sabato 30 giugno 2012

La tecnologia è nata in varie parti del mondo, non solo in occidente



Scrive Raffaella: "La tecnologica è “nata” in Occidente? Sappiamo che esistevano ovunque i proto-scienziati tra gli assiro babilonesi, i maya, gli egizi, gli indiani. Allora come mai si sviluppa in occidente?"


Risponde Silvano Borruso: "Signori, documentiamoci. Ecco alcune domande alle quali gli Occidentali dovrebbero per lo meno tentare di rispondere:

1. Che tecnologia permetteva al Pharos di Alessadria di proiettare luce a 50 miglia?

2. Che tecnologia permetteva ai Cinesi di costruire giunche da 3000 tonnellate ai primi del 15° secolo?

3. Che tecnologia permise le costruzioni di Tiahuanaco, Sacsahuaman, e altre culture megalitiche americane?

4. Come doravano, argentavano ecc. gli antichi Sciti e altre nazioni con placche di spessore ottenibile solo con tecnologie elettrolitiche?

5. Non intendo denigrare l’Occidente, ma bisognerebbe per lo meno cominciare con il meccanismo di Antikithera, portato alla luce nel 1900 da un pescatore di spugne.


Eccetera. Sarebbe ora che l’Occidente si sbarazzasse di zavorra come la frode dell’evoluzione e altre remore intellettuali.

Silvano Borruso

venerdì 29 giugno 2012

L'Italia si consola col "pallone" mentre l'Ucraina gronda sangue per "bellezza"

Italia nel pallone


"Panem et circenses, per tener buono il popolo minchiato" (Saul Arpino)

”Finisce come sempre, con gli italiani che si abbracciano e i tedeschi, annichiliti e increduli, che piangono per l’incolmabile spread del pallone: in finale all’europeo, dove troveranno la Spagna, vanno Cesare Prandelli e la sua squadra, entrando così di diritto nella storia della grandi nazionali azzurre.” Questa è cronaca Ansa segnata da una vignetta spettacolare di Enzo Apicella ma vorrei aggiungere anche io due parole.

La prima: “I soldi originariamente destinati alla costruzione di un ospedale pediatrico oncologico, in Ucraina, sono stati dirottati per coprire le spese degli Europei di calcio 2012. Questa la denuncia di diverse Organizzazioni non governative ucraine ed internazionali, tra le quali l’italiana Soleterre , associazione che si occupa proprio di bambini malati di tumore e dei reparti di oncologia e neurochirurgia.La promessa da parte del governo ucraino era di costruire un reparto di oncologia per permettere il trapianto di midollo da non parenti, presso l’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt di Kiev. Attualmente i piccoli malati per operarsi devono recarsi in altri Paesi e per farlo, i loro genitori sono costretti ad un grande impegno economico. Si legge nella lettera di denuncia delle Ong: “Col decreto governativo numero 433 del 21 maggio 2012, relativo ad alcune modifiche da apporre al programma statale per la preparazione e lo svolgimento della fase finale del Campionato Europeo di Calcio in Ucraina nel 2012, il governo ucraino ha ridotto di 349 milioni di grivne (34,9 milioni di euro circa) le dotazioni del bilancio statale in precedenza allocate all’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt, che sono passate da 399 a 50 milioni di grivne. E nello stesso decreto è stato deciso di aumentare le allocazioni destinate a Euro 2012 di 340 milioni di grivne, portando il totale destinato dal governo ucraino agli Europei a quasi 21 miliardi di grivne”.


La seconda: circa 30.000 cani e gatti uccisi per rendere decorose le strade dei Giochi in Ucraina. “L’attesa è finita, oggi inizia Euro2102, un torneo macchiato dal sangue dei randagi barbaramente assassinati dal governo ucraino. Una strage efferata, specie nell’ultimo anno, quando assistere all’uccisione di un cane era diventata una scena quotidiana per i cittadini ucraini. Il tutto è ovviamente avvenuto nel silenzio dei più, e con qualche flebile protesta subito messa a tacere dal grande capo Michel Platini…”

Sono “storielle” trovate da tempo su Facebook, frequentato da tanti perditempo come te che leggi e me che scrivo dopo aver letto e visto… Qualche giocatore e giornalista aveva promesso che sarebbero state dette due parole, tanto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ma evidentemente si sta ubriachi di altro.Io non ho potuto fare a meno di portare alla vostra attenzione.

Non è che l’inizio della festa che ci stanno facendo. E come dice l’amica in Rete, Elke Colangelo, da cui ho abbondantemente attinto: “Il bene porta sempre fortuna perché torna indietro!”. Restiamo almeno animali e cominciamo a fare la rivoluzione eliminandoli dal nostro piatto…

Buone giornate e che siano piacevoli per tutte e tutti.

Grazie
Doriana Goracci

giovedì 28 giugno 2012

Vita Pubblica e poesia di Natale

Auto-osservazione - Particolare di un afffresco di Carlo Monopoli

Scrive Noemi Longo: Tratta da una conversazione con Alberto Mengoni

Non credevo che paolo publicasse anche questi pensieri... :-) mannaggia!
Io...non mi trovo proprio con il fatto che tutto quel che uno scrive, pensa comunica anche se sciocco e di poca rilevanza debba essere pubblicato.
Forse sono io che non sono abituata a questa logica di pensiero.
Anche se non c'è niente da nascondere provo imbarazzo, e la cosa non mi piace.. Anche perchè... Fosse tutto sempre pubblicato paro paro come andrebbe letto... sarebbe anche giusto, forse!

Arrivederci Paolo
"La vita minaccia di tornare ad essere pubblica".

NATALE

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

mercoledì 27 giugno 2012

La Siria, la Russia... la NATO ed Israele ed i servitorelli turchi



Dopo lo F-4 SuperPhantom abbattuto dalla contraerea siriana il 22 giugno, un altro aereo turco (di soccorso) è stato preso di mira: così dice il governo di Ankara, con l’aggiunta: l’azione «non resterà impunita». La situazione si arroventa di nuovo, dopoche sembrava essersi placata. Con strani ondeggiamenti da parte del governo Erdogan. Da una parte, la proclamata decisione di invocare gli articoli della NATO che obbligano i membri dell’alleanza a entrare in guerra accanto all’alleato colpito; dall’altra qualche ammissione che sì, l’aereo abbattuto era entrato nella spazio aereo siriano, però «per sbaglio», e «solo per cinque minuti».Con curiosa insistenza si ripete che l’F-4 era un aereo da ricognizione. Invece è un caccia-bombardiere supersonico, vecchio sì, ma rammodernato nell’avionica dagli israeliani.

Ciò che non si dice, e che non troverete sui nostri media, è che l’aereo turco stava partecipando ad una delle più grandi manovre militari congiunte tenute dagli americani e dai suoi alleati musulmani nell’area, Arabia Saudita e Turchia, Giordania e persino Pakistan, francesi, italiani, eccetera. Si parla di 12 mila uomini di 19 Paesi, navi e aerei trutti a ridossso della Siria . La colossale esercitazione si chiama qualcosa come «Leone all’Erta», ma ha un nome arabo, «El-Assad el-Mutaahib», tanto per mandare un messaggio al dittatore di Damasco, che si chiama Bashar Al-Assad. La parte che riguarda i turchi si chiama Anatolian Eagle 2012/2 (una Anatolian Eagle 2012/1 è già avvenuta a marzo: queste manovre si susseguono senza sosta) e, come si legge nel comunicato ufficiale del Pentagono, il suo scopo è il seguente:

«Condurre tutta una serie di missioni aeree comprese l’interdizione (sottinteso di sorvolo, ossia la «no fly zone»), l’attacco, la superiorità aerea, la soppressione della difesa aerea, il ponte aereo, il rifornimento in volo, la ricognizione» . Un programma completo di invasione – naturalmente umanitaria.

Ecco, il F-4 turco ben fornito di elettronica rasentava lo spazio aereo siriano «in ricognizione».(vedere cartina)

Interessante anche il comunicato della US Air Force, che non troverete sul Corriere della Sera, e che spiega il gioco di guerra: «La Forza Blu, che comprendono gli Usa, l’Italia, gli Emirati, la Spagna, la Turchia e la NATO, perfezioneranno le capacità delle loro forze allargate contro la Forza Rossa di F-16, F-4 e F-5 guidati da piloti turchi». (L’Avion Turc Abattu En Syrie Ses Deux Pilotes UneTentative Avortée De Pénétrer La Défense Aérienne Syrienne)

Farà piacere ai patrioti sapere che anche le nostre forze aeree partecipano a questo programma di intimidazione; e che siamo i «Blu», il che nelle manovre militari è il colore dei Buoni.

«Una provocazione capace di scatenare una guerra», così su RiaNovosti ha detto Leonid Ivashov, il noto presidente dell’Accademia dei problemi geopolitici a Mosca: «Hanno utilizzato la stessa tattica in Libia e in Yugoslavia (...) Se il governo turco non cede alle pressioni americane, questo incidente sarà risolto per via pacifica. Ma se approfittano di questa provocazione per scavalcare le forze di sicurezza dell’Onu ed attaccare, la guerra sarà inevitabile».

Che non si tratti di una valutazione privata di Ivashov (generale dell’epoca sovietica, nello Stato Maggiore), lo ha confermato il ministro della Difesa russo Sergei Lavrov: «Una replica dello scenario libico in Siria non sarà ammesso, e noi (i russi) lo possiamo garantire». E non ha mostrato alcuna simpatia quando, dopo l’abbattimento, il ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu gli ha telefonato a Mosca. Se sperava che da Mosca venisse una censura a Damasco, è rimasto a bocca asciutta.Tanto più che – come ha subito precisato il sito israeliano DEBKA Files – a centrare il SuperPhantom turco è stato uno dei nuovi sistemi di contraerea fornito dai russi anche per difendere la loro base navale di Tartus (l’abbattimento è avvenuto sopra Latakia, che sta a 90 chilometri dalla base russa). (Newly-supplied Russian Pantsyr-1 anti-air missile used to down Turkish warplane)

Si tratta «dei missili Pantsyr-1, autopropellenti e a medio raggio», ha scritto DEBKA, «un’arma capace di tirar giù un aereo che voli a quota superiore a 12 chilometri, come un missile da crociera. L’unità responsabile dell’agguato (sic) è la 73ma brigata della 26ma Divisione Anti-Aerea dell’esercito siriano...». E poi il sito ebraico aggiunge: «siccome questo sofisticato armamento è stato consegnato al regime di Assad solo da poche settimane, si deve ritenere che l’equipaggio locale non abbia finito l’addestramento e sia ricorso all’assistenza degli istruttori russi per spararlo (...) ultimamente, aviogetti militari turchi compiono missioni quasi quotidiane lungo la costa siriana. Apparentemente, Mosca e Damasco hanno deciso che era tempo di finirla con queste missioni, che fra l’altro spiavano i rifornimenti di armi russe transitanti dalle basi russe di Tarus e Latakia».

Giudiziosa deduzione.

È da mesi – da quando Vladimir Putin è stato rieletto alla presidenza – che Washington (e i suoi servitorelli) tratta il governo russo come se non ne riconoscesse la legittimità, anzi se nemmeno esistesse. La Cia ammette pubblicamente di armare i cosiddetti ribelli in Siria. Hillary Clinton accusa il Cremlino di inviare ad Assad elicotteri da combattimento «per stroncare la rivolta» (mentre in realtà sono consegne di un vecchio contratto). I legittimi interessi della Russia in Siria non vengono riconosciuti. All’interno stesso della Russia, l’ambasciatore americano McFaul (un esperto in rivoluzioni colorate) coltiva ostentati rapporti con la variegata «opposizione» anti-Putin, la quale viene in molti casi finanziata da fondazioni americane collegate ai due partiti, repubblicano e democratico. Da ultimo Londra, obbedendo con zelo alla richiesta americana, ha cancellato l’assicurazione di una nave russa partita dal porto baltico di Kaliningrad sospettata di portare armamenti in Siria.

Una serie di umiliazioni deliberate, inflitte perchè a Washington si calcola che Mosca, potenza in declino, non possa nè voglia rischiare una guerra guerreggiata con l’immane superpotenza.

Eppure il calcolo s’è mostrato ripetutamente sbagliato.

