lunedì 31 dicembre 2012

Estrema unzione - Unti dal signore degli unti si ungono


Estrema Unzione di Giampiero Cirnigliaro

Giampiero Cirnigliaro

Buongiorno a tutti, cari amici.

"Delirio di grandezza o megalomania: il paziente ha la convinzione di essere estremamente importante, per esempio di essere stato prescelto da Dio per compiere una missione di fondamentale importanza, o di essere l'unico detentore di conoscenze o poteri straordinari".

Inizio citando la definizione usata dagli psichiatri per indicare uno stato di delirio. Questo perché, se qualcuno ancora non lo avesse capito, oggi assistiamo a questa fase delirante da parte di TUTTI i politicanti, vecchi e nuovi, che salgono (o scendono) sul proscenio politico italiano.

Inizio con il capocomico che, nei mesi scorsi, ha dato prova del suo attuale stato, con le varie epurazioni, cancellazioni ed affermazioni circa il suo movimento che, secondo i "suoi dettami", prevede la totale accettazione della PAROLA DEL GURU.

Senza che nessuno possa aggiungere o togliere una sola virgola. Ma tutti conosciamo il capocomico e la sua tribù: si faranno male da soli. E già hanno iniziato a ferirsi autonomamente nelle varie amministrazioni ove sono presenti.

Ma i casi peggiori, quelli da TSO (trattamento sanitario obbligatorio), sono altri. E partono dal prof per arrivare al cav, passando per il seg.

Il delirio del prof è chiaramente leggibile nelle righe della sua agenda. Che sicuramente, visto l'avvicinarsi della fine dell'anno, è già scaduta. Ci vuole un agenda nuova. Magari rifinita in pelle: quella delle pecore italiane.

Un programma zeppo di parole ma vuoto di contenuti. Non una parola sui poveri, sempre più poveri. Non una parola sui poteri forti (ad esempio le banche), da colpire per ridare ricchezza ai cittadini.

Non una parola sulla SOVRANITA' NAZIONALE ITALIANA. Non una parola sul sud Italia sempre più sud, sempre più povero.

Un'agenda che trasuda di paroloni inutili, frasi fatte e zero contenuti validi.

E quindi ecco la schiera di chi ha sempre usato il politichese come lingua madre, accodarsi al bocconiano prof. Eliminiamo i problemi d'Italia eliminando la sanità ed i poveri. Delirio e razzismo insieme.

Il cav che ancora tenta di rincitrullire con le sue frasi che, oggi, valgono poco. Non è riuscito a modificare nulla, dando la colpa ad altri.

Ha comunque tenuto in piedi un governo maldestro, voluto dall'imperatore, senza dir nulla. Oggi, come se fosse stato su Marte sino al 24 dicembre scorso (aveva paura dei Maya), eccolo tirar fuori nuovamente la storia dell'imu, delle tasse, delle pensioni.

Tutte leggi che il suo amato pdl ha votato in silenzio. Si, forse hanno preteso qualche piccola modifica, ma hanno votato queste leggi. Parlare oggi è inutile, caro cav, dovevi farlo 300 giorni fa.

Il seg che pretende di gestire il partito come fosse cosa sua. Come fanno i dittatori comunisti, in effetti.

Ed allora ecco che lui da le dispense per i vecchi politicanti che potranno ritornare in parlamento. Si diceva che il massimo sarebbero stati 15 anni, invece riecco i vecchi nomi tornare alla ribalta.

Con buona pace delle sue stesse regole comportamentali.

Ma il delirio concede anche questo. E poi eccolo che vuol cambiare l'Italia, dopo aver avuto in mano un governo negli ultimi 400 giorni (tralasciando gli anni precedenti), senza che ha fatto qualcosa di realmente valido per il POPOLO SOVRANO. Eppure è ancora li a chiedere consensi.

Questi politicanti, tutti, pretendono di avere le formule giuste per salvare un Italia che, oramai, è sempre più provincia teutonica.

Oggi vorrebbero farci credere che, solo loro, potranno renderci tutti ricchi e benestanti. "L'anno che verrà...", cantava il compianto Lucio Dalla.

E noi, in effetti, siamo un popolo di cantanti e poeti.

Ubriachi, donnaioli, maschilisti, deliranti.

E loro ci rappresentano benissimo.

Ovviamente adesso aspettiamo tutti il grande pastore, unto da Dio, che ci porterà tutti verso la nuova meta: il macello!

A capodanno mangeremo pecora arrosto!



Auguri a tutti. 
Scusate il disturbo.  


(Fonte: La Tua Voce)

domenica 30 dicembre 2012

Pietro Ichino, tal professor economista, da gioiello della sinistra a giullare dei banchieri, ha trovato un posto di aiuto-vampiro nella lista monti




Pietro Ichino: chi?

Questo "insigne" professore, infilatosi nel ventre della sinistra e sfilatosi dallo stesso, ora si candida quale aiuto-vampiro nelle file montiane. Ha fiutato che con le primarie del PD nessuno lo avrebbe cagato e ha pensato bene di fare il salto della quaglia: nella lista del liquidatore del nostro disgraziato paese. Corriamo il serio rischio di trovarcelo, dio non voglia, quale futuro ministro.
Breve storia di un arrampicatore sociale: ovvero, come ha potuto uno scarrafone, intrufulatosi tra le file operaie che hanno fatto dure lotte sindacali, trasformarsi, una volta giunto nel bel mezzo della piramide sociale, e mostrare la sua vera natura.


Dott. Ichino -    Esperto in lavoro (degli altri)  –
Abbiamo  letto  qualcosa di Pietro Ichino dopo aver sentito   discutere  delle  sue  opere in tv in questi giorni e soprattutto a proposito del suo  libro    ‘I nullafacenti’. Allora  abbiamo   pensato.....  Questo  qui  ne  capisce di lavoro...  lavora,  avrà lavorato?!

Insomma,    siamo  andati  a vedere  il  suo  curriculum.

L’Ichino  nasce a Milano nel 1949,   fin da giovanissimo si appassiona al  mondo del  lavoro  (non al  lavoro  ma al mondo del lavoro) ed alla tenera età di vent’anni (nel 1969) diviene dirigente sindacale della CGIL-FIOM,  incarico che ricoprirà fino al 1972.

Assolve  gli obblighi  di leva come  marconista trasmettitore (dove tutt’ora si canta  la canzoncina ‘onda su onda noi siam trasmission,  gente che non fa niente che non c’ha voglia di lavorar,  gente specializzata a stare in branda a riposar’) ed è quindi pronto a rientrare nel mondo del lavoro, ritorna infatti tra i ranghi della CGIL dove resterà sino al 1979.

Nel 1979 Ichino ha ormai trent’anni, possiamo immaginare la moglie che gli dice:  “Pie’ ormai c’hai trent’anni, se non vuoi trovare un lavoro almeno trova uno stipendio ed una pensione”.
Detto fatto l’Ichino viene eletto alla Camera dei deputati, e va pure in Commissione Lavoro. Però non è ancora contento, ha lo stipendio, si è assicurato una ricchissima ‘pensione’, che comincerà a percepire nell’aprile del 2009 dopo aver ‘lavorato’ ben  4  anni  alla Camera  (dal 1979 al 1983),   ma  sente  che gli manca qualcosa. E qualcosa arriva, nel 1981 (non vi sfugga che  nello stesso momento  era  parlamentare)  viene  assunto come ricercatore all’Università di Milano. Nel 1986 diviene docente di Diritto del lavoro dopo concorso.

