sabato 31 luglio 2010

I Ching e zodiaco cinese integrato dal sistema elementale indiano

I Ching e zodiaco cinese integrato dal sistema elementale indiano. Di seguito il testo introduttivo, la data del primo incontro previsto é il 12 settembre 2010 che é domenica. L'incontro si svolge dalla mattina alla sera qui a Treia, ogni partecipante porta qualcosa da mangiare ed al termine della giornata può lasciare un contributo volontario. La sessione di lavoro si svolge in modo informale con dialoghi esplicativi a cominciare dall'archetipo del Gallo.

“La casa é il corpo più grande” diceva il poeta e saggio Kalil Gibran ed é vero… perché sentire di stare a casa sorge dal senso di presenza in cui si riconosce la propria casa. Quindi la casa non é un luogo ma uno stato di coscienza.
Ma non é detto che questa condizione di totale “affrancatura” debba essere raggiunta con la morte, può avvenire anche nel corpo il momento in cui i legacci col mondo vengono recisi, il momento in cui il senso di identificazione con l’ego viene sciolto, per ritrovare la propria natura originaria nel Sé.

Questa scoperta di Sé, in verità, non é ottenibile in alcuna forma ma é solo un “riconoscimento”… Per aiutare questa “ricerca” ho sviluppato un metodo di auto indagine, che parte dalla conoscenza delle propensioni innate manifestate nella propria mente. La mente personale é in realtà una sorta di immagine speculare, non realmente esistente, ma dobbiamo partire da questa se vogliamo scoprire il reale “soggetto”.

Quest’anno inizia un corso di apprendimento degli archetipi primordiali che contraddistinguono i vari modi espressivi della psiche umana. Il corso si tiene a Treia, si svolge in modo informale, e senza vere e proprie scadenze fisse, attraverso una serie di incontri che, comunque, mi piace posizionare in prossimità della Luna Nuova. Il primo di detti incontri si tiene il 12 settembre 2010.

Introduzione generale al discorso:
“Semplici attori, finché separati, poi, superata la dualità, non ha più nessuna importanza… Il fiore non ha più nome né forma è solo un fiore unico ed irripetibile nel giardino della Coscienza” (Saul Arpino).
Tema trattato: “La conoscenza di sé attraverso gli archetipi e gli elementi cinesi ed il sistema indiano. Indagine sulle componenti psichiche energetiche e come armonizzarle nelle varie condizioni della vita”

Premessa
La nostra vita è legata ad una serie di circostanze di cui non abbiamo il controllo ma, come diceva Nisargadhatta, noi siamo parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati…. Di conseguenza, essendo coscienza nella coscienza, siamo in grado di riconoscere il flusso energetico nel quale siamo immersi e far sì che il nostro pensiero e la nostra azione siano in sintonia con la qualità dello spazio-tempo vissuto. In questo perenne rimescolamento energetico, noi siamo come navigatori senza meta, o guerrieri –se preferite- liberi di affrontare il contingente senza paure.

“Se temi la sofferenza –diceva un samurai- come fai a combattere?”

Vediamo ora che dal tutto il tutto si dipana dinnanzi ai nostri occhi…. 12 animali si presentano al Buddha morente ed ognuno ottiene di incarnare le caratteristiche psichiche che contraddistinguono i tre aspetti di anno, mese e ora, in base alle propensioni naturali, di ogni essere vivente. Essi sono maschili e femminili e manifestano le loro caratteristiche tramite le 5 componenti fondamentali: Terra (devozione), Metallo (giustizia), Acqua (saggezza), Legno (etica), Fuoco (costumi).

Il funzionamento è più o meno quello del caleidoscopio. Alcuni elementi colorati e tre specchietti interni. Girando il tubo si ottengono diverse composizioni. Malgrado l’esiguità delle componenti i risultati possono essere infiniti. Questo stesso concetto (traslato ai 5 elementi ed ai tre aspetti psichici incarnati) mostra la variegazione di tonalità di colore e movimento attraverso la quale la coscienza individuale si manifesta (la forma ed il nome). La coscienza di sé, che noi chiamiamo persona, è un coordinatore interno, adattato all’individuazione, il quale si appropria delle funzioni messe in atto. Lo chiamiamo: io.
Questo ‘io’ (o assuntore interno) è l’apparenza identificativa individuale nella quale solitamente ci riconosciamo. Propriamente parlando questo “ego” è esso stesso la “conseguenza” delle energie messe in moto dai vari elementi e dai tre archetipi incarnati, quindi è inerte (come un programma), ed è un oggetto nella coscienza.

I tre archetipi psico-emozionali, inscindibili nel loro miscuglio, rappresentano:
Il senso dell’io, ego = anno di nascita;
l’intelletto o intuizione = ora di nascita;
la memoria o predisposizione = mese di nascita.

Capire il senso dell’abbinamento archetipale con le condizioni dell’ora e del mese di nascita, è facile da accettare giacché siamo abituati a pensare che ogni momento della giornata ed ogni stagione ha i suoi modi, e tutte le creature sono soggette a questi modi. Ma il primo aspetto dello zodiaco cinese, quello dell’anno, è più duro a digerirsi per la nostra mentalità razionalistica. Come è possibile che un dato anno possa essere qualitativamente diverso dall’altro solo sulla base di un calendario arbitrariamente deciso dall’uomo?

Impostosi nella cultura cinese e dell’estremo oriente e provenendo da una tradizione pluri-millenaria (sicuramente di origine matristica) il calendario ciclico, di 13 lune e di 12 archetipi animali (che rotano abbinati agli elementi in turni di 60 anni), è stato anno per anno vagliato e corroborato dall’esperienza di milioni e milioni di persone, in cui i comportamenti corrispondevano ai modelli indicati in un raffronto oggettivo e riscontrabile nei fatti. Alcuni analisti vedono un significato in un’altra coincidenza, il percorso dodecennale che la terra compie attorno al sole per fare un giro completo (una specie di viaggio in treno con 12 stazioni annuali). Si può anche fare a meno di credere a questa “qualità del tempo” ma stando ai risultati essa è confermata, ahimè! Quegli archetipi animali esistono e sono riconoscibili nelle caratteristiche variegate degli individui di tutto l’emisfero settentrionale (la nostra metà del mondo), senza peraltro sapere cosa succede nell’emisfero meridionale (che teoricamente dovrebbe avere valenze rovesciate).

Con tutti questi dubbi in testa, siamo un po’ come gli alchimisti che sperimentano onestamente e coraggiosamente con i loro tre elementi basici, inserendo all’occorrenza nuove figure e varianti. Questo è il lavoro ingrato e meraviglioso del “navigatore nel sé”. L’Ulisse in noi, disincantato e schietto, che “vede” e riesce ad orizzontarsi, avverte l’odore delle cose incombenti per come si stanno manifestando. Non per opporvisi ma per esprimersi al meglio e proseguire nel viaggio. Chiunque potrebbe farlo se sta attento ai segnali costanti e continui che la vita ci manda.
L’intelligenza intuitiva –lumen- non è propriamente basata sulla percezione sensoriale o sul raziocinio ma sulla abilità di orientarsi prima che la percezione sensoriale od il pensiero abbiano modo di esprimersi. Quindi è una capacità naturale –immediata- dell’intelligenza, che viene prima ancora dell’istinto. Un sentire ed allo stesso tempo una sintesi analogico-analitica. E’ l’intuizione innata che ci dice tutto quello che è, come è, senza analisi risolutive, bisogno di prove o riscontri.

Si procede a naso –dicevo- ed infatti l’olfatto appartiene all’elemento Terra, quello più solido. La matrice di ogni manifestazione concreta. E’ la Terra stessa che fa nascere tutti gli esseri e li nutre in se stessa. Mentre il Cielo energizza e vivifica con la coscienza tutte le forme. Ma attendiamo un po’ prima di affrontare il discorso dello Yin e dello Yang e degli elementi e torniamo ai tre archetipi. Essi “sembrano” tre in verità son tre aspetti della stessa personalità. Ognuno di noi manifesta una forma esemplare a tre facce (designanti le nostre caratteristiche). Sul come sopravviene l’influenza di una o l’altra di queste facce, sul perché capiti ad una piuttosto che un’altra, diremo che è destino!

Le tendenze innate che si riflettono nello specchio, perennemente cangianti, son le correnti in cui l’io si muove. Se vogliamo osservare una cosa piccola bisogna ingrandirla attraverso il microscopio, ma se vogliamo ampliare il campo di azione dobbiamo distaccarci il più possibile dalle cose attorno a noi, in modo da percepire il senso d’insieme. Questa corsa in tondo verso l’auto-conoscenza è un vagare trasognato, un’attenzione senza risposta, solitudine e silenzio, osservazione e contemplazione, fluire limpido nei mutamenti, sorridere nel rincorrere il vuoto. Ma allora di cosa continueremo a parlare?

La fase “intermedia” dell’illuminazione, quella del santo, rientra ancora nella sfera del mentale, delle cose che possono essere discusse e trasmesse. Flash di realizzazione, esperienze al limite del transpersonale, che contemporaneamente ci consentono di riconoscerci in sintonia elettiva, colori dello stesso arcobaleno, e di ciò possiamo ancora parlare, attraverso evocazioni consapevoli. La trasmissione, o meglio il riconoscimento, avviene per immagini (come succede ai bambini che riconoscono l’aggregazione concettuale, il senso, di parole sconosciute); questa “trasmissione” può essere fatta utilizzando vari modi comunicativi e sensoriali: per empatia emozionale, a voce, con lo sguardo, con il tatto, ed anche con lo scritto, se esso rispecchia fedelmente le qualità necessarie e si crea un’attenzione indisturbata al tema trattato.
Un detto Taoista per “cristallizzare” l’immagine: “Il santo comprende l’intrigo del mondo ed abbraccia l’universo senza sapere perché. Questo è il manifestarsi della sua natura”.

Ed ora una storiella:
Alcuni suoi seguaci domandarono al bandito Hòu:”Anche per i ladri esiste una strada (Tao)?” – “Eh, certo che sì.. – rispose Hòu- Santità è intuire dove giace un tesoro nascosto, Eroismo è entrare per primo nella casa, Giustizia è uscirne per ultimo, Saggezza è distinguere il colpo che si può tentare, Umanità significa essere equanimi nel dividere il bottino. Al mondo non è mai esistito un gran ladro che non abbia manifestato queste qualità”. (Chuang Tze)
Il momento in cui inizia l’anno.

Nell’antico calendario romano l’inizio dell’anno ricorreva a marzo ed anche in India ed in Cina infatti questo è il tempo in cui la vita torna a manifestarsi con forza. Questo periodo di marzo aprile è anche il momento dell’equinozio primaverile, delle piogge e della crescita del grano. L’elemento cinese correlato (dal 21 gennaio al 20 aprile) è il Legno. Il Legno corrisponde alle emozioni, al tatto, alla fantasia, alla creatività. I suoi archetipi sono la Tigre, la Lepre e il Drago ed i nati negli anni, nell’ora o nel mese di questi animali saranno particolarmente avvantaggiati negli anni di Terra. Infatti il legno possiede la terra e trae da essa nutrimento con le radici. L’esagramma dell’I Ching, significativo di questo periodo, è Ta Chuang – La Potenza del Grande. Il segno indica un tempo in cui il valore interiore emerge con impeto ma incombe il pericolo che ci si fidi della propria potenza senza chiedersi ogni volta dove sia il giusto, senza aspettare il tempo opportuno. Per questo si dice ”Propizia è perseveranza” Infatti la vera Potenza è quella che non degenera in mera violenza. Ovvero si può abbandonare un atteggiamento bellicoso senza doversene pentire. Intesa del Tutto con il Tutto.

Appendice.
Attraverso le capacità riflettenti dell’organo interno (antakharana) siamo in grado di manifestare energie psicofisiche in rispondenza a quelle percepite fuori di noi. Questa rispondenza è automatica ed inevitabile, è una legge naturale. Pensare di sfuggirne il corso è assurdo come pensare di cambiare il film mentre la pellicola viene proiettata. Ma l’atteggiamento interno è importante! Infatti l’accettazione del proprio destino scioglie l’attaccamento all’utile ed all’inutile che ci spinge nel ciclo delle rinascite. Nell’ignoranza ci identifichiamo con i personaggi e ci consideriamo autori e responsabili del gioco vissuto, con guadagno e perdita, la verità è che il nostro io, la coscienza individuale, la persona da noi incarnata, è solo un’immagine. Il risultato di un automatismo distratto e di una identificazione illusoria. Questo dobbiamo comprendere bene se non vogliamo che la mente ci imbrogli. Non cadiamo nel delirio dell’io separato, anche se la coscienza che lo anima è vera sin d’ora e siamo già dotati del capitale iniziale per quella “conoscenza di sé” è assurdo e ridicolo pensare di “ottenerla” –strettamente parlando non è possibile. Essa è già integralmente manifesta qui ed ora e quindi non perseguibile come ottenimento altro. Presente sempre….. ma ne teniamo conto, ne siamo consapevoli?
Se ci sentiamo attratti da questa “conoscenza” occorre dire che non c’è corso o spiegazione o esperimento che possa trasmetterla, può essere solo riconosciuta (risvegliata) per simpatia nel momento della maturazione. Siccome non è un “conseguimento” continuiamo ad “andare avanti a fiuto”.