Nel 2008, quando Usa e Israele armarono la Georgia fino ai denti, addestrandone le truppe, e spingendola a riprendersi manu militari le due provincie russofone di Abkazia e Sud-Ossetia, sicuri che Mosca avrebbe subito con la coda fra le gambe; e Mosca invece accettò la sfida con mano pesante, con mezzi aeronavali e di terra imponenti, non limitandosi e difendere le due enclaves ma passando all’offensiva nella Georgia stessa con l’occupazione della città di Gori, e praticamente schiacciando l’esercito israeliano coi suoi «istruttori» israeliani (anche allora l’attaco era stato preeceduto da una grande manovra militare americo-israeliana in Georgia, chiamata Caucasian Milestone: ciò aveva messo sull’avviso i russi, che per questo avevano già posizionato notevoli forze a ridosso della zona).

Un’altra lezione dimenticata fu l’audace colpo di mano russo in piena guerra del Kossovo, mentre la NATO bombardava Belgrado ed entrava con le sue truppe nel Kossovo. Era il giugno 1999, e la vittoria occidentale sembrava completa, quando 200 commandos russi (originariamente stanziati in Bosnia-Erzegovina come Caschi Blu) operarono una penetrazione-lampo ed occuparono di sorpresa l’aeroporto di Pristina (la capitale kossovara), impedendo di fatto l’atterraggio degli aerei logistici americani e occidentali.

Il vostro sottoscritto giornalista era lì, e si ricorda ancora l’aria strafottente, da veterani, dei soldati russi a cavalcioni sui loro vecchi cingolati, e fu impressionato dalla loro – come definirla? – attitudine bellica: sapevano quel che facevano, quel che rischiavano, ed erano pronti ad andare fino in fondo, se ne ricevevano l’ordine. Di fatto, erano circondati dalle forze Nato, assolutamente preponderanti. Ma i nostri soldati, al confronto, sembravano soldatini di piombo: belli, con le loro mimetiche ed automezzi nuovi fiammanti e mai usati, prontissimi ad una grande esercitazione militare; ma quelli a cavalcioni sui vecchi cannoni, non stavano facendo un’esercitazione. Facevano la guerra.

Sappiamo adesso che il comandante supremo americano della Nato, Wesley Clark, fuori di sè (una carriera rovinata...), ordinò di riconquistare l’aeroporto con la forza – ingiungendo l’attacco a 500 teste di cuoio britanniche e francesi; ma allora furono gli inglesi a disobbedire all’ordine, e il generale britannico Mike Jackson disse a Clark: «Non ho intenzione di cominciare la terza guerra mondiale per voi».

Anche quella volta la Russia reagiva ad una umiliazione deliberata: aveva chiesto di partecipare alla operazione di peacekeeping (successiva alla sconfitta serba) in un suo settore indipendente dalla Nato – a garanzia del regime di Belgrado – e ricevuto un oltraggioso rifiuto – dopotutto, la Russia era economicamente un paese in rovina, debole e costretto alla passività, secondo le valutazioni Usa. Invece, col colpo di mano di Pristina, Mosca rovesciò la situazione ed inflisse una umiliazione vergognosa a chi voleva umiliarla.

Temo che gli americani non capiranno mai queste genere di lezioni, per via dell’ineliminabile «angolo cieco» insito nel loro iper-militarismo. Dall’episodio di Pristina, è parso evidente a chi scrive che nelle accademie di Russia le sorprese temerarie, le astuzie audaci, gli stratagemmi sostenuti dal coraggio estremo sono imparati come parte integrante del mestiere delle armi, e vi si apprende «l’arte della guerra» secondo Lao Tsu e secondo Clausewitz, ossia senza mai dimenticare che la guerra deve giungere ad un risultato politico. Insomma tutto ciò di cui manca la dottrina militare americana, e che cerca di sostituire con la forza schiacciante e la superiorità assoluta, la tecnologia avanzata e costosissima, e – da ultimo – la forza bellica non come strumento, bensì come surrogato unico della politica.

L’abbattimento dell’F-4 turco da parte dei siriani (o meglio, dei loro istruttori russi) ha dimostrato che Mosca ha piazzato in Siria un sistema anti-aereo dall’archiettura a maglie mobili, dunque non facilmente localizzabili (ciò ha sorpreso gli occidentali) – e capace di sfidare la loro pretesa supremazia aerea. Ha mostrato che non occorre una forza assoluta per strappare un successo politico. Ha intaccato la presunzione su cui si basa tutta l’aggressività americana nei numerosi teatri in cui opera, di possedere la assoluta dominance del cielo, e certo ha fatto tremare qualche alto burocrate in divisa al Pentagono che pensa alla carriera: «far paura», dopotutto, non è il cuore dell’arte della guerra?

Inoltre, per dirla con Bhadrakumar (che è stato ambasciatore indiano ad Ankara ed oggi è un acutissimo analista), «ha mandato una serie di segnali alla Turchia e ai suoi alleati occidentali»:

«Che il sistema di difesa anti-aerea siriano è efficace e letale», e può infliggere gravi perdite ad una no-fly zone sul modello di quella ttuata in Libia;

«Che la Turchia pagherà un prezzo se intensifica la sua interferenza in Siria; che la superiorità turca ha dei limiti, e che la crisi siriana può far esplodere una crisi bellica regionale». (Syria puts double whammy on Turkey)

Ovviamente questo è il rischio: che il gioco combinato dell’astuzia audace contro la presunzione di superiorità totale occidentale finisca per scatenare anche senza volerlo la «terza guerra mondiale» paventata dal generale britannico che si rifiutò di attaccare i russi a Pristina. Del resto, il sistema di comando occidentale, in questa fase di crisi profondissima dell’impero americano, non è affatto unitario: e se certo Obama non vuole una nuova guerra mentre affronta le elezioni presidenziali, e persino Israele è prudente sulla questione siriana, non mancano forze (Da Wall Street alla lobby petrolifera) a cui invece una crisi «regionale» pare utile – se non altro perchè il prezzo del petrolio cala e, siccome la quotazione del dollaro è agganciata al greggio, è necessario rincararlo. C’è da tremare quando si comprende che ad Obama, queste forze non obbediscono e puntano sul suo successore, un qualunque guerrafondaio repubblicano che prosegua le politiche neocon. È ancor più agghiacciante constatare che gli uni e gli altri poteri americanisti sono mossi da motivazioni futili, senza visione.

Le reti dedicate alla «demolizione soft» della Russsia di Putin sono pienamente all’opera, continuano a mestare per il «regime change» a Mosca, e sono fra quelle che non obbediscono ad Obama (ma chi gli obbedisce, dopotutto, in America?). La loro psicologia è ben illustrata da un articolo di tale Pavel Felgenhauer, un pubblicista russo molto (troppo) esperto di cose militari che ora è passato nella Jamestown Foundation (un think tank americanista molto ostile a Putin) ed ospitato in Asia Times: Internal crisis shapes Putin's foreign policy

In breve, Felgenhauer punta il dito sulla situazione sociale interna alla Russia, che ritiene gravissima ed esplosiva; cita a sostegno della sua tesi un Center for Strategic Studies (CSS) basato a Mosca – creazione di Mikhail Dimitriev, un economista ed ex parlamentare russo oggi anti-Putin, il quale è stato uno dei capi del Carnegie Center di Mosca – un’emanazione della Fondazione Carnegie americana: praticamente, uno dei centri della sovversione anti-russa cita un altro dei suoi centri, e per concludere quanto segue:

Vladimir Putin sta «cercando di compensare i suoi fallimenti politici interni con una politica estera populista» e aggressiva, rendendo la suddetto politica estera «meno realistica e sempre più dottrinaria», anzi «erratica e irrazionale». Senti chi parla, verrebbe da dire. Ma non basta.

«Invece di perseguire pragmaticamente gli interessi nazionali russi di lungo termine,», scrive Felgenhauer, «il Cremlino di Putin tende a sfidare cocciutamente gli Stati Uniti praticamente su ogni questione regionale o globale, sapendo che il pubblico russo approverà. Il Cremlino cerca di raffigurare il movimento pro-democrazia in Russia come una trama occidentale (americana) e parte di un complotto globale anti-Russia (...) È possibile che lo stesso Putin creda a questa narrativa».

È un’accusa comica, dato che è Washington a sfidare cocciutamente il cremlino, e visti comprovati finanziamenti che i «movimenti pro-democracy» ricevono dalle fondazioni Usa. Ancor più comica se si riflette alle «narrative» che le centrali americane, israeliane e neocon hanno fatto digerire all’Occidente: l’11 Settembre come mega-attentato compiuto a New York e Washington da 17 sauditi guidate da un Bin Laden rifugiato in una caverna in Afghanistan, le famose «armi di distruzione di massa» di Saddam Hussein, il pericolo per la sicurezza nazionale rappresentato da «Al Qaeda in Africa», l’attentato «islamico» nel metrò di Londra nel 2005 di cui il Mossad sapeva tutto prima, il rischio mortale che la fantomatica atomica iraniana fa’ correre al mondo intero... e via paranoicamente inventando, per giustificare sovversioni, guerre preventive, assassinii mirati illegali ed invasioni continue da dodici anni.

Ma c’è poco da ridere, perchè l’articolo di Felgenhauer mostra che, negli ambienti da cui è pagato, la diagnosi è sempre quella che gli americani hanno visto smentire tante volte: non solo Putin è un illuso irrazionale (come Ahmadinejad?), e la sua autorità è transitoria, perchè minata dalla vittoriosa opposizione interna; non solo gli occidentali gli possono dare con degnazione dei consigli sugli «interessi nazionali» russi da perseguire; la Russia non conta nulla, il suo arsenale è un vecchiume, la si può mortificare e non riconoscere impunemente.

È questo angolo cieco invincibile ad essere sommamente pericoloso. Magari, il petrolio rincarerà secondo gli auspici. Se ci sarà un dopo.

Maurizio Blondet

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Altro articolo sulle stesso tema:

Siria - Aereo turco.....Operazione "Caccia al Corvo"!!! Nei giorni scorsi i media hanno dato notizia di un Mig-29 siriano fuggito in Giordania e poi di un F4 turco abbattuto dai siriani. MA QUALE E' IL LEGAME TRA I DUE CASI !?!

OGGI SI SCOPRE CHE ESISTEVA UN PROGETTO TURCO-ISRAELIANO, IN RISPOSTA AL QUALE ESISTEVA ANCHE UN PROGETTO RUSSO-SIRIANO!!!

L'OPERAZIONE RUSSO-SIRIANO VENNE NOMINATO "CACCIA AL CORVO".
ECCO LA STORIA:

Il giovane Tenente Hassan Marei AlHamade, neo pilota dell'aeronautica militare siriana, venne contattato dai servizi segreti giordani due mesi prima di quel 21 giugno, data in cui aveva in programma un volo di prova! Già, i Mig -29 in dotazione alle forze aeree siriane sono solo di addestramento e non sono armati !!!
Gli agenti giordani chiedono a Alhamade di portare il suo aereo in Giordania per un motivo preciso. Quando Alhamade atterra in giordania, i militari israeliani prendono il possesso del suo Mig-29 e tolgono subito le apparecchiature contenenti i CODICI di volo!!!
Ogni aeromobile che vola nei cieli dei paesi, contiene un codice che lo distingue dagli aerei stranieri. AI SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI SERVIVA QUESTO CODICE PER ATTUARE UN PROGETTO CHE CONSISTEVA IN BOMBARDAMENTO DEI SITI MILITARI SIRIANI CON AEREI ISRAELIANI.LA COSA DOVEVA AVVENIRE CONTEMPORANEAMENTE CON LA NOTIZIA FALSA SULLA "FUGA DI DIVERSI PILOTI SIRIANI", I QUALI "PRIMA DI USCIRE DALLO SPAZIO AEREO SIRIANO AVREBBERO BOMBARDATO I SITI MILITARI COME SEGNO DI PROTESTA CONTRO ASSAD " !!!
Il ruolo assegnato alla Turchia era di verificare il tutto con i suoi due F4; COSI LA TURCHIA DOVEVA FAR ENTRARE NELLO SPAZIO AEREO SIRIANO DUE SUOI F4. GLI F4 IN POSSESSO ALLE FORZE AEREE TURCHE SONO DI DUE MODELLI: F4 (CACCIABOMBARDIERE) ED RF4(AEREO SPIA)!
La Turchia fece volare due F4; due cacciabombardieri ARMARTI AL COMPLETO; GLI AEREI ISRAELIANI RESTAVANO IN ATTESA DELL'ORDINE DI ENTRARE NELLO SPAZIO SIRIANO PER ANDARE A BOMBARDARE I SITI MILITARI PRE STABILI, SE ARRIVAVA LA CONFERMA DALLA TURCHIA CHE I SUOI AEREI STANNO VOLANDO NELLO SPAZIO SIRIANO INDISTURBATI E SENZA ESSERE RICONOSCIUTI COME AEREI NEMICI!!!