Quasi dimenticavamo  la cosiddetta  Legge Mosca, una  leggina allucinante (poco) nota per aver contribuito a creare una piccola voragine nei conti pubblici italiani, tale legge era nata come legge numero 252 del 1974 e consentiva a chi avesse collaborato con partiti e sindacati di vedersi regolarizzata la propria posizione contributiva scaricando i costi sulla fiscalità complessiva e dietro una piccola certificazione presentata dal partito o dal sindacato.

In buona sostanza,  con questa legge vennero “regolarizzate” le posizioni  di migliaia  di  persone  che risultarono  essere  state impegnate come dirigenti sindacali sin dalle scuole medie.

Questa orda assetata di soldi è costata alle casse dello stato una cosuccia come 25mila miliardi di lire distribuiti tra oltre 40.000 persone; si badi bene non tra 40.000  lavoratori  ma tra  40.000 oscuri  funzionari  di  partito e  nobilissimi  rappresentanti  dei lavoratori.     Comprendiamo  bene  la vostra   obiezione: la Legge è del 1974, l’Ichino è stato sindacalista fino al 1979, se ne ha goduto è  solo per  una parte della sua carriera ed in fondo la legge c’era, lui che poteva fare.   Errore,  la legge era del 1974  ma  è  stata  prorogata  più  volte;     particolarmente  interessante per meglio illuminare il personaggio Ichinesco è l’ultima proroga, avvenuta nel 1979;  abbiamo detto  come il nostro  eroe sia stato deputato nella VIII legislatura, durata dal 20 giugno 1979 all’11 luglio 1983, ma l’Ichino  non è  arrivato alla Camera il 20 giugno 1979 ma il 12 luglio in sostituzione di un collega ed il suo primo atto, da vero alfiere dei veri lavoratori, è stato quello di  correre ad aggiungere la sua preziosa  firma alla proposta di legge numero  291  presentata  il 10  luglio 1979  ed avente a titolo    “Riapertura  di termini in  materia  di posizione previdenziale di talune categorie di lavoratori dipendenti pubblici e  privati”,  così  facendo  il  deputato  Ichino si  affrettava  ad aggiungere la sua firma sotto un progetto di legge che favoriva spudoratamente  i sindacalisti  come  Ichino,   contribuendo   a causare una voragine nei conti pubblici che il professor Ichino propone   oggi   di  sanare  per  il mezzo  di  rigore,   sacrifici e duro lavoro (degli altri).

In  buona sostanza,  noi  non  sappiamo  ancora  come e quando andremo  in pensione mentre il castigatore dei nullafacenti si trova ad  avere  già  diritto a  due  pensioni  ottime   (quella di  docente universitario e  quella  di deputato  che SONO CUMULABILI)  più un altro paio potenziali, quella di giornalista e quella di sindacalista.

Insomma  Ichino,   abbiamo capito che dovremo  lavorare  almeno fino a 70 anni  di età per pagare LE SUE pensioni,  ma almeno non potrebbe evitare di prenderci per il culo?


P.S.  Credo che già gli paghiamo anche una scorta armata 24h su 24.
(Sebastiano)

sabato 29 dicembre 2012

Se il lupo diventa "cattivo" - Petizione per salvare il canide selvatico dalla furia umana


Se il lupo diventa "cattivo"... 

Le nuove mode  cominciano sempre in America, soprattutto quelle negative, e c'è da aspettarsi che presto anche questa nuova tendenza sarà esportata in Italia.

Negli  Stati Uniti da qualche mese è  stata riaperta la caccia al lupo in quanto non viene piu' considerata specie a rischio di estinzione nonostante il loro numero sia ridotto a poche centinaia in alcuni stati o a pochissime migliaia in altri. Si parla comunque di poche migliaia di esemplari in tutti gli Stati Uniti. 

Uccidere i lupi adesso è quindi legale e i cacciatori in poco tempo hanno fatto strage cacciando ed uccidendo gli animali con ogni mezzo: con tagliole o con fucili di precisione sparando dagli elicotteri o appostandosi fuori dalle riserve naturali aspettando che il lupo sconfini per giustiziarlo. Questo e' accaduto anche ai confini del parco di Yellowstone dove i lupi erano  stati faticosamente reintrodotti solo dal '95 e dove in questi ultimi giorni sono stati uccisi alcuni esemplari delle pochissime decine che frequentano il parco.

E' un caccia senza senso che va a colpire un animale già massacrato nel secolo scorso e che certo non ha una presenza numericamente così consistente da creare problemi in territori cosi vasti come quelli americani, i lupi non danno fastidio a nessuno e gli allevatori che subiscono perdite di capi di bestiame sono indennizzati. 


E' una caccia fine  a se stessa, i cacciatori che hanno chiesto questo tipo di licenza non si procurano cibo ma sparano soltanto per uccidere, per procurarsi trofei, per fare foto o video delle loro uccisioni. E' una lotta impari fra i cacciatori coi fucili automatici che sparano dagli elicotteri o freddano da pochi metri i lupi intrappolati nelle tagliole.

Questo e' l'indirizzo web dove si può firmare una petizione per chiedere agli Stati Uniti di interrompere questa caccia insensata: Il sito e' quello  www.thepetitionsite.com, la petizione si chiama "Stop Shooting Innocent Wolves".


Vorrei diffondere maggiormente questa cosa che sembra quasi passare sotto silenzio, come se sparare per puro divertimento a un animale che rischia l'estinzione fosse una cosa normale. Non deve essere così né negli Stati Uniti né da nessuna altra parte. 

Purtroppo anche in Europa, dove i lupi sono presenti solo a poche decine o a poche centinaia nei pochi stati dove ancora sopravvivono, si comincia a parlare di riaprire una caccia regolamentata. Se guardate sul sito all4animals troverete altre notizie esposte in modo più preciso e documentato di come abbia fatto io che ho parlato un po alla rinfusa.

Anche in Italia dove i lupi sono poche centinaia c'è chi li considera un pericolo per la gente che gira per boschi e forse vorrebbe che anche da noi si riaprisse la caccia:
http://www.all4animals.it/2012/11/13/video-chi-ha-paura-del-lupo-
cattivo-gli-allarmismi-sul-ritorno-del-lupo-nel-bolognese/


Marco - villamark@tiscali.it

venerdì 28 dicembre 2012

I pesticidi non solo avvelenano il suolo ma anche gli organismi umani ed animali




Si  diffidano le istituzioni competenti al corretto recepimento delle direttive europee e regolamenti di sostegno in Materia di Uso sostenibile degli Agrofarmaci (Pesticidi) ed Agroambientali, intendendo coinvolgere i portatori di interesse, agricoltori in primis, i quali continuano ad essere danneggiati nella loro salute dall'uso di pesticidi, oggi per lo più inutili oltrechè principali "concause aggravanti" di innumerevoli malattie degenerative.