Paolo D’Arpini

Per informazioni e prenotazioni: circolo.vegetariano@libero.it; - circolovegetariano@gmail.com
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Tel. 0733/216293

venerdì 30 luglio 2010

CAMPI OGM ILLEGALI IN FRIULI... azioni di protesta di Greenpeace Italia

Ciao Paolo,
pochi giorni fa ti abbiamo segnalato il rischio di una contaminazione da OGM in Italia, a causa di una presunta semina di mais transgenico in due campi in Friuli. Ora abbiamo le prove che quei campi sono transgenici. Lo confermano le analisi effettuate da un laboratorio certificato sui campioni che abbiamo prelevato nei giorni scorsi. Perciò abbiamo deciso di fare quello che le autorità stanno rimandando da settimane.

La mattina del 30 luglio 2010 all’alba i nostri attivisti sono entrati in uno dei campi - a Vivaro in provincia di Pordenone - e hanno isolato, tagliato e messo in sicurezza le parti superiori delle piante di mais transgenico che producono il polline, responsabile della contaminazione.In questi campi il mais è fiorito e sta già disseminando il proprio polline sulle coltivazioni circostanti. Basta perdere tempo!

La Procura di Pordenone deve porre fine a questa contaminazione illegale e incriminare i responsabili e tutti i suoi possibili complici. Il rischio di una contaminazione di tutto il mais del Friuli deve essere scongiurato.Di fronte a questa emergenza ci siamo appellati al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Scrivi anche tu al Presidente per rafforzare la nostra richiesta.
Grazie!

Federica Ferrario – Greenpeace Italia

giovedì 29 luglio 2010

Healing the Mother... preghiere esoteriche per la purificazione dei chakra con il sistema di Suzan Caroll

Siamo qui da anni ed anni, anche per aiutarvi e vediamo bene che bisogna agire, fare qualcosa .Fra le varie azioni possibili nell'area ottimale, c'é l'INTERVENTO DIRETTO SULLA SALUTE PERSONALE E PLANETARIA, sia nel denso (hardware) che nel sottile (software). Oltre a cercare di realizzare altre opere che trovate vedendo nel blog.libero.it/sosoneworld, accettiamo la proposta di una esperta di SALUTE PLANETARIA la Dottoressa Suzan Caroll che ci scrive con preghiera di divulgazione di: favorire la creazione di GRUPPI DI GUARIMENTO PERSONALE E PLANETARIO. Svolgiamo da anni con successo studi ed esperimenti sulla SALUTE e sappiamo che la Dottoressa S. Caroll é effettivamente più avanti e più esperta della media e può essere di immenso aiuto a chi vuol fare le cose per bene,in completezza, effettivamente.
Alex Raccis

Ecco il suo messaggio: LA POTENZA DELL'UNITA'. In risposta a istruzioni da livelli più elevati, un martedì al mese,alle 3pm Pacific Time, faciliterò un gruppo di Guarimento della madre (HEALING THE MOTHER) ci incontreremo una volta al mese per guarire noi e contribuire a guarire Gaia. Guariremo un Chakra al mese, partendo dal primo, e condivideremo questo guarimento con Gaia. L'unico modo in cui possiamo guarire il nostro mondo,come anche l'umanità che lo ha danneggiato, é con amore incondizionato.

Amore incondizionato può essere percepito al meglio internamente. Fortunatamente, ci avviciniamo più che mai al Centro Galattico dove le emanazioni di amore incondizionato e luce multidimensionale sono più forti che negli ultimi 26000 anni. Pertanto.sceglieremo di accettare quest'amore incondizionato e luce multidimensionale nel nostro corpo,condividerlo con Gaia,poi mandarlo intorno al globo. Chiedo alla gente di creare propri gruppi. Il fondatore di quel gruppo,anche se di 2 o3 persone,sarà il conduttore assistente per 7 mesi, e 7 chakras. In tal modo, noi come pianeta avremo attraversato i 7 chakras per Gennaio 2011.In quel tempo il gruppo si scioglierà,e ciascun membro creerà un proprio nuovo gruppo per contribuire ad una sempre più estesa rete di GUARIMENTO ALLA MADRE(HEALING THE MOTHER).Ogni mese pubblicherò una linea guida elastica per i gruppi sul mio blog :suzanneliephd.blogspot.com .Ciascun gruppo é incoraggiato a seguire la propria ispirazione interiore e creatività,ma ad aderire alla stessa modalità base. Cosi che la matrice dell'informazione possa più facilmente interconnettersi come UNITA':UNO. Gemellate al risveglio dei Centri di energia (chakras), svolgeremo altre attività inerenti gli stati interiori. le dimensioni,l'ascensione personale e planetaria. Io spero tu possa partecipare in qualche modo,anche se non scegli di creare o unirti ad un gruppo. E attraverso il dare ad altri che noi possiamo meglio dimenticare e curare le nostre preoccupazioni per noi stessi.

Suzan Caroll

mercoledì 28 luglio 2010

Dall'acqua un messaggio d'amore per la vita...

Con l’ acqua impariamo ad amare

Guardando le cascate e lo scorrere fluente delle loro acque, ci viene spontaneo pensare che se togliessimo le rocce dal loro cammino, non avremmo più il loro canto. Sono gli ostacoli che permettono alle nostre acque di procedere. Nessuna roccia, per quanto dura e resistente sia è capace di fratturare l’acqua. Questa invece è in grado di circondarla e proseguire con la forza della dolcezza…Niente è più dolce e, al medesimo tempo, tanto forte come l’ acqua che scorre decisa e lentamente, con la consapevolezza di avere il medesimo destino dell’ uomo: andare avanti. Così è la vita degli uomini. Gli ostacoli esistono per farci camminare, ogni volta in modo più deciso, più determinato, totalmente impegnato, fiduciosi nella vita. Fiducia e resa.

Pertanto, quando la sofferenza bussa alla nostra porta, non lamentiamoci né inquetiamoci, siamo soltanto testimoni del dolore. Sentiamoci più forti, più legati perché dopo i conflitti, lo spirito risorge. Di fronte a qualsiasi problema che ci sembra senza soluzione, assumiamo un atteggiamento intelligente, a nostro favore: Respiriamo.

Quanto meno una persona sembra negare il nostro amore, forse ne necessita maggiormente. Perdonare, liberare il cuore dai risentimenti, aprirsi a nuove emozioni… Bisogna essere flessibili come i fiori e come le farfalle quando affrontano il vento forte. Stendiamo la mano, offriamo comprensione o amore. Viviamo su questo pianeta per imparare con la natura ad amare. Soltanto questo…Allora Amiamo.! Poco o molto, non importa, l’ importante è amare sempre. Solo l’ amore realizza le meraviglie del moltiplicarsi quando viene donato. Rapiti da questo sentimento, ci sembra quasi di volare, se riusciamo a toccare ed entrare nel cuore delle persone con Amore.

Rita De Angelis

martedì 27 luglio 2010

Ecologia sociale e tecnologie: "La violenza si trasmette dall'animale all'uomo che se ne ciba..... e rischi da irraggiamento di lampade al neon..."

I continui episodi di improvvisa violenza che si stanno verificando in Italia, e non solo, non hanno precedenti nella storia recente. Non passa giorno che non si registri un episodio di follia omicida di cui le vittime sono quasi sempre gli stessi familiari.

Questa lunga catena di delitti, in apparenza inspiegabili, è iniziata da quando sul mercato alimentare sono arrivate le carni delle cosiddette “mucche pazze,” anche se i mass media, i criminologi, gli psicologi, i teologi ecc. cercano altrove le cause e si guardano bene dal considerare l’eventuale responsabilità alla carne per non urtare gli interessi delle grandi industrie alimentari le quali devono vendere i loro prodotti, anche a costo di un genocidio.
Ma se la mucca, animale erbivoro, impazzisce se viene alimentata con prodotti inadatti alla sua specie, perché questo non dovrebbe succedere all’uomo, animale frugivoro che si ostina a consumare la carne, alimento adatto agli animali predatori?

Eppure era stato annunciato che gli effetti invalidanti sull’organismo umano, che hanno già causato la morte di molte persone, erano solo la punta dell’iceberg di una probabile patologia diffusa i cui effetti latenti si sarebbero manifestati a lunga scadenza.

La leggerezza a consumare le carni di un animale ucciso dalla pazzia a causa di alimenti incompatibili con la sua natura e delle disumane condizioni cui viene allevato, ha le sue inevitabili ripercussioni di cui oggi si pagano le terribili conseguenze.

Altri rischi legati alla tecnologia irresponsabile:
Secondo una ricerca pubblicata dall’autorevole Lancet, la presenza di lampade al neon si rivela minacciosamente coincidente con i tumori della pelle. Ricercatori inglesi ed australiani dicono che si tratta di dati provvisori, ma preoccupanti. Sono stati esaminati 274 casi di melanoma di donne di età 19-54 anni confrontati con 574 donne che non avevano tumori della cute. Le donne esposte alla luce fluorescente avevano il doppio della possibilità di contrarre tumore. Il danno colpirebbe in particolare le persone che lavorano negli uffici.

Franco Libero Manco

venerdì 23 luglio 2010

Vincenzo Benciolini, Stefano Panzarasa, Giuseppe Moretti, Paolo D'Arpini, Etain Addey ed altri ancora... abitanti del Pianeta Terra

Caro Paolo,
penso sia vero, come ho sentito da molti, che questo mezzo elettronico che usiamo per confrontarci ci porta facilmente su terreni di scontro. Personalmente, sento una grande differenza tra la parola scritta e quella detta guardando negli occhi l'interlocutore.
Io sono uno che scrive, anche se talvolta mi trattengo perché sento che è troppo facile e che dovrei di più parlare quando ho davanti le persone alle quali mi rivolgo.
In questo caso ho iniziato a scrivere a giochi finiti o a giochi già molto avanzati.

Voglio però argomentare su quanto hai scritto: "....non mi piace però come "condizione" per cui se quanto richiesto non viene attuato allora seguono anche le "dimissioni" di Vincenzo..."

Siamo complessi, siamo fatti anche di ragione e, quando mi si pongono degli interrogativi, o quando ho dei conflitti o dei dubbi, mi serve ragionarci sopra utilizzando anche le esperienze che ho avuto in altri contesti.
Ero in un gruppo di meditazione che segue gli insegnamenti di un monaco buddista (un "maestro"). Mi andavano bene molte cose .... . Non mi andava bene pronunciare il proponimento di dover, ogni giorno, dichiarare una serie di "comandamenti", non li chiamano così ma io li sentivo tali. Per due tre volte ho obiettato, poi ho detto che non sarei più venuto. Sento ancora un conflitto perché il gruppo mi è mancato ma ritengo, almeno per ora, di aver fatto bene. Nessuno mi ha scomunicato, posso ancora dire di seguire la via spirituale buddista, come altre, e io non ho giudicato né scomunicato nessuno.

Si tratta, mi sembra quì, della Verità che, a mio avviso, non può essere che la "mia" verità, la verità di ciascuno, soggetta a tutti i condizionamenti che ciascuno ha ricevuto e che, comunque, è quella che mi deve impegnare. Siamo diversi: se per quel gruppo, dato il percorso che ha fatto, i condizionamenti ricevuti ecc., ecc., va bene così, che diritto ho io di insistere nelle mie contestazioni? Posso, forse, pretendere di sapere cosa va bene per loro, qual'è la loro verità?

Nessuno può togliere qualcuno dall'adesione al Bioregionalismo o all'Ecologia Profonda.

Però, all'interno di una vasta adesione multiforme, diversa e forse anche, talvolta, conflittuale, si sono formati dei gruppi di confronto e di lavoro. Qui i rapporti si fanno più stretti e occorre, per stare vicini fianco a fianco, più omogeneità ed intese. Altrimenti, se uno tira da una parte e l'altro dall'altra si rimane fermi. Può non trattarsi di posizioni inconciliabili ma solo di priorità, ma che io non pretenda di sapere la priorità dell'altro!

Ci potranno essere assemblee allargate a più gruppi che non necessitano dell'omogeneità di un gruppo operativo ristretto. In queste occasioni ci si potrà confrontare sempre con il dovuto rispetto ......

Nella linea di quanto sopra scritto mi sta bene confermare la mia posizione di uscire anch'io dalla Rete se coloro che hanno fatto prima di me questa decisione non cambieranno idea. Infatti è con quelle persone ed altre a loro simili che sento di poter utilmente collaborare.
Si, perché anche con te, Paolo, non è che mi senta proprio a mio agio .... Ma non si possono fare tutti i percorsi e tutti i confronti che si aprono davanti .... .
Salutando tutti, faccio un saluto particolare a Stefano, che spero mi legga, sperando che questa mia possa essere servita a chiarire meglio la mia posizione.

Vincenzo Benciolini

.........

Mia risposta:

Caro Vincenzo, quanto da te espresso con sincerità e chiarezza é pur condivisibile e ragionevolmente accettabile.. resta il fatto che -scusa la franchezza- viste le tue conclusioni e le premesse fatte da Etain e gli altri "sulla possibile continuità di collaborazione con chi si sente in sintonia" che la fuoriuscita dalla Rete sia semplicemente funzionale alla esclusione "materiale" di Stefano e mia nonché degli argomenti da noi portati avanti... (diminuzione del consumo della carne, spiritualità naturale o laica, etc.).

Dici di sentirti ancora un "buddista" ed é forse proprio questa la chiave di lettura... della tua reiterata proposta di "dimissioni".. ovvero non sei "propriamente" laico e libero da preuspposti.. ma ritieni di poter collaborare solo con chi la pensa "almeno" quasi come te... magari con maggiore attitudine alla "anarchia" di percorso...
Buona fortuna a te ed ai tuoi simili, che continuerete a stare su questa terra, assieme a me e Stefano, assieme a Berlusconi e D'Alema, assieme al Buddha ed al Nisargadatta Maharaj (esempi..)
Aha, spero che se qualcuno, come potrei essere anch'io se mi gira, si occupi del prossimo "incontro/scontro" della Rete Bioregionale Italiana al quale poterci confrontare "vis a vis" come dici tu!