Naturalmente le cose non sono andate come gli israeliani e i turchi volevano; è accaduto qualcosa di sorprendente; i siriani sapevano tutto; sapevano di Alhamade e della sua famiglia che una settimana prima era uscito dal paese per trovare posto in un albergo a 5 stelle in giordania; sapevano che Alhamade avrebbe rubato l'aereo Mig-29 e sapevano che gli israeliani avrebberò preso i codici del suo aereo; ma aspettavano che il passo successivo, cioè il bombardamento dei siti siriani, avvenisse direttamente, non appena i servizi israeliani entravano in possesso dei codici di volo sullo spazio siriano; mentre per non rischiare e per avere la conferma che tutto possa andare al meglio, gli israeliani avevano chiesto ai turchi di verificare la situazione con i due F4 in questione; ma i siriani avevano cambiato i codici e la difesa aerea siriana era pronto ad intervenire, infatti, i due F4 vennero riconosciuti come AEREI NEMICI e l'antiaerea siriana aveva l'ordine di sparare immediatamente; cosa che è avvenuto regolarmente, e cosi IL PROGETTO ISRAELIANO DI BOMBARDARE I SITI MILITARI SIRIANI PER FAR PASSARE LA COSA COME BOMBARDAMENTO AVVENUTO DA PARTE DEI PILOTI SIRIANI; COSA A CUI AVREBBERO OFFERTO SPALLA I POLITICI E I MEDIA OCCIDENTALI, E' FALLITO MISERAMENTE !!!


La cosa più scandalosa è che, AlArabia e Aljazzera; due organi dei media a disposizione dei wahabiti, salfidi e sionisti, anche due ore dopo il fallimento dellintera operazione turcoisraeliano parlavano in diretta della "fuga di 7 piloti siriani con i loro aerei" e del probabile "azione diretta di questi contro le truppe di Assad e a favore di ribelli" !!!

Questa commedia è continuato fino a quando, il 22 giugno e 4 ora dopo l'abbattimento del F4 turco, il governo Giordano ha dichiarato che "nessuna'ltro aereo siriano è atterrato in Giordania" !!!

LA STAMPA IRANIANA OGGI HA PUBBLICATO QUESTA NOTIZIA !

Diarietto di Caterina Regazzi, il karma, Aprilia e l'accontentarsi di quel che viene



Scrive Caterina Regazzi:

“Caro Paolo. Stamattina ho incontrato Cristina, quella donna biondina di Spilamberto che ti ho presentato qualche giorno fa. L'ho vista da lontano che arrivava in bicicletta, mi sono fermata e quando mi è stata vicino le ho detto, forte: "Ti sto aspettando!" Lei allora si é fermata ed abbiamo un po' parlato, le avevo scritto su FB che ero stata alla mostra ed avevo visto i suoi quadri e che mi erano piaciuti.

Mi ha raccontato che ci sono un po' di difficoltà nel portare fuori il lavoro che fanno, che ci sono diverse persone "anziane" che non hanno voglia di aprirsi, parlando di scambi e mostre itineranti, ma anche semplicemente di lavorare un po' con i bambini delle scuole, visto che ci sono anche maestre che se ne occuperebbero volentieri. I bambini sono andati a volte e ne sono entusiasti e poi è un modo come un altro per far vivere di più ai paesani il loro paese. Poi mi ha raccontato che lei ama molto la montagna che c'è qua e che è una montagna bella, dolce e facilmente vivibile, mi ha fatto venire un po' voglia di andarci.

E ricordavamo quando i bambini della scuola ci venivano portati, magari accompagnati da qualche genitore volenteroso, come Germano. E come per stare bene non c'è bisogno di andare chissà dove. Oggi pomeriggio sono andata dalla sarta e vicino casa sua c'è un giardinetto e lì ho visto una bella scenetta: due cerchi di persone, uno di soli uomini ed uno di tutte donne ed un uomo, seduti su delle sedie, probabilmente prese o dal bar o da casa, che parlavano fitto fitto, sembravano i giri di condivisione del vostro incontro ad Aprilia, mancava il bastone della parola... (vedi anche: http://paolodarpini.blogspot.it/2012/06/diarietto-sullassenza-presenza-lettera.html - e: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2012/06/non-resoconto-dellincontro-collettivo.html)

Anche qui è caldo ora accendo il ventilatore, ho la mia mela gialla come la camicetta che mi aspetta per la merenda ed anche dei semi di zucca che ho preso da una contadina in fiera (in attesa forse di quelli delle nostre zucche).
Non farti vedere nudo dalla finestra mi raccomando! Ecco ho condiviso con te il "mio" bioregionalismo... Peccato si, non esserci stati assieme ad Aprilia...”


............


Mia rispostina: “Amore Caterina, hai visto con i tuoi occhi come si manifesta il karma... Quando talvolta ti lamenti perché ti racconto le mie avventure di viaggio del passato, in Africa in India..., avventure che tu non hai vissuto, e forse ne sei un po' invidiosa. Ma vedi come succede? Io mi sono visto costretto ad affrontare tutte quelle difficoltà per andare e tornare da Aprilia, non volendo, ho dovuto farlo! E tu sei dovuta restare a Spilamberto. Tutto lì, ognuno vive il suo karma. Inutile poi dire questo o quello sarebbe stato meglio, Il meglio non esiste, esiste solo ciò che è....”


Replica di Caterina: “Lo so, ma il karma comprende anche il dispiacere per non essere stata ad Aprilia (e sarebbe assurdo che non fosse così), il piacere per essere stata a fianco di Viola in questo frangente (se fossi venuta ad Aprilia avrei avuto il dispiacere di non essere stata con lei), non ho detto che sarebbe stato meglio venire, sono contenta che sia andata così, quel passaggio di Daniele, inaspettato è stato un "miracolo", anche se io credo di più al caso, non ho nessun rimpianto, certo che l'incontro sarà stato bellissimo e sarebbe stato bellissimo anche per me, anche per la mia formazione ecologica e di vita, ma la vita comunque io la vivo già ogni giorno, per quel che mi compete e mi va bene così. Sono felice per te e per tutti quelli che hanno vissuto l'esperienza, ma io sono felice per come è andata e non è solo una questione di senso del dovere, come è sempre stato per me, ma il piacere di avere avuto momenti di "intimità" con mia figlia”

Mio commentino: “Ecco questo è il giusto atteggiamento”

..............

Annotazione di Caterina Regazzi:

Sempre a proposito del "piacere" e "dispiacere" mi fa piacere che
anche un'anima nobile come Lucilla si sia dispiaciuta di non esserci
stata, ad Aprilia.
Lo so che il "piacere" ed il "dispiacere" sono sintomi di non
realizzazione, di non completa accettazione del proprio karma, ma io,
scusa, continuo a credere che le nostre azioni o non azioni, i nostri
pensieri o non pensieri, la nostra attenzione o non attenzione per se
stessi o gli altri abbiano delle conseguenze. Se poi vogliamo dire e
credere che tutto questo rientri in un disegno karmico, diciamolo
pure... e crediamoci anche (me compresa)... chissà questo karma dove ci porterà!?
(to be continued...)


Mia rispostina: "Ci porterà, Amore, a vivere quel che dobbiamo vivere... compresi i nostri sforzi per viverlo o per non viverlo..."

..................

Ultimo inciso di Caterina: "..e mi sovviene proprio ora... non ti é balzato in mente (o meglio, dal cuore) neanche lontanamente di dire (e non voglio dire quel che tu dovresti o non dovresti dire) senza stare a tirare fuori sempre 'sto karma, semplicemente: "E' stato un peccato anche per me che tu non ci fossi". Eheheh!!!

martedì 26 giugno 2012

Diarietto sull'assenza-presenza - Lettera di Caterina Regazzi a Paolo D'Arpini

Caterina Regazzi


Diarietto sull'assenza-presenza

22/6/2012 Oggi sei andato ad Aprilia.
Io ho fatto da sola la nostra passeggiata verso il fiume. Veramente ne ho fatto solo un breve tratto, solo fino al primo muretto, con Magò. Strada facendo abbiamo incontrato quella solita signora con quella simpatica cagna grigia, Penny che ha fatto un pezzo di strada con noi e poi anche quella signora col pastore tedesco giovane e ci siamo fermate insieme al muretto a parlare dei cani e poi anche del fatto che sono veterinaria e quindi conosco l'ex marito della signora n.2. Lei mi ha detto che tempo addietro andava ad aiutare suo marito a fare i cesarei e gli embryo-transfert. Le ho raccontato che io lavoro alla usl e non faccio la libera professione e che a volte vado a controllare la tenuta degli armadietti dei farmaci da parte di colleghi come il suo ex.
La pozza si sta velocemente asciugando, speriamo bene (veramente non so cosa sperare, che piova in questi giorni di caldo estivo mi pare improbabile, bisognerebbe interpellare quelli dell'HAARP e scie chimiche per vedere cosa possono fare........

23/6 Oggi é il tuo compleanno, tanti auguri, Amore caro!
Sono a casa con Viola, abbiamo pranzato ed ora siamo sul lettone tutte e due, io dalla tua parte, lei studia, io ho letto un po' quel libro su alimentazione e salute. Finora é stato molto caldo, ma ora c'è in corso un temporale, ma non sta piovendo forte, si sentono tuoni e si vedono fulmini, fra un po' forse andrò alla Fiera di San Giovanni.
Antonella Pedicelli, Roberto Caivano e Aldo Nardini mi hanno mandato gli auguri di buon compleanno per te.

Oggi, 24 giugno mi sono svegliata prestissimo con l'angoscia del contrattempo del tuo viaggio.... per dove? Ho cominciato a telefonare a tutti, Benito, Luisa, Riccardo Oliva, Franca Chichi, Giuseppe Turrisi... nessuno mi rispondeva, poi ho sentito la tua voce... spero che non ti sia troppo contrariato! Sarà vera 'sta storia che le cose vanno come devono andare ma a volte ci mettiamo pure noi lo zampino! Se... se... se... allora stavolta se va veramente così prenderai il pullman, sono lì vicino a te, davvero sai?

La giornata poi é andata bne, sono stata a casa quasi tutto il giorno, sul letto con Viola che studiava mentre io leggevo quel libro "The China Study" che ho quasi finito ed anche quelli sulle erbe, mi sto appassionando sai? Avevo casualmente raccolto parecchio rosmarino dal giardino, per liberare un po' la salvia, poi leggendo trovo che almeno secondo quel libro, il r. va raccolto di domenica, alle ore del mezzogiorno di una giornata di sole senza vento, in luna crescente.... neanche a farlo apposta, poi leggo che ....è uno dei rimedi più efficaci per rafforzare la memoria, consigliabile sia per gli studenti che per le persone anziane... è indicato in caso di stress, apatia e nervosismo... così ho preparato una bella tisana per me e Viola.

Poi sono andata a fare un giretto in fiera da sola, ho comprato solo un po' di verdure, una zucca e semi di zucca.
Poi ti ho telefonato.

Baci

Tua Caterina

lunedì 25 giugno 2012

Non-resoconto dell’Incontro Collettivo Ecologista del solstizio estivo 2012 (prima parte)

Un momento della cerimania fondativa del 22 giugno 2012

Care, cari,

son qui sotto una tettoia di plastica e metallo del bus stand di Macerata. L’afa è tanta.. ma anche questa al fine è fatta: l’Incontro Collettivo Ecologista is over!

Mi sono liberato anche di questa karma pesante e gioioso allo stesso tempo. Il 22, 23 e 24 giugno sono stato ad Aprilia, in “culo al mondo”, nel campo del vetiver di Benito Castorina. Lo scopo? Mantenere una promessa e porgere i miei omaggi e saluti ad alcuni amici vecchi e nuovi. Fatalità, com’era prevedibile, si è parlato e si è praticato assieme il bioregionalismo, l’ecologia profonda e la spiritualità laica. Uffah!