I produttori Biologici dovrebbero inoltre far valere il loro diritto a non essere contaminati da Pesticidi  chimici provenienti dalla deriva dei vicini (tolleranza zero), i quali in caso di impiego di sostanze pericolose devono mantenersi almeno 150 metri all'interno delle proprietà (sperimentando eventualmente la conduzione biologica delle coltivazioni nelle zone di confine). E non essere costretti a non certificare il raccolto biologico di confine (esempio di Diritto invertito).

Si rimane a disposizione, in qualità di esperto di comprovato curriculuum per la partecipazione alle commissioni Ministeriali/Regionali/Europee preposte alle definizioni dei corretti recepimenti in materia di Impiego prioritario dei Mezzi di Difesa Biologici "Integrati" (tra loro) al fine di "sostituire le sostanze chimiche di sintesi" (D. Lgs. 14 Agosto 2012, n. 150), che vanno bandite in caso di tecniche sostitutive efficaci e sufficienti a garantire produzioni economiche (Es. su Vite, Olivo, ecc), in base al principio di precauzione Europeo e alla tutela Costituzionale della Salute e dell'Ambiente e per il diritto alla compensazione dei maggiori costi e mancati redditi eventuali, attraverso i Pagamenti Agroambientali Europei. 

saluti cari 

Prof. Giuseppe Altieri,

giovedì 27 dicembre 2012

"Femminicidio... è tutta colpa delle donne..." - Parola di prete




“Siamo alla comica finale. Se non fosse aberrante, sarebbe ridicolo. Dimenticandosi della pedofilia diffusa ed endemica nelle file del clero, un pretonzolo (chissà cosa nasconde sotto il letto.....) se la prende con le donne, "che provocano il maschio e se la vanno a cercare". Omicidi giustificati dall'imbecillità misogina retriva e stomachevole. Del resto la chiesa non tollera di fondo la donna: può mettere il becco in tutta l'attività umana ma non nel richiamo sessuale. La Natura è più forte. Viva le donne e viva il rispetto, colmo di ammirazione, di desiderio, di dedizione…” 

I media sguazzano dentro la melma di una notizia che di per sé non meriterebbe neppure di essere ignorata. Un prete in Liguria ha copiato le cretinerie di qualcuno in Internet e le ha affisse alla porta della chiesa.

Fece lo stesso Martin Lutero: altri preti, altre teste, altri attributi. Il Protestante in definitiva sfidava la chiesa di Roma, la curia vaticana, col rischio di essere messo sulla griglia. E non in senso metaforico. In definitiva a Norimberga (o era Dresda?, o in qualche altra Città?) Lutero dichiarava che la mediazione fra l’Uomo e dio, che era di appannaggio del papa, era troppo costosa, sia in termini etico – morali, sia in termini economici. In verità le adunche mani clericali spogliavano oltre il decoro le pecorelle del gregge dei credenti: “voi soffrite in questa valle di lacrime, ché la ricompensa la avrete nell’aldilà”. 

Intanto il papa ed i cardinaloni, con clero annesso, sguazzavano in poco edificanti piaceri terreni.

Poi la faccenda è peggiorata.

Cosa ha detto il prete ligure? Che lo sterminio di donne cui assistiamo, è in definitiva colpa delle donne, perché troppo provocanti e quindi responsabili della reazione del maschio.

Come maschio, se riuscissi a frenare l’ilarità, mi sentirei offeso. Amo molto, e non mi stancherò di ripeterlo, sia la differenza biologica che allieta la vita, sia la diversità di cervello, di sentimenti, di polluzioni, di interazione, che esiste fra maschio e femmina.
Amo quella inconcepibile capacità che hanno le donne di essere romantiche e sognatrici ed allo stesso tempo  concrete, con i piedi per terra, con il coraggio continuo, quotidiano di affrontare la vita. Noi maschi certe cose dovremmo avere l’intelligenza di ammirarle, almeno. E spesso di imparare, con intelligente umiltà.

Siamo diversi, grazie a Odino!, e quando si diventa una cosa sola – e non parlo solo del corpo, la parte più piacevole ma meno nobile -, si raggiunge il Wahalla, i cieli infiniti.

Per certi preti invece la donna era e rimane solo “remedium concupiscientiae”, un mezzo in definitiva per allietare il maschio, per toglierli il mal di testa, e per sfornargli figli da allevare. Per un solo voto di differenza al Concilio di Nicea (324-325 d.c., imperatore Costantino) fu concesso alle donne di avere un’anima. E poi, nel vecchio West, il cavallo, il Winchester e la Colt erano molto più importanti della donna.

Per me non è così. Non mi sento in dovere di dimostrare nulla. E quando vedo una bella donna, la ammiro. E se ha vestiti “provocanti”, la ammiro di più. Ma non mi permetterei mai di “assalirla”. Una donna la si conquista con il sorriso, con la disponibilità, facendole sentire che su di noi ci può contare, che le diamo la sicurezza di esserci sempre per lei,  che la rispettiamo come essere umano, innanzi tutto. Conquistare una donna vuol dire dare se stessi, senza chiedere. State tranquilli che lei è tre passi avanti. Ed è anche così brava da darci l’illusione di averla conquistata: sa come gratificare la psiche infantile di ogni maschio e come solleticare la nostra grezza sensibilità. Conquistare così una donna è la più bella avventura della vita, dopo i figli.

Attribuire ad una minigonna, ad un indumento trasparente, ad una maglietta aderente la giustificazione di un atto animalesco (mi perdonino le bestie, molto più serie di certi sottouomini), vuol dire considerare il maschio come un cretino, mentalmente evoluto come un cavolfiore, senza la vera virilità, che non risiede sotto la cintura, ma nel cervello e nel cuore, prima di tutto. E, visto che la natura ci ha dotati di maggior forza fisica delle donne, sia ben chiaro che tale forza deve essere casomai impiegata nella difesa, non nell’attacco. Una donna la si difende, punto. E non per inesistente superiorità, ma proprio perché purtroppo esistono sottouomini che, traviati da credenze clericali, antropocentriche, arretrate e misogine, considerano la donna solo come qualcosa di inutile attorno alla zona del piacere. Se a questo aggiungete il fatto che i sottouomini di conseguenza considerano la donna come una “proprietà” e non come una parte egualitaria di quella faccenda stupenda che l’amore vero crea, capirete perché qualche imbecille si sente il diritto psicologico di brutalizzare la donna, dall’assalto psicologico per scendere alla violenza, ai pestaggi, al ferimento, all’omicidio.

Tutta colpa della maglietta aderente!.... Ma per favore!  Mi ritengo, e ritengo tanti, tutti i miei amici, differenti, più….. evoluti, grazie ad Odino.

