domenica 7 aprile 2013

Il segreto della massoneria e il segreto della Chiesa cattolica




Anni fa ho iniziato studiare la massoneria, i Rosacroce e i Templari, ma tante cose non mi quadravano e molte domande rimanevano irrisolte in mezzo alle mille contraddizioni sia della Chiesa che della massoneria. Le domande erano tante.

Perché la massoneria, che dovrebbe essere anticattolica e dunque, a rigor di logica, vedere tutto ciò che richiama la Chiesa come il fumo negli occhi, festeggia San Giovanni ed è fissata con i santi, San Giacomo, Santa Rita, Santa Rosa, ecc.? Nei miei primi articoli avevo dato una spiegazione in parte vera, ma molto semplicistica e per gran parte addirittura falsa. Avevo affermato che la massoneria stravolge i simboli cristiani per dare loro un significato contrario a quello che che gli da la Chiesa. Questa cosa è vera per i satanisti, ma se riferita a tutta la massoneria in effetti è errata per vari motivi; prima di tutto perché la massoneria riunisce in sé simboli della religione egizia, si rifà a Pitagora, ma studia anche induismo e buddhismo e dentro all’etichetta massoneria c’è un po’ di tutto, dal satanismo al cristianesimo, per passare per i riti cosiddetti pagani, sciamanici o hawaiiani.

Una domanda cruciale che mi facevo, poi, era questa: perché se oggi la massoneria non è più perseguitata, non si diffonde a tutti l’immensa conoscenza di cui questa istituzione è portatrice?

Spesso poi sentivo dire in determinati ambienti che la massoneria custodisce il segreto sulla vera identità e natura del Cristo e che i veri cristiani sono i massoni. L’affermazione mi pareva senza senso.

E in che senso, come dice il Maestro Giuliano Di Bernardo, oggi esistono due chiese, quella cattolica e quella massonica? In che senso, mi dicevo, la massoneria è una chiesa? Ma non è vietato parlare di religione in massoneria, come dicono le regole base di questa organizzazione?

In che senso il declino della massoneria comincia nel 1717, come dice sempre Carpeoro? Il 1717 segna infatti la data di nascita ufficiale della massoneria, quindi ho faticato non poco a capire il motivo di questa affermazione.

Talvolta si accennava ad un segreto, custodito dalla massoneria, con cui essa terrebbe in scacco la Chiesa. Qual è questo segreto? In cosa consiste? Forse nel Graal? Ma cos’è questo Graal?
A proposito del Graal, in particolare mi colpì molto un incontro che ebbi con un gran maestro templare, il quale, in tutta tranquillità, mi fece vedere dove nascondeva le ceneri di Jacques de Molay, e subito dopo mi fece vedere le foto della coppa del Graal mostrandomi anche le analisi che aveva fatto fare da esperti per verificarne l’autenticità. Gli chiesi come mai, se era davvero il Santo Graal, non ci fossero dibattiti, articoli, studi, e non ci fosse una lotta accanita intorno a questo oggetto leggendario; lui mi rispose che il vero segreto della massoneria e della Chiesa non è certo il Graal fisico, ma è il Graal spirituale, mentre quello fisico non interessa nessuno. Questa informazione non corrispondeva con quanto sapevo io, perché, per quel che mi consta, Hitler mise a ferro e fuoco intere località per cercare il Graal e finanziò spedizioni persino in Tibet; inoltre un oggetto, per quanto simbolico sia, è pur sempre importante a livello energetico per ciò che rappresenta più che per il potere reale che ha. Rimasi però colpito da questa affermazione, cioè che il vero segreto della massoneria e della Chiesa fosse un altro.
Per capire quale sia questo segreto dobbiamo fare prima un breve excursus storico sull’oggetto che storicamente è al centro della contesa tra massoneria e Chiesa cattolica: la figura di Cristo.


 Il messaggio di Cristo.