State ora leggendo un non-resoconto poiché qui col caldo, ed una stanchezza che non provavo dalla notte dei tempi, non sento di voler scrivere alcunchè di sensato.. solo sensazioni e flash di immagini vissute.

Ho chiesto una penna in prestito a due ragazze punk maceratesi che come me aspettano un autobus, non so quale non so per dove…

Ad un certo punto per andare ad Aprilia sarei dovuto partire da Treia a ridosso della manifestazione in compagnia di Lucilla o di Umberto… ed invece no! Non sarebbero venuti anche se ancora non lo sapevo quando si manifestò il karma che mi competeva.

A volte bisogna far attenzione a ciò che si dice. Diversi mesi fa, eravamo ancora in inverno, avevo promesso agli amici di Agribio E.R. Che sarei stato con loro per festeggiare il solstizio estivo. Insomma è avvenuto che a metà giugno spinto da un irresistibile destino e dal desiderio impellente di riabbracciare la mia amata Caterina ecco che mi son trovato imbarcato su un treno per Bologna, per buona grazia di Valeria, e lì in piazza c’era Caterina ad attendermi per farsi abbracciare e per abbracciarmi.

Ovvio che a quel punto son rimasto in Emilia per aspettare la venuta di Sonia che doveva svolgere una perlustrazione erboristica in quel di Rastellino il 19 ed il 20 giugno sono stato a Vignola da Maria per festeggiare il giorno quasi più lungo, mangiare leccornie ed ascoltar musica popolare dal vivo. Bella festa!

L’indomani ce la siamo presa comoda, sapendo che io e Caterina saremmo partiti assieme per Aprilia. Invece no! La email di Daniele ha cambiato tutto… Lui partendo da Piacenza avrebbe potuto darmi in passaggio passando da Modena e voilà la mattina del 22 giugno mi son trovato catapultato su un furgonato a gas, in compagnia di Daniele, e la sua non-compagna madre di suo figlio (con il figlio stesso), in lenta discesa verso il Lazio.

Viaggio ben corroborato da discorsi spirituali e dietetici, caldo asfissiante e velocità ridotta. Usciti dall’autostrada a Roma gira che ti rigira ci siamo smarriti sul GRA, sommersi dal traffico dei pendolari che rientravano dal lavoro, cercando senza trovarla via Anagnina e cercando di interpretare le “precise” indicazioni forniteci da Benito, belli disperati, accaldati digiuni incazzati senza darlo a vedere, insomma sotto sballo. Ma un santo, sicuramente San Giovanni, vegliava su di noi, gira che ti rigira ecco che riesco a scorgere una freccetta azzurra piccola piccola con su scritto “Anagnina”. Malgrado avessimo già superato il bivio Daniele impavido ha fatto un pezzo di marcia indietro e l’abbiamo imboccata… Ci è sembrato di rivivere l’allegria nel furgonato era allle stelle…. e le difficoltà ulteriori degli ultimi 50 kilometri di viaggio ci sono sembrate quelle di una avventura a Disneyland.

Ed accoci dopo peripezie e speranze di volta in volta nutrite e svanite alfine giungere dove dovevamo andare -“in tanta malora”- nel campo del vetiver. Sole brillante e bollente malgrado il tardo pomeriggio, stralunati, vaganti, siamo entrati infine nel luogo dell’incontro (o meglio fuori dal cancello). Appiedati per gli ultimi duecento metri un po’ rasserenati per aver indovinato la strada abbiamo visto che lì ad attenderci c’erano già alcuni coraggiosi, guidati da Riccardo, maestri e maestre di arrivi, e di cui più avanti vi dirò…

Risaliti al cancello scaricati i bagagli a mano ed in carriola mi son ritrovato a guardarmi attorno per decidere sulla mia sistemazione notturna. Alcuni avevano già optato per la tenda, visto che la disponibilità di letti era modesta (due stanze un soppaco e una cucina) e molte le persone da ospitare, fra cui donne bambini ed anziani (nel senso più anziani di me) su due piedi ho deciso anch’io di montare la tenda che Caterina mi aveva prestato (per ultima ratio). Dopo 40 anni di incompatilità con le tende mi trovo alquanto impacciato nell’opera di edificazione.

Per fortuna un volenteroso professore ed un bambino mi aiutano (pur anch’essi non avendo mai montato una tenda) e gli sforzi congiunti danno un buon risultato. La tenda è eretta ma lì mi avvedo del pezzo mancante, il telo di sopra, senza il quale l’igloo è una semplice zanzariera con fondo plasticato. Allora mi rendo conto di non poter trascorrere la notte in quel riparo così malsicuro. Anche perchè si è già alzato un forte vento e la temperatura è bella che scesa e si prevede che scenderà ancora e dal cielo stellato scenderà la benefica (per le piante) rugiada notturna.

Mi trovo alquanto stordito ed indeciso, poiché non ho nemmeno una coperta. Allora prendo a vagare nel compound in cerca di una ispirazione o di un riparo alternativo.

Le stanze in casa sono già tutte sovraffollate, ci sarebbe un divano in cucina e decido che per me va bene e ne prenoto l’uso. Poi torno alla tenda per raccattare le mie cose ma mentre torno -miracolo- noto un piccolo garage magazzino laboratorio, per curiosità ci ficco il naso dentro, puzza di gasolio e simili, ma il pavimento è ben piastrellato e c’è spazio sufficiente per coricarsi a terra..

Immantinenti opto per questa nuova sistemazione, vado a cercare una stuoia ed un materassino, pulisco per terra, riordino e benedico, ed ecco che nel giro di un’oretta ho sistemato la mia reggia. Scopro che nello sgabuzzino interno c’è pure un minuscolo servizio, un po’ ingombro di gomme d’auto, attrezzi, bidoni, ed altre cianfrusaglie, e riesco a mettere a nudo un cesso, un lavandino ed un bidet con qualche rottura qui e lì, ma funzionanti. Sono proprio fortunato, non è più un garage magazzino laboratorio è una casetta romantica che tutti gli altri ospiti mi invidiano.

Nel frattempo -nel bus stand di Macerata, le ragazze punk debbono partire e mi fanno capire di aver bisogno della penna, che restituisco. Ma ormai ho cominciato a scrivere e non demordo mi faccio un giro finché riesco a farmene prestare un’altra da una signora caritatevole e posso continuare il racconto.

Finalmente sistemato posso dedicarmi alla mia toeletta personale, sudato e sporco come sono, sento il bisogno di una doccia che spero di poter fare nel bagno comune della casa. Ma debbo accontentarmi di lavarmi con il sistema indiano, con un secchiello, perché la manopola della doccia è rotta. Comunque rinfrescato e pulito….

Ma qui anche la seconda penna se ne va… e decido di continuare a scrivere con una pennetta di estrema riserva che avevo messo nella tasca della mia borsa, è un po’ scarica e la scrittura necessita di ricalcature ma funge… ho ancora da aspettare oltre un’ora e mezza per il bus che va a Treia… a da passà il pomeriggio e scrivendo passa meglio.

Tornando al campo del vetiver finalmente vado a salutare quelle persone a modo che aspettavano che io finissi tutti i miei preparativi.... Ospiti eccezionali che hanno preparato ogni ben di dio per darci accoglienza. Tavoli apparecchiati all’ombra della sera con sopra torte e tortine, frittate, crostate, biscotti, acqua di sorgente frizzantina, albicocche, prugne, visciole a cui aggiungo i due boccioni di vino delle Marche che l’amore mio Caterina mi aveva dato come contributo per l’Incontro. Ma prima di passare alle gozzoviglie la maestra Lorella ci ha invitati tutti a partecipare alla cerimonia di fondazione del luogo, con il posizionamento del palo sacro per l’individuazione delle direzioni come insegnato nell’antico sistema romano.

Al termine del rito abbiamo pasteggiato al lume di candela in piedi, soddisfacendo così il nostro bisogno di cose concrete. Ed io mi sono bevuto almeno un litro d’acqua frizzantina naturale. Dopo il prasad bioregionale altra cerimonia per riconoscere le stelle ma il mio sguardo era fortemente attratto dalla falce rossa della luna crescente sulla quale mi sono soffermato lungamente. Con questo la prima giornata è ben terminata e soddisfatto mi sono ritirato nella rimessa, sdraiato sulla stuoia un po’ dura al lume del moccoletto antizanzare (anch’esso dono di Caterina) leggo mentalmente lo Shiva Manasa Puja.

Avvoltolato in una serie di magliette, camicia e maglioncino leggero (portato per ”un non si sa mai” altamente previdente) e coperto da tutti i miei scialli indiani. E mi addormento malgrado il freddo.

L’indomani mi desto arzillo di buon’ora e prendo confidenza con la cucina (che non abbandonerò mai per tutti i giorni di permanenza) facendomi un teuccio e sgranocchiando qualche trancetto di crostata della sera prima.

Pian piano anche gli altri si svegliano e la seconda giornata inizia per tutti. Dopo colazione ci si coordina sulle cose da fare. Alcuni si dedicano al lavoro di pulizia del campo ed al montaggio di un forno a legna, che purtroppo non sarà mai pronto… mentre altri decidono di fermarsi in cucina per preparare assieme a me il pranzo. Meglio che tutto sia a posto in modo che dopo lo sharing che inizia alle 10 e dura sino alle 13 non ci si debba affannare a preparare da mangiare. Menù: panzanella, dhal, patate e erbe di campo, insalata ed altre cosette sfiziose.

A questo punto forse qualcuno si interrogherà su quanto è stato detto durante l’incontro, a cominciare da questa prima sessione di condivisioni di esperienze e pareri sulla pratica bioregionale. Resterà deluso, non dirò nulla di ciò (almeno per ora) sperando che qualche anima pia lo faccia come pegno d’amore per il gruppo e per la causa (Aha aha ah).

Continuando, nel pomeriggio del 23 giugno i più goliardici rinunciano al riposino e decidono di andare a fare un tuffo al mare ovviamente non mi sono unito al gruppo, anche perché devono arrivare nuovi ospiti, fra cui Luisa, Paola, Ciro, Giulietta, Carlo, Franco, Caterina mia figlia con nipotini.. e diverse altre persone che approfittano della mia discesa ad Aprilia per venirmi a salutare (ed a farmi gli auguri di compleanno). Inoltre c’è da preparare e pulire la spianata ove si farà il fuoco, sistemare il focolare, predisporre gli ingrediente per la preparazione dell’acqua di San Giovanni (con varie erbe aromatiche e fiori di stagione), raccogliere la legna secca, preparare la cena, oltre ovviamente a predisporre il cerchio per il secondo sharing pomeridiano.

Tutti intorno nel prato davanti al palo della fondazione siamo una trentina e forse più, molti venuti da parecchio distante, soprattutto ho notato la forte presenza di siciliani. La sera attorno al fuoco sacro danziamo in cerchio e cantiamo al suono del tamburo sciamanico suonato da Nevio e della chitarra suonata da Stefano. Il nostro spirito è indomito..

E qui giunge la corriera che mi porterà a Treia da Macerata, interrompo la narrazione, forse la riprenderò domani, chissà…?

Paolo D’Arpini (25 giugno 2012)

giovedì 21 giugno 2012

Paghiamo il 5% di interessi sul valore nominale sulla cartamoneta emessa al posto dello stato dalle banche private (BCE e Bankitalia)

Dopo il carnevale - Dipinto di Franco Farina

Ci sono due modi per conquistare e schiavizzare una nazione. Uno è con le spade, l’altro è con il debito” John Adams, 2° Presidente Usa. Partiamo da questa frase per vedere per un attimo il mondo con un altra prospettiva Siamo dentro la terza (o quarta se ci mettiamo dentroquella fredda ) mondiale in atto e non ce n’è accorgiamo. Ci aspettavamo una guerra alla vecchia maniera, ecco perché non riusciamo a vederla.

Infatti oggi la spada non viene più usata in maniera plateale e planetaria, ma su singole sovranità che ancora resistono al potere mondiale. Per sottomettere un popolo ci sono diversi modi ma certamente il più raffinato e quello di indebitarlo. Un popolo indebitato, automaticamente è un popolo insicuro, depresso e demoralizzato e finisce per fare il servo. La guerra in atto non è comprensibile perché viene combattuta con armi a noi sconosciute (per la grande maggioranza). Questa guerra, per noi italiani, passa per tante tappe, la prima fatalmente, almeno dall’ultima guerra, è la “liberazione dell’Italia da parte degli alleati” e la prima domanda è la seguente: quanto ci sta costando questa liberazione? Quanti conoscono i vincoli del “trattato di pace”?