E che il pretonzolo sia un deficiente lo chiarisce anche una telefonata sentita, nella quale chiede al giornalista se una donna nuda lo eccita. Imbecille ed ignorante. Anche nella storia dell’arte  l’Amor sacro è raffigurato in una splendida, pura nudità femminile, mentre l’Amor profano è sempre donna, ma vestita.
Responsabili le donne di provocazione? Sì, sì ed ancora sì,grazie ad Odino!. Ma abbiamo entrambi, maschi e femmine, cervello cuore e volontà.
Meglio amare e conquistare, che prendere ed uccidere. Quello lo hanno fatto i preti, per duemila anni.

Alle donne mi permetto di consigliare: non adiratevi. Non ne vale la pena: seppellite il pretonzolo sotto una montagna di risate. Qualche pernacchia non guasterebbe.

Fabrizio Belloni

mercoledì 26 dicembre 2012

Il pitale di Martin Lutero e la cultura germanica rivisitata (male)


Catafalco del Sacro Pitale

Un avvenimento di grande successo è stato il recupero del PITALE di Martin Lutero. Questo ritrovamento è avvenuto in Germania, precisamente a Wittenberg, in una casa che si ritiene esser stata abitata dal noto rivoluzionario ( e che rivoluzione!!!)Si è subito detto che quel PITALE è il luogo di nascita del PROTESTANTESIMO (Si potrebbe chiamare, volendo, anche PITALESIMO!).

Stephan Rhein direttore della Stiftung Luthergedenkstatten, prestigiosa istituzione culturale della città di Wittenberg, ha dichiarato che Lutero soffriva di stitichezza. (Niente di male. NON è il solo! Anzi,lo commiseriamo! Se pensiamo che i papi e i loro sodali non potevano essere stitici per tutto quello che ingozzavano giornalmente, il buon monaco agostiniano era stitico di sicuro a causa dei digiuni e delle privazioni che si imponeva nella sua ricercata santità....). 

E perciò, anche per la sincerità che lo caratterizzava, il monaco ha scritto anche di aver messo a punto la sua dottrina < in cloaca>. Lutero fu uomo del Rinascimento italiano: rigettò la dottrina scolastica, criticò a fondo gli scandali e la corruzione di Roma riuscendo a non farsi bruciare. Era già tanto!

MA NON QUESTO IL PUNTO. Noi vogliamo sottolineare come una riflessione che è diventata RELIGIONE, con la nascita e lo sviluppo di Sètte ultra fanatiche che a tutt'oggi minacciano il mondo come i sionisti cristiani d'America,sia stata fatta mentre l'autore PONZAVA sul pitale in attesa della sospirata evacuazione.Non abbiamo nulla contro le funzioni che il prelato cercava di esplicare mentre meditava e creava la sua religione. Si tratta di funzioni nobili come tutte le altre che riguardano la nostra corporeità. NOI ci limitiamo soltanto a suggerire quanto l'aspetto naturale di una religione possa essere occultato dai sacerdoti di quella religione, tutti tesi a nascondere al "popolaccio" la realtà UMANA, esclusivamente UMANA da cui questa PROMANA, per far credere che tutto sia nato dalla mente di Dio. Similmente, i Vangeli nascondono tutti gli aspetti meramente naturali attribuibili a Gesù ed ai suoi parenti. (Meno la trasmutazione dell'acqua in vino... avrà bevuto anche lui, immaginiamo....).
 
Noi non diciamo che avrebbero dovuto essere manifestati e scritti anche questi (marginali) connotati, ma sosteniamo che INTENZIONALMENTE, ed a fini mistificatori, sono stati sottaciuti. Lasciamo ad altri ulteriori considerazioni sul caso. ESEMPLARE!

Giorgio Vitali 


Nota aggiunta

"Ultimamente un giudizio da idiota in historicis, una frase dell’estetologo svevo Vischer, per fortuna oggi defunto, fece il giro dei giornali tedeschi come «verità», a cui ogni tedesco doveva dire sì: «Il Rinascimento e la Riforma congiunti costituiscono un tutto – la rinascita estetica e la rinascita morale». Di fronte a frasi del genere io perdo la pazienza e mi viene la voglia, lo sento perfino come dovere, di dire una volta ai Tedeschi tutto quello che hanno sulla coscienza. Hanno sulla coscienza tutti i grandi delitti contro la civiltà degli ultimi quattro secoli! … E sempre per la stessa ragione, per la loro intima vigliaccheria davanti alla verità, per la loro falsità divenuta istinto, per «idealismo» … I Tedeschi hanno fatto perdere all’Europa il suo raccolto, il senso dell’ultima grande epoca, l’epoca del Rinascimento, nel momento in cui un ordine di valori superiori, i valori aristocratici, che dicono sì alla vita, che garantiscono l’avvenire, erano arrivati alla vittoria, sostituendosi ai valori opposti, i valori del declino – e penetrando persino negli istinti di coloro che su quei valori poggiavano! Lutero, questo monaco fatale, ha restaurato la Chiesa e, quel che è mille volte peggiore, il cristianesimo, nel momento in cui questo soccombeva … Il cristianesimo, questa negazione della volontà di vita divenuta religione! … Lutero, un monaco impossibile, che appunto per questa sua «impossibilità» attaccò la Chiesa e – in conseguenza! – la restaurò … I cattolici avrebbero tutte le ragioni di fare feste e rappresentazioni in nome di Lutero … Lutero – e la «rinascita morale»! Al diavolo tutta la psicologia! – Non c’è dubbio, i Tedeschi sono idealisti. – Per due volte, proprio quando con ardimento immenso, superando se stessi, gli uomini avevano un tipo di pensiero retto, univoco e del tutto scientifico, i Tedeschi sono riusciti a trovare delle vie tortuose per tornare al vecchio «ideale», delle conciliazioni tra verità e «ideale», in fondo delle formule che danno diritto a rifiutare la scienza, che danno diritto alla menzogna. Leibniz e Kant – questi due grandi cunei che bloccano la rettitudine intellettuale dell’Europa! – Infine i Tedeschi, quando a cavallo fra due secoli della décadence apparve una force majeure di genio e volontà, forte a sufficienza per fare dell’Europa una unità, una unità politica ed economica, tesa a governare tutta la terra, hanno privato l’Europa, con le loro «guerre di liberazione», del senso, di quel miracolo di senso che l’esistenza di Napoleone rappresenta – e perciò essi hanno sulla coscienza ciò che poi ne è seguito, ciò che esiste oggi, questa malattia, questa insensatezza, contrarie alla civiltà come null’altro, il nazionalismo, questa névrose nationale, di cui soffre l’Europa fatta di staterelli, di piccola politica: hanno privato l’Europa del suo stesso senso, della sua ragione – l’hanno spinta in un vicolo cieco." (Friedrich Nietzsche, Il caso Wagner, in Ecce homo, Adelphi, Milano 1981, pp. 120-121)

Joe Fallisi

martedì 25 dicembre 2012

Lasciate che i pargoli vengano a me ... che da loro potrò apprendere!




