palestinese con l’isolazionismo. E questo al di là del fatto se si riuscirà a stabilire le reali responsabilità di questo atto tremendo. 

In altri termini: la sostanza non cambierà se sarà accertata la responsabilità delle cellule salafite presenti nella Striscia di Gaza o, come pensano alcuni, si tratta di un «omicidio su commissione». Non è né una sorpresa, né una novità che Vittorio fosse sulla lista nera sia del governo israeliano, sia dei coloni e della destra estrema israeliana.






Il fatto che Vittorio Arrigoni sembrava essere stato vittima di un rapimento poteva inquadrare il suo caso in un’altra ottica. Ma la differenza, tra l’assassinio di Juliano e quello di Vittorio, non è che apparente, perché ciò avrebbe offerto almeno qualche chance a Vittorio di poter continuare a vivere.


Una cosa è certa: in Italia c’è chi sta festeggiando questo assassinio che elimina un testimone testardo, scomodo e seccante. Parliamo di quel primo ministro che aveva annunciato alla radio israeliana che avrebbe fatto di tutto per fermare la partenza della seconda Freedom Flotilla e della nave italiana «Stefano Chiarini». 

Anche il presidente Napolitano avrebbe fatto bene a tacere. Dopo aver ripulito il sionismo dalla sua essenza colonialistica, razzista e violenta, egli ha additato l’antisionismo come un’attitudine antisemita. 

Anch’egli dunque si è posto in qualche modo a sostegno di coloro che vedevano Juliano e Vittorio come nemici da eliminare.


Chi ha condiviso la battaglia di Vittorio non può accettare che i complici dell’assedio di Gaza e quindi del suo assassinio, che oggi sono al governo del nostro sventurato Paese, si associno impunemente al nostro dolore e al dolore della famiglia.


Ora molti saranno i pescecani che si butteranno sul corpo ancora caldo di Vittorio, facendo intendere che nulla può cambiare. Il loro messaggio sarà chiaro: i palestinesi sono dei barbari che uccidono brutalmente chi gli tende una mano d’aiuto. 

A tutti costoro dobbiamo imporre il silenzio, perché se in Palestina in questi anni l’integralismo islamico, armato o meno che sia, ha potuto prendere il sopravvento, i responsabili siedono comodamente a Tel Aviv, New York, Roma, ecc. 

Il loro cordoglio ipocrita non li assolverà dalle loro responsabilità concrete nell’aver contribuito a creare il clima nel quale crimini tanto orrendi e dannosi potessero verificarsi.

Cinzia Nachira - www.forumpalestina.org/news/

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