mercoledì 13 febbraio 2013

Memoria sui versetti satanici di Vittorio Sgarbi... "In difesa di San Petronio..!"



...vero che l'abitudine alla violenza e all'orrore, se non scalfisce l'indignazione, ci rende però meno sensibili e meno disponibili allo stupore;  

Già più di dieci anni fa qualche esponente della comunità musulmana aveva, non senza destare preoccupazione in tempi meno difficili di questi, manifestato l'intenzione di cancellare, nella Basilica di San Petronio, l'affresco di Giovanni da Modena in Cappella Bolognini, ove si vedeva Maometto mortificato e umiliato da un diavolo intento a deturpargli il volto, come descritto nel canto XVIII dell'Inferno. 

La protesta e la minaccia avevano determinato unanimi reazioni di sdegno e di tutela non solo dei valori cristiani, ma soprattutto di quelli artistici.           E io ricordo di aver manifestato con altri,  la più ferma condanna per un atteggiamento di cui non avevo memoria prima di allora.  

Assai difficile pensare che per ragioni religiose si potesse pensare di distruggere un'opera d'arte con la sensibilità moderna così attenta alla conservazione del patrimonio artistico. 

Ma ancora più sorprendente che, dopo la crescita esponenziale della violenza, motivata da fanatismo religioso, le stesse dichiarazioni, lo stesso atteggiamento distruttivo e iconoclastico dei musulmani sia sostenuto da due intellettuali italiani con i medesimi argomenti.

Merighi ha dichiarato che milioni di musulmani sono insultati da quest'opera e Roberto Grandi ha confermato la legittimità delle osservazioni di Merighi.
 Fatico a credere che persone con responsabilità politiche e istituzionali come Merighi e Grandi abbiano potuto senza vergogna pensare e dire che l'affresco con l'immagine di Maometto in San Petronio a Bologna è offensivo per milioni di musulmani e merita di essere censurato o distrutto. 

Questa pratica della censura per una ragione o per l'altra e sempre con una motivazione religiosa, in Occidente e in Italia, mi sembra inquietante.       
Cancellare, negare la storia, ferire o alterare una parte della mirabile Basilica di San Petronio è comunque un gesto barbaro, a metà strada tra il comportamento dei nazisti e quello dei talebani. 

Tutto ciò che sta in San Petronio è consegnato alla storia, che non si può processare, ma semplicemente osservare con il diverso spirito dei tempi. 
La condanna di una espressione artistica, ispirata all'inferno di Dante, non è comprensibile né accettabile nella colta e civile città di Cesare Gnudi, Francesco Arcangeli, Ezio Raimondi, Carlo Volpe, Angelo Guglielmin che hanno educato all'arte e alla storia. 

La prospettiva dei musulmani rispetto all'argomento, di per sé fallace, e adottata da due intellettuali occidentali (e cittadini bolognesi) appare mostruosa, come di chi non patisca ma faccia un attentato. 

Distruggere l'affresco di San Petronio, con le motivazioni di Merighi e di Grandi, equivale a un atto di terrorismo.
Non si può censurare il passato. Non si può processare la storia. Tutto ciò che è nella Basilica di San Petronio, come in tutte le chiese italiane, non ha soltanto un significato religioso e un rilievo storico artistico, ma è consegnato alla storia e deve essere rispettato e considerato come testimonianza di un'epoca. Misurarlo con la sensibilità di oggi, non considerarne il collegamento con le posizioni di Dante (a cui l’affresco bolognese è ispirato) significa assumere la posizione dei barbari e ancor peggio di chi crede di potere agire contro l'uomo e contro il pensiero dell'uomo in nome di Dio. 

I tempi ci avrebbero preparati anche a questo inaccettabile fanatismo. Ne rimane terribile testimonianza nell'immagine esibita provocatoriamente dei Buddha di Bamyan fatti saltare con l'esplosivo dai talebani, per dimostrazione e disprezzo e di insensata potenza. 

Un gesto dimostrativo, gratuito, non essendovi più un solo buddista in tutto l'Afghanistan. 

Soltanto un relativismo idiota, da parte di due occidentali (ma ci provò anche Rondolino) per insensatezza può trovare giustificazioni e anzi motivazioni ad atteggiamenti e comportamenti come questi. 

Essi, con diverse motivazioni, hanno lo stesso fondamento della violenza nazista. 