P.S. Siccome dici di voler prima parlare a quattrocchi, perché non dai le dimissioni dopo esserci incontrati? E l'attuazione dei "sottogruppi" della Rete come la immagini se tutti si dimettono dalla Rete?

Cari Saluti, Paolo D'Arpini

giovedì 22 luglio 2010

Invito alla pacificazione "ecologista" da Antonella Pedicelli ai membri della Rete Bioregionale Italiana

Caro Paolo, spero che tu stia bene!

Grazie per l'impegno continuo di divulgazione, mi fa piacere offrirti, ogni tanto, questo piccolo "grazie", è giusto nei tuoi confronti, perchè il tuo è un impegno che offri senza "chiedere nulla"!
Allora, vengo a te con spirito di "presenza" ....due giorni di
"meditazione" e ora, finalmente, un po' di "luce"! In sintesi questo è
quanto: due giorni fa' ho avuto modo di contattare Stefano Panzarasa e
di scambiare con lui poche battutte di "ampio respiro" su argomenti di
vario genere! Stefano, gentilmente, mi ha indicato alcuni suoi link
personali, grazie ai quali ho potuto "ascoltare" testi di Gianni
Rodari da lui espressi in forma musicale. Belle sensazioni, ma
soprattutto tante immagini e tanti messaggi, soprattutto dopo la
visione del video in cui Stefano canta questi testi accompagnato dalle
voci dei bambini: ci sono disegni, colori, mani e piedi che tengono il
ritmo magistralmente diretto dalla chitarra di Stefano!

Il messaggio che, direttamente, dal "cuore" è giunto al mio "centro più razionale" è il seguente: La Rete ha bisogno di riprendere il contatto "autentico" con la Terra; è giunto il momento di "ascoltare" nuovamente
ciò che la Terra sta offrendo. L'orecchio sia desto e altrettanto desti gli occhi, ma non con il "piglio" dell'adulto "saccente", bensì con l'amicizia e la semplicità dei bambini! Offrite ciò che potete: un canto, un ballo, una filastrocca.. ma offrite.. senza "carichi" intellettuali.. per quelli, in fondo, c'è sempre tempo!
Ora "si depongano le armi" e ci si sieda insieme davanti al fuoco, per condividere! Offrite tutto ciò che ha il sapore di un "incontro" tra voi e la Terra....

Ringrazio Stefano per questo bel momento che si è creato e per la sua
armonia nell'abbracciare il canto del cuore che a lui si è "svelato"!

Antonella Pedicelli

martedì 20 luglio 2010

Ecologia dell’arte - Elio Mercuri descrive l’opera di Anna Maria Gaglioli

Identità del destino Questo titolo desunto da Hillman racchiude il senso della ricerca di Anna Maria Gaglioli. Nella pittura, ma più in una lunga esperienza di scrittura, si definisce “scrittrice onirica”, la poesia, perché anche quelli che definisce racconti “sotto il cuscino”, “di gente comune” altro non è che intensa e intima poesia; ricerca di dare comunicabilità all'anima. La pittura realizzata direttamente con le mani, a saltare ogni mediazione, è quasi calco e impronta, immediata, segno di emozione; è quasi modo di dare respiro all'anima nella ricerca di contatto, di corrispondenza con il mondo. I vortici, la matassa, il labirinto si sciolgono, il colore diviene leggero quasi riflesso di luce su un fiore, o onda che si infrange serena sulla “battigia” a ritrovare per magia la visione pura della natura, di cieli e mari, prati nella proiezione con l'infinito. Può allora accadere il miracolo comune con Pollock, che il colore calpestato lascia apparire un occhio dal magma, qualcosa che è figura di vita. La sua azione ha un ritmo e non ha una direzione; ritorna sempre su se stessa, sulla stilla di colore che potrebbe essere sudore, o lacrima, sangue, sul filamento che potrebbe essere un nervo scoperto e dolorante. Ma nell'azione, il colore libera tutte le sue scorie, scioglie i grumi in libera linea, segmento di infinito; acquista una caratura purissima. Quanto più si fa sottile la materia e vicina all'essenza tanto più si allontana dalla possibilità di potersi costituire in oggetto e si manifesta per quello che è materia irreversibile, energia, nell'energia dell'universo. Straordinaria capacità di descrivere, dare presenza a quello che appare impossibile, un suono, una parola, colore. La pittura apre il varco al mondo dell'anima, è energia che non brucia più a vuoto, consunzione rende i moti; le trame perdute, l'attesa che l'amore sia vita, fuori dal rischio di restare sogno che cerca nel segreto dei Tarocchi, o tempi remoti, nutrimento nel disincanto di storie finite. Il brivido dell'emozione che la sua poesia fa sentire in questo ininterrotto canto d'amore e nella straordinaria forza di evocazione di luoghi, spiagge “battigia”, di cose, dove diviene esperienza il “pensiero dal cuore e anima del mondo”, ora, di una “rosabianca” o profumo, ora è colore. Segno, calco, impronta di corpo che si lascia alle spalle tutti i mali che ha attraversato, perché la sua lettera al mondo non abbia il destino di quella di Emily Dickinson, la poetessa che continuamente mi viene in mente, restata senza risposta, ma trovi eco nella comunicazione delle anime. Accade in questi lavori di Anna Maria un evento che riscalda il cuore, nuvole sciolte, in uno tra i più tesi e drammatici, dove si aggruma oscuro, appare all'improvviso un occhio – dai grumi e dal reticolo – labirinto, il segno di una presenza dell'uomo, presenza che in altri, oltre ogni intenzione diventa più decisa, e accade lo stesso miracolo che è toccato a Pollock, che sulla tela carica di colori, sotto i suoi piedi che la calpestano furiosamente, ora con passo pacato, dal magma, prende forma un occhio, un grande occhio a rendere immagine alla germinazione, la nascita dell'uomo dall'universo, di cui è in modo indelebile – segno. L'uomo – la sola creatura a “immagine e somiglianza di Dio”, “Identità del destino”, per il suo potere come il Padre, di creazione. I pensieri più alti della filosofia, i sentimenti più autentici della religione, persino le grandi conquiste della scienza, di un'illuminazione dell'arte, sono in questi lavori di pittura e nel lungo e intenso travaglio di poesia, esperienza naturale, esperienza possibile e li sentiamo come “Grazia” che illumina la solitudine dell'anima e ci fa riscoprire la bellezza, cioè l'amore.
Elio Mercuri

lunedì 19 luglio 2010

Rete Bioregionale Italiana - Sunto della querelle bioregionale a cura di Vincenzo Benciolini

Volevo evitarmi l'inserimento in questa nostra vicenda, anche per un discorso di limiti e di priorità, ma, poi, .... .
Con copia/incolla ho messo in Word tutti, o quasi, gli interventi in ordine di data così da potermeli leggere uno dopo l'altro ...
Tante persone si sono coinvolte, tante idee, tante proposte.
Vedo alcune regole per l'incontro che vanno rispettate in modo che ci sia un trattamento ugule per tutti (vedi mail diseguito).

Da jackiejulien@alice.it, Data venerdì 2 luglio 2010 23.12
-Cari amici,Tenendo conto degli interventi ricevuti fino ad oggi, cerco di riassumere: il tema essenziale è Il futuro della Rete ( inteso come organizzazione, progetti, comunicazione interna ed esterna,...) di cui dobbiamo parlare tutti in cerchio, condotto da un mediatore, in cui ognuno dice la sua (tempo di parola uguale per tutti). Per gli altri argomenti, le persone interessate possono formare dei piccoli gruppi di discussione. Anch'io sono del parere che il nostro incontro è un momento gioioso di ritrovo e che si debba dare spazio al gioco, al canto, alla danza, alla creatività. Dite la vostra, jacqueline.

Da Silvana Mariniello, Data martedì 6 luglio 2010 12.35
Cara Jacqueline e cari tutti,
mi piace molto sapere che tutte e tutti avranno uno spazio rispettoso del cerchio, con un tempo prestabilito, per potersi esprimere sulla rete e sul suo futuro.

Vedo emergere da più parti la preferenza verso la comunicazione di esperienze, anch'io la vedo così, ma è anche possibile non penalizzare altre tematiche ("Per gli altri argomenti, le persone interessate possono formare dei piccoli gruppi di discussione.")
Vedi
Elena Di Cristo, Data Sunday, July 04, 2010 5:08 PM

Da selvatici, Data lunedì 5 luglio 2010 16.29
Cari amici, speriamo sia un incontro proficuo, stimolante e felice ... noi che si viene dal nord e in treno ci mettiamo tempo e denaro ... pure io vorrei evitare dibattiti estenuanti.Di pratico potrei condividere l'impianto di un orto sinergico(teoria e pratica) e la gestione della comunicazione informatica...(mappe virtuali, siti, portali ecc). Sinceramente però in un paio di giorni non penso si possano fare gruppi, balli, riti, dibattiti...ecc.

Da Paolo D’Arpini circolo.vegetariano@libero.it, Data lunedì 5 luglio 2010 16.39
Mi piace questo discorso di Renato e Manù....

Ma non tutti sono d'accordo:
Da Stefano Panzarasa, Data mercoledì 7 luglio 2010 23.37

L'importante, secondo me, specialmente per le persone nuove che così saranno anche di più stimolate a partecipare, è che si mettano in mostra tutte le tematiche ormai care ai referenti della Rete e che ne fanno la sua ricchezza culturale specialmente, in senso evolutivo, dopo oltre 15 anni dalla sua fondazione.
E allora ben vengano le tematiche della visione bioregionale e dell'ecologia profonda (ovviamente), della pace, contro il nucleare, della spiritualità, della comunicazione (interna, esterna), di nuove traduzioni, dell'alimentazione (naturale, vegetariana, vegana), delle nostre radici, della Grande Dea, del teatro-natura, della musica, dei campi bioregionali per bambini e bambine e aggiungete tutte quelle che volete. In questa fase più ne tiriamo fuori è meglio è, poi sarà il momento che vivremo insieme a decidere cosa emergerà di più o di meno, l'importante è la vivacità della Rete Bioregionale.

Qui, Stefano, mi sembra non abbia tenuto conto dell'osserevazione di Renato che due giorni prima scriveva, tra l'altro: "Sinceramente però in un paio di giorni non penso si possano fare gruppi, balli, riti, dibattiti...ecc."

Ma c'è qualcosa di più grosso che bolle sotto perché, inaspettatamente, Etain:

Da Etain addey , Data venerdì 9 luglio 2010 22.31
Cari amiciEsco dalla Rete con grande rammarico:spero di collaborare in futuro con chi sento in sintonia con la visione dell'ecologia profonda. Un abbraccio Etain

Beh! non proprio inaspettatamente perché, ancora il 2 luglio,:

Da Etain addey, Data venerdì 2 luglio 2010 17.01
evidentemente all'incontro della Rete il primo argomento sarà una questione tecnica: la discussione sulle modalità da seguire in futuro per i progetti della Rete, per le riunioni e per il ruolo di Giuseppe Moretti.Poi vorremmo proporre che ognuno si limiti a proporre un argomento solo in modo da permettere di includere tutte le proposte, e - che questi argomenti si riferiscono a progetti concreti oppure a resoconti di progetti concreti.Personalmente vorremmo assolutamente evitare di presenziare a polemiche su vegetarianismo e sulla Grande Dea europea: ne abbiamo parlato ad oltranza a novembre del 2009. Le persone fanno centinaia di km per venire a questi incontri per trovare un'atmosfera stimolante di collaborazione creativa e affettuosa.
Cari saluti a tutti. Etain Martino

Seguono le dimissioni di Giuseppe, Francesca, Martino, Renato.
Continua il "dibattito", interviene Luigi Sansone .........
Chiara e Massimo Angelini, martedì 13 luglio 2010 7.40, lasciano pur restando in attesa degli sviluppi .....

C'è un punto della loro lettera che mi trova molto d'accordo:
"Ci era sembrato che l'invito rivolto da Etain e altri a Stefano a non insistere con il riproporre temi già dibattuti fosse chiaro e sufficientemente condiviso da non doverci tornare più sopra; sembra invece che Stefano non abbia apprezzato che (non tanto gli argomenti proposti, quanto) il suo atteggiamento così insistente e la sua modalità di imporre l'attenzione sui temi a lui cari stanno portando all'esasperazione alcuni suoi interlocutori e alla frantumazione della Rete: e tutto questo riteniamo che faccia torto alla sua sensibilità. Di fronte al bene comune si può anche fare un passo indietro e ogni tanto si può anche tacere."

E ora concludo: io avrei preferito ritentare. Con un sistema di regole condivise, per tutti tempi uguali negli interventi, ad ognuno un solo tema, ecc. e, all'occorrenza, azioni inventate al momento (di non collaborazione, digiuno od altro) saremmo forse riusciti a realizzare i nostri incontri e a produrre dei cambiamenti personali volti ad un maggior rispetto della collettività riunita ........ (c'ero anch'io a Pratale nel novembre 2009 ...!)
Ma, se le decisioni prese rimangono invariate, cioè se non si ritirano le dimissioni, mi dimetto da referente della Rete Bioregionale, rimango in attesa degli sviluppi e continuo a darmi da fare nel mio territorio.

Ciao a tutti, Vincenzo Benciolini

………….

Mio commento: ....ottima la proposta del ripensamento collettivo e del ritiro in blocco delle "dimissioni"... non mi piace però come "condizione" per cui se quanto richiesto non viene attuato allora seguono anche le "dimissioni" di Vincenzo... Di "dimissioni" -tra l'altro impossibili perché la Rete non é una associazione ed ognuno lavora sul territorio di propria iniziativa- non se ne dovrebbe più parlare....
Paolo D’Arpini

sabato 17 luglio 2010

Il vero Teodoro Margarita… esiste.. ed è vivo e vegeto… e sta pure su Google!