Purtroppo ancora stiamo pagando il conto e questo conto è sempre più salato. Sarà il caso di “liberarsi dei liberatori”. Non è diventata troppo pesante questa libertà per essere ancora chiamata libertà? Pian piano con diverse tappe ne ricordiamo solo quattro: 1981/82 divorzio di Bankitalia dal Ministero del tesoro, 1992 completamento della privatizzazione di Bankitalia, 2000 abolizione della abolizione del Glass-Steagall, 2001/2 entrata nella moneta strozzina dell’Euro attraverso i trattati, siamo diventati completamente schiavi, e se non fermiamo il treno con il pareggio di bilancio e il MES sarà un sacrificio umano continuo (tra suicidi e morti per povertà e mala sanità).

Una volta prima si dava mangiare ai figli poi si pensava a tutto il resto, oggi prima si deve riconoscere l’usura al banchiere, poi viene tutto il resto. Ogni cosa che si faccia in Europa, il 5% va al banchiere (e senza contare il resto sui crediti bancari delle commerciali). Ogni bicchiere d’acqua che si beve, ogni malato che si guarisce, o muore, ogni strada che viene fatta (se viene fatta) ogni caffè che si beve, ogni cosa che usi l’euro, paghiamo il 5% al banchiere senza arte ne parte (dalle mie parti si chiama pizzo). Se non è uno stato di schiavitù non so come altro definirlo.

Il pareggio di bilancio poi di fatto sarà l’ennesima dimostrazione, di schiavitù, in cui una regola economia (tra l’altro impostaci dai signori tedeschi) sopprime ogni necessità umana, si antepone il tecnicismo all’umanesimo. Una follia di questo sistema economico, ma sopratutto monetario, che ci hanno imposto. Il sistema monetario va riformato urgentemente prima che succeda il peggio. Il problema è che il banchiere non è disposto ad accettare una riforma che gli toglie il potere (e che potere), quindi preferisce la guerra che resetta gli stati, brucia i libri contabili, elimina un po’ di poveri (inutili), e sopratutto crea nuove condizione di ripresa e ricostruzione.

Se l’uomo è immagine di Dio, ci sarebbero diverse considerazioni da fare ma sorvoliamo. Poiché il sistema è saltato, la FED praticamente oramai stampa illimitatamente, contro un Euro che invece ancora vuole perseguire una politica antiflattiva, ma che porterà a scenari catastrofici (distruzione dello stato sociale, aumento della povertà, perdita della produzione, perdita di lavoro, perdita della cultura, perdita di ricchezza, perdita di industrie ecc). “Non si può morire di euro”. Quante bugie sono state dette (Prodi e company) ai popoli che hanno recepito l’euro. Il problema è sempre lo stesso l’ignoranza totale della popolazione, sull’emissione monetaria.

In una ipotetica riforma monetaria non basta che lo stato si riappropri della sovranità monetaria, sono necessarie altre attività che ne difendano tale diritto. La sovranità monetaria è strettamente correlata all’autodeterminazione dei popoli, una popolo senza sovranità monetaria è costretto a mendicare ed umiliarsi. Quindi se non si vuole perdere tempo e soprattutto no si vuole prendere i i giro il popolo contemporaneamente è necessario cambiare la costituzione aggiungendo il quarto potere “non delegabile” (appunto quello dell’emissione monetaria), con un ulteriore articolo di protezione, che suoni più o meno cosi: “Chiunque modifichi questo articolo è da considerarsi traditore della patria e va arrestato immediatamente”.

Non basta ancora è necessaria una campagna di istruzione in tutte le scuole di ogni ordine e grado e specializzazione, sulla tecnica di emissione monetaria si badi bene non di economia ma di “tecnica di emissione monetaria” ossia come nasce il denaro come si crea, non come si usa ma come viene emesso. Tale materia dovrebbe essere obbligatoria in tutte le scuole. Completano una campagna di informazione attraverso i media a tutti gli altri. Il diritto deve essere anche sorretto da una consapevolezza popolare, spesso infatti si hanno delle leggi ingiuste proprio perché non sono sorrette da una conoscenza e da una comprensione del popolo.

Anche Silvio Berlusconi comincia a parlare di moneta sovrana, ma sta pian piano testando il consenso popolare, oltre che interferenze varie, non dimentichiamo che anche lui se pur piccolo è un banchiere. Conosce perfettamente la dinamica della moneta debito, e certamente lo si può accusare di non essersi accorto prima dello scempio dell’euro, ma come si sa in politica è sempre tutto un gioco di compromessi. Ora la butades di Berlusconi sulla “moneta sovrana” è da interpretarsi in varie maniere, certamente vista la crisi come argomento è un buon cavallo di battaglia. Lo stesso Tremonti più di una volta ha fatto delle esternazioni in cui se vogliamo preparava il terreno, ma la massa popolare, per intenderci quella che non ragiona ma aspetta sempre che qualcuno ragiona per lei, potrebbe seguirlo in questa nuova avventura, non certo come prima, e comunque con molti dubbi dopo quasi oltre quindi anni di governo. La situazione internazionale peggiora di giorno in giorno qualcuno vedendo il sistema monetario (a debito) agli sgoccioli (come e peggio del 1929) sta spingendo verso la soluzione più vecchia che si conosca, la guerra.

Non è bastato la distruzione dell’Irak e della Libia (stati sovrani) adesso vogliono distruggere anche la Siria, si spera solo che la Russia non faccia lo stesso errore che ha fatto con la Libia e ponga il suo veto. C’è già una nuova guerra fredda dove si tanno misurando le forze, gli equilibri, le alleanze (Cina, India, Brasile) e speriamo bene.

Il voto in Grecia è francamente incomprensibile, si sono praticamente dati l’eutanasia, ma del resto i padroni del mondo attraverso i media e i polarizzatori di consenso sono abili plagiatori delle masse, sempre che non ci siano stati brogli, non ci è dato sapere, questa condizione, quindi, non fa altro che allungare di poco il tempo di strozzinaggio ed incameramento di beni da parte “loro” attraverso le svendite dei beni pubblici degli stati più deboli tra cui l’Italia.

Un ultima nota sulle guerre democratiche dei padroni del mondo; Ron Paul un parlamentare americano ha fatto presente nel suo discorso il 19 giugno scorso che gli usa da troppo tempo (1950) attaccano stati “sovrani” con le più svariate scuse senza il consenso del congresso americano il che è tutto dire per un paese che esporta democrazia.

Giuseppe Turrisi

mercoledì 20 giugno 2012

Nano-microchip per il controllo definitivo della popolazione mondiale



Lo sviluppo di nano-microchip è una delle cose su cui maggiormente spingono i governi e le industrie farmaceutiche che vogliono il potere definitivo per influenzare la popolazione ed avere un maggiore profitto ed un maggiore controllo. Doug Dorst, un microbiologo e oppositore dei vaccini del Galles del Sud, dice che questi progressi hanno un fascino immenso per i creatori di vaccini. “Le aziende biotecnologiche e i loro ricercatori hanno rapidamente spostato la maggior parte delle iniziative di finanziamento verso le nanotecnologie per aumentare la potenza dei loro vaccini“, Dorst sostiene che la tecnologia odierna del nanobot potrebbe facilmente essere utilizzata per promuovere le armi biologiche o per promuovere la salute umana. “Qualunque sia la paura che viene instillata dalla propaganda biotech sulle malattie mortali e sui vaccini per prevenirle, si tratta solo di un’altra menzogna per convincere ancor più le masse che i vaccini siano efficaci.” La preoccupazione per Dorst è che "un giorno i vaccini arriveranno a fare quello per cui sono sempre stati destinati … il controllo della popolazione mondiale.”


I nano-microchip invisibili all’occhio nudo sono una realtà già utilizzata in un’ampia gamma di applicazioni. La nanotecnologia si occupa di strutture più piccole di un micron (meno di 1/30 del diametro di un capello umano), e comporta lo sviluppo di materiali e dispositivi di tale dimensione . Per fare un esempio, un nanometro è 100.000 volte più piccolo della larghezza di un capello umano. L’Hitachi giapponese ha affermato di avere sviluppato il microchip più piccolo e più sottile del mondo, che può essere incorporato nella carta per rintracciare i pacchi o per provare l’autenticità di un documento. Il circuito integrato (CI) è minuscolo come un granello di polvere. Novartis AG, una delle più grandi compagnie farmaceutiche al mondo, ha annunciato un piano per iniziare a impiantare microchip nelle medicine per creare una tecnologia “smart pill”. La tecnologia del microchip è stata autorizzata dal Proteus Biomedical di Redwood City, California. Gli scienziati che lavorano alla Queen Mary University di Londra, hanno sviluppato capsule graduate micro-metricamente per trasportare in sicurezza i farmaci all’interno di cellule viventi. Queste “micro” navette potrebbe ipoteticamente essere caricate con un microchip specifico che controlli la dose di farmaco e aprirle a distanza, rilasciando il loro contenuto. Oltre a monitorare il dosaggio, il microchip stesso potrebbe essere usato per la sorveglianza del paziente in collaborazione con vari sistemi di monitoraggio. Una volta attivato dai succhi gastrici, il microchip inserito inizia il rilevamento e la trasmissione dei dati ad un ricevitore indossato dal paziente. Il ricevitore è anche una trasmittente che può mandare i dati al dottore attraverso internet. L’idea dietro tutto ciò è di creare “smart pills” che possano rilevare cosa sta accadendo nel corpo e mandare quest’informazione al dottore del paziente. La Novartis programma di iniziare a inserire microchip nei farmaci anti-rigetto che si assumono dopo il trapianto d’organi e quindi espandere potenzialmente il “microchipping” ad altri farmaci della loro linea di prodotti. Questa stessa tecnologia potrebbe presto portare a pillole prodotte anche da altre case farmaceutiche.


“La Novartis non si aspetta di dover portare prove cliniche su larga scala per provare che i nuovi prodotti funzionano”, riporta la Reuters. “Invece, punta a fare i cosiddetti test di bioequivalenza per mostrare che sono uguali agli originali”. (http://www.reuters.com/article/idUS..)


Quali prodotti chimici o metalli pesanti sono contenuti nel microchip stesso? Un microchip che trasmette dati dovrà avere per forza una fonte d’energia, il che vuol dire che ha bisogno di una batteria molto piccola, o di un qualche tipo di condensatore. I materiali usati nei condensatori e nelle batterie, per quanto ne so, sono tossici per il corpo umano e non dovrebbero mai essere ingeriti.I microchip non sono cibo, e ingoiarli è pericoloso per la vostra salute, in particolare se ne state prendendo parecchi al giorno. Un’altra enorme preoccupazione riguardante i microchip che trasmettono dati è la privacy degli stessi. Se questi microchip stanno trasmettendo un’informazione, allora ovviamente quest’informazione potrà essere captata da qualsiasi cosa nelle vicinanze, inclusi potenziali individui senza scrupoli o da organizzazioni che potrebbero suggerirne un uso malvagio. Per esempio, supponiamo che una locale farmacia installi un rilevatore del segnale dei microchip nel loro ingresso principale per scoprire le persone che stanno trasmettendo dati medici. Potrebbero allora in teoria decifrare quei dati e in quale condizioni di salute è il cliente e quindi promuovere i farmaci generici in competizione come sostituti. Agenti governativi potrebbero essere dotati di “scanner di microchip di farmaci” che stabiliscono quali pillole state assumendo in quel momento. Ciò potrebbe essere usato per violare la vostra privacy condividendo questi dati con altre agenzie governative o potrebbero addirittura essere venduti a terzi quali le agenzie di marketing. Dubito molto del fatto che i dati trasmessi dal microchip in queste pillole saranno criptati perché criptarli richiederebbe una fonte d'energia veramente elaborata, e non ci sarebbe spazio per più di una CPU o una fonte d’energia dentro questi piccoli microchip. Più probabilmente, trasmetteranno un semplice segnale di dati che potrà essere rilevato e decifrato abbastanza facilmente.