Appena il piccolo mascalzone comincia a navigare, magari con qualche difficoltà, ma più svelto di un gatto, e spinto da una forza di esplorazione incoercibile, cerca di appropriarsi di ogni oggetto che susciti la sua innata brama di possesso (se avessero guardato di più i bambini, i comunisti non avrebbero fatto quella figura di teste di birillo che storicamente li ha affossati), ed annuncia al mondo: "mio!". Urla e strepiti se si cerca di toglierli l’oggetto, magari prezioso, o, peggio ancora, pericoloso.
Il passo successivo, se l’oggetto conquistato è complesso, è un sorriso ruffiano, che vi manda in brodo di giuggiole, e, sornione come una ragazza che ha deciso che voi dovete conquistarla, vi intima: "Appi!". Che, tradotto dal bambinese, significa: "Apri!".
Cioè: "Fammi vedere cosa c’è dentro, e fammi capire".
Saggi e veri, i bambini.
Questa storiella, che ci ammannì tre o quattro secoli fa’ il “professore” di religione al liceo classico, mi è tornata in mente in questi giorni natalizi, assistendo alla sceneggiata politica cui siamo costretti ad assistere in questo squinternato Stivale. Amato, ma squinternato.
E proviamoci, allora, prima a “prendere” e poi a “spacchettare” la situazione politico – sociale nella quale siamo immersi: una specie di girone dantesco, ove la pena per peccatori colpevoli di “eccesso di pazienza” consiste nell’essere immersi nel guano fino al limite della bocca, sperando che nessuno provochi perturbazioni.
  • Le ideologie, almeno quelle “politicamente corrette”, sono a zero: non ci crede più nessuno, veramente. Tutta finzione, spettacolino da trivio, gioco delle tre carte.
  • I partiti ne hanno sofferto: non sono stati capaci di rinnovarsi ed adeguarsi.
  • La conseguenza è che si sono trasformati in bande rivali, in contrapposizione geografica, ma poco politica, quasi per nulla programmatica, tesa solo al bene privato. Il loro. Ladri, corrotti, ignoranti, incapaci, servili, leccapiedi.
  • Per aggregare il consenso, soprattutto in vista delle elezioni, non resta loro che comprarlo. In tutti i modi. “Leciti” o, stando alle notizie, per lo più o illeciti o miserabili.
  • Ora si va verso un Parlamento che sarà ingovernabile. Veti incrociati, ricatti, ammucchiate invereconde ed incestuose porteranno ad un ulteriore ingovernabilità che farà durare poco, pochissimo la prossima legislatura. Grecia, o, peggio, Weimar. Con quel che è venuto poi.
  • Ve li vedete le “gemelline Kessler”, Monti e Bersani, in calzamaglia politica, sgambettare in un teatro ove politica, programmazione, progetto industriale, spinta al commercio, rafforzamento dei fornitori di servizi sono completamente assenti? Avremo solo tasse, riduzione dei servizi sociali, assenza di ricerca ed innovazione, compimento della distruzione della volontà di lavoro, di intraprendere, di creare per sé e per gli altri, di difesa del cittadino, di protezione dei più deboli.
  • Vi elenco alcune promesse non mantenute. Le risentiremo nella campagna elettorale: a) riduzione dei parlamentari; b) riduzione dei soldi ai parassiti parlamentari; c) riduzione delle province; d) quasi azzeramento delle auto blu e di tutti i benefici medievali che ci pesano sul groppone; e) riduzioni dei soldi ai partiti; f) azzeramento dei soldi ai giornali; g) creazione e rafforzamento di una politica ambientale sul territorio: montagne, fiumi, rifiuti, energie rinnovabili, inquinamento, distanza crescente dal petrolio, ……..h) lotta dura agli sprechi della pubblica amministrazione; i) lotta dura alla malavita; l) soluzione dei vari conflitti di interessi; m) riappropriazione della sovranità sulla Banca d’Italia; n)pagamento immediato dell’Himalaya di debiti che lo Stato ha nei confronti dei privati; o) “umanizzazione” della Banda Bassotti di Agenzia delle Entrate e Equitalia. E potrei continuare con scuola, politica della casa, sovranità monetaria, sovranità Nazionale, problema Meridionale e questione Settentrionale…. Non basterebbero pagine e pagine per elencare tutto.
Il fatto è che siamo servi e non padroni a casa nostra. Fregatevene di chi vincerà Monti è Uomo della Goldman Sachs; Berlusconi è legato alla stessa criminale banca ebrea attraverso la Endemol, e Bersani si è affrettato, durante le “primarie” a rassicurare i padroni che lui vorrebbe una società “cashless”, esattamente il mezzo per renderci tutti amebe grigie, vermi striscianti, come il <> dei “poteri forte” disegna e vuole. Svendita per un tozzo di pane dei gioielli italiani e poi tutti schiavizzati a stipendi “cinesi”, sempre più schiavi.
La soluzione sono anni che la ululo, solitario lupo sotto la luna: cacciamo la Goldman Sachs dall’Italia e dall’Europa. Cacciamo gli americani e le loro bombe nucleari dal nostro Stivale. Cacciamo i servi bancari e finanziari della City, degli SUA e di Israele.
Ce la possiamo fare, gente.
E allora, solo allora, potremo sorridere ai nostri bambini quando ci chiederanno: “Appi” e guarderemo insieme al bambino cosa c’è dentro. E sorrideremo, sorrideremo ancora una volta.

Dignità e speranza.

<>

Fabrizio Belloni

lunedì 24 dicembre 2012

Sacrestia politica - La merda pestata puzza..