Il sogno di Antonella Pedicelli. (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/07/14/rete-bioregionale-italiana-%e2%80%9ccome-uscire-dall%e2%80%99empasse-con-la-buona-volonta%e2%80%a6-e-con-l%e2%80%99amore%e2%80%9d-di-teodoro-margarita-e-antonella-pedicelli/ )


Non è un incubo.
I miei incubi mi stan davanti tutti i giorni: alla curva di Cranno
potrebbero investirmi, non ci sono strisce pedonali e dovrei ogni volta arrivare fino in paese per "voltare verso sud".
I miei incubi sono quelli dei cittadini indiani ed africani: e se un giorno aprissi un rubinetto e non ne uscisse più acqua?
Se non piovesse più, mi più?
Questi sono i miei incubi ad occhi aperti.
Non conosco personalmente i membri di questo sodalizio umano chiamato la rete bioregionalista, ne leggo i pensieri ed ho ragione di credere che non siano frutto del "bipensiero" stile 1984 ma l'anima vera di queste persone.

Antonella, fattene una ragione, gli esseri umani, finanche i più buoni ed i più puri, i più belli tra di loro, covano dentro un cupio dissolvi oppure traccia di hybris: a volte l'una e l'altra delle brutte due.

Io stesso non ne sono indenne e come mi sento, a volte, capace di fermare solo con il mio volerlo, immenso e disperato, la partenza di missili intercontinentali balistici a testata nucleare, questa Terra non può morire!!!, così mi vedo fragile più di una chiocciola, appunto, fracassabile dal primo pirla di un automobilista alla curva di Cranno.

Ecco, spero di averti convinto, questo non è ancora un incubo, siamo ancora al sogno ed è un sogno che tra mille litigate ed abbaiate anche forti, latrati e guaiti, gemiti e morsicate, possiamo ancora realizzare, finché c'è Terra sotto le unghie, nera.
T'abbraccio. Teodoro Margarita

.........
Mio commento: “Grazie Teodoro, per la tua bella lettera con significati che non erano stati sin'ora considerati ... Qualche lettore del Giornaletto di Saul mi ha chiesto di te, alcuni dicono che stai usando uno pseudonimo e che non ti chiami realmente "Teodoro Margarita" ... é vero?” (P.D’.A.)
...........
Risposta finale di Teodoro: “Che cavolata, in tempi di Web, basta digitare su Google "Teodoro Margarita" ed appariranno ogni sorta di azioni e mal'azioni promosse dal sottoscritto- biodiversità e salvataggio di semi antichi in primis- incredibile, ma che razza di popolo incredulo c'è in giro. Perchè, Teodoro Margarita sa tanto di nome d'arte, nom de plume? Se si, complimenti a mia madre per l'accoppiamento, mio figlio l'ho chiamato Janus, anche di lui diranno che è un nom de plume.
Bah... spero tanto nella pioggia, stasera, oggi 17 luglio è il primo anniversario di un nubifragio che devastò Asso l'anno scorso, 40 minuti d'acqua e grandine che fecero danni pazzeschi, che gli scongiuri appresi su antichi manuali di magia popolare funzionino! Ah, rivelo: occorre bruciare dell'alloro appena inizia a piovere e, dovrebbe, così scongiurarsi la grandine.
Teod'orto, questo si, nom de plume.
Un caro saluto a te ed agli increduli.”

venerdì 16 luglio 2010

DAL SENTAO USA TUTELATI GLI INTERESSI DEI CONSUMATORI AMERICANI...

Paolo D'Arpini, rejoice... the Senate just passed Wall Street reform.

The bill will become law the moment President Obama signs it.This reform represents the boldest financial regulations since the aftermath of the Great Depression -- and the strongest consumer protections in history.Every door you knocked in Iowa, every phone call you made in Ohio, every dollar you dug deep to give -- it's all for this. The Recovery Act, health reform, and now Wall Street reform, on top of everything else. In a year and a half, this administration has made bigger, bolder progress than any president's in decades.We have a president who fights for all of us, every day. We have you, the best organizers this country has ever seen, who flooded Congress with calls and letters, had millions of conversations with friends and neighbors, went toe-to-toe with the country's most powerful special interests -- and won.

And we have members of Congress who bravely stood with the President, even as right-wing groups have pledged $200 million to defeat them in November's elections.First, take a moment to celebrate. This is an achievement that will make American lives better and protect our economy for generations to come, and it absolutely wouldn't have happened without you.

Then, take a moment to thank the members of Congress who stood with us and supported these landmark reforms. In the coming days, they'll be taking a lot of heat for defying Wall Street -- and they need to know they have our gratitude.Organizing for America supporters are signing a note of thanks to Nancy Pelosi, Harry Reid, and all of the allies in Congress who stood up for reform.Will you add your name?
http://my.barackobama.com/WSRVictory

We'll deliver these signatures to leaders in Congress who supported reform, after the President signs this into law.Thanks for all you did to get us here. I'm so grateful to be making history with you, and I know the President is as well.

Mitch Mitch Stewart Director Organizing for America

giovedì 15 luglio 2010

Andrea Pinchera: ".. la Rainbow Warrior ritorna!" - Lettera da Greenpeace Italia

Ciao Paolo, sono passati 25 anni da quando gli agenti dei servizi segreti francesi affondarono la nostra Rainbow Warrior. Il 10 luglio del 1985, quando mancavano dieci minuti alla mezzanotte, due esplosioni squarciarono lo scafo della nave ormeggiata nel porto di Auckland, in attesa di fare rotta per Moruroa. La "Rainbow Warrior" affondò e il nostro fotografo - Fernando Pereira - rimase ucciso. Per commemorare questo tragico evento, abbiamo avviato la costruzione della Rainbow Warrior III, posando la sua chiglia nel corso di una cerimonia presso il cantiere navale di Maritim a Danzica.

La nuova Rainbow svolgerà un ruolo fondamentale nella nostra campagna per evitare gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici. Progettata per essere all’avanguardia, soddisfa i più elevati standard ambientali. Navigherà principalmente a vela, ma in condizioni climatiche sfavorevoli potrà usare il motore a propulsione diesel-elettrica, riducendo in modo significativo l’uso del carburante. Il telaio e il posizionamento delle vele sono stati ottimizzati per migliorare l’efficienza, mentre il calore creato dal generatore verrà riutilizzato per riscaldare l’acqua a bordo.

Trasporterà anche un elicottero e sarà dotata di una piattaforma di atterraggio. Greenpeace Italia destina ogni anno una quota dei fondi raccolti a Greenpeace International anche per la Rainbow Warrior III. Dobbiamo riuscire a costruirla e abbiamo bisogno del tuo sostegno. Perché oggi - 25 anni dopo le bombe sulla Rainbow Warrior - il messaggio è chiaro: non si può affondare un arcobaleno! Grazie!

Andrea Pinchera - Greenpeace Italia

mercoledì 14 luglio 2010

Ecologia sociale e malattia: “L’assistenza sanitaria pubblica e privata e il sistema farmaceutico mondiale sono nati per farci ammalare…”

Sul n.71 de “Le Journal de Michel Dogna” di maggio scorso si parla di vaccino antinfluenzale come di una truffa molto redditizia per le industrie farmaceutiche. L’articolo cita il Congresso internazionale chiamato “Projet Cochrane” che si è tenuto a Roma all’inizio del 2006 per fare il punto su 37 anni di vaccinazioni contro l’influenza. Il progetto, frutto di 25 differenti studi, ha preso in considerazione 60.000 adulti. La conclusione è stata che le vaccinazioni riducevano, nelle persone in buona salute, solo del 6% la possibilità di contrarre influenza e non aveva alcuna efficacia nelle persone anziane. A conferma di questo il Dr. Anthony Morris, virologo ed esperto responsabile del controllo ai vaccini della stessa FDA, dichiara: “Non esiste alcuna prova che il vaccino contro l’influenza sia utile. I suoi fabbricanti sanno benissimo che non serve a niente, ma continuano a venderlo”. Un altro studio effettuato nell’Ontario (Canada) dopo una campagna vaccinatoria gratuita effettuata nel 2000 su 12 milioni di persone, è giunta alle medesime conclusioni.

Il National Post di Ottava, il 2 maggio 2006, in merito ad uno studio fatto sui casi di influenza in Canada tra il 1990 e il 2005, a proposito dei soggetti vaccinati, riportava: “Il vaccino contro l’influenza non ha ridotto il numero dei casi, mentre questa campagna è costata più di 200 milioni di dollari ai contribuenti”. E in Giappone (dove nel 1976 fu resa obbligatoria la vaccinazione in massa contro l’influenza per i bambini delle scuole) prima della vaccinazione si ammalava una persona ogni 100 mila abitanti, dopo la vaccinazione se ne ammalarono 60 ogni 100 mila abitanti.

Tra gli effetti secondari del vaccino, oltre all’influenza stessa, alcune riviste di medicina famose, come il British Medical Journal, citano lo sviluppo di pericarditi acute, problemi cardiaci, encefaliti, mielopatie, occlusione della vena centrale della retina, paraplegie ecc.. Inoltre, le ricerche del Dr. Hungh Fudenberg, immunologo statunitense, provano che esiste un legame tra le vaccinazioni regolari contro l’influenza e aumento del morbo di Alzheimer.

E’ di questi giorni la dichiarazione del il ministro della Sanità polacca Eva Kopacz che, in merito al vaccini dichiara: “Non è abbastanza sicuro, ci sono una ventina di punti poco chiari: ci sono più dubbi che certezze sul siero del Millesimo. I tre vaccini vengono trattati tutti alla stessa stregua malgrado siano basati su diverse sostanze attive. E inoltre sono passati attraverso controlli decisamente brevi e non hanno controindicazioni dichiarate. Visto che il vaccino è così miracoloso come mai le società che lo producono non vogliono introdurlo sul mercato libero e assumersene la completa responsabilità? I polacchi sanno separare la verità dalla balle, sono in grado si distinguere una situazione oggettiva da una truffa”.

La nostra visione delle cose non coincide con la logica delle vaccinazioni, sia perchè vaccinarsi significa immettere nell’organismo sano sostanze pericolose delle quali non si conoscono gli effetti a lunga o breve scadenza e che a volte si rivelano fatali, sia perché nessun organismo reagisce allo stesso modo e sia perché la logica sintomatologia non va alle cause della malattia che risiede quasi sempre in uno stile poco conforme alle nostre vere esigenze di esseri vegetariani. Se le nostre difese immunitarie sono efficienti non c’è virus o batterio che può minare la nostra salute.

E a proposito di influenza il dr. Valdo Vaccaro scrive:
I nostri virus interni (detriti inanimati di cellule appena morte) rappresentano nell’economia virale del singolo il 99% dei virus totali in circolazione. Questo 99% non fa male a nessuno e non implica alcun contagio, ma solo un eventuale intasamento di pulviscolo virale che crea dei rallentamenti ulteriori al proprio metabolismo. I virus esterni o eterologhi, appartenenti ad altri esseri, per quanto scomodi ed inquietanti al pari di ogni sostanza non utilizzabile, non fanno male al di là del puro e semplice avvelenamento che però può essere sicuramente anche mortale. I virus eterologhi non sono contagiosi ma sono al massimo intasanti ed inquinanti, e normalmente vengono fagocitati e riaccompagnati fuori dal sistema immunitario. Se il sistema immunitario non funziona bene, come nel caso dei malati di altre patologie, c’è aggiunta di costipazione e di intasamento, ma non malattia virale a radice genetica. Il corpo umano non opera mai contro il proprio interesse. Persino il tumore è un procedimento positivo, costruttivo e difensivo. Non lo è più invece la neoplasia cancerogena, determinata dalla cachessia, dall’avvelenamento, dal mancato flusso sanguigno nutri-ripulente alle parti interessate.

I virus sono frammenti morti a tutti gli effetti, indipendentemente dalla loro provenienza e dalla loro targhetta genetica. Un morto non può variare, cambiare e modificarsi. Come si spiegano allora le cosiddette variazioni dei ceppi virali influenzali? Le variazioni nell’organismo possono solo essere opera del corpo umano. E’ il corpo che modula e reagisce, è lui che varia la propria reattività in base al grado di velenosità delle sostanze con cui viene a contatto. E’ lui che funziona bene o male, che sprizza salute o si ammala. E’ lui che modula e adegua la propria reazione alle sostanze e non viceversa.

Varia il corpo umano e la sua reattività. Varia in intensità e zone corporali interessate ai sintomi. Varia persino sulla base del clima a cui sono soggetti gli organismi colpiti. Variano soprattutto i batteri attratti automaticamente dalla polvere cellulare o virale di cui si nutrono. Sono dunque i batteri vivi (e non i virus morti) a variare, a trasformarsi, a mutare. Non c’è contagio sulla faccia della Terra, ma solo diffusione della stessa problematica dovuta a comportamenti simili in vigore nella massa. Esistono stati tossici comuni e generalizzati. Le uniche cose contagiose al mondo sono le pessime abitudini comportamentali ed alimentari che portano alle patologie. Nessuno può prendersi l’intossicazione che appartiene al corpo del vicino.
Franco Libero Manco

RICORDATI CHE VIVI IN UN MONDO PROGRAMMATO PER FARTI AMMALARE. SE VUOI STARE SANO E FELICE DEVI DIVENTARE UN PENSATORE AUTONOMO.
(Alan Goldhamer)



Le durissime accuse di Paracelso alla classe medicale del suo tempo

Duemila anni dopo Platone, Theophrastus Borubastus Von Hohenheim, detto Paracelso (1493-1541), medico e filosofo svizzero, perseguitato e costretto dai colleghi medici a rifugiarsi in Germania, dove diventò il massimo esponente del naturalismo tedesco, si espresse come segue:

Voi medici avete completamente disertato il cammino indicato dalla natura.
Avete costruito un sistema artificiale che non serve a nulla se non a ingannare la gente e depredare il portafoglio del malato.
La vostra arte non consiste nel curare il paziente ma nel circuire in modo viscido il ricco, truffare il povero e avere accesso alle cucine del nobile paese.
Vivete con l’impostura, l’aiuto e la complicità della professione legale, che vi permette di proseguire le vostre ruberie, eludendo così la punizione delle leggi.
Avvelenate la gente e ne rovinate la salute.