Ma la parte davvero spaventosa di queste medicine col microchip è che questa tecnologia sarà usata per assicurarsi che la gente stia prendendo le sue medicine. Le compagnie farmaceutiche hanno perso miliardi di dollari all’anno (secondo loro) a causa di pazienti che non si ricordano di prendere i farmaci. In realtà, una parte di ragione per la quale non riescono a ricordare di prendere le loro pillole è perché molti farmaci danneggiano le funzioni cognitive, ma questa è un’altra storia. Dunque questa tecnologia di microchip “smart pill” sarà probabilmente utilizzata per scovare quali pillole hanno preso i pazienti in modo tale da poter loro “ricordare gentilmente” di prendere più pillole di quante possano aver dimenticato. Nel business del marketing viene chiamato “continuity program”. E’ un modo per assicurarsi regolarmente continue vendite. In questo contesto, inserire dei microchip nelle pillole giova alle compagnie farmaceutiche, non necessariamente ai pazienti. Ciò è vero in particolare quando consideriamo quei farmaci che sono dannosi per la salute umana e noi tutti sappiamo che il mercato farmaceutico è pieno di pillole che in seguito sono risultate essere estremamente pericolose o addirittura mortali (il Vioxx, ricordate?)


Ora, ci può essere un interessante effetto collaterale in tutto questo. I datori di lavoro che stanno intervistando i candidati all’eventuale lavoro possono essere in grado di comprare (o creare), semplici dispositivi rilevatori di farmaci che rivelano la presenza di un microchip farmaceutico che trasmette un segnale. Potrebbe essere molto utile per i datori di lavoro che non vogliono assumere persone che prendono farmaci. Ti invitano per un’intervista e silenziosamente cercano i dati trasmessi dal farmaco. Una luce rossa dice loro che stai trasmettendo dati medici, e vi dicono con calma che l’intervista è finita e che “vi faremo sapere“. Con datori di lavoro che affogano nei costi dell’assicurazione medica, ciò potrebbe fornire un semplice, facile modo di evitare di assumere chiunque possa (dal loro punto di vista) creare un aggravio del costo sui loro piani d’assicurazione sanitaria. Non sono necessariamente d’accordo con quest’uso della tecnologia, sto solo dicendo che questo è un modo che è probabile venga usato dai datori di lavoro per escludere gli impiegati sotto trattamento.


Anche la polizia potrebbe utilizzare un simile dispositivo di scanning per determinare se un guidatore sul luogo dell’incidente potrebbe essere stato indebolito dal farmaco. Questo ad esempio è un uso col quale sono d’accordo. Al giorno d’oggi le strade sono piene di guidatori dopati da farmaci minorati mentalmente . Il problema in realtà è molto peggiore di quello dei conducenti ubriachi, tra l’altro, e ancora non è stato fatto praticamente niente per combattere il problema dei guidatori sotto trattamento. (La maggior parte delle persone non sa neanche che il problema esista).


Se le persone che prendono medicine stanno trasmettendo questo fatto attraverso tutti i piccoli microchip che ingoiano, dunque rilevare la presenza di farmaci è semplice. E’ perfino più facile di un test dell’etilometro perché non richiede azioni da parte del soggetto del test. Il poliziotto preme semplicemente un bottone, aspetta due secondi, e può quindi determinare se state trasmettendo dati medici. A questo punto, potreste essere arrestati con l’accusa di “guida sotto effetto di farmaci”.


Nel dicembre del 2000, la dottoressa Rauni-Leena Luukanen-Kilde, ex Dirigente Sanitario della Finlandia, ha dichiarato che è tecnicamente possibile che ad ogni neonato venga iniettato un microchip, che potrebbe avere poi la funzione di identificare la persona per il resto della sua vita. Tali piani sono segretamente in discussione negli Stati Uniti, senza alcuna discussione pubblica sulle questioni di privacy implicate.


Un modo per cercare di evitare tutti questi rischi è semplicemente mangiare cibo di provenienza controllata e trovare rimedi più olistici per prendervi cura della vostra salute, evitare inutili vaccini e tenersi sempre informati tramite canali alternativi.


fonti :
www.naturalnews.com
www.stampalibera.com
www.epa.gov/nanoscience/files/epa_nano_wp_2007.pdf
http://www.mutatemente.com/microchips.html

martedì 19 giugno 2012

Vivisezione esperimento satanico contro la vita.. appoggiato da Farina Coscioni



L’on. Farina Coscioni ha bollato come fautori di un presunto ritorno al
medioevo coloro che, in numero considerevolmente alto (oltre
diecimila), hanno manifestato sabato scorso per chiedere, esprimendo
tra l’altro la volontà di oltre l’86% degli italiani, la chiusura di
lager come Green Hill e l’incentivazione di modelli di ricerca
alternativi alla sperimentazione animale.

Modelli maggiormente predittivi rispetto a que lli adoperati daivivisettori, ma che, a differenza di quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti dove da cinque anni, nei centri di ricerca statale, la sperimentazione animale è stata abbandonata, nel nostro paese vengono scoraggiati per il peso preponderante delle lobbies farmaceutiche e degli interessi dei baroni universitari.

Colpisce e ferisce che tanta tracotanza si ritrovi in una parlamentare
eletta sì nelle liste del Pd ma che, come componente della pattuglia
radicale, dovrebbe avvertire la responsabilità di una storia di
nonviolenza, libertarismo, antidogmatismo e ragionevolezza , una
storia che fu degnamente incarnata da una battagliera esponente,
ahinoi messa di proposito nel dimenticatoio, come Adele Faccio.

Forse se l’on. Farina Coscioni la smettesse di essere infatuata
dall’ideologia vivisezionista e di lanciare fatwa nei confronti di chi
umilmente intende esprimere una visione della scienza e della ricerca
differente dalla sua (come, tra l’altro, faticosamente, ma con grande
coerenza, cercano di fare, tanto per restare in ambito radicale, l’on.
Elisabetta Zamparutti e la sen. Donatella Poretti) e si fermasse un
attimo a riflettere, si renderebbe conto che è anche a causa
dell’inefficacia e del fallimento della sperimentazione animale che,
purtroppo, è morto quel Luca Coscioni, di cui porta il cognome, che
s’impose alla pubblica attenzione per il coraggio, la dignità e
l’intelligenza di non nascondere la propria malattia ma, al contrario,
di farne strumento di lotta e iniziativa politica.

La vivisezione ha prodotto errori macroscopici, ormai sotto gli occhi
di tutti, dai numerosissimi medicinali messi in vendita e poi tolti
dal commercio per i gravissimi effetti prodotti sull’uomo (comprese le
malformazioni e le morti) ai cento vaccini anti-aids, prodotti
sacrificando macachi, totalmente inutilizzabili sull'uomo.
I vivisettori, prendendo per i fondelli la gente, affermano che, se
non si sperimentasse sugli animali, bisognerebbe farlo sugli esseri
umani. È una macroscopica falsità perché, in realtà, in tutto il mondo
le leggi impongono la sperimentazione umana dopo quella animale. Ciò
prova indiscutibilmente che non possiamo fidarci dei dati sugli
animali.

Viene, allora, legittimo chiedersi se sia medievale chi, basandosi sui
dati (fatti e documenti, non parole) della ricerca scientifica più
avanzata, chiede che si cambi rotta rispetto a criteri rivelatisi
antiscientifici o non piuttosto chi si abbarbica su ideologie degne
della peggiore inquisizione, impartendo anatemi a destra e a manca.
La vivisezione, che solo chi è in malafede vuole distinguere dalla
sperimentazione animale, cominciò ad essere esercitata da Galeno
Claudio di Pergamo (129-200 d.C.). Questi, infatti, non potendo
sezionare cadaveri umani per le proibizioni della Chiesa, fece ricorso
agli animali. Le sue conoscenze valide, come la consapevolezza che la
condizione organica è influenzata dalla psiche, derivarono, però,
dall’osservazione clinica, dai suoi contatti con i malati e non di
certo dalle torture inflitte ad altri animali. La maggior parte degli
errori da lui tramandati derivava, infatti, dall’illusione che animali
di altre specie potessero fornire dati validi anche per l’uomo. Così
non è, perché nessuna specie animale, compreso l’uomo, può essere
modello sperimentale per un’altra, per il semplice motivo che tra le
diverse specie esistono differenze fisiologiche e differenze di
reazione alle sostanze sia chimiche che naturali. Galeno riteneva che
il sangue venisse prodotto dal fegato e, sebbene ne riconoscesse la
circolazione, era convinto che le vene e le arterie non fossero tra
loro collegate e il sangue fluisse da un atrio all'altro del cuore
attraverso micropori invisibili presenti nel cuore stesso. Studi
successivi, eseguiti su cadaveri umani, smentirono molti di questi
errori. Tra l’altro, l’anatomia del suo tempo era convinta che la
donna avesse due uteri: uno per i feti maschi, l'altro per le femmine…

Ma il suo errore peggiore, responsabile, nel Medioevo, di grandi
epidemie, fu l'abbandono delle regole igieniche. Secondo Galeno,
infatti, gli animali vivono benissimo senza lavarsi, le loro ferite si
rimarginano spontaneamente e devono essere infettate deliberatamente
grazie ad un pus che ne procurerebbe la guarigione.

Chi in pieno Medioevo osava giudicare negativamente l’opera galenica,
considerata inappellabile, era tacciato dalla Chiesa come un eretico.
La storia si ripete e non è un caso che l’on. Farina Coscioni abbia
trovato sponde in colleghe come l’on. Binetti, nota esponente del
fondamentalismo ad oltranza. Tra l'altro, anche i settori della
cosiddetta ricerca scientifica che (erroneamente) negano
caratteristiche mentali (e psicologiche) nelle altre specie animali,
non possono fare a meno di presupporle nello svolgimento della propria
attività. Se, infatti, gli altri animali vengono assunti come
“modelli” validi per testare il dolore umano, è lapalissiano che
debbano essere portatori di stati mentali e di coscienza simili a
quelli dell'uomo. Tertium non datur. Negarlo significa inficiare la
“sperimentazione”, ammetterlo comporta riconoscerne l'efferatezza.
Nonostante siano state ormai scientificamente dimostrate la fallacia,
l’inutilità e la barbarie della sperimentazione animale, nonché la sua
pericolosità per la stessa specie umana, nei nostri laboratori entrano
ogni anno un milione di animali, quasi tremila al giorno. Vengono
sottoposti ad esperimenti per la ricerca di base, a test sui farmaci e
sulla tossicità (comprese le sigarette e i gas usati in guerra).

Proseguire su questa strada, in un momento in cui le nuove conquiste
scientifiche ci consentono valutazioni di gran lunga più affidabili,
più complete e più rapide (nonché più economiche) di quelle fornite
dagli animali, significa, oltre che incaponirsi in un’inqualificabile
barbarie, sperperare risorse economiche, produrre un ritardo
irrecuperabile nella ricerca scientifica. Riferendosi alla
vivisezione, Albert Einstein, che non faceva di certo il parlamentare
ma lo scienziato, premio Nobel per la fisica nel 1921, affermò che
“nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni”.
Se davvero non è così crudele, oltre che inutile, perché non si dà la
possibilità di visitare gli stabulari, i laboratori, perché anziché
operare nella segretezza non lavora tra pareti di vetro? Entrare in un
laboratorio di vivisezione è impresa quasi impossibile, anche quando
si vuole concordare la visita. I giornalisti di Report, quando hanno
registrato una trasmissione sulla vivisezione, non sono riusciti ad
entrare nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità. Non è
alquanto strano per un’attività che da chi la pratica viene
considerata lodevole e ben condotta?

Ma già, è vero, noi apparteremmo al medioevo…

Francesco Pullia

..................

Ulteriore commento di Francesco Pullia:
“Vorrei dire a Neesema che da circa un anno sto contestando con durezza le assurdità vivisettorie dell'on. Maria Antonietta Farina Coscioni, divenuta parlamentare non di certo per proprie capacità e competenze. Ciò ha comportato la rottura con i radicali dopo quarant'anni di militanza e la mia estromissione, dopo una ventina di dirigenza, dalla direzione nazionale. Sono stato l'unico ad essere oggetto di un attacco (a mio avviso, delirante e inconcepibile) da parte del direttore di Notizie radicali il quale è arrivato addirittura a sentenziare che Green Hill non sarebbe un lager... Sarei bugiardo se negassi che la fuoriuscita dal partito mi ha provocato profondo dolore. Ma io sono uno che non scende a patti e compromessi, soprattutto quando si tratta del rispetto di altri esseri senzienti. Un partito che si professa nonviolento, e che ha avuto come deputato una straordinaria animalista come Adele Faccio, non può ospitare posizioni come quelle della Farina Coscioni. Per correttezza, tengo, però, a precisare che la sua non è, per fortuna, la visione della totalità del partito. Ci sono ad es. parlamentari come Elisabetta Zamparutti che si sono battuti contro la vivisezione e l'immonda sperimentazione sugli animali. Stando alle email ricevute e alle attestazioni di affetto, posso dire che ad avversare l'intollerabile e allucinante dogmatismo della Farina Coscioni (ma anche di Marco Cappato) non sono pochi tra i radicali...”