Il messaggio di Cristo in Palestina era un messaggio rivoluzionario, perlomeno in quelle zone, che non avevano conosciuto il buddhismo e quindi non avevano mai sentito parlare di pace universale, non violenza, compassione per tutti gli esseri compresi gli animali e le piante, ecc. Era un messaggio di amore, di amore incondizionato verso tutti. “Vi do un comandamento nuovo, amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, diceva Cristo.
Cristo poi perdona i propri nemici perché non sono cattivi, ma solo inconsapevoli (“Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”), il che introduce un concetto molto diverso rispetto a quello tipico di “buono/cattivo” o “giusto/sbagliato”.
Il Dio di cui parlava Cristo non era il Dio degli ebrei, vendicativo, geloso (“Io sono un Dio geloso”), terribile. Era un dio d’amore che presta attenzione alle pecorelle smarrite senza punirle.
Il messaggio di Cristo non si limitava però  a questo.
Esso conteneva anche i principi propri della tradizione iniziatica pitagorica, orfica ed egizia.

Come in cielo così in terra, era il principio di Ermete Trismegisto “come in alto così in basso”.

“La tue fede ti ha salvato” era il principio della legge di attrazione e della volontà che ancora oggi si insegna nelle società segrete e comincia ad essere diffuso nella società profana tramite la volgarizzazione della cosiddetta legge di attrazione: la tua fede, non io, non Dio, ti hanno salvato, ma la tua fede, cioè l’intensità della tua convinzione.

“In principio era il verbo” è la regola della parola creatrice, da cui deriva la scienza dei mantra, e le formule magiche delle società segrete, che ben conoscono la potenza delle parole.

La grande innovazione di Cristo era quindi innanzitutto il messaggio di amore, come motore dell’universo e come principio di Dio, e in secondo luogo la semplicità e la possibilità di diffondere tale messaggio a chiunque, non solo agli iniziati.
Roma, per fermare l’avanzata del messaggio di Cristo, fa l’unica cosa che si può e si deve fare quando non si riesce a fermare un fenomeno: lo si compra, lo si corrompe, lo si fa passare dalla propria parte.
La religione cristiana diviene quindi religione ufficiale dell’impero dal 391 con Teodosio, e da quel momento in poi Roma distruggerà sistematicamente il messaggio autentico di Cristo.
La Chiesa cattolica diventa la portatrice di un messaggio di odio e di violenza contro il diverso, contro l’eretico, contro le altre religioni. Coloro che propongono messaggi di amore autentico, come i Catari e i Dolciniani, vengono sistematicamente distrutti in un bagno di sangue. Chi si azzarda anche solo a proporre riforme della Chiesa nel senso dell’autentico messaggio di Cristo viene bruciato, come Savonarola o Giordano Bruno.
Si salvano dal massacro solo quei veri cristiani, come San Francesco, che portando anche un messaggio di povertà non faceva paura ai potenti; mentre i Templari e i Catari invece avevano tra le loro fila nobili, guerrieri, e persino re; e per questo motivo erano troppo pericolosi e furono sterminati.

Non a caso Roma ha nel suo nome l’anagramma del messaggio cristico. La parola Roma, infatti, letta al contrario, è AMOR, che in latino è, appunto, la parola amore. Anche simbolicamente, quindi, il messaggio di Cristo viene distrutto da una potenza il cui nome già evocava il principio contrario a quello cristico.
E sempre dal punto di vista simbolico, la Chiesa edifica il suo impero su due personaggi chiave che, diremmo ai tempi di oggi, erano i meno indicati come testimonial della nuova religione: Pietro e Paolo. Il primo, che era l’apostolo che aveva rinnegato Cristo per tre volte; il secondo, che non aveva mai conosciuto Cristo di persona.


 Il segreto dei Rosacroce e il segreto di Dante: l’amore.

I seguaci di Cristo continuano in segreto la loro missione di divulgazione, ma a partire da Costantino in poi il vero messaggio di Cristo viene trasfigurato, e doveva essere diffuso solo nel segreto delle tradizioni iniziatiche giovannite. In altre parole, alcuni seguaci di Cristo diffondono il suo messaggio, contenuto prevalentemente nel Vangelo di Giovanni, ma lo fanno in segreto, nascondendolo dietro ai simboli e agli insegnamenti che si tramandavano all’interno delle organizzazioni segrete rosacrociane e templari.
I Templari erano l’ala militare dei Giovanniti, i Rosacroce l’ala – potremmo dire – civile.
Dante era un rosacroce.
Non a caso la sua confraternita aveva un nome evocativo: Fedeli d’Amore.
Cavalcanti, Lapo Gianni, Guinizzelli, ecc., non erano certamente – come la cultura ufficiale ce li ha dipinti – dei poeti che cantavano tutto il giorno le lodi a delle donne improponibili (anche perché erano spesso dei traditori e donnaioli impenitenti, e la maggior parte delle loro poesie erano quasi senza senso se interpretate alla lettera); l’amore di cui trattavano i Fedeli d’Amore era quello di Cristo; erano, insomma, Fedeli a Cristo, non all’amore fisico.