Avete giurato di usare diligenza nella vostra arte, ma come potreste mai fare questo?
Non possedete infatti altra arte ed altra scienza se non quella dell’inganno e della truffa.

Mi denunciate perché non seguo la vostra scuola, quando essa non può insegnarmi nulla che valga la pena di sapere.

Appartenete alla tribù dei serpenti, e da voi non mi aspetto altro che veleno.
Non avete rispetto per il malato.

Come potrei aspettarmi che abbiate rispetto per me, che metto a repentaglio i vostri salari, mostrando alla gente le vostre pretese e la vostra ignoranza?

martedì 13 luglio 2010

Il vino come nettare degli Dei… nella storia e nella tradizione esoterica mediterranea

La storia della vite e del suo nettare, il vino, si perde nei tempi lontani, anche se oggi, nei tempi moderni, possiamo quasi scientificamente individuarne il luogo di origine della vite coltivata, che la sua comparsa in Europa con l’avvento del ferro. La storia della vite sembra sia strettamente collegata al diluvio universale citato nella Bibbia, difatti dopo questo evento, in cui l’arca di Noè si arenò sul monte Ararat, vicino alla Georgia, si tramanda che proprio su questa montagna Noè piantò la vite. Diventò così il primo “viticoltore” apparso nel mondo dal
Libro della Genesi. Per chi non crede,può sembrare assurdo ma…. Noè all’inizio fu un agricoltore, lavorò la terra e vigne. Un giorno bevve il vino prodotto da lui e si ubriacò.

Da questo fatto si fa partire l’inizio della viticoltura, sia come evento archeologico che religioso. Sappiamo quindi con certezza in base a molti reperti archeologici trovati nell’area, che la vite è stata coltivata in Mesopotamia, in Medio Oriente e successivamente nel Mediterraneo, dove sono sorte grandi civiltà ideatrici di scrittura mitologica e cultura. In pratica si sarebbe diffusa, la vite una droga inconscia nel modo seguente: Mesopotamia, Turchia, e poi Creta Cipro e Grecia,Magna Grecia, Corsica ed infine Francia Meridionale.

Il Mediterraneo orientale è quindi l’origine della viticultura. Il merito della sua selezione e diffusione spetta ai popoli mediterranei che da un lato selezionarono la vite selvatica, e dall’altro la impiegarono in modi diversi, a seconda del clima e del terreno, usando la vite coltivata, giunta dall’Oriente nei loro paesi, per merito delle comunicazioni allora accessibili ma principalmente per mari e per fiumi.

Un fattore discutibile è il fatto che a detta di informazioni raggiungibili tramite internet, il popolo principale che ha contribuito alla diffusione della vite, è certamente quello ebraico.

Nella Bibbia infatti la vite ed il vino vengono citati innumerevoli volte. Quando gli Ebrei furono costretti ad emigrare in Caldea e Mesopotamia, portarono con loro dei tralci di vite da piantare e contribuirono così alla diffusione della viticoltura in Mesopotamia. Nella tradizione Ebraica l’albero della vita è rappresentato dalla vite. Dalla Palestina alla costa entrarono in scena i Fenici, popolo rappresentato da navigatori e commercianti che introdussero tra le loro
merci da vendere nei porti del Mediterraneo, i vini dell’Armenia, di Siria e della Palestina come pure piantine di vite.

Può sembrare curioso, ma il luogo dove la viticoltura greca si sviluppò maggiormente, non fu il suolo della patria, ma la Magna Grecia, cioè L’Italia, chiamata dai Greci “terra del vino” (Enotria). Alla patria di Omero dobbiamo quindi la cultura del vino. Sibari, con il suo porto,era il principale mercato, si narra che per facilitare il carico delle navi, fossero dei veri e propri enodotti costruiti con tubi di argilla, entro i quali il vino defluiva dalle colline circostanti direttamente all’imbarco evitando così il passaggio del porto.
Per quanto ci si possa credere, già allora c’era in casa chi se ne intendeva un po’: gli Etruschi, popolo la cui origine e la lingua è avvolta ancora nell’incertezza. La loro viticoltura si diffuse nell’Etruria Centrale, contrapposta a quella asiatica e greca, coltivano la vite ad alberata secondo un uso nordico, che non pensava di far scendere e staccare la vite dall’albero, potandosela e tenendola a sé stante. Sul suolo italiano assistiamo così, quasi per destino a tre diversi avvenimenti: I primi insediamenti greci nella Magna Grecia, (Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia ) intorno al 700 a.C. fondazione di Roma 753 a.C. e la formazione delle prime comunità etrusche sempre intorno al 700 a.C. Tra questi la vinse Roma , che attraverso storie parallele di continui intrecci tra la viticoltura greca ed etrusca, le assorbì entrambe, prendendo il meglio dell’una e dell’altra mutandone così le rispettive culture vitivinicole.

Fondamentale per l’epoca fu la mitologia, che influenzò gli uomini, la vite ed il vino. Ceera un Dio che presiedeva la viticoltura e l’enologia, c’erano Fufluns in Etruria, Saturno in Sabina, Dionisio in Grecia e Bacco in Italia. Inoltre la bevanda ricavata dall’uva con la sua fermentazione misteriosa, aveva un carattere sacro. Gli inizi per Roma non furono rosei, Plinio ci narra che Romolo, fondatore di Roma, e più tardi il successore Numa Pompilio,faticarono non poco, e con scarsi risultati per diffondere la viticoltura: Quest’ultimo
introdusse la Legge Postunia per proibire di adoperare nei sacrifici agli Dei il vino di vigne non potate. Questo ci fa pensare, che la produzione di vino buono fosse scarsa, e l’uso limitato a occasioni particolari, ed a classi elevate. Di certo nei primi anni della nascita di Roma, il vino fu importato principalmente dal’Etruria dalla Magna Grecia e dalla Grecia.

La scarsa produzione locale, portò le autorità romane a proibire il vino agli schiavi, alle donne, permettendolo solo ai maggiori di 21 anni,e considerando il fatto che all’epoca l’età media era molto bassa, 30, 35 anni, il vino veniva concesso solo agli uomini maturi.

Bisogna però fare una precisazione: parlare di vino al tempo dei Romani può sembrare semplice, dato il millennio di vita del predominio di Roma. E’ indubbio che non sempre gli antichi Romani amarono il loro vino: all’inizio del secolo dell’impero i vini laziali furono scarsamente apprezzati, ad esclusione di Albalonga, Albano e pochi altri come Velletri, Setino di Sezze, il Sabino di Tivoli e dintorni, il Veietano di Veio. Ma la regione che i Romani privilegiarono per il vino fu sempre la Campania, di cui Orazio il poeta ricorda: il Cucubo, il Falerno, il Caleno di cui il più celebre il Falerno. Dopo tanto parlare del vino ci sembra naturale pensare ai Romani che come noi, bevono vini bianchi secchi o frizzanti, vini rossi conservati più o meno lungamente nelle botti. Ed invece no. Anche se il nostro diritto civile si rifà ancor oggi al nostro diritto romano, c’è una cosa che non abbiamo in comune, con i Romani: questa è il magiare e soprattutto il bere. Il vino che bevevano i Romani era allungato con l’acqua oppure conciato. Infatti non era mai bevuto puro, e non era liquido fluido come oggi, bensì era concentrato e simile ad un mosto cotto. Questo perché con la tecnica dei tempi, era impossibile conservare il vino per un periodo abbastanza lungo, senza impedire che il bacterio lo trasformasse in aceto.

Per questo i vini erano prodotti con elevato residuo zuccherino per renderli longevi, venivano bolliti per ridurli, divenivano sciropposi, e si allungavano con acqua, per cui era possibile trasportarli in siti lontani. L’acqua utilizzata era tiepida, meglio se di mare, il vino veniva inoltre resinato o condito con il miele, sale, erbe aromatiche come rosmarino, timo, mirto, ruta, zafferano o spezie come pepe, cannella chiodi di garofano. Ben graditi erano i petali di rose, o essenze di rose. I vini venivano distinti in : debole,molle,aspro, alcolico, pesante, morbido, dolce, pieno e volgare.

Per la conservazione del vino si adoperavano le anfore o recipienti in terracotta che venivano sigillati con argilla, gesso, pece, stracci imbevuti della stessa, in vista di un invecchiamento lungo, che avveniva in cantini ampie, ben areate e fresche. I nostri avi non usavano far invecchiare i vini in botti di legno. Plinio ci narra di un popolo strano nei pressi delle Alpi, che usava conservare il vino in recipienti fatti di doghe di legno; altro non si parlava che dei Galli il cui nome sarà poi utilizzato per indicare il termine gallici i tannini apportati al vino dalla maturazione delle botti. Per finire, il vino veniva anche condito con il garum, un miscuglio di pesce ed erbe aromatiche.

Rita De Angelis

lunedì 12 luglio 2010

“Ecologia umana ed alimentazione naturale dell’uomo” - Il parere di un bioregionalista partenopeo: Gino Sansone

….quando con le glaciazione una parte dell'umanità si è trovata costretta a nutrirsi degli animali (che gli si offrivano con amore per non farli morire come ci raccontano tanti miti,come quelli degli amerindiani delle pianure) allora si sono usati i 4 canini di scorta.. ma 4 canini non fanno l'uomo un carnivoro né l'uomo deriva dalle scimmie... La teoria evoluzionista di questo tipo è ancora teoria... io credo che ogni specie è sempre quella che è e che ci sia l'adattabilità all'ambiente all'interno di ogni specie... ma questi discorsi ci portano lontano...

Il manifesto della Rete Bioregionale Italiana è semplice (http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=carta+degli+intenti+rete+bioregionale+italiana ), parla dei nostri comuni denominatori... non affronta la cosmogonia, la filosofia, la spiritualità degli antichi popoli.... che pur vivendo in sintonia con la natura sapevano di essere esseri spirituali al di là della natura.... e che tutte le specie viventi dai minerali alle galassie sono esseri spirituali in abiti diversi...
Cari fratelli, noi non siamo umani ma esseri spirituali, così come le piante, gli animali, le stelle, etc...

In questo universo ogni specie si dona ad un'altra per preservare tutte le forme di vita ed ogni specie mangia il proprio cibo...quello che ci rende umani è il cibo vegetale...ma ognuno di noi prenda solo il necessario ringraziando la vita universale da cui tutto proviene... questo è ahimsa, non certo un modo fanatico ed aggressivo di propagandare le sue nuove scoperte... quando ne parlavo io di vegetarismo alcuni ne ridevano e ne erano contrari ed..ora!?! Non dobbiamo maledire chi alleva uccide mangia gli animali ma pregare per entrambi, per l'animale ucciso e per il suo carnefice, affinché siano liberi dalla sofferenza e sviluppino l'amorevole comprensione... bisogna sempre benedire tutti....!

Per quanto riguarda la Dea... allora era l'umanità bambina... poi venne l'età del padre gli adolescenti.. i maschietti contro le femminucce... la violenza, la guerra, la legge.. poi l'età del figlio.. l'amicizia, la cooperazione, la solidarietà, il socialismo.. ora sta nascendo l'età degli amanti.. l'unione dell'amore in libertà.. non possiamo tornare indietro, ma accogliere gli aspetti positivi delle varie fasi ed in una nuova sintesi camminare nel futuro vivendo il continuo presente...

In umiltà non ha senso cacciare via né andare via..... dalla Rete Bioregionale, se non siamo capaci di riconciliarci fra noi,di risolvere i conflitti con amore tra noi...ma come possiamo pensare che il mondo migliori verso la luce e l'amore?

Ultima riflessione:le forze negative sono ben organizzate tra loro,occupate a distruggere la terra ed i suoi figli...e noi ci prendiamo il lusso di queste diatribe invece di lavorare insieme per il beneficio di tutti gli esseri..

Chiedo quindi ai fratelli bioregionalisti a nome di tutti gli esseri viventi e della comune Madre Terra ( … ) di vedere in modo vero e distaccato cosa la vita ci sta dicendo con questi avvenimenti e di operare insieme per la guarigione e la riconciliazione delle relazioni interne alla rete...altrimenti tutti i nostri ideali saranno solo chiacchiere...

Questa è la sfida che la vita ci lancia..raccogliamola e viviamola appieno
con Pace Gioia Amore Forza Luce nella Madre Terra, vostro fratellino gino-acquadimedicina om tat sat mitakue oyasin (Gino Sansone)

Altri articoli sul bioregionalismo:
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domenica 11 luglio 2010

Ecologia sociale in un mondo che cambia.. dopo gli "uomini a nolo" di Totò, ecco che arrivano su internet i "mariti in affitto"...

Sembra quasi i titolo di un film dove si comprano e vendono delle cose, ma in realtà il marito in “affitto” viene inteso per donne sole che non hanno un uomo in casa. Mi spiego: voi donne sole non avete un uomo in casa bravo a fare determinati lavori di bricolage? Lo potete “affittare”.