The sovereign role of Egypt in Canaan - Israel, as we know it, never existed



Ancient Israel, as we know it, never existed!

Post navigatio “Take Egypt out and the whole structure of the Israelites’ tale would instantly fall.”

Did you know that Egypt is mentioned in the Holy Bible approximately 700 times (Egypt: 595 times, Egyptian(s): 120 times).

Obviously, Egypt must have played a vital role in the history of the Hebrews otherwise it wouldn’t have been such a recurring theme in the Jewish holy book.

Egypt was, and still is, the magnificent overture to the Israelites’ story. Take Egypt out and the whole structure of the Israelites’ tale would instantly fall.


The land of the Nile has been the theater for the Israelites’ epic stories of alleged enslavement, divine retaliation, wandering in the wilderness and finally a breath-taking and logic-defying exit.


But on the other hand, do you know how many times Israel or the Israelites were mentioned in the ancient Egyptian records? … Well, and according to history and the ancient Egyptian meticulous records – get ready for the surprise- once or … maybe none at all.


Now and before I take you on a little journey back in time, around 3000 years ago, I want you to contemplate on this paradoxical ratio 1:700, and try to answer this simple question; what if there was someone who, you were told, talked of you hundreds and hundreds of times, citing places and stories he said had shared with you, only you don’t know who he is or what the hell he is talking about … what do you call that person? … A liar! A deluded person! … or maybe someone who is trying to steal your thunder.


If that is your answer, then we’re having a common ground for my following argument. If not, then, hop on my time machine and let’s visit the ancient Egyptian empire at its zenith.

ONCE MENTIONED BUT NEVER AGAIN

King Merneptah Stele – 1208 BC


The only time Israel was mentioned in the ancient Egyptian texts, the most meticulous and coherent of the world’s ancient civilizations and which covered the chronicles of nearly 3000 years, was in Merneptah Stele, a black granite slab engraved with a description of the victories of king Merneptah- son of the great Ramses II- in a military campaign against the Meshwesh Libyans and their Sea People allies, but its final two lines, line 26 & 27, refer to a prior military campaign in Canaan in the Near East.


The stele which dates to about 1208 BC was discovered by renowned British archaeologist Flinders Petrie at Thebes in 1896.


The Inscription contains a hymn and a list of the Pharaoh’s military victories. A tribe, whom Merenptah had victoriously smitten”I.si.ri.ar?”Or as Petrie quickly suggested that it read: “Israel!” is on the list of conquests. The mention of Israel is very short; it simply says,“Israel is laid waste, its seed is no more..


Watch the video of the Merneptah Stele as dispalyed in the Egyptian museum


However, a number of alternative readings for the text “I.si.ri.ar” have been suggested and debated. The most common alternative suggested is that of Jezreel (city) or the Jezreel Valley.


This was the first extra-biblical Egyptian source to mention the tribe of Israel and the last one for that matter.


Yes, maybe the tribe, not the kingdom, of Israel had been mentioned in King Merneptah Stele, but it was ascertained to be completely devastated and existed no more. Interestingly enough, the Israelites were depicted (with distinctive hieroglyphs) in the Egyptian stele as Bedouins/nomads who were always on the move and who never settled in one place/city- contrary to the Israelite story of invasion and settlement they have been raving about during long centuries of silent Egyptian records- the ancient Egyptian writing, Hieroglyphs, has been deciphered in 1822 by Jean Francois Champollion

Israel in hieroglyphs (in Merneptah Stele)

While the other defeated Egyptian enemies listed besides Israel in Merneptah stele such as Ashkelon, Gezer and Yanoam( cities to be inhabited later by pelset/philistines )were given the determinative for a city-state—”a throw stick plus three mountains designating a foreign country”—the hieroglyphs that refer to Israel instead employ the determinative sign used for foreign peoples: a throw stick plus a man and a woman over three vertical plural lines. This sign is typically used by the Egyptians to signify nomadic tribes without a fixed city-state, thus implying that ysrỉꜣr “Israel” was the demonym for a seminomadic population who were always on the move at the time the stele was created.

Unlike the old school of biblical archeology, which grabbed the spade in one hand and the bible in the other, modern archeologists describe their approach as one which views the Bible as one of the important artifacts into which centuries of Near Eastern cultural accumulations [Egyptian, Phoenician and Sumerian] had been integrated and sometimes copycatted [but] not the unquestioned narrative framework every archaeological find has to fit into.

Despite the scarcity of archeological finds that corroborate the veracity of the Hebrew bible’s narrative, modern archeology doesn’t deny the Israelites existed; rather it states they only existed quite differently.

For example, current Egyptology and Archaeology deny that there was an Exodus. Instead, they say that this is a confused memory of the Expulsion of the Hyksos from Egypt while stressing the fact that Hyksos had nothing to do with the Israelites.

Since relentless excavations of Canaan/Palestine by Israeli and western archeologists since the beginning of the twentieth century only widened the gap between the historical truth as academics know it and the tales of the Hebrew bible, I thought maybe we could look for the missing part somewhere else. And since more consistent and reliable documentation is needed, we should therefore try and look for the truth in Egypt.

EGYPTIAN HEGEMONY OVER THE LEVANT / CANAAN

The bible chronology ironically places the exodus at around 1200BC, in the same period king Merneptah and his father Ramsses II ruled over Egypt, whose documented legacy speaks nothing of, or even close to, this Hebrew tale of “Great Escape” from the Nile valley.

On the contrary, king Merneptah leaves behind no tales of bewitched snakes or parting sea but only his famous stele which bears witness to the devastation of the Hebrew tribe.

The ancient Egyptian civilization depended entirely upon geography and that’s what mainly distinguished it from the Mesopotamian civilization.

The land of Egypt enjoyed many natural barriers; there were deserts to the east and west of the Nile River, and mountains to the south and the Mediterranean Sea to the north. This isolated the ancient Egyptians and allowed them to develop a truly distinctive culture.

While Ancient Egyptian Empire was centered around the Nile River, Egypt’s kings consistently affirmed their control far and beyond the country’s eastern borders and spread their influence over a great chunk of the Levant in order to secure trade routes and relations with eastern powers.

So the territory known today as Palestine/Israel, Jordan, Lebanon and South Syria was practically under Egyptian sovereignty with fortified military garrisons and castles all over the area. And hence the hilarious part of the exodus tale is exposed. For you don’t exit the US by fleeing New York and heading for Massachusetts. Sinai and Canaan was very much Egyptian territory at the time.

The chieftains of Canaan’s tribal communities and leaders of the small cities had to pledge loyalty to the mighty king of Egypt. In return they would be granted his majesty’s protection and support in times of hardships. (Have you ever heard of Egyptian presence in Canaan in the narrative of the Hebrew bible, I don’t think so)

An example to the Egyptian hegemony over the Levant / Canaan, particularly during the new kingdom (1570 – 1070 BC), is the valley of Meggido.

Megiddo is the biblical city of Armageddon that stands above the plain where, at the end of the world, the final/ mythological battle between the armies of the Lord and the kings of the earth will be fought out, as the Book of Revelations tells (Revelations 16:16).

According to the documented/orthodox history, besides being the place of one of the greatest battles in the Egyptian empire, Meggido was merely one of those obscure tribal centers concentrated in land valleys and scattered along the Egyptian international trade roads. Its semi-nomadic people earned their living by shearing wool from sheep.

And to get a clearer picture of how the so called biblical cities depended entirely on Egyptian protection and support and how it was essential for their chieftains/leaders to show their unflinching loyalty to the Egyptian monarchy; Here is one of the famous Amarna letters, discovered in 1887, in which Biridiya, the chieftain of Meggido is practically groveling for the help of king Amenhotep IV (Akhenaten, 1350-1334 BC).

Notice that Biridiya is addressing the king of Egypt as “my lord, my god and son” and not as “Pharaoh”- another Biblical myth the writer of this essay consistently refutes.

Read: Debunking the Israelite Myth: Ancient Egypt Knew No Pharaohs

Letters from Biridiya of Megiddo

“To the king, my Lord and my God and Sun, thus speaks Biridiya, the loyal servant of the king: At the feet of the king, my Lord and my God and Sun, seven times and seven times I prostrate myself.

May the king know that since the archers have gone back, Labayu [chieftain of Shechem/ biblical town of Jacob and where Joseph is allegedly buried] carries out acts of hostility against me, and that we cannot shear the wool and that we cannot pass through the gate in the presence of Labayu, since he knows that you have not given (me) archers; and now he intends to take Meggido, but the king will protect his city so that Labayu does not seize her. In truth, the city is destroyed by death as a result of pestilence and disease. Grant me one hundred garrison troops to guard the city, lest Labayu take it. Certainly, Labayu has no another intentions. He tries to destroy Meggido.”

So the biblical city of Meggido was so small and feeble that 100 garrison troops were enough to secure and defend it against a takeover by another tribe. And that was during a period of time supposedly referred to in the Israelite history as the Settlement in Canaan (Judges Period)

DR. ASHRAF EZZAT

lunedì 18 giugno 2012

Proposta di legge popolare per il superamento immediato della crisi con poche e semplici mosse

Dipinto di Franco Farina

Che la Merkel ci ascolti o no è un falso problema. Quello vero è che bisogna ripristinare rapidamente sul boccheggiante territorio nazionale la liquidità necessaria, prima che salti tutto.

Per spese indifferibili servono 100 miliardi per pagare le forniture che lo Stato ha già ricevuto. Altrettanti per far fronte ai danni dei vari terremoti e far ripartire l’economie preesistenti. All’incirca stesso importo per far ripartire le attività e la piena occupazione dando mano ad una serie di opere pubbliche, dalla difesa indifferibile del territorio all’esecuzione dei grandi lavori.Il problema è intra-nazionale e solo all’interno, fortunatamente deve e può essere felicemente risolto.

Disponiamo della soluzione seria, lungamente collaudata per cento anni d’interrotta attività da parte dello Stato italiano. Come ha dimostrato di ben saper fare dal 1874 al 1975 (data dell’ultima emissione diretta) lo Stato italiano, per motivi di assoluta necessità, (in questi casi i trattati internazionali diventanopiù flessibili e possono essere anche sospesi, specialmente quelli come Maastricht già sforacchiato da Paesi più blasonati del nostro) ritorna a battere la propria Lira in prima persona,in nome per conto dei propri cittadini. Acquisisce i valori del signoraggio a titolo originario che iscrive all’attivo del proprio bilancio, pronto per essere utilizzato per finanziare le proprie opere pubbliche e per le proprie spese di competenza,senza, ed è la cosa che più conta, contrarre altri debiti con la banda dei banchieri internazionali sui quali pagarci pure gli interessi che loro stessi mediante le loro agenzie di rating determinano a loro piacimento. Al di la delle inconcludenti chiacchiere del governo dei banchieri, pensare di creare sviluppo continuando admettere bond che incrementano subito debito pubblico e relativi interessi passivi, od ancor peggio svendere 10 miliardi patrimonio dello Stato ai soliti strozzini, è da irresponsabili.

Viceversa seguendo quanto sopra descritto in circa 6 mesi ci togliamo dai pasticci.Intanto diventa determinante non fare approvare il Meccanismo Europeo di Stabilità.

Le altre soluzioni adombrate non sono praticabili per i seguenti motivi:

1) Sulla BCE non possiamo fare affidamento poiché il suo sistema ed il suo statuto prevedono di stampare denaro, in primis per le propri banche e per altre (tasso 1 %), proprio per utilizzare gli Stati come vacche da mungere quando vanno a scontare i propri bond (tasso 5 – 7 % )

2) La BCE non garantisce e non può garantire nulla, non garantisce nemmeno i suoi Euro.Sotto questo aspetto sono molto più garantite le Lire emesse dallo Stato italiano che possono contare sui diversi patrimoni alle spalle, sui diversi Colossei, sugli unici paesaggi, sulle diffuse intelligenze esistenti, ecc. ecc.