Lo Stivale (dopo aver pestato la merda ndr) è ormai prossimo all’estrema unzione, un Paese da lungo tempo malato dove gli esperti improvvisati fanno a turno senza sapere dove mettere le mani, i piedi la testa.
Il Premier Mario Monti sostiene che la sua medicina somministrata al Paese è amara, ma nessun cenno a rimediare ai furti e alla continua corruzione Istituzionalizzata, men di meno a punire i responsabili che hanno demolito il Paese.
E’ sconvolgente soltanto pensare che il Premier con l’aiuto di tutte le forze Politiche, pensano di aumentare la censura per nascondere la porcheria sotto il tappeto, accentuare la disinformazione, diffondere l’ignoranza, distruggere la scuola, tappare le bocche di chi si lamenta, abolire la sanità, i servizi sociali, l’industria, il lavoro, aggravando sempre di più la situazione Nazionale che tende all’arretramento del Paese.
Per dimostrarsi attivi, è di moda parlare di speranze e di futuro, mentre il presente è sempre stato vergognosamente inaffidabile, sopprimendo il Paese con tasse e imposizioni anti costituzionali.
Quante Ditte hanno chiuso, quanta gente ha sofferto, quanti omicidi suicidi a causa di quella medicina amara sbagliata, mentre la soluzione del male era di più facile soluzione.
Le accuse verso gli autori del disastro economico sono sufficienti per l’arresto di tutto il corpo Governativo, Parlamento e Senato della Repubblica come parte attiva nei danni arrecati alle persone, alle famiglie e al Paese.
La MORBUS POLICY, una nuova scienza che studia le malattie dei Politici, dichiara che il male Italiano è incurabile, nel gergo scientifico si tratta di una forma estrema di fuoco di Sant’Antonio che tende a trasformare la Democrazia in un Regime Totalitario irreversibile, con continue ed inarrestabili imposizioni a totale danno del Paese.
Gli ammalati di questa grave forma epidemica molto contagiosa, si riconoscono dal fatto che hanno le sedie incollate al fondo schiena, facendosi servire in poltrona e auspicano di morire in ufficio per godere dell’ultimo addio a spese dei contribuenti.
La situazione Nazionale è molto più grave di quanto non si possa pensare e alcuni saputelli avanzano soluzioni che mirano a premiare gli orrori commessi da alcuni Politici, definiti Vampiri succhia sangue dei lavoratori, o insaziabili dipendenti della natura femminile, in special modo gli ultimi tre grandi uomini degli ultimi venticinque anni: Prodi, Berlusconi, Monti, affetti da gravi turbe del pensiero, intaccando gravemente anche gli Stati Europei confinanti, con tasse, bunga bunga, e trarre godimento nel fare del male al prossimo.
 Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna, tutti Stati Governati da esseri in avanzato stato di turbamento psicologico, e se analizziamo il calvario delle popolazioni sottoposte all’amministrazione di esseri affetti da questo brutto male, riscontriamo che sono sostenuti e difesi da convinzioni filosofiche che invitano i cittadini ad accettare la sofferenza, come base imposta dalla Filosofia Cristiana, invece di fermarli immediatamente per incapacità e incoscienza.
Eppure non molto tempo fa, la Chiesa era severissima contro le persone affette da forme di pazzia sopranaturale, condannandole al rogo. Oggi invece la Dottrina Cristiana sembra adagiarsi nell’incertezza dei propri comportamenti, con il servizio di anime spirituali che si perdono dinnanzi alle tentazioni del progresso.  
Se andiamo un po’ più a Nord dell’Europa, in Lapponia, giustamente il paese di Babbo Natale, o in qualsiasi Stato nel quadrilatero fedele alle Filosofie di Odino, spingendoci sino in Islanda, dove troviamo Popoli dai sentimenti che aprono le porte ad una forma diversa di comportamenti, con pratiche guidate dalla Mitologia Occidentale Norrena, ideologie del tutto opposte alle nostre convinzioni, le quali spalancano la strada alla Ricerca della verità, alla Sapienza, al Diritto e al Rispetto reciproco, arricchendo gli uomini di qualsiasi ceto sociale con lo Spirito, il Diritto e la Vita, e non soltanto di preghiera, sottomissione e morte.
Questi popoli dai quali provengono i Vichinghi, uomini forti sinceri e decisi, i quali hanno fondato i propri sviluppi sull’emancipazione sociale di avanguardia, interpretando l’opera Mitologica Norrena come un saggio modus vivendi, incrociando la propria esistenza a livello Comunitario internazionale senza barriere, con un superiore senso di fratellanza, nel reciproco e naturale rispetto dei diritti sociali ed umani, gravemente assenti nel nostro Paese.
Popoli del Nord che fanno fatica a partecipare nella Comunità Europea, rappresentata da ideologie del tutto prive di sincerità, che conducono ad asservire interessi individuali di bottega.
Noi Italiani tutti divisi e per nulla umili, pieni di boria per i successi artistici e letterari raggiunti a distanza di secoli dai nostri avi, siamo ingozzati da filosofie preparate a forma di Panettone, con una ricetta importata dai Romani in Europa dai Paesi Arabi, esattamente dalla Palestina, e modificata secondo gli interessi dei maestri del male dell’Impero di allora, con aggiunte finalizzate alla conquista, al dominio dei popoli, per la creazione dell’Impero Universale delle anime.
Il Panettone ormai superato da altre ideologie sociali ad opera del progresso, é ancora attuale nel nostro Paese, con un amalgama di pochi ingredienti tradizionali anti umani formati da: un manipolo di camerieri ben pagati e liberi di muoversi con azioni truffaldine lungo tutto il recipiente a forma di stivale, un manipolo di ciarlatani provenienti da scuole di corruzione, un pugno di mosche rosse di tipo Comunista con ideologie laceranti che ci ricordano i delitti di massa di Stalin e Beria, tante cimici nere con orientamenti presuntuosi di superiorità Fascista ancor oggi rappresentati da Gerarchi disumani vivi e vegeti, una quantità indefinita di esseri indifesi da spolpare che rappresentano (la farina per l’impasto), storditi sin dalla nascita con filosofie di sopportazione a ricevere il male e soprattutto a non reagire per amore di Gesù, per meritarsi una vita migliore nell’aldilà, e il panettone è completato.
Non serve neanche il forno, poiché il prodotto non si mastica ma ce lo fanno ingoiare crudo, per imposizione, per Legge.
Parlamento, Senato, Giustizia, Tribunale Costituzionale, Organizzazione dei Diritti Umani e tante altre che sventolano bandiere della pace, sono tutti ingredienti di contorno, esautorati.
L’ingegno maligno del Politico Italiano va ben oltre il senso umano del pudore, presentando leggi anti sociali e facendole approvare attraverso la fiducia al Governo.  
Chi mai ci sarebbe arrivato a tanta intelligenza sottoponendo la comunità allo schiavismo, per allietare una sostenuta tribù di privilegiati denominati “la Casta”. (Ministri, Senatori, Parlamentari, Consiglieri, Consulenti, Porta Borse, Lustra Scarpe, Gheishe di facili costumi, lava piatti, ecc.,).
Sulla carta stampata Nazionale del 20 Dicembre 2012 si poteva leggere: al Pirellone di Milano è sempre festa, Comunione e Liberazione in festa continua, sprecano milioni togliendoli dalla bocca delle famiglie. A Roma e nelle altre Regioni non è diverso.
In Italia tutto l’apparato Governativo unito al sistema di supporto Istituzionale, sprecano centinaia di miliardi di Euro all’anno, che diversamente risolverebbero tutta l’ipocrisia sostenuta dai Partiti Politici Italiani.
In questo Paese Impera il malaffare, la Mafia Istituzionalizzata e non v’é nessuna volontà a cambiare il sistema. I beneficiari confermano, a noi non interessa cambiare, va benissimo così, mentre la plebe continua ad eleggerli per amore di Gesù.
L’ignoranza che sventola per il Paese, creata da uno stato di disinformazione il quale divide e guida la Nazione verso gli abissi, una situazione ingenuamente generata da una Politica del minga, che impone una ferrea e attenta censura sull’informazione, generando il disinteressamento della cittadinanza in estrema confusione, richiamando le deboli menti verso i giochi di azzardo, il calcio, la musica e le macchinette mangia soldi.
Sembra un filmato da cartoni animati, dove molti plaudono al Comandante Spinaccio, fautore del disastro finale del Paese, il quale ha convinto i becchini suoi collaboratori, che aumentando le tasse migliorano gli introiti fiscali del Paese e possono ingrassare ulteriormente la Casta con sprechi e gioiosi passatempi.
Mentre il Paese continua a soccombere sotto la scure incosciente e autoritaria di un grappolo di sfascia tutto senza possibilità di ripresa, alcune Organizzazioni con interessi contrapposti alla realtà, probabilmente giunti da Marte, si pronunciano in favore alla continuità del triste destino al quale va incontro il Paese.
Anthony Ceresa

domenica 23 dicembre 2012

Geopolitica, ovvero la bussola del vero politico




La GEOPOLITICA  è, inutile ripeterlo, LA BUSSOLA DEL VERO UOMO POLITICO. (Nel senso che le tendenze naturali DEVONO essere assecondate!) 