Il segreto più importante della Divina commedia è contenuto nell’ultimo canto del Paradiso ed è il segreto di DIO.
Dio, quel Dio che la Chiesa cattolica dipingeva e dipinge ancora talvolta come vendicativo e punitivo, è invece “pinto della nostra effige” (non a caso il termine Dio è dato dal termine IO con l’aggiunta della leggera D, che rappresenta anche il numero 4, che a sua volta rappresenta Dio, anche per i pitagorici).
E il segreto dell’universo è “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Dio, sta dicendo Dante, è dentro di noi, e noi siamo dèi (come dice anche San Giovanni). E dobbiamo tendere all’Uno (UNI VERSO = verso l’uno).
E il segreto di tutto, quel segreto che pare così banale ma che in realtà la Chiesa cattolica ha tentato di sopprimere diffondendo un principio opposto, è l’Amore.

Cristo è dunque Amore.
Amore è Cristo.
Ora, se teniamo presente che il simbolo dei Rosacroce è la croce, al centro della quale c’è la rosa, che rappresenta il cuore di Gesù, il suo sangue, e dunque anche Gesù stesso, si capisce anche l’importanza della Rosa nel simbolismo massonico, rosacrociano e templare.
Quindi può stabilirsi questa equazione: Rosa = Amore = Cristo.


 Il segreto dei poteri occulti nell’attuale società: la sottrazione dell’amore. Il nome della Rosa.

Il segreto con cui i poteri occulti tengono in pugno la nostra società è, quindi, tutto racchiuso nella figura di Cristo.
Attorno alla sua figura si gioca una lotta tra massoneria e Chiesa cattolica, fatta di ricatti, colpi bassi, scomuniche vicendevoli, ma anche di patti e alleanze.
Ma il segreto di Cristo è tutto lì: l’amore.
Per avere una società docile sottomessa ad ogni minimo capriccio del potere, si è creata una società senza amore, perché senza amore le persone sono infelici. E una persona infelice è facilmente sottomessa.
Una persona felice, infatti, non andrebbe in guerra (perché dovrebbe rischiare di morire per poi non rivedere più i propri cari, le proprie cose?).
Una persona infelice obbedisce ad ordini illegittimi e commette anche illegalità, perché ha paura di perdere quel poco che ha e di diventare ancora più infelice perdendo il lavoro.
Una persona infelice lavorerà anche dieci ore al giorno come un mulo e sottopagato, se non sa e non conosce in quali altri modi potrebbe essere felice.
La tecnica usata da certi poteri per sottomettere la popolazione è stata quindi molto semplice: togliere l’amore da tutte le manifestazioni della vita sociale e individuale.
In primis, anziché insegnare alla gente ad essere felice, spiegando il senso della vita e della morte, si insegna alla gente a primeggiare, a prendere bei voti anche nelle materie in cui non hanno alcun interesse, e ad accumulare soldi. Cioè si insegna loro il miglior modo per essere infelici, intanto perché non si può primeggiare in tutto, e in secondo luogo perché anche quando si primeggia, ciò non porta la felicità.
Si insegna poi a dipendere dalla stima altrui, e non da quella per se stessi, in modo da farci dipendere dagli altri.

Queste cose le conosce bene Umberto Eco, che nel suo romanzo Il nome della rosa parla di un libro segreto, un libro “con cui si uccide e per cui si uccide”. Questo libro è la Commedia di Aristotele, che nel romanzo tratterebbe il tema del “riso”; in realtà, come abbiamo spiegato in altri articoli, esso è la Divina Commedia.
Eco infatti dicendo che il libro segreto è la Commedia di Aristotele sta citando un testo che non esiste nella realtà, frutto di invenzione.
La scelta del titolo non è casuale; esso da una parte richiama la Divina Commedia, ma dall’altra facendo riferimento al riso sta alludendo anche alla felicità; il libro è proibito perché un libro che parlasse di felicità non può che essere inviso ai poteri forti, che vogliono una popolazione sottomessa perché infelice.
Eco, insomma, sa bene che il fine dei poteri occulti è mantenere la gente nell’infelicità perché conosce bene i segreti della Rosa.