3) La Banca d’Italia non è utilizzabile poiché in ottemperanza alla vigente legge N° 262 varata dal Governo Prodi, è vincolata a sottostare alle direttive e disposizioni impartite dalla BCE.Se anche lo fosse, per quanto ci riguarda non cambierebbe nulla poiché finiremmo per Scontare i nostri bond presso di lei ed indebitarci nei suoi confronti come avvenuto nel passato. In conclusione l’emissione monetaria diretta da parte dello Stato, con tutto quello che ne consegue,è l’unica soluzione che ci consente di metterci al riparo da una possibile e probabile tempesta monetaria e di avere a disposizioni risorse, da poter spendere subito, senza ulteriormente indebitarci e senza subire condizionamenti esterni. Può essere realizzata con semplicedecreto legge sulla scia della bozza riportata in calce.

Reazioni negative sul mercato estero: nessuna: l’Euro continua circolare e viene affiancato con cambio alla pari sul territorio nazionale dalla Lira, realizzando così la doppia circolazione, come avemmo nel passato quando circolavano contemporaneamente le Lire emesse dallo Stato e quelle emesse dalla Banca d’Italia.

Reazioni negative sul territorio interno: nessuna : Il cambio alla pari delle due divise consente di poterle equiparare nei pagamenti, tasse comprese.La circolazione della Lira si avvarrà delle strutture delle banche private alle quali saranno fornite le risorse necessarie al buon funzionamento del mercato, ma inidonee ad essere utilizzate per le speculazioni finanziarie internazionali.

Savino Frigiola


Bozza Proposta Decreto legge

Articolo N° 1Lo Stato italiano, per la vigente sua Costituzione e per la positiva centennale esperienza pregressa, (dal 1874 al 1975) in nome e per conto dei propri cittadini torna ad emettere direttamente, in prima persona, i propri titoli e valori monetari. Acquisisce a titolo originario il controvalore dell’emissione monetaria (esercitando il dovuto legittimo signoraggio) che iscrive direttamente all’attivo nel proprio bilancio, ed al passivo le spese tipografiche e di gestione.Articolo N° 2La gestione ed il controllo della circolazione monetaria vengono svolti dalla Repubblica Italiana mediante il Ministero del Tesoro e la Presidenza del Consiglio di concerto con il Consiglio dei Ministri. Il Ministero del Tesoro, mediante propri ispettori costituenti proprio Dipartimento, svolge l’attività ispettiva, di controllo e di indirizzo verso tutte le aziende bancarie di ogni ordine e genere. La creazione materiale della cartamoneta è affidata alla Zecca / Poligrafico dello Stato. Il Ministero del Tesoro esercita il controllo anche su tutta l’attività e la circolazione finanziaria che si svolge per via elettronica e telematicaArticolo N° 3L’immissione monetaria sul mercato nazionale avviene:
A ) con l’esecuzione ed il pagamento delle attività e delle opere di pubblica utilità;

B ) con le operazioni pronti contro termine tra il Ministero del Tesoro e le Aziende bancarie; tutto il denaro sarà loro disponibile al tasso corrispondente al puro costo di stampa, creazione e contabilità (circa 0,1 %), secondo modalità specificate in regolamento conseguente.

C ) Il livello di circolazione monetaria sul territorio nazionale è commisurato :
1 ) alle esigenze del mercato e del proprio sviluppo, alla ricerca tecnica e scientifica,
2 ) alla innovazione, alle attività sociali ed all’incremento demografico dei residenti Articolo N° 4Le aziende bancarie, alla stregua di ogni attività produttiva, sono assoggettate ai comuni e correnti obblighi fiscali e all’emissione delle relative contabili, con obbligo di rendiconto fiscale come tutte le altre aziende di mercato, E’ fatto divieto a tutte le aziende bancarie e loro partecipate di possedere aziende produttive di qualsiasi altro genere o loro quote, anche indirettamente. Analogamente è vietato a tutte le altre aziende di mercato di possedere aziende bancarie o loro quote. Il costo per l’accesso al credito, ritenuto di pubblico e sociale interesse, per i cittadini e per le attività produttive, non potrà superare il tetto massimo del 2,50 % omnicomprensivo

domenica 17 giugno 2012

Progetto "satanico" per l'eliminazione della sovranità umana




SIAMO VITTIME DI UN PROGETTO DI OSCURI POTERI FINANZIARI E POLITICI MONDIALI. CRISI, DEBITO PUBBLICO, RISCHIO FALLIMENTO, IN PARTE INVENTATI PER ANNULLARCI COME UOMINI LIBERI E PENSANTI. E' BENE COMINCIARE A VEDERE COME REALMENTE STANNO LE COSE...


Nove anni fa Accademia Kronos organizzò a Roma un convegno dal titolo: " La fine dell'opulenza occidentale e l'inizio della grande regressione sociale ed economica". Nove anni fa si viveva ancora nell'illusione dello sviluppo infinito e della ricchezza incontrastata dell'Occidente. Nessuno allora avrebbe pensato che sarebbe potuto fallire l'esperimento dell'euro, la moneta unica. Noi in quell'occasione accennammo timidamente che l'unione europea reale si sarebbe dovuta fare prima politicamente e poi con la moneta e non al contrario.

Allora fummo tacciati per i soliti "ambientalisti disfattisti", i cassandra di un'Europa ormai avviata alla grande unificazione. I fatti invece ci hanno dato ragione, e di questo non né siamo felici... anzi, avremmo voluto sbagliare!

Allora come oggi i motivi sono gli stessi, anzi oggi sono ben più decisi, la crisi economica del nostro Paese è sotto gli occhi di tutti e in particolare nelle nostre tasche. Certamente, come ebbi a scrivere in un recente articolo, in merito alla grande recessione del terzo millennio, la colpa, come invece anche il Governo Monti vorrebbe farci credere, non è di noi poveri mortali, ma di altri, dei potenti che detengono in mano le redini del capitalismo. Esistono piani ben precisi esterni, iniziati molto tempo fa, addirittura subito dopo la seconda guerra mondiale, che hanno deciso di "chiudere" la questione delle nazioni europee sovrane, con una loro economia ed una capacità interna di decisione soprattutto nel comparto finanziario.

Il grande progetto quindi prevedeva, ed oggi si sta attuando, la cancellazione delle sovranità nazionali, la dipendenza finanziaria ed economica affidata ad una banca centrale europea.

Tutto questo a beneficio di un Europa "Tedesca" capace alla fine di sottomettere tutti gli altri Stati e di assoggettarli a nuove regole, quelle che avrebbero, e fanno, piacere a particolari centri finanziari e politici internazionali. In questo percorso nel distruggere le sovranità dei vari Paesi, c'era quella di togliere di mezzo l'Italia che con le sue esportazioni in continuo aumento nel comparto enogastronomico cominciava, fino allo scorso anno, a dare molto fastidio alle lobby europee del settore, vedi Francia, Olanda e Germania. L'architettura di questo complotto è stata gestita, e lo è tutt'ora, dalla grande Germania che così ha colto
l'occasione di rifarsi del decennio di crisi finanziaria prodotta dall'operazione di
riunificazione. Quindi l'invenzione dell'euro, tra i tanti scopi, aveva anche quello di farci fallire e bloccare le nostre esportazioni, soprattutto enogastronomiche, su tutti i mercati del mondo. Coloro che hanno progettato questo piano, già negli anni '70, hanno pazientemente atteso che certe condizioni maturassero. Il grande crack della finanza USA è stato lo starter di tutta l'operazione. Così cominciando dalla Grecia, si è finiti per colpire anche noi, ma soprattutto noi.

Però il giochino non ha funzionato nei tempi previsti da questi "uomini grigi", l'Italia ha resistito, non è fallita e, così, ha mandato all'aria tutto il diabolico progetto, ma solo per il momento. La controffensiva di questi "Uomini Grigi" è comunque in preparazione, il tutto si giocherà tra tre o quattro mesi prossimi quando i valori del nostro PIL dovranno essere in positivo. In senso inverso sarebbe la fine, perché l'attacco che questa volta stanno preparandoci si avvarrà di armi nuove. E' evidente che la Germania ha nuovamente scatenato un'altra guerra, ma questa volta senza cannoni e carri armati, ma con una nuova e micidiale arma, quella della finanza e dell'economia. La storia comunque c'insegna che nel passato le armate teutoniche hanno sempre avuto la meglio all'inizio di ogni conflitto, ma alla fine hanno sempre perso. Un vecchio detto ci ricorda che " non c'è due senza tre!"

Certamente il nostro debito pubblico è molto pesante ed è questo il fronte debole dove le "truppe" tedesche e degli "alleati oscuri" stanno infierendo, ma allora perché il Giappone che ha un debito pubblico più alto del nostro non sta "agonizzando" come la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda e l'Italia? Sorge allora non più un dubbio, come prospettato nella prima parte di quest'articolo, ma una certezza: siamo di fronte ad una macchinazione diabolica in
cui i nostri politici non l'hanno ancora capita (o non vogliono capirla) e che l'attuale governo tecnico sta, in buona o cattiva fede, attuando in pieno.

Il governo Monti avrebbe, secondo quanto ci è stato detto all'inizio del mandato, dovuto risolvere in pochi mesi il problema dello Spread Btp e Bund tedeschi, ma dopo un brevissimo momento di euforia il divario tra noi e i tedeschi è tornato ai livelli del governo Berlusconi. La colpa, dice Monti, è dei mercati stranieri che speculano su di noi. Ma allora la cura Monti a cosa è servita? Al momento solo a
dare altri soldi alle Banche e toglierli ai cittadini onesti, penalizzando chi doveva andare in pensione, imponendo un'iniqua tassa sulla prima casa, creando nuovi gabelli senza bloccare rincari energetici, e, infine, consentendo aumenti indiscriminati di tariffe per servizi al pubblico.

Insomma, caro governo tecnico, cos'hai fatto? Anche il più sprovveduto degli economisti sa che "massacrando" di tasse e di gabelli i cittadini, questi per sopravvivere non possono comprare più dello stretto necessario, non alimentando così il mercato interno, in questo modo le imprese italiane sono costrette a chiudere. Se questo era il progetto di fondo, dettato dalle "armate" tedesche, possiamo dire che il gioco è riuscito! Ma allora come salvarci?

Per prima cosa, e questa è l'idea di molti economisti internazionali seri, valutare se vale più la pena di seguire l'euro così com'è, oppure varare formule alternative capaci di ridare dignità e autonomia ai vari Paesi dell'Eurozona, magari proponendo un euro a due velocità o tornando alla moneta nazionale per le transazioni interne e all'euro per le operazioni internazionali. Comunque i nostri politici che sembrano, a parte la Lega e L'IDV, impacciati e incapaci di reagire all'offensiva dei mercati internazionali (c'è sempre sotto la Germania, anche se finge di voler salvare l'euro!), non riescono a dare il cosiddetto "colpo di reni" e dire a Monti: - ma da che parte stai? Con il popolo italiano o con le grandi banche europee? In attesa di una risposta sarà meglio prendere in mano la situazione, si perché ci stiamo avvitando verso una fase di non ritorno. Forse ancora abbiamo qualche chance, ad
esempio detassare per uno o due anni tutte le imprese che producono export al fine di creare forti interessi da parte dei mercati stranieri e così far affluire un pò di soldi esteri nelle nostre casse. Non escluderei quella prospettata da alcuni economisti inglesi e cioè uscire dall'euro.

Uscire fuori dell'euro forse all'inizio potrebbe farci molto male, ma a quel punto i nostri prodotti da esportare crescerebbero a dismisura perché avrebbero costi concorrenziali più di quelli cinesi. Ma non sta a noi poveri mortali decidere, sarebbe da chiedere, invece, ai nostri politici, che abbiamo votato non per farci del male, ma per sperare in un futuro migliore, di dimostrare alla nazione intera che stanno dalla parte della gente e non dei loro interessi di gruppo, o peggio, di bottega.

L'aereo della nostra "morte" economica, sociale e umana ha iniziato a rullare sulla pista di decollo, dobbiamo fermarlo prima che superi la zona del non ritorno, se ciò avvenisse sarebbe veramente un guaio di proporzioni inimmaginabili.

Ennio La Malfa