Una delle tendenze naturali è il distacco della PADANIA dal resto d'Italia. Non si tratta di un moto dovuto ad egoismo di
ricchi, ma di un movimento di tipo tellurico che spinge i popoli verso lidi più congrui. NON è UN CASO CHE  la Nazione Italia sia stata costruita contro la Padania, e nel solo interesse delle Nazioni egemoni dell'epoca, Inghilterra e Francia, che puntavano al CONTROLLO del Canale di Suez attraverso il controllo della Penisola. Venne perciò DISTRUTTA una REGIONE ricca e florida, come il Regno delle Due Sicilie. Lo Stato Pontificio fu accorpato contro la sua volontà (Il revanchismo del Vaticano sull'intera penisola è ancora molto forte, essendo stato il PRIMUM MOVENS dell'idea nazionalista italiana ( vista come una federazione di Stati sotto l'usbergo di Santa Madre Chiesa, un pò come oggi, per naturale vocazione, l'UE è sotto l'usbergo
tedesco ma con SUPERVISIONE USA attraverso NATO e finanza globalizzata).


Va tenuto presente che il moto unitario  massonico si sviluppa DOPO l'elaborazione nazionalista fatta dagli intellettuali cattolici del sette-ottocento. Infine,DOPO IL 25 luglio, alla caduta di Mussolini, un gruppo ben nutrito di intellettuali nazionalisti cattolici offrì al Papa la CORONA di RE d'Italia (ho la documentazione). Il Papa rifiutò perchè aveva già in tasca gli accordi con USA per gestire l'Italia con la DC. Ne scrisse anche Mussolini DOPO la sua liberazione.
E tuttavia, l'automatismo geopolitico porta alla distruzione degli Stati nazionali per l'esigenda Unità Europea, che non è detto debba continuare ad essere VITTIMA della FINANZA
GLOBALE (Occorrerà una GUERRA DI LIBERAZIONE). 


Ricordiamo che l'Europa come UNITA' IMPERIALE (Centro europea, ASSE CAROLINGIO, Eurasiatica), scompare con la nascita delle Nazioni. Pertanto la RI-NASCITA dell'Unità Europea (Paneuropeismo a parte) COMPORTA LA FINE DELLE UNITA' NAZIONALI. (Occorre seguire il moto dei vari paesi  europei verso la scissione di componenti che, come ci insegna la Storia, sono sempre di recente acquisizione.... Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito, paesi ex Impero Austroungarico ed ex URSS). In questo contesto, la fine sarà una FEDERAZIONE di MACROREGIONI, va valutato il nostro apporto politico che NON può fare a meno della
conoscenza Storica.COME FECE A SUO TEMPO NAPOLEONE, che cambiò per ricomporre.In Italia il problema è più complesso perchè occorre recuperare il rapporto con i paesi del Mediterraneo.


NOTA FINALE: in un quadro siffatto è logico, ma sto anticipando di qualche anno i tempi, ipotizzare MONETE LOCALI a CORSO LEGALE in ogni MACROREGIONE, con una moneta EUROPEA, che a questo punto NON può essere asservita ai signori del dollaro e dell'USURA. Per quanto riguarda il ricostituendo Stato delle Due Sicilie, è ovvio ipotizzare la nascita di una moneta (Gheddafiana) del bacino mediterraneo. Lo stanno già facendo in Giappone -Cina - Coree; Indonesia etc...

Giorgio Vitali

sabato 22 dicembre 2012

Beni Comuni e politica ragionata... una vera tragedia!


Azione performativa di Fulgor Silvi


«Nell'occidente secolarizzato dalla modernità, i concetti potenzialmente sovversivi sono legati al mondo dell'economia, la attraversano e la collegano con la politica, il diritto e la filosofia, costruendo così un senso comune istituzionale. Due esempi: privatizzazione e sostenibilità. Nel primo il concetto sovverte. Nel secondo, addomesticato, poco a poco si spegne. Quale sorte toccherà ai "beni comuni"»? Il manifesto, 8 dicembre 2012

Le parole manifestano, a volte, un affascinante potere performativo. Accade anche ai concetti. Talvolta, sono infatti capaci di sovvertire un senso apparentemente immutabile, stabilito, istituzionalizzato, mutando così i processi storici; altre volte rientrano nel cassetto delle occasioni perdute. Nell'occidente secolarizzato dalla modernità, i concetti potenzialmente sovversivi sono legati al mondo dell'economia, la attraversano e la collegano con la politica, il diritto e la filosofia, costruendo così un senso comune istituzionale. Due esempi per intenderci, tratti dalla storia recente: privatizzazione e sostenibilità. Nel primo il concetto sovverte. Nel secondo, addomesticato, poco a poco si spegne. Quale sorte toccherà ai «beni comuni»?

La privatizzazione domina il senso comune in cui oggi viviamo. Rompe con un intero cammino di civiltà in cui la speranza era riposta nello Stato sociale. L'assetto fondato su uno Stato sovrano mediatore fra capitale e lavoro dura fino alla metà degli anni Settanta del Novecento. Nel frattempo, gli anticorpi a quell'assetto sociale e politico covavano sotto le ceneri. La Montpellerin Society e la Trilaterale stavano infatti affinanando un ordine del discorso che alimentasse un rigetto allo Stato sociale. Protagonisti di tale reazione la diffusione e i think thank delle tesi elaborati dagli economisti Friedrich August Von Hayek, Ludwig Von Mises, Milton Friedman. L'idea forte è la privatizzazione. L'esito è ormai noto: lo stato sociale viene cancellato o ridimensionato con più facilità del previsto. Il concetto di privatizzazione ha messo in soffitta John Maynard Keynes, cambiando così il mondo.

L'ipocrita sostenibilità
Sul fronte opposto, al tramonto del modello keynesiano, nella seconda parte degli anni Sessanta dello stesso secolo, emerge il pensiero ecologista profondo. Raquel Carson lancia l'allarme. Fritz Shumacher lo traduce in ricette economiche dotate del prestigio di esser sostenute da un allievo prediletto di Lord Keynes. Nasce il concetto economico di «sostenibilità», splendido nella sua semplicità. Un sistema economico è sostenibile se non consuma più risorse di quante ne sappia rigenerare. Il pianeta non va consegnato alle generazioni future in condizioni peggiori di quelle in cui ci è stato consegnato dalle generazioni passate. L'idea fonda un approccio intellettuale volto ad allontanare l'economia dai paradigmi meccanicistici del positivismo scientifico. Si cerca la sufficienza, non la crescita. La sostenibilità si articola in un contesto di «conversione» ecologica dell'economia.