Una persona tuttofare a cui si può chiedere quasi tutto. Il nome inizialmente, può trarre in inganno, lo spiega l’ideatore dell’agenzia in franchising Gian Piero Cerizza, non offriamo come si pensa, un gigolò, ma un uomo in grado di fare qualsiasi lavoro. Dalla finestra e tapparella rotta, allo scaldabagno fuori uso, al tubo che perde, i mariti in “affitto” si fanno in quattro per risolvere i problemi delle casalinghe italiane. Questa agenzia è nata tre anni fa e questi uomini ormai sono presenti in tutte le regioni d’Italia, ed hanno riscosso un enorme successo, ed ora sono approdati anche in Francia. Aiutano tante casalinghe,donne single o divorziate ci spiega l’ideatore del progetto, ma anche tante “famiglie”. Basta collegarsi al sito ilmarito in affitto.it e chiamare il numero verde presente sul sito.

In un’epoca moderna dove si corre sempre , non avendo tempo a sufficienza per portare a termine nella giornata le mille cose da fare,soprattutto per una donna che di è separata, o per libera scelta, vive sola, o con un compagno, che magari fa un lavoro dove o un libero professionista, o magari ha un orario lungo, e quando rientra a casa dal lavoro non ha tempo per sbrigare tutte le noie ed incombenze che derivano dalla gestione di una casa... l’idea del “marito in affitto”, mi sembra davvero geniale, in quanto si da lavoro così ad altre persone,e nello stesso tempo, sono sicura che facendo fare tali lavori ad un altro uomo, si ha un rapportomigliore con il proprio compagno, in quanto una volta rientrati dal lavoro, non avendo l’esigenza di dover effettuare tali incombenze, la coppia ha sicuramente più tempo a disposizione per godersi magari dopo il lavoro, per esempio, una salutare passeggiata in un parco cittadino, la visita magari in un museo della propria città, la mostra che si voleva vedere allestita magari in un palazzo storico della città, ma di cui non si aveva tempo per farlo, e di certo ne guadagna la propria qualità della vita così come il rapporto tra due persone, avendo più tempo a disposizione per entrambi, quindi vale sicuramente la pena dire, che i mariti in affitto” hanno risolto anche la qualità del rapporto famigliare e migliorato lo stile di vita delle coppie e dei single.

Rita De Angelis

sabato 10 luglio 2010

Ecologia sociale e questioni di stile nella comunicazione - Ortografia, forma, contenuti della scrittura

Ci capita sempre più frequentemente di leggere un giornale, una immagine
scritta in tv dove molto spesso ci sono errori di ortografia i sintassi. La causa principale è da attribuire alla fretta che porta a compiere l’errore. Altre volte invece è la mancanza della conoscenza di alcune regole di base.

Può succedere ad una persona che ha frequentato solo la scuola dell’obbligo, così come ad un laureato. Lo stile poi di scrivere, è innato nella persona che ha talento, come la pittura , la scultura o il fumetto e non proviene dalla cultura ma dall’anima.

L’uso del linguaggio utilizzato sia se si scrive un romanzo, oppure un pezzo giornalistico, deve essere chiaro, conciso ed incisivo. Le parole vanno scelte con cura e bisogna costruire frasi brevi e scorrevoli. Usare quindi frasi semplici anche quando si devono esprimere concetti difficili. Un esempio eclatante l’utilizzo del linguaggio dei politici così come degli imprenditori o bancari, c’è sempre una doppia interpretazione che lascia sottintendere volutamente un doppio senso per lasciare al lettore una “ non facile” interpretazione. Quindi per esprimersi è bene usare parole semplici, anzi tentare di sostituire parole complesse in uno scritto, con parole più comprensibili.

Altro tema importante è la comprensione per il lettore. Ci sono per esempio programmi come Geo e Geo, dove vengono riprodotti documentari nel mondo di popoli o di origini della terra e dell’uomo di vario genere, ma l’attenzione dei telespettatori viene “attirata” dal linguaggio alla portata di tutti anche per i bambini che seguono volentieri questi documentari. In questo caso il programma sarà apprezzato sia da una persona di cultura, quanto un’altra con meno cultura. Siamo a metà dell’opera poiché una volte trovate le parole bisogna costruire le frasi. Devono essere brevi e mettendo spesso un punto, tutto diventa molto facile. Altro metodo importante per capire se quello che è stato scritto scorre, è rileggere lentamente e ad alta voce il lavoro. Se durante la lettura c’è difficoltà a leggere, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Allora vale la pena cambiare qualche parola per rendere il discorso più fluido. Quindi in sintesi: rispettare la semplicità e la chiarezza in primo luogo, senza dimenticare di inserire amore e passione in ogni nostro scritto.

Rita De Angelis

venerdì 9 luglio 2010

Angeli, spiriti guida, anime disincarnate... i misteri dell'oltretomba analizzati da Rita De Angelis

Gli Angeli: dal loro manifestarsi “Spiriti Guida”

Caro Paolo D’Arpini, ecco l'articolo di cui ti parlavo su gli angeli come spiriti Guida per l'uomo.

Si dice che il mondo dello spirito guida è molto popolato. Ma da chi e chi sono? Entità spirituali molteplici e di vario tipo. Gli Angeli sono i più vicini a Dio, non sono materia, e non hanno mai avuto “un’esperienza” sulla terra. Se si manifestano prendendo le sembianze di un corpo umano, si dice che abbiano un’immagine fantastica come un ologramma. Ci sono poi essere che hanno vissuto sulla Terra, e poi passati nell’aldilà, decidono di aiutare gli esseri umani, sostenendoli nel loro percorso mistico, inventori, scienziati,… Inviano, a singole persone, o a gruppi, messaggi legati alla spiritualità, alla scienza, a tutta l’evoluzione dell’umanità. Vengono chiamati “ Spiriti Guida “. Altre entità invece scelgono di aiutare amici o familiari: curioso il rapporto tra nonni e nipoti, o coniugi molto legati fra loro, quando uno dei due viene a mancare. Ci sono poi esseri che avendo condotto nella loro esistenza terrena, una vita dedicata totalmente all’aspetto materiale, accumulando soltanto beni terreni alla ricerca di emozioni estreme, continuano a “volare” intorno alla Terra, cercando canali umani che gli diano la possibilità di sperimentare ancora sensazioni terrene.

Dunque come facciamo a sapere se l’Entità che ci sta “vicino” sia un Angelo o uno Spirito Guida? Si tratta in sostanza di un’Entità che vuole realmente aiutarci, o piuttosto di “un’anima in pena” che vaga nell’impossibilità di compiere il suo viaggio nell’aldilà? Una nota psicoterapeuta americana, Katryn Ridall, verso la fine degli anni ‘ 80 cercò di dare una risposta a questo quesito. Utilizzò nelle sue sedute la meditazione per favorire il dialogo interiore nei suoi pazienti, e grazie ai vari casi che la sua professione le metteva a disposizione, individuò i comportamenti sempre presenti nei pazienti che erano in contatto con Entità che si dedicavano, senza ombra di dubbio, al puro aiuto dell’essere umano.

Queste guide rispettano l’integrità e la liberà di scelta della persona, con cui vengono in contatto: riconoscono nella loro umiltà che esistono delle forze “più grandi di loro”; fanno sentire il soggetto prescelto, più amato, rispettato ed ispirato, ci sono varie strade che portano alla verità e l’espansione della coscienza; danno informazioni precise a proposito della situazione reale del soggetto, non lo fanno sentire impotente o dipendente, non affermano” mai che la loro strada è l’unica da seguire” non provocano “negatività” e non sono scortesi, anzi utilizzano “la gentilezza”. Se vi capiterà di imbattervi magari “nel sogno”, in uno “ Spirito Guida” del primo elenco, potete stare certi che la vostra Guida e di grande levatura spirituale e che vi farà solo “del bene” restandovi accanto, ed alla quale potete affidarvi in totale sicurezza.

Rita De Angelis

giovedì 8 luglio 2010

Proposte di Stefano Panzarasa per l’incontro della Rete Bioregionale Italiana di Monte Rufeno - Acquapendente (fine ottobre 2010)

Care amiche e amici della Rete Bioregionale Italiana,
innanzitutto mi scuso per la lunghezza della lettera ma ne sentivo il bisogno...

A partire dai consensi e dalle critiche ricevute riguardo alla mia precedente proposta sull'organizzazione dell'incontro (pranzo autogestito, mercatino del baratto, festa e tre proposte di dibattito), nello spirito di quello che aveva richiesto Jacqueline, innanzitutto ringrazio tutti indistintamente perché mi hanno permesso di capire, e ne sono contento, che questa volta vogliamo arrivare ad un incontro con le idee chiare in modo che ci sia una bella, grande e gioiosa partecipazione.

Penso quindi che sia importante organizzare un incontro allargato con chi vuole conoscere noi referenti e il bioregionalismo e comunque partecipare ad un bell'incontro/festa organizzati nello spirito bioregionale.

In questo senso e secondo quanto ha ben presentato Elena con la sua proposta di Cerchio di dialogo e discussione, non c'è problema a presentare ora una o più tematiche, sarà cura poi del conduttore del Cerchio decidere tempi e modalità per la loro presentazione anche di pochi minuti.

L'importante, secondo me, specialmente per le persone nuove che così saranno anche di più stimolate a partecipare, è che si mettano in mostra tutte le tematiche ormai care ai referenti della Rete e che ne fanno la sua ricchezza culturale specialmente, in senso evolutivo, dopo oltre 15 anni dalla sua fondazione.

E allora ben vengano le tematiche della visione bioregionale e dell'ecologia profonda (ovviamente), della pace, contro il nucleare, della spiritualità, della comunicazione (interna, esterna), di nuove traduzioni, dell'alimentazione (naturale, vegetariana, vegana), delle nostre radici, della Grande Dea, del teatro-natura, della musica, dei campi bioregionali per bambini e bambine e aggiungete tutte quelle che volete.

In questa fase più ne tiriamo fuori è meglio è, poi sarà il momento che vivremo insieme a decidere cosa emergerà di più o di meno, l'importante è la vivacità della Rete Bioregionale. E senza pensare che queste siano solo parole, dietro ciascuna di esse ognuno di noi ha la sua pratica, il suo impegno sociale, una sperimentazione di anni, magari di decenni e ne potrà portare testimonianza... (Queste sono parole di Gianni Rodari, un po’ rivisitate, tratte dal suo capolavoro "La grammatica della fantasia").

Io, per esempio, ogni sabato faccio il pane come atto sacro (a volte per oltre 100 persone e anche con bambini e bambini) pensando alla Civiltà della Grande Dea; nella pratica dell'ecologia profonda mi preoccupo dei diritti degli animali organizzando laboratori di educazione ambientale per le scuole o condividendo con Mariagrazia una scelta alimentare quotidiana vegana eco-pacifista ispirata all'Era Ecozoica...

Quindi d'accordissimo per raccontare le nostre pratiche (io stesso insieme a Paolo D'Arpini, proposi alcuni anni fa un libro dal titolo "Il bioregionalismo e la pratica della semplicità" - lo ripropongo...) e per cercare di creare un incontro/festa bioregionale bella, gioiosa e ricca di spirito creativo.
Stefano Panzarasa

………

Mia rispostina:
Cari amici della rete, non mi dilungo sui vari punti toccati da Stefano, che trovo comunque utili per avviare vari chiarimenti all'interno della rete... Vorrei ritornare semplicemente sull'idea di una raccolta di esperienze scritte dai membri della rete che trovo molto più necessario e consono al nostro operare locale piuttosto che tradurre o riproporre le esperienze (sia pure in sintonia) di vari autori stranieri... Bioregionalismo e localismo debbono fare rima....!
Paolo D'Arpini

Altri articoli su Rete Bioregionale Italiana:
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mercoledì 7 luglio 2010

Spiritualità laica e pre-morte: "Fede, scienza od illusione della mente..?"

Una persona racconta all’autore del libro “Casi di Pre-morte”: “Voglio raccontarti questo fatto. Domenica scorsa ho ...assistito ad una conferenza dal titolo "Scienza e Profezia- Morte e Vita dopo la morte", in cui si è parlato delle scoperte mediche sul
"dopo-morte", tramite lo studio di casi di "pre-morte".

Mi ha colpito il caso di un paziente che, morto a seguito di arresto cardiaco, è
stato rianimato e riportato in vita. Riportato in camera, è stato intervistato
e ha detto che aveva visto tutta la scena dei rianimatori che si affaccendavano
intorno a lui, come se fosse sospeso al soffitto, ecc. (come ben sa chi si
interessa di queste cose). Ma prima di parlare voleva rimettersi la sua
dentiera, scomparsa chissà dove. Avendogli detto che non si trovava e che
nessuno sapeva dove fosse stata messa, il paziente ha detto che un infermiere,
mentre era in stato di pre-morte e assisteva al suo salvataggio dall'alto della
stanza di rianimazione, l'aveva chiusa in un cassetto di un certo mobiletto. E
infatti era proprio lì e gli è stata riconsegnata. Questa è la dimostrazione
che qualcosa dopo la morte fisica continua a vivere. Se aggiungiamo il fatto
dimostrato che, negli encefalogrammi registrati nello stato di pre-morte, dopo
15-20 secondi massimo dall'arresto del cuore il diagramma risulta piatto perché
non c'è attività cerebrale, è chiaro che la coscienza non risiede nel cervello
e nemmeno in altre parti del corpo fisico, ma in qualcosa di oltre e di
estraneo alla morte fisica. Questo qualcosa la chiamano anima, ma ognuno è libero
di chiamarla come vuole"…

Un fatto che dovrebbe essere la prova che la coscienza è qualcosa che non ha a che vedere con il corpo fisico, ma con il nostro essere superiore…

Commento aggiunto di Alberto Alibert Mengoni:
Non è che nel buddismo 'non si crede nella pre-morte '... è che la si ritiene una delle tante manifestazioni illusorie della mente... e su questo punto, anch'io sono d'accordo... I sogni esistono? Si, ma NON SONO REALI.... e così tutti gli STATI-DI-PASSAGGIO della COSCIENZA... (come gli stati di 'pre-morte'...)