Come pensare che due ragionevoli occidentali, educati nelle scuole italiane, con alte responsabilità possano essere arrivati alle stesse posizioni dei nazisti e dei talebani? 

Abbiamo motivate ragioni di essere turbati e preoccupati.  

Vittorio Sgarbi  

(Scritto su Il Giornale - lunedì 30 luglio 2007) 

1 commento:

  1. Da un mese specializzatomi in ricerche internet .
    il diverso sentire tra un politico esteta di belle arti e di una grande giornalista che si faceva largo sul campo
    - Adriana Fallaci di costumi liberi e di ateismo e laicismo più sfrenato intervistava e giudicava i grandi uomini del suo tempo vendendo ben 20 milioni di copie . Di Berlusconi e Prodi due fottuti idioti idioti e mi chiedo perché la gente si umilia di andare a votarli io non ci vado ma se ci vado mi turo il naso e ci sputo sopra.
    Nel La rabbia e l'orgoglio, riprende i giudizi già espressi nei suoi scritti precedenti, e critica l'ideologia del comunismo, affermando che esso "proibisce alla gente di ribellarsi, governarsi, esprimersi, arricchirsi, e mette Sua Maestà lo Stato al posto dei soliti re. Il comunismo è un regime monarchico, una monarchia di vecchio stampo. Invece di riscattare la plebe il comunismo trasforma tutti in plebe. Rende tutti morti di fameun'intervista pubblicata sul The New Yorker nel maggio 2006, la Fallaci si dichiarò indignata contro la costruzione di una moschea a Colle Val d'Elsa dichiarando: «Se sarò ancora viva andrò dai miei amici di Carrara, la città dei marmi. Lì sono tutti anarchici; con loro prendo gli esplosivi e lo faccio saltare per aria. Non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto, quando nei loro paesi non posso neppure indossare una croce o portare una Bibbia. Quindi, lo faccio saltare per aria!».] La Federazione Anarchica Italiana si dissociò dalle parole della Fallaci dichiarando come fosse opportuno «non millantare amicizie o comunanza d'intenti con gli anarchici di Carrara o di qualunque altro posto nel mondo» e definendo la Fallaci «guerrafondaia
    E con la religione ? Rabbia e orgoglio: neppure in punte di morte volle convertirsi , era una anticlericale convinta e amica del allora Cardinale Joseph Ratzinger, il futuro papa Benedetto XVI). Ammorbidì le sue posizioni anticlericali, aderendo, in funzione antislamica, anche ad alcuni aspetti della dottrina sociale della chiesa, come sui temi etici (in particolare negli articoli scritti nel bienno 2004-2006). Inoltre fu considerata una neocon e teocon, che difendeva i simboli cristiani come simboli occidentali, pur non convertendosi mai, nemmeno in punto di morte, e rimanendo "atea-cristiana", come volle autodefinì[. Ammirava gli ebrei, detestava l'antisemitismo e difendeva lo stato d'Israele.Il 19 giugno 2004 viene pubblicato sulla Gazzetta dello Sport un breve commento della Fallaci all'episodio avvenuto durante il in cui il calciatore italiano Francesco Totti sputa in direzione del danese Christian Poulsen. Nell'articolo la giornalista-scrittrice si rivolge a Totti dicendo: «capisco le necessità professionali, ma io non avrei chiesto scusa a nessuno. Erano tre ore che quel danese Campionato europeo di calcio 2004 prendeva a gomitate, pedate, stincate.»

    E Intervistando IL Papa Benedetto XVI disse : E' un uomo di eccezionale spiritualità

    Biografia
    Papa Benedetto XVI, nato Joseph Aloisius Ratzinger (in latino: Benedictus XVI; Marktl, 16 aprile 1927), è dal 19 aprile 2005 il vescovo di Roma e il 265º papa della Chiesa cattolica. In quanto tale, è sommo pontefice della Chiesa universale, sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d'Italia, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice[1].
    È stato eletto papa dal conclave il 19 aprile 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II. È il settimo pontefice tedesco nella storia della Chiesa cattolica; l'ultimo era stato Stefano IX (1057-1058).
    L'11 febbraio 2013 ha comunicato durante il concistoro la sua rinuncia «al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro», con efficacia effettiva dalle ore 20.00 del 28 dello stesso mese Sarà il settimo Papa ad abdicare dopo Clemente I, Papa Ponziano, Papa Silverio, Benedetto IX, Celestino V e Papa Gregorio XII.

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