Nei suoi scritti, Alex Langer ha enfatizzato la natura non solo materiale e politica ma allo stesso tempo spirituale e personale di questo processo. La rottura con l'ortodossia economica, con lo stesso senso comune fondante la modernità non potrebbe essere più radicale. Shumacher resterà sempre un pensatore eterodosso, fortemente critico della concezione dominate dello «sviluppo» su cui si fondano le ricette imperialiste, promosse in tutto il mondo come «globalizzazione dei mercati» dopo la decolonizzazione. Il suo libro, Small is beautiful è tornato a essere un cult nella attuale economia della transizione, ma la locuzione «sostenibilità», dopo una prima fase radicalmente sovversiva, é progressivamente normalizzata dai dispositivi ideologici del capitalismo. «Sviluppo sostenibile», un vero ossimoro diventa nozione dominante nei programmi di aggiustamento strutturale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario. Un'idea truffaldina di green economy serve da foglia di fico di uno sfruttamento dell'uomo e della natura sempre più intenso e scientifico nell'attuale strutturazione del capitalismo cognitivo. La terra fertile è coperta da pannelli solari. La monocultura della soia e del mais produce biodiesel per far funzionare i Suv che intasano le metropoli nel Nord e nel Sud del Mondo. La green economy abbatte le barriere fra il mercato dei carburanti e quello del cibo. Barack Obama è l'alfiere di questo capolavoro.

La provocazione di Hardin
Oggi i beni comuni costituiscono l'oggetto del contendere fra due visioni del mondo. Da un lato si propongono come rivoluzione generativa. Dall'altro essi, a seguito del loro emergere politico, sono oggetto di un vero tentativo di detournement reazionario, per utilizzare, a contrario, la terminologia debordiana. L'operazione, come tutti gli scontri capaci di produrre ideologia e falsa coscienza, è complessa.

Sul piano delle idee la locuzione commons viene recuperata al dibattito da Garret Hardin, un biologo-economista che dedica un celeberrimo articolo alla «tragedia dei comuni». Il lavoro costituisce una specie di teoria evoluzionistica della proprietà privata, in cui quest'ultima istituzione è rafforzata nel quadro della più stratta applicazione del modello fondato sull'homo oeconomicus. A partire dai tardi anni Ottanta, Elinor Ostrom,una politologa-economista vicina alla scuola del cosiddetto «neo-istituzionalismo» organizza una serie di studi per dimostrare che i commons non sono luoghi di «non diritto», come argomentava Hardin, ma che al contrario essi hanno sostenuto per secoli istituzioni sociali in equilibrio senza che si verificassero tragedie di sorta. Nel 2009 Ostrom riceve il Nobel per l'economia. Scottata dalla crisi economica, il pensiero economico mainstream cerca di rifarsi una verginità. Vengono premiati lavori eterodossi che cercano di inserire un minimo di realismo nell'astratto mondo dei modelli teorici. Paladini di questa correzione «realista» del pensiero economico dominante sono: North, Stigliz, Kaneman, Krugman. Le resistenze globali (dal Chiapas a Cochabamba, a Seattle) hanno reso evidente che la critica di Ostrom a Hardin, decisiva nell'analisi delle motivazioni del singolo, assai più sovente homo civicus che homo oeconomicus, non coglie politicamente nel segno perché risparmia le corporation e al contempo rafforza il modello dominante, correggendone i difetti più eclatanti. Ecco spiegarsi il Nobel assegnato all'autrice di un contributo teorico di grande spessore che, nel suo impatto politico, non contribuisce però ad assegnare le responsabilità per l'attuale tragedia dei comuni.
Il contributo di Ostrom non distingue infatti fra persone fisiche e persone giuridiche gli esiti dei cui comportamenti sono perfettamente previsti da Hardin. Così facendo struttura un'ambiguità culturale, politica e semantica che espone i commons, sussunti nel modello positivistico dell'economia politica, al medesimo rischio che ha depotenziato l'idea di sostenibilità. Tuttavia il lavorio scientifico che si è svolto in tutto il mondo intorno alla nozione dei commons ha prodotto ben più della sola consapevolezza della sua alterità rispetto alle nozioni di pubblico e di privato articolatesi a partire dalla modernità. Dalla caduta del Muro di Berlino, il processo di privatizzazione del pubblico (soprattutto dal punto di vista delle sue motivazioni) é a sua volta un fattore che determina a livello globale la tragedia dei comuni. Questo fenomeno, supportato da un impressionante processo di cattura cognitiva che produce l'attuale «realismo economico» (oggi supportato da schiere di filosofi) può essere contrastato soltanto in un quadro «rivoluzionario» disposto a contestare radicalmente il realismo positivista fondato sulla distinzione fra fatti e valori. La declinazione «rivoluzionaria» dei beni comuni costituisce la traduzione teorica di prassi di lotta che mirano innanzitutto a salvaguardare tutte le possibili declinazioni di un «sentire comune istituzionalizzato» che si scontra con un legalismo formale che supporta la privatizzazione e il saccheggio dei beni comuni (prassi delle occupazioni, book blocks, contestazione fisica della proprietà pubblica e privata).
In questo senso i beni comuni sono prassi costituente che sa invertire la rotta rispetto alla strutturazione istituzionale del neoliberismo attraverso una critica capillare, diffusa e radicale, di ogni sua nuova recinzione fisica o cognitiva. Solo la consapevolezza dei beni comuni nella loro autentica portata di forza fisica costituente consente di evitare la cattura cognitiva, la sola spiegazione alternativa alla deliberata volontà di saccheggio che spiega l'atteggiamento attuale delle sinistre c.d. riformiste (vedi i lavori del collettivo Uninomade recentemente raccolti da Sandro Chignola nel volume Il diritto del comune per i tipi di ombre corte). Non è un caso che il principale partito responsabile della cattura cognitiva della sinistra italiana provi a presentarsi all'elettorato con il logo dei beni comuni e che, ambienti intellettuali a esso contigui (vedi il recente libro di Laura Pennacchi La filosofia dei beni comuni, Donzelli), cerchino di dare legittimazione addirittura filosofica a tale detournement.

Nella trappole del dover essere
Il rapporto fra beni comuni ed economia politica mostra il potente arricchimento teorico che deriva da una rinnovata declinazione collettiva dello spazio economico. La semplice idea fondante i movimenti alter-mondialisti per cui «un altro mondo è possibile» mostra nella prassi «beni-comunista», perfino meglio che nella critica fenomenologica, l'inconsistenza teorica della bipartizione positivistica fatto-valore su cui si collocano scienza economica dominante e il cosiddetto «nuovo realismo». Proprio come esiste un «comune» che come la talpa erode spazio tanto alla proprietà privata quanto allo Stato, esiste una terza dimensione accanto a quelle dell'«essere» e del «dover essere», che erode il realismo del primo e il dogmatismo del secondo. È la dimensione del «potrebbe essere» che stimola il sogno e la fantasia collettiva e per questo sol fatto cambia il mondo. Qui si collocano i beni comuni e non nell'intestazione di una lista elettorale o in filosofie vittime di cattura cognitiva che, a suo supporto, cercano di addomesticarne il potenziale «rivoluzionario».

Ugo Mattei