....................

Altri articoli su Pre-morte
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martedì 6 luglio 2010

Eco-news di Simonetta Badini e l'incontro di ottobre 2010 della Rete Bioregionale Italiana a Monte Rufeno (Acquapendente – Viterbo)

Ante Scriptum:

Pubblico volentieri questa presentazione del bimestrale Eco- news, diretto da Simonetta Badini, anche perché nel numero recensito si parla del parco regionale di Monte Rufeno ad Acquapendente, il luogo in cui è previsto il prossimo incontro autunnale della Rete Bioregionale Italiana.

Ricordo che proprio a Monte Rufeno avvenne la fondazione della R.B.I. nel 1996 e credo che questo ritorno nello stesso luogo non potrà far altro che bene alla “struttura” della Rete, in questo momento alquanto sbrindellata per la mancanza di idoneo coordinamento (in seguito alle dimissioni di Giuseppe Moretti e alla carenza di dialogo interno). Infatti uno degli argomenti portanti da discutere fra i membri della Rete è proprio quello del futuro assetto organizzativo della Rete stessa..

La proposta che trovo più consona è quella del “coordinamento auto-gestito” in cui i vari referenti locali si occupano delle attività coordinative nei diversi ambiti bioregionali e la comunicazione delle stesse avviene di volta in volta attraverso uno “sharing” informativo continuato, ufficializzato di volta in volta agli incontri annuali. Questa proposta, che non prevede quindi la figura ufficiale di un “coordinatore” mi sembra la più idonea allo spirito libero ed ecologico di una rete aperta, intelligente e interessata al territorio, nonché munita di nodi funzionali ben operanti.

Ma lascio da parte, per ora, questo discorso che verrà affrontato a suo tempo invitandovi alla lettura del testo summenzionato. Cari Saluti, Paolo D’Arpini

………..

E’ in edicola da martedì 6 luglio il nuovo numero di Eco-news, periodico a diffusione nazionale sull’eco sostenibilità patrocinato dal Ministero dell’Ambiente. L’edizione maggio-giugno del bimestrale in uscita – gratuito – è dedicata ai green jobs e al turismo sostenibile, con uno sguardo speciale al territorio della Tuscia.

“In questo numero abbiamo nuovamente zoomato sulla provincia di Viterbo” spiega Simonetta Badini, direttore di Eco-news “soffermandoci su un caso di eccellenza che abbiamo ritenuto doveroso evidenziare ai nostri lettori: la Riserva Naturale Monte Rufeno. E’ un’area protetta che insiste interamente su territori demaniali nel Comune di Acquapendente, all’estremo nord della Regione Lazio. Qui si sta implementando un progetto di rivalutazione della biodiversità, di valorizzazione delle attività produttive in sintonia con la conservazione dell’ambiente naturale e di sviluppo del turismo sociale, attraverso il restauro e la gestione pubblica virtuosa del patrimonio edilizio esistente all’interno della Riserva”. Turismo sostenibile fa rima con professioni “verdi”. E dunque, a parlare dei nuovi scenari professionali su questo numero di Eco-news sono, tra gli altri, Tessa Gelisio, giornalista e conduttrice di “Pianeta mare” in onda su Rete 4, Renato Brunetta, Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente. “In un momento di grave congiuntura economica” continua il direttore di Eco-news Simonetta Badini “l’attenzione alla green economy rappresenta il salvagente da lanciare al mondo per evitare che la condizione di crisi divenga irreversibile.

Da una riconversione di atteggiamento verso i consumi e gli stili di vita non più sostenibili, si potrà costruire una nuova idea di futuro, dando impulso all’economia e all’occupazione. I green jobs ne sono la dimostrazione, nascendo da un rinnovato modo di intendere le professionalità. Si tratta di nuovi approdi occupazionali che riescono a trovare immediato riscontro in un mercato in continuo mutamento, dando una incisiva risposta all’esigenza di lavoro, soprattutto per i più giovani. Un settore che può sviluppare una virtuosa offerta d’impiego è sicuramente quello turistico, che sta convertendo i suoi obiettivi coniugando il relax e il divertimento con il contatto e il rispetto dell’ambiente di riferimento”. A un anno dalla sua nascita Eco-news è ormai un punto di riferimento nazionale tra gli organi di informazione ambientale, ottenendo il plauso di “Almanacco della Scienza”, quindicinale del Cnr, che scrive: “Questi argomenti e molti altri, come biodiversità, energie alternative, green economy, sono tra i principali affrontati dagli ultimi numeri di riviste d'informazione ambientale come ‘Iam Informazione & Ambiente' , ‘Eco-news' e ‘Natura e Società', periodico della Società Pro Natura. Riviste che non amano affrontare le tematiche ambientali solo in termini pessimistici e di denuncia, ma che si pongono l'obiettivo di diffondere una cultura ambientalista attraverso la promozione di iniziative ed eventi di sensibilizzazione, progetti 'eco-compatibili' nei campi dello sviluppo e dell'innovazione sostenibile, casi di eccellenza nei settori dell'industria e della pubblica amministrazione”.

…….

Altri articoli su Bioregionalismo e Rete Bioregionale Italiana:
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lunedì 5 luglio 2010

Dante Alighieri: "…è l'amor che move il Sole e l'altre Stelle"

Ciao Paolo,
ti invio questo mio articolo questa volta incentrato sull'amore.

Dante concludeva la sua Divina Commedia dicendo : "…è l'amor che move il Sole e l'altre Stelle".

Il buon Dante sapeva bene che l'amore è il sentimento più potente che esiste, in grado di smuovere le montagne o in questo caso, gli astri del cielo. A giudicare da quante poesie dedicò alla sua Beatrice, vista come un essere angelicato,perfetto e per questo irraggiungibile,credo fermamente che il poeta fiorentino abbia viaggiato nell'adilà (seppur con la fantasia), per provare alla sua amata che sarebbe stato disposto anche ad attraversare l'inferno per lei.

Emily Brontë ,nel suo capolavoro "Cime Tempestose", è riuscita a provare che l'amore possiede una forza tale, da superare anche la morte. I protagonisti Heathcliff e Catherine infatti, essendo stati ostacolati per tutta la vita dall' amarsi liberamente, si riuniscono una volta morti come fantasmi. Leggendo questo (a mio parere) stupendo romanzo, si resta letteralmente incantati dalle riflessioni sull'amore espresse dall'autrice, tanto che si è facilmente portati a credere che la Brontë abbia vissuto una grande storia d'amore. In realtà, la scrittrice inglese, non ebbe questa fortuna, ma pur non sperimentando mai l'amore, ne sapeva più di qualsiasi altro.

Jane Austen scrisse numerosi romanzi sul tema amoroso come "Orgoglio e Pregiudizio" o "Persuasione" per citarne alcuni, in cui gli innamorati trovano sempre il loro lieto fine vivendo felici e contenti.

E' sorprendente come la Austen sia riuscita a mantenere sempre uno spiccato ottimismo verso l'amore non solo nelle sue opere, ma anche nella sua stessa vita.
L'autrice inglese infatti, credeva fermamente nell'esistenza del "vero amore", quello che consuma e che travolge al pari di un uragano. Promise di sposarsi solo quando lo avesse trovato. Non si sposò mai.

E se non esistesse un "vero amore"? Se non esistesse un lieto fine per tutti, come invece ci hanno voluto far credere sin da piccoli le fiabe che la mamma ci raccontava prima di andare a dormire?

In questo caso l'amore, almeno come è stato descritto nei grandi capolavori della letteratura, sarebbe solamente un falso mito... Da parte mia posso dire di non aver ancora mai visto il vero amore, ma sono convinta della sua esistenza.

Purtroppo molti di noi hanno spesso avuto a che fare con un altro tipo di amore, diciamo pure unilaterale. Shakespeare diceva "L'amore è cieco" ed è verissimo poichè chi è vittima di questo tipo di amore, non decide di chi innamorarsi, ma succede e basta anche se l'altra persona non ci vede e forse non ci vedrà mai. Appunto resta cieca,come la speranza di un lieto fine.
Chissà forse meglio aver amato e perso che non aver amato affatto.

Denise Severa

sabato 3 luglio 2010

Ecologia del corpo umano e la dieta naturale dell'uomo... secondo Franco Libero Manco

Tra le convinzioni più radicate di chi usa mangiare la carne, quella che l’essere umano sia un animale onnivoro, bisognoso di mangiare di tutto, è la più diffusa. In realtà in natura esiste la categoria dei carnivori, degli erbivori e dei frugivori ma non esiste la categoria degli onnivori, anche se tutti gli animali esistenti possono essere considerati onnivori dal momento che qualunque specie ha la possibilità di superare periodi di carenze nutrizionali adattandosi temporaneamente a consumare cibi più o meno compatibili con la sua natura. Ma se tale periodo diventa consuetudine l’organismo interessato non può che subire gli effetti di un’errata alimentazione e la cosiddetta mucca pazza ne è l’esempio più lampante.

Come afferma il Dr Sylvester Graham (1794-1851) "Esiste un rapporto preciso tra la costituzione fisica di un animale e il suo alimento naturale". Ed in effetti ogni specie animale è strutturata a nutrirsi con un particolare tipo di alimento: sbagliare alimento è come mettere del gasolio nel serbatoio di un’automobile progettata per funzionare a benzina: a mano a mano che il quantitativo di gasolio aumenta quell’automobile funzionerà sempre peggio fino a fermarsi. Se una mucca, oltre all’erba compatibile con la sua natura per necessità di sopravvivenza brucasse anche erba dannosa per la sua salute, succederebbe ciò che è successo al genere umano: incomincerebbero a svilupparsi le malattie con conseguente accorciamento della lunghezza della vita.

Se l’essere umano fosse stato progettato per nutrirsi di carne avrebbe i denti secodonti (che non ha) a dilaniare le carni crude e durissime degli animali, avrebbe la lingua a raspa (che non ha) come ci carnivori per lambire il sangue, avrebbe urina e saliva acida invece che alcalina, avrebbe succhi gastrici adeguati (che non ha) per metabolizzare anche le ossa, avrebbe gli enzimi necessari come uricasi (che non hai) che serve a disgregare il temibile acido urico delle carni, dei pesci, delle uova, dei formaggi, avrebbe l’intestino breve (che non ha) come gli animali carnivori: per espellere i residui della carne senza gli effetti della sua putrefazione.
Su quali basi si afferma che l’uomo è un animale onnivoro? Il fatto che il nostro organismo tolleri un’alimentazione onnivora non dimostra che questo sia un fatto naturale né vantaggioso. E’ la realtà dei fatti a confermare la dannosità di una dieta onnivora: se questo tipo di alimentazione fosse adeguata alla nostra specie gli onnivori dovrebbero godere di una salute migliore rispetto ai vegetariani, mentre succede proprio il contrario dal momento che i vegetariani godono notoriamente di una salute eccellente e vivono più a lungo, come conferma l’elenco dei grandi personaggi vegetariani della storia.

Non solo, se l’alimentazione onnivora fosse adatta alla nostra specie questa non risulterebbe essere la più malaticcia, inferma e dolorante e non vive 7 volte il suo periodo di sviluppo come tutti i mammiferi alla quale classe appartiene, cioè 130-140 anni, mentre riesce appena a vivere 4 volte il suo periodo di sviluppo.
Non è necessario scomodare l’anatomia comparata, basta la logica, il buon senso per convincersi che l’essere umano sbaglia clamorosamente a considerarsi animale onnivoro. La prova convincente è quella dell’osservazione degli istinti. Se si mette un animale carnivoro, un erbivoro e un frugivoro di fronte ad un pezzo di carne, un ciuffo d’erba e una frutta, immancabilmente il primo sarà attratto dalla carne, il secondo dall’erba e il terzo dalla frutta. Anche un bambino, dal gusto non ancora compromesso dagli adulti, di fronte ad una tavola imbandita non appetirà mai a della carne o a del pesce. Questi alimenti al loro stato naturale non susciterebbero mai il desiderio degli umani, sono gli intingoli, le spezie, la cottura ciò che li rende appetibili non il prodotto che il se stesso risulterebbe stomachevole.

Franco Libero Manco

venerdì 2 luglio 2010

Aldo Moraldi: "Mai un colore sporco.."

E' stato pubblicato il volume di Aldo Moraldi "Mai un colore sporco (il terzo Moschettiere)".
In quarta di copertina, come presentazione del libro, ha inserito questo:

Chi ha avuto la fortuna di conoscere Alfredo Moraldi, sa che la sua maggiore opera non sarà purtroppo presente a questa mostra, ci è sembrato doveroso quanto meno tentare di descriverla: si tratta del ritratto di un uomo.
La prima cosa che colpisce guardando il quadro è il fatto di non riuscire a capire molto bene l'età del soggetto,apparentemente potrebbe sembrare un uomo di circa sessant'anni, ma poi ci accorgiamo che non può essere, perchè gli occhi e il sorriso sono proprio quelli di un ragazzino.