Un segreto conosciuto anche da Franco Battiato, che a quanto ci dice nella canzone “La cura”, conosce le leggi del mondo e ne farà dono (alla donna amata, secondo alcuni; al discepolo, per chi interpreta la canzone come un discorso che il maestro fa al suo discepolo; “ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza, percorreremo assieme le vie che portano all’essenza”). E quali sono le leggi del mondo lo dice in un’altra canzone: “Tutto l’universo obbedisce all’amore”.

Lo stesso concetto che troviamo in Dante.
Lo stesso concetto che troviamo nei Vangeli.
Lo stesso concetto che spesso viene diffuso anche in opere minori, solo apparentemente per bambini, come Kung Fu Panda, dove il segreto dei segreti è: l’amore.

Il risultato della sottrazione dell’amore in tutti i settori del vivere è il seguente.
I politici fanno il loro lavoro per potere, non per amore, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.
I magistrati fanno il loro lavoro per prestigio, quindi non interessa loro portare giustizia e amore.
La maggior parte della gente fa alcuni lavori per prestigio o per soldi, scambiando la felicità con l’accumulo di beni.
Pochi quindi fanno un lavoro per amore e passione, e spesso quei pochi vengono derisi perché non guadagnano abbastanza o perché il lavoro non è troppo prestigioso. Chi non si piega alle leggi della società, chi vuole fare il pittore, il cantante, il regista, nonostante i pochi guadagni, viene deriso e considerato con sprezzo un “artista”, un fannullone, uno che non vuole mettere la testa a posto.
La corruzione diffusa e l’impossibilità di diventare anche portalettere senza una raccomandazione hanno fatto sì che oggi il 90% delle persone faccia il suo lavoro solo per portare a casa lo stipendio, non per amore di ciò che fa. Quindi abbiamo impiegati costantemente incazzati, negozianti che tendono a fregare il cliente perché non mettono amore nella loro attività e nel servizio alla clientela, professionisti che non vedono l’ora di andare a casa e che se ne fregano del cliente che hanno davanti, imprese che fabbricano prodotti scadenti, ecc.

Contribuisce a questo stato di cose la cultura ufficiale.
Dalla cultura è stato tolto tutto ciò che è vivo, vero, e che potrebbe rendere interessante quasi tutto.
Si studia Dante Alighieri senza capire di che amore parla, e la maggior parte dei commentatori pensa davvero che egli abbia scelto San Bernardo come sua guida perché “era devoto alla Madonna” e non perché – magari – era il creatore della regola templare.

Si studia la storia senza capire le reali connessioni tra eventi, quindi senza capire il motivo per cui certi fatti accadono, sì che la storia ufficiale viene presentata come un insieme di fatti casuali e la maggior parte della gente non si appassiona a questa materia.

Anche altre materie, come la matematica, vengono presentate in modo arido. Nessuno dice allo studente che Pitagora non era solo un matematico, anzi, non lo era affatto; Pitagora era invece un iniziato che aveva una scuola di misteri, che non a caso morì assassinato insieme a molti seguaci, perché insegnava la matematica dell’universo e l’unità delle religioni. Non a caso gli iniziati ad alcune società segrete vengono anche chiamati tutt’oggi Pitagorici. E la matematica i massoni la conoscono bene, tanto da chiamare il loro Dio “Grande Architetto dell’Universo”, e tanto da renderli ossessionati da date e simboli sì da metterli ovunque e da non fare un passo, spesso, senza aver consultato astrologi e numerologi.

Se quindi per una persona normale, un profano, il fatto che MORO sia morto assassinato nella città di ROMA (A-MOR) è un caso, l’iniziato capisce subito le implicazioni di un simbolismo del genere, come capisce bene il motivo per cui al numero 9 di Via Caetani (Caetani era un dantista di fama internazionale) dove Moro fu lasciato morto, c’è il Conservatorio di Santa Caterina della Rosa. Ma l’iniziato non ne parla con i profani, perché non capirebbero.... (continua)

 Paolo Franceschetti 

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