L'uomo è dipinto mentre è intento a cantare, dal volto rilassato e dal fatto che le vene del collo non presentino sforzi, si intuisce che sta cantando, senza alzare tanto la voce, qualcosa di melodico, intorno le persone che lo ascoltano hanno tutte il volto sereno e qualcuno sembra intento a fare da coro. Tutto si svolge all'aperto, l'uomo è seduto su quella vecchia panchina di pietra del tempio di Vesta, dai colori e dalla luce si capisce chiaramente che è primavera, tutto gira intorno alcantante, che sembra la fonte principale di tanto benessere.

Questo quadro non è disponibile perchè è appeso nei nostri cuori, in tutti quei cuori che hanno avuto la fortuna di amare nostro fratello Alfredo, la sua più grande opera dunque è stato lui stesso, quell'uomo sempre ragazzo, capace di riuscire a dipingere e cantare la vita con i colori ed i suoni del vero amore, capace, attraverso i suoi "male che vada siamo stati insieme" di farci capire veramente fino in fondo il grande significato del "noi" e ilpoco dell' "io", anche perchè è l'io che muore, mentre il noi rimane eterno.

(Aldo Moraldi - Nota scritta per la Fiera delle Arti Creative, Palazzo Baronale di Calcata)

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Altri articoli su Alfredo Moraldi:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=alfredo+moraldi

giovedì 1 luglio 2010

Rete Bioregionale Italiana: "Proposta di legge per l'Agricoltura Contadina"

Norme a favore dell’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare e orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta.

Il Compascuo
Antica Terra Gentile
Consorzio della Quarantina
Civiltà Contadina
Rete Bioregionale Italiana
Antica Terra Gentile
Corrispondenze Informazioni Rurali
coop. le galline felici
Agribio Emilia Romagna
Wwoof Italia
A.S.C.I.
Associazione Rurale Italiana
Crocevia onlus
Terra Terra
AIAB
collettivo Ragnatela
Contadini Critici
Campi Aperti

Norme a favore dell’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare e orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta.

PREMESSA
Considerando:
a. le ragioni di dignità, uguaglianza e diritto al lavoro previsti dai primi articoli del dettato costituzionale (art. 1-4), e, in tale luce, il ruolo primario del lavoro contadino;
b. che è specifico compito dello Stato rimuovere tutti gli ostacoli che impediscano la realizzazione di quanto previsto e promesso in tale dettato;
c. che l’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, prevalentemente orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta, è un’agricoltura di basso o nessun impatto ambientale, fondata su una scelta di vita legata a valori di benessere o ecologia o giustizia o solidarietà;
d. che il vertice di Lussemburgo dei Capi di Stato e di Governo del 1997 aveva già riconosciuto che l’agricoltura europea è caratterizzata dalla piccola dimensione delle aziende, dal carattere familiare della conduzione e della forza lavoro, dalla diffusione della pluriattività aziendale ed extraaziendale;
e. che 1,3 milioni di aziende ha una superficie aziendale inferiore ai 5 ettari e che, di conseguenza, l’agricoltura italiana è ancora ampiamente caratterizzata da aziende di piccole dimensioni che usano esclusivamente il lavoro familiare e che sono soggette a una costante riduzione nel numero e in termini di Superficie Agraria Utile (SAU), malgrado appartenga loro dare il maggior contributo al valore complessivo della produzione agricola nazionale;
f. che il lavoro contadino riveste un’importanza straordinaria e non sostituibile per sostenere e promuovere
- la sovranità alimentare delle comunità locali e, più in generale, della nazione e la qualità e salubrità dei prodotti agricoli;
- il mantenimento economico, culturale e residenziale delle comunità locali, prevalentemente nelle aree montane e in quelle considerate economicamente marginali;
- la conservazione e la rigenerazione delle risorse ambientali, nonché della fertilità dei terreni, della diversità dei paesaggi, della salubrità delle acque interne, della biodiversità in ambito agricolo, dei saperi, delle tecniche e dei prodotti tipici di qualità;
- la difesa del suolo, l’equilibrio idrogeologico, le azioni di contrasto contro l’erosione e le inondazioni;
g. che, per tali ragioni, gli effetti del lavoro contadino non sono riconducibili a quelli dell’agricoltura imprenditoriale e, ancora di più,
a quelli dell’agricoltura industriale, dove ogni aspetto di carattere etico, ecologico e conviviale è subordinato a ragioni di produttività – spesso con elevati indici di consumo idrico e di erosione e abbassamento della naturale fertilità dei suoli - e profitto, indipendenti da effetti e ricadute su comunità, ambiente, salubrità delle produzioni e qualità del lavoro;
h. che tali ragioni sono state affermate e ribadite nella corrente legislazione internazionale e comunitaria [Comitato Sicurezza Alimentare FAO – Roma, 2008, 2009] e nelle dichiarazioni, pronunciamenti e accordi in materia di sicurezza alimentare, diritti delle popolazioni indigene, salvaguardia ambientale, difesa del suolo e della biodiversità [Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogeniche per l’Alimentazione e l’Agricoltura, artt. 6, 9].
Riconoscendo
a. l’importanza per la collettività di tali valori espressi attraverso il lavoro contadino, e, insieme a ciò, quanto l'attività dei piccoli agricoltori, soprattutto di quelli residenti in montagna e nelle aree economicamente marginali, sia soggetta a condizioni più difficoltose di vita e di produzione ed alla concorrenza sleale di aziende agricole che ricevono tutto il supporto necessario dalle attuali politiche pubbliche;
b. d’altra parte, che il lavoro contadino rischia di scomparire sotto il peso delle documentazioni imposte per lavorare e di regole tributarie, sanitarie e igieniche gravose e ingiustificate per le sue dimensioni produttive.
Sono stabilite le seguenti norme a favore dell’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare e orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta.
Capo I - APPLICAZIONE Art. 1 - AMBITO
La presente legge si applica a chi, come occupazione prevalente, pratica la coltivazione del fondo, l’allevamento o la raccolta di erbe e frutti spontanei, esclusivamente per l’autoconsumo familiare e per la vendita diretta e senza intermediazione ai consumatori e, in ambito locale, agli esercenti di vendita al dettaglio e ristorazione, e che non abbiano dipendenti, salvo eventuali avventizi impiegati in attività di raccolta, e non vendano prodotti di provenienza extra-aziendale, purché il reddito complessivo lordo prodotto dalla vendita diretta e dalle attività di ospitalità rurale non sia superiore a 30.000 euro indicizzati e al netto dei contributi previdenziali.
I coltivatori che rientrano nella definizione del comma precedente:
a. hanno un regime normativo separato rispetto a quanto previsto per i coltivatori diretti nel D.L. 228/2001 e successive modifiche e integrazioni, secondo quanto descritto nei successivi articoli;
b. sono registrati, attraverso comunicazione al Sindaco, in uno specifico Albo presso il Comune di residenza e possono attestarsi con autocertificazione, vera fino a prova di falso penalmente perseguibile, ove questo costituisca reato.
Art. 2 – DEFINIZIONI
Ai fini dell’applicazione della presente legge, s’intende per:
a. "Prodotti alimentari",le sostanze e le preparazioni, diverse dai medicinali, destinate all’alimentazione umana, realizzate con materie prime prodotte esclusivamente sul fondo o attraverso la raccolta spontanea fatta in ambito locale.
b. "Vendita diretta", quella esercitata nel fondo di produzione, nei locali in esso inclusi, presso la propria abitazione, sul mercato contadino o mediante consegna a domicilio del consumatore; è altresì considerata vendita diretta al pubblico la fornitura dei propri prodotti agricoli agli
utilizzatori nonché ad alberghi, ristoranti, altri esercizi ricettivi, esercizi pubblici, mense ed esercizi analoghi;
c. "Consumatore", chi acquista merce o servizi di ospitalità per il proprio uso personale e familiare;
d. "Ambito locale", quello della provincia del comune dove è situato il fondo e, per i comuni adiacenti al confine provinciale, la provincia contermine.
Capo II – AGEVOLAZIONI ED ESENZIONI
Art. 3 – PRODUZIONE, TRASFORMAZIONE, VENDITA
I coltivatori, come definiti dall’art. 1, possono:
a. trasformare e confezionare i propri prodotti alimentari e agricoli nell’abitazione o in locali annessi, attraverso le attrezzature e gli utensili usati nella consueta gestione domestica, purché spazi, attrezzature e utensili siano mantenuti adeguati e puliti secondo buon senso e responsabilità e purché dotati dei normali requisiti di abitabilità. Tali locali possono essere utilizzati per preparazioni diverse purché non contemporanee;
b. vendere i propri prodotti agricoli, comprese le sementi, i materiali di riproduzioni e i riproduttori animali riprodotti in azienda, i propri prodotti alimentari e di artigianato manuale, nei limiti previsti dal precedente art. 1 e con i soli obblighi previsti dal successivo art. 4.
I coltivatori, come definiti dall’art. 1, per i propri prodotti alimentari, sono:
a. esonerati dall’applicazione del sistema HACCP;
b. esonerati dagli obblighi vigenti sull’etichettatura dei prodotti aziendali, purché siano chiaramente ed esplicitamente indicati il produttore, l’indirizzo del luogo di produzione, gli ingredienti, la data di confezione e di scadenza e sia indicata la dicitura "prodotto di agricoltura contadina".
Art. 4 – FISCALITA’
I coltivatori, come definiti dall’art. 1, sono:
a. esonerati dal regime IVA, dalla tenuta dei registri contabili, dall’obbligo di iscrizione alla Camera di Commercio, da ogni imposta o tassa relativa all’attività agricola, alla propria abitazione rurale, al fondo, comprese quelle di registrazione e proprietà relative all’acquisto di terreni confinanti con i propri e confinanti tra loro;
b. tenuti al solo rilascio di ricevute semplificate di vendita e alla loro conservazione per tre anni;
c. sono parificati ai coltivatori diretti per quanto riguarda il diritto di prelazione, in caso di vendita di terreni limitrofi.
Art. 5 – NORME ATTINENTI ALL’ALLEVAMENTO
I coltivatori, come definiti dall’art. 1, possono:
a. macellare direttamente, nel proprio fondo e con il metodo più incruento per loro possibile il bestiame nato e allevato in azienda, limitatamente ad un numero di capi proporzionati ai membri della famiglia e ai propri ospiti e comunque non superiore a un numero annuale di:
- suini: 10
- bovini: 5
- ovini e caprini adulti: 50; nati entro i 45 giorni: 100
- avicoli e cunicoli: 250
b. seppellire i resti degli animali abbattuti in azienda secondo le consuetudini locali, fatti salvi gravi motivi sanitari documentati da specifiche e puntuali disposizioni sanitarie o dalla non idoneità dei terreni, quando non sia organizzato un servizio pubblico di ritiro dei resti non oneroso per i coltivatori come precedentemente definiti.
Letame e resti di lavorazione del latte prodotto dal bestiame indicato nella precedente lettera a., non sono considerati rifiuti speciali. Non sono, altresì, da considerarsi rifiuti speciali le lane della tosa del gregge proporzionato al pascolo estensivo, secondo le vigenti disposizioni per il benessere animale.
Art. 6. – OSPITALITA’ RURALE I coltivatori, come definiti dall’art. 1, possono svolgere le attività agrituristiche indicate nella L. 20/2/2006 n.96. L’ospitalità rurale, può essere esercitata fino ad un massimo di dieci coperti e cinque posti letto, senza necessità di autorizzazioni e senza essere soggetta a regole fiscali e sanitarie relative alle norme che regolano le attività di agriturismo.
Potranno pernottare più di cinque perone soltanto nei casi dove l’alloggio possa essere esercitato secondo il metodo del giaciglio sulla paglia, "Schlafen im Stroh", già in uso nelle regioni alpine di Francia e Svizzera. Art. 7 - URBANISTICA I coltivatori, come definiti dall’art. 1, sono esonerati da vincoli progettuali e urbanistici per:
a. la costruzione sul fondo di stalle, fienili, serre ed altri annessi destinati esclusivamente alla propria occupazione prevalente, purché con misure adeguate all’indirizzo produttivo dell’azienda, realizzati con un piano fuori terra, secondo tipologie bene inserite nel contesto ambientale, con strutture solo rimovibili e senza possibilità di cambio di destinazione d’uso;
b. la ricostruzione di manufatti preesistenti in terra, in legno, o in pietra a secco.
Ogni eventuale cessione aziendale e del fondo, se non avviene a favore di altri coltivatori, come definiti dall’art. 1, comporta l’obbligo di rimozione, anche forzosa, degli annessi indicati nella precedente lettera a. Art. 8 - LAVORO Il lavoro prestato gratuitamente e in forma saltuaria o come scambio di opere a favore dei coltivatori, come definiti dall’art. 1, è assimilato al volontariato e, salvo l’uso di scale o di macchine e attrezzature elettriche o a motore, non è assoggettato a obblighi contributivi e previdenziali.
Art. 9 – PREVIDENZA E SERVIZI I coltivatori, come definiti dall’art. 1, versano i minimi contributi assistenziali e previdenziali previsti per i coltivatori diretti.
Hanno, inoltre, diritto a ricevere attraverso le Regioni e le altre istituzioni locali:
a. servizi gratuiti a domicilio di assistenza veterinaria e agronomica;
b. gratuita assistenza burocratica e tecnica per qualunque domanda, dichiarazione, denuncia o modulistica di altro genere a qualunque titolo richiesta dalle Amministrazioni Pubbliche o comunque dovute per legge.
Art.10 – COMPETENZA REGIONALE
Le Regioni, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, sono chiamate al recepimento della norma che non potrà contenere disposizioni più limitative o vincolanti rispetto a quelle qui elencate. In vacanza del recepimento regionale la presente norma è valida ed efficace a tutti gli effetti.
Art.11 – NORMA ABROGATIVA
Ogni norma in contrasto con la presente legge si intende abrogata.

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